NUMERO 260 - PAGINA 2 - SE 116 VI SEMBRAN POCHE
















































































































L'EDUCAZIONE AI SENTIMENTI
Alessandra  Clemente
Assessora comunale a Napoli

Non sono una sociologa, né una psicologa, né tanto meno un'assistente sociale, ma dal mio osservatorio di giovane donna impegnata nel sociale ed in politica mi sono accorta che esiste un filo rosso che lega molti fatti di cronaca di questi giorni, mesi, anni. Esiste, a mio parere, un tragico minimo comune denominatore tra gli episodi di violenza o di uccisioni brutali di donne con le violenze dei cosiddetti branchi su ragazzi indifesi, o con i maltrattamenti orribili a carico di piccoli alunni o anziani e disabili incapaci di difendersi. L'elemento comune riguarda l'incapacità di gestire i sentimenti, quelli propri e quelli altrui, l'inadeguatezza del proprio essere, uomo o donna che sia, rispetto ai compiti ai quali si viene chiamati o alle relazioni nelle quali si è impegnati. Affidereste la vostra vita ad un medico, ad un chirurgo che non abbiano mai fatto studio e pratica del proprio lavoro? Salireste mai su di un mezzo pubblico guidato da un autista che non conosce le regole del base del proprio mestiere?
A tutti, proprio tutti coloro che vogliano iniziare un'attività piccola o grande che sia, intraprendere una professione, impegnativa o meno, lo Stato in tutte le sue articolazioni chiede decine di verifiche, autorizzazioni, documenti, riscontri. Le scuole e le università, per quanto teoriche possano



Il tenutario delLa Latrina di Nusquamia non poteva perdere l’occasione per dimostrare la propria misoginia oltre il razzismo che gli è proprio. E come ricorda partecipa alla Giornata contro la Violenza sulle Donne? Ecco un estratto originale del pensiero dell’ing. Claudio Piga da Trezzo, custode delLaLatrina di Nusquamia nonché spin doctor del consigliere Angelo Gandolfi al Comune di Curno.
"La dott.ssa Serra e la dott.ssa Bellezza faranno qualcosa per arginare la violenza delle donne sui maschi?
(...)Dunque un'indagine svolta in ambito universitario – tutta roba a norma di cacata carta, e voglio vedere se i copropapirologi abituali hanno qualcosa da obiettare – afferma che «nel 2011 sarebbero stati oltre 5 milioni gli uomini vittime di violenza femminile configurata in: minaccia di esercitare violenza (63,1%); graffi, morsi, capelli strappati (60,05); lancio di oggetti (51,02); percosse con calci e pugni (58,1%). Molto inferiori (8,4%), a differenza della violenza esercitata sulle donne, gli atti che possono mettere a rischio l'incolumità personale e portare al decesso» .(...)"
Esprimo in breve il mio modo di vedere:
a. Esiste una violenza delle donne sui maschi, anche se meno invasiva di quella dei maschi sulle donne.
b. Le iniziative femministe non incidono sulle cause della violenza




Il bello di avere un maestro
Forse mio figlio farà le elementari con uno di loro: una rarità, visto che sono solo 5 su 100

di Michela Proietti

Sarà per Maria Montessori, per la Maestrina dalla penna rossa, per la signorina Rottermaier, per il fatto che mia mamma insegna alla primaria, o forse perché sono stata una bambina che a scuola aveva la «signora maestra». Sarà per tutto questo che davo per scontato che a insegnare a mio figlio sarebbe stata una maestra. Di sesso femminile, intendo. Credo che sotto sotto avessi in mente una vice-mamma, prima di tutto brava, ma all'occorrenza tenerona: tempi passati, ma la mia maestra in classe infilava le pantofole e quando si chinava sul quaderno io annusavo il suo delicato profumo di té.
Così quando ho scoperto che forse Riccardo avrà un maestro — con la O —, ho avuto un'altalena di dubbi e entusiasmi. Ho pensato che in qualche modo era stato come vincere al gioco del Lotto: se succede, è proprio un caso. Se non altro per una questione di numeri, perché in Italia di maestri maschi ce ne sono pochi: il 4,6% contro il 95,4% di maestre donne. Un record mondiale su cui non avevo riflettuto: le maestre sono il 62,2% in Grecia, il 75,5% in Finlandia.
Superata la sindrome da mosca bianca, mi sono dedicata alla scoperta del «signor maestro»: il «blink», il battito di ciglia in cui registriamo le prime impressioni, è stato positivo. Avrebbe dovuto essere altrimenti? Una volta a casa, ho pensato che uno dei miei scrittori italiani preferiti, Salvatore Niffoi, è un ex insegnante.






















































































































































































































































































































































































































essere, preparano comunque i giovani ad affrontare una futura vita professionale. Tante sono le materie insegnate, alcune, forse molte, superflue. Tra queste, soprattutto nella scuola dell'obbligo, manca, a mio parere, l'unica materia che, sia pure teoricamente, potrebbe concorrere a formare non tanto e non solo un futuro lavoratore, quanto un futuro uomo,maschio, innamorato, genitore, amico consapevole dei propri sentimenti. L'educazione ai sentimenti, ben diversa














































































































































































da quella sessuale, resta la materia fantasma dei nostri presidi educativi.
Ci scagliamo contro quegli uomini oramai adulti che perseguitano, violentano, uccidono le donne, ma non pensiamo ad insegnare ai futuri uomini come ci si rapporta con le donne e non soltanto con loro. Andiamo nelle scuole a dire ai giovani di stare lontani dalla camorra e dalla violenza in genere, ma non ci andiamo a spiegare loro come stare vicino a chi si vuole bene, a chi si crede di amare, a chi ti ha lasciato o a chi tu hai lasciato. Non gli insegniamo che appartenersi, per un giorno o per una vita, non significa diventare proprietà privata l'uno dell'altra, non gli insegniamo che perdere un amore o un amico non significa la fine di tutto, ma un momento di passaggio, di crescita. Soprattutto, non facciamo di tutto per non lasciarli soli dinanzi ad un computer o a un iphone a cullare le proprie insanità, le proprie frustrazioni, nella convinzione che tra vita virtuale e vita reale non esista alcun confine e che, ad esempio, i centinaia di amici di facebook esistano davvero e che davvero si interessino a loro. Salvo poi scoprire che nessuno si interessa a te e che quando qualcuno, poi, lo incontri davvero e ti dà amicizia, amore e altro, beh, non può, non deve mai tirarsi indietro, altrimenti è un infame, un traditore, una puttana. Che ha offeso e tradito i tuoi sentimenti e che per questo, dunque, merita di essere punito. Soprattutto perché ti ha lasciato di nuovo solo con i tuoi problemi e la tua incapacità sentimentale. Ecco, credo che sia ora che ci si faccia carico di queste tante, troppe solitudini sentimentali, istituendo nella scuola pubblica l'educazione ai sentimenti.


L'ho chiamato. «Non solo ho insegnato per 30 anni, ma alle elementari ho avuto un maestro, “Mastru Congeddu”», mi racconta. «È stato il trampolino verso il piacere della lettura, della musica e delle arti manuali. Ci insegnava il solfeggio, il traforo e dopo la scuola ci portava a casa con la sua famiglia. Passavamo giornate nella soffitta piena di oggetti e libri».
In una lettera pubblicata tre anni fa proprio sul Corriere, una ex allieva ricordava Marcello D'Orta, il maestro appena scomparso autore del libro «Io speriamo che me la cavo», con parole incredibili. «Ci mancò tantissimo (fu espulso, ndr) . Lui in classe era anche severo, ma sapeva capirci. E poi dopo la scuola non ci lasciava. Ci portava a fare le passeggiate, allo zoo con quella vecchia 850 che non era nemmeno sua ma del suocero».
Si riaffacciano alla mente figure a cui non pensavo più: l'ingrigito Maestro Perboni del libro Cuore, il tele-pioniere Alberto Manzi, che pensava che «Non è mai troppo tardi» per istruire la gente. Ma anche Daniel Pennac, che prima dei best seller ha insegnato, o Marco Rossi Doria: maestro elementare, è diventato sottosegretario all'Istruzione. «Se c'è un rischio con il maestro — nota Niffoi — è quella punta di conflittualità in più, per l'atavico ruolo da capofamiglia. Averli anche solo nelle riunioni e nei consigli di classe fornisce un punto di vista diverso, ma nessun ragazzo studia più per fare il maestro. Per soldi e poi perché, come per i preti e i dottori, serve la vocazione».




















































































dunque non servono ad altro che all'affermazione del verbo politicamente corretto. Sono autoreferenziali.
C. Anzi le iniziative femministe aumentano l'aggressività dei soggetti deboli: maschi con il pene piccolo (poco importa se la misura sia oggettiva o percepita, e da chi) ecc.
d. La dott.ssa Serra e la dott.ssa Bellezza sanno benissimo che le loro iniziative non incidono sull'aggressività del maschio frustrato e marginale, anzi sortiscono l'effetto contrario. Però incollano etichette nell'albo delle benemerenze.(...).

In un Paese che alla fine di novembre 2016  ha contato CENTOSEDICI donne uccise da maschi (e nessun uomo ucciso da una femmina) mettere sullo stesso piano 116 assassini con «graffi, morsi, capelli strappati, lancio di oggetti, percosse con calci e pugni « beh, diciamo che col cervello non ci sta più.
Curatelo prima che sia troppo tardi.