NUMERO 251 - PAGINA 3 - FINALMENTE ALL'ASILO ANCHE DI SERA E DI NOTTE.






























Indietro come i gamberi ma con la soddisfazione di credersi un paese moderno. Con 2330 miliardi di debito pubblico e con questa fase di enorme sviluppo a colpi di zero virgola che dura ormai da trent'anni cosa volete che sia una pizzata privata di mamma e papà mentre il cucciolo lo cura la badante dell'asilo? Contratti a termine a gogo e vauchers a camionate ma la badante  serale all'asilo. Cosa non si fa per il piccolino!? La giunta Serra ha adottata la prima variante del PGT che incorpora la ripianificazione della zona del centro commerciale di via Fermi-Europa. Occhio croce  la variante regala non meno di 300mila metri cubi di ampliamenti ed ha dimenticato di… inserire una struttura scolastica per i bambini degli occupati in situ. Proprio vero: i bambini sono un gran rompimento.































Una bella trovata per
migliorare la qualità
del rapporto genitori figli




Figli usa e getta.




Domani sarà
meglio di oggi (?)







































Ora l'asilo apre di sera così i genitori escono
Oriana Liso
La Repubblica
07 novembre 2016

Aperti una volta al mese, per qualche ora, di sera: il tempo giusto, per i genitori, di andare a cena o al cinema in coppia, di bere una birra con qualche amico, di restare a casa nel silenzio, da soli. Tempo per sé, certo, ma anche una esperienza diversa per i bambini: in molte città, negli ultimi anni, aumentano le sperimentazioni di asili nido, pubblici e privati, aperti di sera.
Un servizio diverso da quello notturno — pensato e messo in pratica, tra polemiche — pensando soprattutto ai genitori che lavorano di notte e non hanno una rete familiare a cui affidare il bambino. Tre, quattro ore al massimo, in un giorno prestabilito, a volte con le stesse educatrici che già durante il giorno si prendono cura dei bimbi. E che trasformano quella serata in una festa a tema, con attività diverse da quelle dell'orario normale. A Milano è stata una consigliera comunale di sinistra, Anita Pirovano, a lanciare la proposta in campagna elettorale e a rinnovarla adesso, con altre consigliere Pd. “Se potessi avere un venerdì sera al mese”, l'aveva intitolata, «perché il benessere della famiglia passa anche dal benessere di coppia: i genitori riprendono quasi subito a lavorare, dopo la nascita di un figlio, ma aspettano anni per ricominciare ad avere una vita sociale».
La sua proposta, racconta, è stata criticata non soltanto dai sindacati, preoccupati dei costi e delle ricadute sulle educatrici, ma anche da chi vede, in questa richiesta, un gesto di egoismo.
«Ai genitori cerchiamo di far capire che non devono



Adesso finalmente scopriamo perché abbiamo fatto il ‘68,l’art.18, la scuola dell’obbligo e tanti altri diritti per non restare poveri e bortolini per tutta la vita. Qualcuno di noi ha pure «fumato» e provato emozioni intravena e c’è anche rimasto secco.  A scuola ci siamo dovuti accontentare di due libri e due quaderni fino alle elementari e alle medie lo stretto necessario. Non sapevamo nemmeno cosa fossero le fotocopie e il PC. Siamo una massa di ignorantoni insomma. I compagni «ritardati» morivano in fretta e nessuno  di noi seppe mai di essere autistico. Piano piano ci siamo perfino vaccinati in massa: da due a una dozzina di vaccinazioni. Esagerati.
Erano tempi tragicicissmi: i maschi  avevano quasi il 100% dell’occupazione ed anche le femmine non scherzavano nonostante figliassero  il triplo di adesso.

Adesso dopo avere fatto le balie e i balii ai nipotini scopriamo che i loro genitori potranno lasciarli al nido o all’asilo anche una (o due o tre: basta avere i soldi...) sera al mese o alla settimana per potere passare una serata in discoteca o in pizzeria o dove cavolo vogliono loro: sotto le coperte a fare sesso senza il figlio che frigna nell’altra stanza.
Basta pagare che c’è di tutto: pubblico e privato.
Per esempio un asilo indigeno consente che i genitori possano  ritirare -con un piccolo costo- i figli con qualche ora di ritardo, basta che concordino la situazione con la scuola. Un giorno una madre chiama la direttrice della scuola e chiede di potere disporre della modalità di ritiro ritardato a discrezione. La direttrice risponde che non è possibile in quanto il personale va pagato e il tutto va organizzato: .



Oltre due milioni di Neet, serve un piano per gli under 30
Alessandro Rosina

Il tasso di disoccupazione giovanile è salito negli ultimi anni ai livelli più alti del secondo dopoguerra. Bene che i dati più recenti vedano una interruzione della crescita e qualche segnale di contenimento. La situazione continua però ad essere oltre il livello di guardia. Il principale indicatore adottato dall'Unione europea come misura dello spreco del potenziale delle nuove generazioni è il tasso di Neet. Come oramai ben noto, tale termine indica i giovani che non studiano e non lavorano. L'Italia già prima della recessione presentava una delle più alte percentuali in Europa di under 30 in tale condizione. La crisi ha poi colpito in modo particolarmente duro i giovani e ancor più nel nostro paese.
La percentuale di Neet è così salita dal 19 per cento del 2008 a oltre il 25 per cento del 2015, mentre la media europea nello stesso periodo è lievitata da valori attorno al 13 per cento














































































































































































































































































































































sentirsi in colpa  se hanno bisogno di staccare ogni tanto, perché il messaggio che si trasmette al proprio figlio, altrimenti, è che diventare genitori vuol dire annullarsi. Alcune mamme mi raccontano che non escono di sera da quando è nato il loro bimbo, e magari sono passati quattro anni »: Cinzia D'Alessandro è la titolare e coordinatrice pedagogica della Locomotiva di Momo, un nido e scuola d'infanzia bilingue che già da qualche anno, due sabato al mese («ma se fosse per la richiesta lo faremmo ogni settimana») riapre dalle 19 alle 22,30 per i bimbi dai 3 ai 6 anni.
«Le serate si chiamano “Free from adults night”, i bambini le vivono come occasioni pensate per loro, anche se poi servono anche ai genitori», spiega D'Alessandro. Si cucina assieme, si gioca (ma senza far scatenare troppo i bambini), si aspetta da svegli che tornino mamma e papà, che spesso sono al cinema lì vicino. La scelta, in questo caso, è di non accogliere i bimbi troppo piccoli, ma altrove non è così.
Undici nidi comunali della zona della Brianza e di Lecco hanno iniziato — alcuni già da un anno — a proporre le aperture serali anche per i piccolissimi. «Tutto è nato dalla richiesta dei genitori, ma di certo è determinante la disponibilità delle nostre educatrici », racconta Loana Trevisol, della Cooperativa sociale Cometa.
































































































































































la richiesta presuppone che la scuola offra il servizio anche in assenza di bambini.
Quindi che il costo sia spalmato su tutta la popolazione scolastica e non solo dell’utente. Risposta della madre dopo un quarto d’ora di telefono: che cazzo serve allora, ‘sto servizio?!

Ecco: uno dei tanti problemi della scuola italiana è che mancano i genitori. Sotto l’ombrello dell’offerta formativa è ormai passato di tutto e tutto giustificato tranne il «dovere» di essere madri e padri dei propri figli.
Tutte le giustificazioni nobili si trovano pur di sbolognare il più velocemente possibile i figli a qualcuno al minor costo possibile.
Perché poi alla fine la bassissima scolarità e la bassissima qualità dei nostri ventenni, dimenticando il 18,4% di neet, è frutto di «questa» scuola con un’iper-offerta formativa che adesso si vuole allargare ancora di più .

E parlo della Lombardia e non della Calabria. Tutto si tiene. Perchè così aumenta la spesa di libri quaderni ed altri accessori. Occorre altro personale senza che nessuno ne certifichi mai i professionalità e risultati tranne la disoccupazione a vent’anni. I genitori possono disporre di serate liberi da ‘ste pargoli smarronatori. Ho seri dubbi sull’onestà intellettuale di tutti quelli che predicano questa rivoluzione nella scuola, facendo passare il tutto come «valori» e predicando nel contempo contro i (grandi) ladri di stato.
Notoriamente "ladri" sono sempre "gli altri".






a poco più del 15 percento. Non solo quindi siamo partiti da livelli più elevati, ma lo scarto con gli altri paesi si è ulteriormente esteso.

I dati ancora più più recenti, riferiti alla prima parte del 2016, mostrano un dato europeo sceso vicino ai livelli pre-crisi, mentre l'Italia continua a trovarsi sensibilmente sopra. Gli under 30 che non studiavano e non lavoravano erano circa due milioni e 400 mila a maggio 2014, quando è partito il piano Garanzia Giovani, la principale iniziativa messa in campo per contrastare il fenomeno dei Neet. Il valore è però ancora oggi sopra i 2 milioni, come messo in evidenza da Massimiliano Mascherini, direttore di ricerca Eurofound, al Convegno “Neeting” organizzato ieri in Università Cattolica da Istituto Toniolo e Fondazione Cariplo. Inoltre, all'interno dei Neet, più che in altri paesi è maggiore da noi la componente dei disoccupati di lunga durata e degli scoraggiati. Questo significa che dopo aver lasciato crescere più che altrove tale fenomeno, più difficilmente riusciamo ora a ridurlo, con il rischio di un effetto corrosivo permanente. Sul lato positivo c'è l'aumento dell'adattamento dei giovani e esperienze di collaborazione tra pubblico e privato sul territorio che, in sinergia con Garanzia giovani, stanno sperimentando varie forme di attivazione dei Neet. Ma i risultati resteranno comunque marginali finché mancherà un vero piano di sviluppo del Paese che assegni un ruolo centrale alle capacità e alle competenze delle nuove generazioni.















































































































































































































































































































































I pigiama party sono un venerdì al mese, al costo di 15 euro, con la possibilità di portare anche fratelli più grandi. Si mangia la pizza — i piccoli hanno le loro pappe o il biberon — e si gioca. I genitori che utilizzano il servizio non sono solo giovani e single che non possono permettersi una babysitter, ma anche coppie adulte: perché se nelle grandi città come Milano o Roma — dove funziona il servizio serale e notturno del nido Buonanotte Fiorellino — spesso i nonni e gli zii vivono altrove, anche nei centri più piccoli la richiesta c'è, perché si preferisce lasciare i bimbi con i loro compagni. A Campobasso l'asilo I pulcini è aperto ogni giorno fino alle 21,45 ma, su prenotazione, anche di notte.
A Salerno era stato il Comune, nel 2012, a fare da apripista, lanciando il progetto “Genitori in libertà”, per i bimbi fino a tre anni, due sere a settimana fino a mezzanotte.
Una novità per il servizio pubblico, che copiava quello che accade da anni in altri Paesi. La sperimentazione è durata due anni ma, per i cronici problemi di fondi della scuola pubblica, non è stata ripetuta.