NUMERO 243 -PAGINA 2 - LEGGE ELETTORALE: CHI VIVRA' (FORSE IL PD) VEDRA'



























































































































































































Onorevoli Senatori! –
Il presente disegno di legge è finalizzato a disciplinare le modalità per l'elezione dei 74 membri del Senato della Repubblica che ricoprono anche la carica di Consigliere regionale e dei 21 membri del Senato che ricoprono la carica di Sindaco.
Come noto, infatti, al superamento del bicameralismo paritario previsto dal disegno di legge Costituzionale in via di approvazione, si accompagna anche la sostanziale modifica della composizione e dell'elezione del Senato della Repubblica.
Il nuovo testo dell'articolo 57 della Costituzione stabilisce che i Consigli regionali e i Consigli delle Province di Trento e di Bolzano eleggano, con metodo proporzionale, 74 senatori "in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge di cui al sesto comma".
Il presente Disegno di legge è, quindi, predisposto per dare attuazione alla modifica dell'articolo 57 della Costituzione e alle relative norme transitorie. Si è ritenuto di seguire un procedimento di espressione della scelta degli elettori che fosse chiaro e rispettoso, innanzitutto, del carattere proporzionalistico e al tempo stesso consentisse una automatico recepimento dei risultati da parte dei Consigli regionali e dei Consigli provinciali di Trento e Bolzano.
Ai suddetto organi, infatti, spetterà - in buona sostanza - una mera presa d'atto conforme alle scelte espresse dagli elettori, senza possibilità di modificare in tutto o in parte la volontà popolare; fermo restando che i senatori così individuati entreranno a pieno titolo a far parte degli organi che li hanno eletti al Senato della Repubblica.
Le opzioni di espressione della scelta dell'elettore sono diverse, eccezion fatta per il cosiddetto "listino bloccato",



Per individuare gli eletti di ogni singola lista regionale si provvederà, poi, a stilare una graduatoria dei collegi, sulla base del rapporto tra voti ottenuti dal candidato e il totale dei voti validi espressi.
Il consiglio regionale, preso atto dei verbali dello scrutinio e della relativa graduatoria regionale per ciascuna lista, procede all'atto dell'insediamento del Consiglio regionale, all'elezione dei Senatori consiglieri regionali in conformità alle scelte espresse dagli elettori.
Al fine di semplificare la normativa elettorale, per quanto attiene ai requisiti riguardanti l'elettorato attivo e passivo vi ė un espresso rimando alla normativa vigente per l'elezione della Camera dei Deputati, mentre per tutto quel che attiene agli adempimenti per a presentazione delle candidature e gli scrutini il rimando è alle leggi regionali.
Viene, infine introdotta l'incom-







Quelli che sono storicamente «esperti»nel mantenersi il posto in Parlamento senza concludere granche davanti alla proposta renziana di costituire una commissione -dopo il referendum- per le modifiche alla legge elettorale hanno subito sottolineato come le commissioni servano ad affossare qualunque decisione.
Mica per nulla sono degli esperti nella sopravvivenza parlamentare.
Della riforma costituzionale e dell’Italicum gli importa assolutamente nulla: per loro sono solo occasioni per  tirare a campare  anziché tirare le cuoia come accadrà (probabilmente e inesorabilmente) con le elezioni.
Con Di Maio Presidente del Consiglio e pochi di loro a far lana sui seggi.
Quindi avanti col più uno oggi, più uno domani, più uno doman l’altro pensando che possa essere una strategia vincente e senza comprendere il significato di quella frase gridata da un anziano a Speranza «vai a lavorare!»
Ma questi -proprio perché esperti- non appena l’Italia tira il fiato e comincia a risalire la china, avvertono l’odore del sangue (leggi: soldi da spendere) e quindi preparano l’attacco alla diligenza del governo.
































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































Che poi è stessa pratica che c’è nel centrodestra - vedi la gallina Brunetta o il porcellino ingrassato Salvini-  di sbraitare 24 ore su 24 su  tutti i media finendo che non si comprende più cosa vogliano.
Leggo che Brunetta spari 150 twett nelle 24 ore: forse la sua giornata dura 48 ore rispetto alla nostra.

Bersani  ci ha consegnato una mezza vittoria e una mezza sconfitta e la tristezza del suo fine campagna elettorale «a smacchiare il giaguaro» era prodomica (purtroppo) alla botta che sarebbe scoppiata pochi mesi dopo. Anche la tremenda fesseria dello streaming del primo incontro coi cinque stelle aveva dimostrato non essere ormai all’altezza di capire il mondo.
Il Parlamento che  ci è stato consegnato dalla vittoria/sconfitta del PD bersaniano consente oggi la sola maggioranza con un Alfano. Nel PD uno come Alfano non lo farebbero segretario nemmeno della sezione Vettad’Italia e invece questa è la tavola apparecchiata.
Dove vogliano trovare un’altra maggioranza in questo Parlamento Bersani Speranza Dalema Cuperlo non è facilmente immaginabile.
E la potentissima cazzata gridata da Bersani in tv secondo la quale se vincesse il NO, il 5 dicembre sarebbe esattamente come prima, la può dire solo un plurigarantito con decine di migliaia di stipendio all’anno. Non la pensano così quelli che hanno un mutuo o pensano di farlo domani. Nemmeno le imprese la pensano così con lo spread che potrebbe risalire chissà dove. Probabilmente non la pensano così nemmeno a Taranto o Napoli o Roma.
E non è questione di fare del terrorismo ma di osservare come i delinquenti della finanza nazionale e internazionale stanno solo aspettando che uno stato vada in crisi per lucrarne i vantaggi in epoca di rendimenti sottozero.
Magari stanno pure lavorando alacremente per la crisi e gli Speranza di turno manco ci pensano di esserne soldatini .
Questo i poveri l’hanno capito proprio perché la storia della Spagna Grecia Irlanda l’hanno «vissuta» come fosse la loro. Non l’hanno compresa quelli da 10 mila euro mensili.
Mi pare di vedere capire sentire che l’elettorato PD ha compreso che il vecchio modo di sfangare le situazioni non funzioni più. L’elettore PD vuole sfangare questa situazione per arrivare nel migliore delle situazioni alle elezioni prossime venture e trovarsi una maggioranza coesa e di sinistra. Vede che tutto sommato l’Italia sta uscendo dalla crisi; vede della sostanza piuttosto che delle promesse. Si tiene  il fiorentino non perché condivide l’opera al 100% ma perché ha compreso che oggi non esiste alternativa al ripiombare nella crisi nera. Bersani Speranza Dalema Cuperlo dovrebbero imparare a rispettare queste attese degli italiani piuttosto che le loro delusioni.
Morale: c'ho una voglia di prendere qualcuno a calcinculo che....

 







































































































































































già oggetto di severa critica da parte della Corte Costituzionale nella nota sentenza n. 1/2014 e riconducibili al sistema proporzionale con preferenze oppure al sistema proporzionale con collegio uninomimale.
Si ritiene che l'opzione che meglio risponda all'esigenza di mantenere il rapporto tra eletto ed elettore e soprattutto eviti una competizione su territori troppo estesi e popolosi (con il conseguente rischio di costi eccessivi per le campagne elettorali), sia quella del collegio uninominale di lista.
Tra i diversi sistemi di espressione della volontà popolare, si è,così, individuato il modello del collegio uninominale con un unico candidato collegato a un raggruppamento regionale e attribuzione dei seggi con metodo proporzionale, con alcuni elementi di somiglianza, con la legge elettorale per il Senato della Repubblica in vigore dal 1948 al 1993.
Il Disegno di Legge prevede, così, che siano definiti per ogni regione tanti collegi quanto sono i senatori-consiglieri regionali da eleggere, con la metodologia di ripartizione prevista dall'articolo 57, comma 4, della Costituzione, così come modificato dall'articolo 2 della "riforma Boschi".
Il giorno delle elezioni regionali all'elettore sono consegnate dal Presidente del seggio due schede: la prima per l'elezione del Consiglio regionale e del Presidente della Regione e la seconda per la scelta del senatore-consigliere regionale. L'espressione del voto dell'elettore in questa seconda scheda avverrà con la semplice apposizione di un segno sul riquadro contenente simbolo e candidato prescelto.
I candidati dovranno essere collegati a una lista regionale, che a sua volta deve avere tassativamente candidati ad essa collegati in tutti i collegi e con un genere rappresentato in misura non inferiore al 40% del totale delle candidature. La somma dei voti ottenuti nei singoli collegi dai candidati collegati alla lista regionale, rappresenterà la cifra elettorale di quest'ultima, che sarà utilizzata per l'attribuzione dei seggi spettanti alla Regione con l'utilizzo del sistema proporzionale puro (quoziente intero e migliori resti).





patibilità tra il ruolo di senatore-consigliere e incarichi nella giunta regionale e negli uffici di presidenza del Consiglio regionale e delle commissioni consiliari.
In caso di decadenza o di dimissioni del senatore eletto, il Consiglio regionale, entro e non oltre i successivi trenta giorni, provvede alla sua sostituzione con il primo dei candidati senatori esclusi della medesima lista.
In caso di esaurimento dei candidati della medesima lista subentra il primo dei candidati senatore escluso delle altre liste. Il disegno di legge prevede, infine, le modalità di elezione dei Senatori che ricoprono la carica di Sindaco.
I 21 membri del Senato che ricoprono la carica di Sindaco sono eletti dai Consigli regionali e dai Consigli delle Province autonome di Trento e di Bolzano, nella misura di uno per ciascuno, tra i sindaci dei Comuni dei rispettivi territori, con una procedura che prevede l'individuazione di una terna di candidati, con la presenza di entrambi i generi, da parte del Consiglio delle Autonomie Locali della regione, che dovranno essere convocati i entro sette giorni dall'insediamento del Consiglio regionale.

DISEGNO DI LEGGE Norme per l'elezione del Senato della Repubblica d'iniziativa dei senatori: FORNARO, BROGLIA, CASSON, CHITI, CORSINI, D'ADDA, DIRINDIN, GATTI, GOTOR, GUERRA, GUERRIERI PALEOTTI, LAI, LO GIUDICE, LO MORO, MANASSERO, MARTINI, MIGLIAVACCA, MUCCHETTI, PEGORER, RICCHIUTI, RUTA, SONEGO, TOCCI, TRONTI



























































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































COLLEGAMENTO ALL'INTERO DOCUMENTO: http://www.lospiffero.com/documents/DL%20ELEZIONE%20SENATO%20fornaro.pdf
















































































Il possibile equilibrio tra rappresentatività e governabilità
Anche se le forze politiche non trovassero un accordo, è comunque impossibile che l’Italicum passi indenne il vaglio della Consulta. La soluzione migliore è forse un ritorno ad un Mattarellum modificato
di Stefano Passigli

Dopo le critiche di Giorgio Napolitano all’Italicum, è oramai probabile che la legge elettorale cambierà. Ma come? E quando? Interrogativi cruciali perché al di là della sua dichiarata disponibilità a modificarla, Renzi ha affermato che il Pd non avanzerà proposte, mentre i suoi alleati centristi si limitano a chiedere — per sopravvivere — che il premio di maggioranza sia dato non alla lista ma alla coalizione vincente.
L’esito è incerto, ma anche se le forze politiche non trovassero un accordo, è comunque impossibile che l’Italicum passi indenne il vaglio della Consulta, a meno che essa non rovesci l’orientamento espresso bocciando il Porcellum.
Lo status privilegiato dei capilista, e le candidature plurime, introducendo una diversità di status tra candidati di una stessa lista in uno stesso collegio violano infatti platealmente il diritto dei cittadini di «accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza» (Art. 51).
Più dubbio è il caso del premio di maggioranza: concedere il 54% dei seggi ad un partito che al primo turno non supera oggi 1/3 dei voti espressi, rappresentando così solo il 20% circa dei cittadini, crea una indubbia lesione della rappresentatività del Parlamento che la Corte potrebbe dichiarare illegittima. E’ però vero che in sede di ballottaggio la lista vincente otterrebbe pur sempre la maggioranza dei voti
espressi. Alla Corte dunque l’ardua sentenza.
Anche se il premio di maggioranza fosse riconosciuto legittimo, il governo, che sull’Italicum ha posto la fiducia, e il Pd, che per assicurarne il passaggio in Commissione non ha esitato a sostituire una dozzina di propri membri, non avrebbero però ragione di gioire.
E’ infatti certo che in una situazione tripolare saranno gli elettori dei partiti esclusi dal ballottaggio a scegliere il vincitore; e il risultato nelle amministrative di 19 ballottaggi su 20 mostra quanto rischioso sia per l’attuale maggioranza affrontare un confronto al secondo turno con i 5 Stelle. L’attribuzione di un abnorme premio di maggioranza non garantisce insomma chi lo ha voluto. Né la situazione cambierebbe con un premio alla coalizione, che potrebbe soddisfare Alfano e Verdini ma tradursi in una perdita di voti per il Pd e in una sconfitta della coalizione.
Alla luce di queste considerazioni è evidente che per assicurare un equilibrio tra rappresentatività e governabilità è necessario che Renzi abbia il coraggio di superare l’Italicum e proporre un radicale cambiamento della legge elettorale. Contrariamente a quanto i più credono, il ricorso a sistemi maggioritari non è infatti garanzia di governabilità.
Le proposte non mancano: i 5 Stelle —
che pur dall’Italicum avrebbero un deciso vantaggio — hanno proposto una proporzionale corretta. Anche se va sfatato il luogo comune che a leggi proporzionali corrispondano governi deboli e instabili — come mostra la Germania, ove l’istituto della «sfiducia costruttiva» (inspiegabilmente dimenticato nella proposta di riforma) ha assicurato il governo più stabile d’Europa — è probabile che in Italia il ritorno alla proporzionale si tradurrebbe in rinnovati governi di grande coalizione.
In Germania, in Inghilterra, e nelle cosiddette piccole democrazie (Olanda, Scandinavia), classi politiche responsabili hanno mostrato che in situazioni di emergenza forze politiche tradizionalmente contrapposte possono governare assieme con efficacia; in Italia invece è probabile che la qualità della nostra classe politica non garantirebbe a governi di grande coalizione un analogo risultato.
In questa situazione la soluzione migliore è forse un ritorno ad un Mattarellum modificato.
Se ai 475 collegi ivi previsti — che grazie al premio implicito nei sistemi maggioritari sovra-rappresenterebbero il partito più forte — si aggiungesse un premio di 90 seggi per i migliori perdenti del partito vincitore nel maggior numero di collegi, 12 seggi per l’estero, e 53 seggi come diritto di tribuna per i partiti minori, otterrem
mo governabilità e rappresentatività senza le forzature dell’Italicum.
E una classe politica di ben migliore livello. Per una simile legge vi sarebbe una sicura maggioranza alla Camera, ma anche al Senato ove con l’attuale Costituzione il premier può ancora ricorrere alla fiducia.
Delle riforme istituzionali il premier ha fatto la questione centrale della nostra vita politica, concentrando su di essa l’attenzione della pubblica opinione, a scapito delle realizzazioni del governo in altre aree e dividendo profondamente il Paese. La vera forza di un leader sta invece nella sua capacità di aggregare un reale consenso, non nel vincere grazie a leggi elettorali che possono garantire una maggioranza in Parlamento ma non nel Paese. E’ auspicabile che Renzi, nell’attuale situazione di gravi tensioni economiche e internazionali, sappia correggere quelle scelte istituzionali che mettono a rischio l’unità del Paese.
9 ottobre 2016