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Condivisibile.
Le cause di una maternità surrogata possono essere diverse ma in un
periodo in cui pare che l'uomo e la donna abbiano tutti i diritti,
anche la maternità é diventata una merce. Lo é già perchè basta
osservare qualunque media per capire che si tratta di una ottima
condizione per fare soldi (non da parte dei genitori).
Già ci sono parecchi dubbi su certi trapianti di organi tra umani che
avverrebbero per rimborsare spese di traversate, ma proprio lo scarso
pericolo insito nell'utero in affitto ne ha fatto un obiettivo naturale
per molte coppie etero e omo. Poi siccome c'é di mezzo un bambino
si invocano silenzi e libertà che invece -se non vanno
starnazzate- biosgna perlomeno avere il coraggio di dissentire
apertamente.
Difficile credere che in una pratica del genere non ci sia scambio di
denaro. Che avvenga gratuitamente. Poi quand'anche non ci fosse scambio
di denaro per "la prestazione" non c'é nessuna ragione di aggirare
quello che la natura ha posto del tutto inconsapevolmente come un
limite per qualcuno.
Nascere orbi é un handicap da rimuovere per essere persone totali. Non
avere un figlio per ragioni naturali o fisiologiche (irremovibili) non
é ne un diritto ne un handicap.
Il dissenso su questa pratica non vuole essere ideologico o
religioso: é semplice accettazione che in natura ci possono essere dei
limiti che qualche volta toccano a qualcuno di noi. Per esempio alle
coppie omosessuali in primis.
Del resto se é vero che un quinto dei DNA controllati nei bambini
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È stata
fonte di ampio dibattito in ambito politico e scientifico l'iniziativa
di 50 donne omosessuali italiane che due giorni fa hanno firmato e
diffuso un appello per opporsi alla pratica del cosiddetto utero in
affitto.
Nota anche come gpa, ovvero “gestazione per altri”, si intende con
queste definizioni la possibilità, per ora illegale in Italia ma
consentita in altri paesi, di ricorrere a una “madre surrogata” che
porti a termine la gestazione di un bambino per conto di una coppia
impossibilitata ad avere figli, e che sia disposta ad affidare loro il
nascituro subito dopo il parto.
In alcuni casi si tratta di un atto di generosità a titolo gratuito, in altri è invece previsto un compenso economico.
In Italia l'articolo 12 della legge n. 40 del 2004 (Norme in materia di
procreazione medicalmente assistita) pone il divieto assoluto del
ricorso alla surrogazione di maternità, nonché alla sua organizzazione
o pubblicizzazione. In caso di violazione del divieto, è prevista una
reclusione da tre mesi a due anni e una multa da 600mila a un milione
di euro.
A questo proposito, lo scorso 27 gennaio 2015 è intervenuta la Corte
europea dei diritti dell'uomo che, nel pronunciarsi sul caso Paradiso e
Campanelli contro Italia, ha condannato il nostro paese mettendo un
punto fermo sul riconoscimento legale dei figli nati da madre surrogata.
In quell'occasione, l'Italia si era rifiutata di trascrivere l'atto di nascita di un bambino partorito da madre surrogata
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Lungi
dall'essere un generoso gesto individuale questa pratica sociale è
limitata ai pochi paesi che hanno introdotto la validità del contratto
di surrogazione, proposto da imprese che si occupano di riproduzione
umana in un sistema organizzato che comprende cliniche, medici,
avvocati, agenzie, tutti mossi dal proprio interesse monetario. Nella
maternità surrogata non ci sono né doni né donatrici, ma solo affari e
attività lucrative promosse dal desiderio genitoriale di persone del
primo mondo.
Questo sistema ha bisogno di donne come mezzi di produzione, in modo che la gravidanza e il parto
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I neonati nati da contratto
sono programmati per essere separati dalla madre alla nascita, non per
cause di forza maggiore come quando la madre viene a mancare o decide
di non riconoscerli causandone la messa in adozione, ma in modo
predeterminato, togliendo loro la fonte ottimale di nutrimento e
interrompendo la loro relazione privilegiata con la donna che li ha
generati, fonte anche di rassicurazione.
Le convenzioni internazionali come la Convenzione ONU sui diritti del
bambino (Stoccolma 1989) e la Convenzione sull'adozione internazionale
(l'Aja 1993)garantiscono la continuità della vita famigliare, cioè il diritto
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ha
rivelato che uno dei genitori ufficiali non era quello "giusto"
all'anagrafe appare evidente come l'uomo e la donna applichino
una notevole versatilità nello scegliere l'altro e l'altra.
Probabilmente adesso queste situazioni accadono meno di una volta ma é
proprio la bellezza di accettarsi e accettare i propri limiti senza
volere forzare o aggirare la natura che ci fa davvero dominatori del
nostro destino anzichè semplici esecutori di un processo riproduttivo
"obbligatorio" come se l'assenza di un figlio, comunque procuratosi,
sia determinante del proprio futuro singolare e di coppia.
Vedere paparino Vendola o Elton Jhon col loro figlio trofeo fa venire il latte alle ginocchia.
Non ci fosse la tragedia per cui ogni giorno "spariscono"
una ventina di minori già immigrati dall'Italia, magari potremmo anche
essere più d'accordo con paparino Vnedola e Elton Jhon ma, avessimo i
loro soldi, adotteremmo qualcuno di questi che spariscono e non si sa
dove vanno a finire.
Perchè farsi fare un figlio da una donna trovata sul mercato non é la
stessa cosa che assumersi la responsabilità di allevare uno di questi .
Condivisibile l'appello anche se non prenderemo mai nessuno a cazzotti e maleparole perchè "s'é fatto fare un figlio".
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in Russia e ne aveva imposto l'affidamento ai servizi sociali dopo i primi sei mesi di convivenza con i genitori committenti.
Grazie alla decisione della Corte, chiunque acceda alle tecniche di
fecondazione assistita all'estero – compresa la pratica della
surrogazione di maternità – ha il pieno diritto di essere riconosciuto
come genitore legittimo anche in Italia, pur non avendo alcun legame
biologico con il figlio.
L'appello delle 50 donne sta facendo discutere diverse voci della
comunità lgbt, poiché finora le prese di posizione erano state
decisamente a favore della maternità surrogata, e ha infatti già
raccolto consensi nelle aree cattoliche della politica italiana.
Questo il testo dell'appello:
Lesbiche contro la GPA: Nessun regolamento sul corpo delle donne.
La
maternità surrogata, detta “gestazione per altri” (GPA), praticata in
alcuni paesi, è la messa a disposizione del corpo di una donna che
genera bambini su commissione.
Solitamente
si impiantano nell'utero delle madri surrogate embrioni di ovociti
prelevati da altre donne, al fine di recidere il legame genetico tra la
gestante e chi nascerà. Chi organizza questa attività spera così di
recidere anche il legame affettivo tra madre surrogata e neonato/a,
come se il legame dipendesse dal codice genetico e non dalla gravidanza
e dal parto. Si tratta di metodiche invasive e pericolose per la salute
materna su cui si sorvola, così come si tace del fatto che di norma si
impedisce l'allattamento al seno del/neonato/a per interrompere
l'attaccamento.
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diventino un mestiere (nemmeno riconosciuto come
tale, in nessun luogo) e i neonati dei prodotti con un valore di
scambio. L'invasione del mercato in tutti gli ambiti della vita –
sanità, istruzione, servizi una volta detti pubblici – con la
globalizzazione rischia così di arrivare alla riproduzione umana.
Diciamo no a prestazioni lavorative che invadono il nostro stesso corpo
e mercificano un nuovo essere umano, che diventa il prodotto della
gravidanza.
Certe donne acconsentono a impegnarsi in tale contratto che aliena la
loro salute, la loro vita e la loro persona (ad esempio attribuendo la
decisione su eventuali aborti al medico che risponde ai committenti)
sotto pressioni multiple: i rapporti di dominazione famigliari,
sessisti, economici, geopolitici, e la sempreverde mistica della
maternità – questa volta per altri – con la glorificazione
dell'autosacrificio femminile, che rende felici i committenti, molto
più spesso eterosessuali, in minore proporzione gay. Le madri surrogate
infatti privilegiano il proprio rapporto con i committenti a quello con
la loro creatura – rimanendo comunque prive di diritti rispetto alla
frequentazione o all'informazione sul futuro dei figli che hanno
affidato ad altri.
Non è accettabile diventare madre per altri obbligate da un contratto
né seguendo le norme di regolamenti che normalizzano questa pratica
avendo come conseguenza ultima la creazione di una sottoclasse di
fattrici, che non possono considerare propria la creatura il cui
sviluppo nutrono, anche con l'influenza epigenetica.
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dell'infante a stare con la donna che lo ha partorito (cioè la madre), cui si può derogare solo nelle adozioni.
La convenzione del Consiglio d'Europa sulla biomedicina (Oviedo 1997)
rende inoltre indisponibili al profitto le parti prelevate del corpo
umano, come ad esempio gli ovociti.
Di conseguenza, in nome dell'autodeterminazione delle donne e dei diritti dei neonati, noi, firmatarie della dichiarazione:
– rifiutiamo la mercificazione delle capacità riproduttive delle donne;
– rifiutiamo la mercificazione dei bambini;
– chiediamo a tutti i paesi di mantenere la norma di elementare buon
senso per cui la madre legale è colei che ha partorito e non la
firmataria di un contratto né l'origine dell'ovocita;
– chiediamo a tutti i Paesi di rispettare le convenzioni internazionali
per la protezione dei diritti umani e del bambino di cui sono firmatari
e di opporsi fermamente a tutte le forme di legalizzazione della
maternità surrogata sul piano nazionale e internazionale, abolendo le
(poche) leggi che l'hanno introdotta.
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