NUMERO 235 -PAGINA 2-  ITALICUM



































































Si moltiplicano le dichiarazioni di disponibilità del Presidente del Consiglio al cambiamento della legge elettorale. È un fatto positivo; tuttavia è necessario che esso si accompagni a qualcosa di concreto, come, a esempio, un invito ai capigruppo di maggioranza per cominciare a saggiare la disponibilità delle diverse forze politiche. Ma se ne potrà parlare in termini concreti solo dopo l'esito del referendum. La legge elettorale, infatti, dev'essere coerente con i caratteri e le funzioni del Parlamento.

Se prevalesse il Sì, la fiducia verrebbe data dalla sola Camera; se prevalesse il No la fiducia verrebbe data da entrambe le Camere. La legge che servirebbe nel primo caso, non servirebbe nel secondo e viceversa. Se prevalesse il Sì, occorrerebbe approvare una legge elettorale per il Senato secondo le nuove




3. L'Italicum non prevede una soglia minima di votanti per la validità del ballottaggio. Può quindi consegnare la vittoria anche a chi ha una limitata rappresentatività; è possibile vincere il ballottaggio con il venticinque per cento del consenso dell'elettorato ed ottenere il cinquantacinque per cento dei seggi a Montecitorio. Il rischio é la scarsa legittimazione democratica del vincitore.

4. L'Italicum potrebbe penalizzare la riforma costituzionale. Molti cittadini, pur condividendo la riforma, annunciano che nel referendum voteranno No perché pregiudizialmente contrari a quella legge elettorale, fortemente voluta dal presidente Renzi.




Per una nuova legge elettorale potrebbe essere utile riprendere i collegi uninominali della legge Mattarella, come suggerisce la sinistra Pd, trasformando almeno una parte della vecchia quota proporzionale, 155 seggi, in premio di maggioranza per chi conquista il maggior numero dei collegi, che complessivamente sarebbero, proprio in base a quella legge, 475. Ogni collegio sarebbe costituito da circa 100.000 cittadini: verrebbero ridotte le spese elettorali e gli eletti sarebbero vicini agli elettori.

Se non si intendesse cambiare radicalmente si potrebbe:
a) stabilire che il ballottaggio è valido se partecipa la meta più uno degli elettori che hanno partecipato al primo turno;
b) proporre la possibilità di coalizione tra primo e secondo turno e attribuire il premio alla
coalizione;







A  mio avviso il sistema elettorale va semplificato perchè sia meglio compreso ed utilizzato dall'elettore. La situazione attuale vede una partecipazione al voto nazionale sul 75% e la presenza di almeno tre grosse coalizioni politiche. L'elettore va quindi responsabilizzato mettendogli in mano uno strumento di scelta con la coscienza che poi per cinque anni dovrà accettarne il governo. La tendenza italiana di mediare e mescolare sempre tutto pur di tirare avanti va sempre a vantaggio della casta, buona o cattiva che sia, e mai al vantaggio del cittadino.
La mia idea è che debbano essere abolite le Regioni e il Senato e che le Provincie siano potenziate come città metropolitane. Con gli attuali sistemi di comunicazione le assemblee dei sindaci si possono far senza muovere le persone. Quindi la sanità rientra del tutto nel contesto nazionale e viene tolta di mano ai mille capoccioni indigeni. Lo steso dicasi per la normativa urbanistica che deve avere un quadro nazionale di riferimento in ordine alla demografia ed allo sviluppo produttivo oltre che una cornice di regole –in primis quelle relative alla difesa e tutela ambientale- che deve essere uguale per tutti i comuni.
Infine entro dieci anni non devono più esistere comuni con meno di 25-30mila abitanti . Ai raggruppamenti virtuosi sarà riconosciuto fino al 15% delle imposte locali.
A livello nazionale viene mantenuta la sola Camera dei Deputati e il numero dei parlamentari è fissato  ad una unità ogni 100 mila voti ottenuti dalla lista di riferimento. Tutti i voti sono recuperati a livello nazionale. I collegi elettorali sono quindi composti da 100mila elettori.
La Camera potrà avere un massimo di 470 parlamentari (gli elettori nel 2013 erano 46,9 milioni) nel caso votasse il 100%. Non si eleggono deputati nelle circoscrizioni estere.
Per esempio nel caso  (2013...) gli elettori che vanno a votare siano 35 milioni verranno eletti soltanto 350 deputati.
Le elezioni si svolgeranno in una sola tornata e il partito che avrà il maggior numero di eletti verrà premiato portando la sua maggioranza alla metà degli eletti in totale  più dieci.
Quindi se vanno a votare 46 milioni di elettori la Camera sarà composta da 460 membri di cui 240 scelti tra i primi più votati del partito vincitore e gli altri scelti proporzionalmente tra i partiti rimanenti.
Nel caso vadano a votare 30 milioni di elettori la Camera sarà composta da 300 membri di cui 160 spettanti al primo partito e gli altri scelti dai più votati in proporzione  tra gli altri partiti.
Si affida quindi alla responsabilità degli elettori di dare al proprio Parlamento una rappresentanza massiccia (p.e. tutti i 460 parlamentari piuttosto che 300…). Si toglie in questo modo ai partiti ogni possibilità di trattativa e inciucio sotterraneo: nel caso la maggioranza  sia battuta su leggi fondamentali (bilancio programmazione guerra salute scuola) si torna al voto entro 40 giorni.
Nel periodo sono sospesi tutti i pagamenti di tasse ed altri oneri da parte di cittadini e imprese.
Con la possibilità di eleggere un deputato ogni 100 mila voti,  ciascun candidato potrà presentarsi in UNO solo collegio. La Camera non potrà votare leggi che hanno implicazioni di carattere  etico soggettivo e generalista e la decisione circa l'ammissibilità è demandata alla Corte Costituzionale . Non è possibile al parlamentare passare da un partito ad un altro o la costituzione di gruppi nuovi pena l'immediata decadenza e la sostituzione col primo non eletto. La decadenza-espulsione definitiva  è comminata dal presidente della camera senza votazioni in aula.
Ogni parlamentare riceve ogni anno un emolumento non tassato come reddito di un euro ogni voto ricevuto; vengono mantenuti i diritti di viaggio gratuiti sui mezzi ferroviari ed aerei.







































































































































































































































































































































































































































































































































































































disposizioni costituzionali; se prevalesse il No occorrerebbe una legge maggioritaria anche per il Senato.
Detto questo, l'Italicum va cambiato per ragioni politiche oltre che per ragioni giuridiche. Intendo dire che va cambiato, anche se la Corte dovesse pronunciarsi per una sua sostanziale compatibilità con la Costituzione:



In realtà il referendum riguarda la riforma costituzionale e non l'Italicum; è però innegabile la connessione tra la riforma costituzionale, che disegna l'ordinamento della Repubblica, e la legge elettorale che stabilisce come scegliere i partiti e le persone che eserciteranno i poteri previsti dalla riforma.
Tuttavia votare No perché si dissente sull'Italicum nasconde


























































































































































































































































































































1. Il sistema italiano è ormai caratterizzato dall'esistenza di tre poli, centrodestra, centrosinistra e Cinque stelle. Il ballottaggio, previsto dall'Italicum, mette le chiavi della vittoria nelle mani del terzo escluso, che è in grado di condizionare l'esito finale sostenendo uno dei due contendenti. E poiché questi sostegni esigono contropartite, l'Italicum può favorire patteggiamenti clandestini che non giovano alla onestà delle relazioni politiche.


2. In base ad un decreto legislativo del 2015, emanato in attuazione dell'Italicum, l'intero territorio nazionale è suddiviso in cento collegi elettorali, per una media di circa 600.000 cittadini per ciascuno. La maggior parte di questi collegi comprende più comuni. Le campagne elettorali saranno particolarmente costose soprattutto per i candidati meno noti, che dovranno farsi conoscere dall'elettorato.











un paradosso: la riforma infatti consente a una minoranza parlamentare di impugnare la legge elettorale davanti alla Corte Costituzionale. Questa possibilità sarebbe cancellata in caso di bocciatura della riforma. Pertanto chi vota No alla riforma in odio all'Italicum, involontariamente lo consolida.

Alcuni esponenti della maggioranza temono che cambiare l'Italicum potrebbe essere interpretato dall'opinione pubblica come segno di debolezza perché dimostrerebbe che il PD teme il partito di Grillo, secondo alcuni sondaggi (precedenti alle vicende romane) favorito da questa legge elettorale. Ma i Cinque stelle, che oggi difendono l'Italicum, lo attaccarono a fondo in Parlamento. La loro opposizione al cambiamento apparirebbe quindi determinata da un calcolo di convenienza analogo a quello che verrebbe contestato al Pd.





c) elevare la quota del premio di maggioranza; 340 seggi, 24 in più della maggioranza assoluta, non sono sufficienti a garantire una maggioranza per tutta la legislatura;
d) oggi ciascun candidato può presentarsi come capolista in dieci circoscrizioni; sarebbe bene eliminare questa possibilità.

Che fare se in Parlamento ci fosse una maggioranza pregiudizialmente contraria al cambiamento? Le strade potrebbero essere due. Proporre un referendum abrogativo che cancelli ciò che si può cancellare; a esempio le candidature plurime e il divieto di collegamento tra liste diverse tra primo e secondo turno. Oppure presentare una proposta di iniziativa popolare che raccolga un numero altissimo di firme, due milioni, per reintrodurre la legge Mattarella, con le correzioni necessarie. Non prenderei in considerazione la terza via: quella della resa.

Luciano Violante
La Repubblica
09 settembre 2016