NUMERO 235 -PAGINA 3 - ITALIA NOSTRA SI MUOVE





























































































































































Fuori luogo’ - lettera aperta di Italia Nostra nel dibattito sugli allestimenti delle piazze di Città Alta. Se c’è una cosa positiva negli allestimenti delle piazze storiche che anche quest’anno accompagnano la manifestazione I Maestri del Paesaggio é che essi
rendono evidente e percepibile, più di mille parole, il fatto che senza un’ attenta considerazione dei luoghi sui quali si interviene, l'obbiettivo di migliorare e abbellire la città non solo fallisce, ma genera risultati opposti.
Contenuti nella vocazione didattica che la parola ‘maestri’ evoca, questi allestimenti sembrano un'efficace lezione ‘in negativo’ ispirata dalla tecnica pedagogica in nome della quale, per insegnare a un bambino che il fuoco può essere pericoloso, lo si induce a fare l’esperienza diretta del ditino sulla fiamma. Un dolore transitorio e veloce in vista della consapevolezza di ciò che non si deve fare.
Aldilà di ogni altra considerazione sull’uso dello spazio pubblico, sul senso delle politiche culturali e sulle modalità di intervento nel tessuto storico, gli allestimenti sono ‘fuori luogo.
Fuori luogo’ significa indifferenti, distratti: significa che potrebbero stare in molti altri posti ma non lì, perché dove sono ora tolgono fascino piuttosto che regalarne, nascondono, se li paragoniamo ad abiti, la bellezza dei corpi che li indossano invece di esaltarla sono di taglia




Gli Orti di San Tomaso sono una preziosa area verde a ridosso del Borgo storico e fanno parte di un settore strategico di Bergamo in cui sono presenti l'Accademia Carrara e l'attuale Gamec,
il parco Suardi e il Palazzetto dello sport (la futura sede Gamec). Nel 2010 sono scampati a un destino che li voleva sacrificati all’edificazione grazie a una battaglia condotta in prima linea da Italia Nostra. Ne parliamo con la presidente Mariola Peretti.
«Sugli Orti di San Tomaso era previsto un progetto d’ampliamento della Gamec che avrebbe completamente snaturato l’area a causa della realizzazione di una nuova volumetria e di una nuova strada di accesso. In realtà la percezione che avevano i cittadini del valore di questo spazio aperto, che è notevolissimo dal punto di vista storico e ambientale, era praticamente inesistente perché si tratta di un’area privata non visibile dai percorsi pubblici. Le prime reazioni di opposizione a questo progetto nacquero da un gruppo di residenti nel quartiere, ma il numero crebbe sempre più e in poco tempo vennero



raccolte più di 5 mila firme. Il Comitato promotore nato a tutela degli Orti Storici e del confinante Parco Suardi organizzò diversi week end di visite guidate per far conoscere questo luogo e la sua bellezza. Ed è stato così che questi orti sono diventati, da valore non percepito, un valore da tutelare».
E adesso cosa succede?
«Grazie all’annullamento di quel progetto gli Orti sono ancora uno degli ultimi brani rimasti di attività agricola nel centro di Bergamo. L’attuale Pgt lega il destino di quest’area a quello del vicino complesso delle Canossiane-Palazzo Spini, collocato all’inizio della via San Tomaso, per il quale è previsto uno sfruttamento a prevalente destinazione residenziale. Per gli Orti è prevista l’acquisizione pubblica e l’accorpamento al confinante Parco Suardi che si trova al di là della roggia quattrocentesca. Oggi gli Orti non sono accessibili al pubblico e il passaggio agricolo che esisteva è stato per molti versi reso impraticabile da interventi di ristrutturazione edilizia che hanno compromesso l’accesso con i piccoli mezzi di supporto delle coltivazioni. In questo momento possiamo considerarli a tutti gli effetti come un’area dismessa, anche se per la loro importanza storica noi li abbiamo sempre definiti “la cappella Colleoni” degli spazi aperti cittadini».
Sono uno spazio verde tanto importante quanto fragile e che, finora, sembra privo di una concreta prospettiva progettuale in grado di farlo diventare parte attiva di quel sistema urbano che va dal Borgo storico alla futura sede universitaria nella ex Montelungo. Qual è l’idea di Italia Nostra al riguardo?
«Noi riteniamo necessario un progetto di rinascita e valorizzazione di questo gioiello, basato sulla tutela del luogo e sul mantenimento irrinunciabile della sua destinazione agricola. È indispensabile creare un sistema di accessibilità pubblica pedonale che colleghi gli Orti al tessuto urbano con i musei e l’università. Per la loro gestione, per esempio, si potrebbe affidare la coltivazione degli orti a una cooperativa sociale, supportata da cittadini e associazioni, con la formazione di un G.A.S. che garantisca la sostenibilità economica dell’attività. Ci piace immaginare gli Orti anche come luogo di educazione ambientale e alimentare, con produzione e vendita di prodotti a Km Zero nel cuore di Bergamo, individuando sinergie con negozi, ristoranti, attività già presenti in un quartiere rinato grazie alla riapertura dell’Accademia Carrara e che è un nodo fondamentale per la cultura e l’arte. Una nuova attenzione alla valorizzazione del sistema agro/ambientale/alimentare renderebbe il progetto di recupero degli Orti di San Tomaso di grande attualità e potrebbe affiancarsi a quello recente del complesso di Astino,





Due importanti comunicati di Italia Nostra- Bergamo nella settimana iniziale della manifestazione de I Maestri del Paesaggio non arrivano per caso. Quando suona una grande banda c'è sempre qualcuno che afferma  vi sia una Wiener Philharmoniker che fa meglio.
Un modo come un altro per farsi notare al momento opportuno.

ORTI DI SAN TOMASO
Sono quelli a valle della via omonima, lungo il confine col parco Suardi. Va riconosciuto ad Italia Nostra di avere  fatto una battaglia (in parte) vincente circa la preservazione dello spazio a verde, quando si leggono le proposte  alternative viene il latte alle ginocchia. Leggete quanto scrive Italia Nostra nella righe che abbiamo  scritto in grassetto e colore rosso.
In una città con un tasso di inquinamento niente affatto disprezzabile immagino come saranno felici quei cittadini che –pagando un conto di 80 € al ristorante- sappiano di essere serviti di pietanze provenienti a km zero da codesti orti… esattamente come  cibare i frutti di Astino, altro luogo ameno e del tutto isolato dall'inquinamento cittadino.
Questo ritorno al bucolico della bis-nonna in un fazzoletto di terra senza tener conto che il fazzoletto affoga nell'inquinamento non si sa se definirla santa ingenuità o con un termine più colorito. Anzi, si potrebbe inserire nel contratto di coltivazione degli orti della cooperativa sociale che i lavoratori siano abbigliati di braghe alla zuava, scarponi manufatti, camicie di flanella a quadri e le donne di gonnelloni e fazzolettoni neri in testa.
Purtroppo per Italia Nostra quegli orti hanno dei proprietari  che forse non concordano con certi progetti ed espropri. Quella di Italia Nostra mi pare la solita fuga in avanti da mosca cocchiera, senza alcun costrutto nemmeno minimale. Non siamo più nel 1968.
Come abbiamo scritto  sul nostro blog, quell'area  basta che resti a verde –anche del tutto privato- e che sia verde curato. Per questo basta una riduzione o l'annullamento delle tasse comunali per i fabbricati che vi insistono ed una normativa sulle recinzioni affinché non siano invasive.
Ma questo è un tema che vale per tutta la città.
Torniamo comunque sulla nostra proposta: la creazione-apertura di un percorso pedonale che da Piazzetta Santo Spirito passi al Parco Marenzi, entri nella Caserma Montelungo un domani Università, passi al Parco Suardi ed esca dalla Gamec in Piazza G. Carrara –via SanTomaso in modo che si crei un percorso pedonale protetto che da San Vigilio attraversi Città Alta, scenda a (Porta) Sant'Agostino, via Noca, Piazza Carrara e poi (magari sulla roggia) via Parco Suardi Montelungo e Marenzi approdi in via Tasso e quindi nel centro città bassa.

I MAESTRI DEL PAESAGGIO
Leggete quanto c'è scritto nella presentazione dell'allestimento di Piazza Vecchia, come riportato nel testo in riquadro rosa.
Nulla di nuovo sotto il sole nell'allestimento in Piazza Vecchia. Anzi: il nuovo sta nelle maxitravi di legno lamellare, non esattamente combinate con altissima grazia (bisognerebbe anche sapere quanto li hanno pagati…) e in una struttura che per la sua forza e potenza risulta alla fine avere un'immagine del tutto sovrastante quella che invece dovrebbe essere la principale. Sovrastante non solo rispetto alla piazza ma anche rispetto al contenuto o messaggio. Ma è l'idea stessa che è banale nel senso che  questa intenzione didattica scolastica di insegnare-informare dei visitatori perditempo alla fine è lavoro inutile.
Già Piazza Vecchia è ormai diventata un mezzo rudere con pareti  e pochi affreschi del tutto dilavati e scrostati, bassorilievi scomparsi, pietre consumate dall'inquinamento, uno spazio dove chiunque si sente in diritto di farci la propria lisciatina –che si tratti della varietà di tendoni appesi al balcone della Palazzo della ragione piuttosto che quelli dei vari bar- una pavimentazione da villetta a schiera ( mattoncini di gres…), fioriere di ogni genere e varietà secondo il gusto e la capacità di spesa soggettiva.
Non poteva mancare la ciliegina sulla torta: l'illuminazione “artistica” della piazza. Non si comprende se siamo alle giostre della Fiera di Sant'Alessandro o in una piazza medioevale. Qualcosa che fa accapponare la pelle.

Visto il successo de I Maestri del Paesaggio è ovvio che gli sponsor e i partecipanti si siano fatti avanti per parteciparvi. Peccato che non tutti gli allestimenti siano all'altezza sia  come contenuti che del sito in cui li hanno posati. Probabilmente anche per questa iniziativa occorre nominare un “direttore” che scelga gli allestimenti esattamente come avviene a Venezia per la scelta dei film da invitare.

Torniamo ad invitare la giunta Gori di fare qualche riflessione sullo sfruttamento intensivo ed assurdo di Città Alta, ormai ridotta giorno e notte come il piazzale del mercato del lunedi.
Che poi i negozianti si spellino le mani per i risultati, mi pare scontato.





































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































sbagliata, usano un linguaggio, materiali e fattezze da hard discount e non da sartoria.
Sono ‘fuori luogo’ anche rispetto al senso dell'iniziativa che li genera, dentro la quale vengono illustrati esempi di ottimi progetti realizzati in forma permanente in giro per il mondo, che poi appaiono smentiti appena fuori dalla porta del teatro sociale che ospita il meeting, dalla qualità del ‘transitorio’ messo in scena nello spazio esterno.
Il corpo della città storica merita abiti su misura e raffinati, gli stessi che sceglieremmo se applicassimo allo spazio urbano l'attenzione che riserviamo al nostro abbigliamento, agli abbinamenti tra le parti, alle circostanze dentro le quali il vestito trova un senso e un contorno.
Il problema non è quello di non fare e di non toccare nulla, nemmeno quello di una modernità che deve indietreggiare dinnanzi alla sacralità del passato, piuttosto è quello di una modernità che riesca a dimostrare, quanto meno, di essere adeguata ai corpi su cui interviene.
Nel caso di Città Alta alla qualità di ciò che già esiste, evitando di soffocarla in un vocio senza spartito dentro cui anche la migliore delle musiche diventa inascoltabile.
“Col trattore in tangenziale andiamo a comandare” sembra essere la colonna sonora ideale per questo film che comunque è utilissimo vedere, perché, senza essere maestri, tutti noi comunque sappiamo che sperimentando si impara e che solo imparando si può migliorare.
Abbiamo letto con sollievo l’annuncio che, per il prossimo anno, si sta pensando di spostare l’attenzione sull’area di Via Autostrada: molte città, a partire dall’ esperienza della Barcellona anni 80, hanno trasformato completamente i propri paesaggi lavorando sulle piazze periferiche con grande qualità.
Bergamo non è mai stata così viva e le recenti iniziative di folla hanno dimostrato che sono moltissime le persone che la amano e che sono disponibili a partecipare.
Lo story telling della nostra città ha trovato un vigore straordinario in questi ultimi anni di abile comunicazione.
Il prossimo passo necessario è quello di decidere quale è il paesaggio che vogliamo comunicare: se sceglieremo quello di cui si parla all’interno del teatro, fatto di attenzione, rispetto, delicatezza, dovremo di certo cambiare i modi per comunicarlo all’esterno.













































































































































































































































































































































LA PRESENTAZIONE
DELL’ALLESTIMENTO
DI PIAZZA VECCHIA


L'allestimento di Piazza Vecchia, cuore della manifestazione de I Maestri del Paesaggio, è frutto del lavoro svolto dai ragazzi che hanno partecipato all'edizione 2015 della Summer School guidati dal professor Stefan Tischer. Affinato dallo stesso Stefan Tischer, affiancato da Lucia Nusiner, Maurizio Quargnale e Gianluca Pesenti, il progetto mira a far dialogare la storia e l'architettura della piazza con una striscia rappresentativa della biodiversità estratta dalla natura orobica e ricollocata su una passerella ondulata. Il risultato è la contemporanea generazione sia di un'istallazione scultorea, sia di un'esperienza didattica per tutti i visitatori. La struttura si inserisce nello spazio monumentale della piazza ricco di presenze storiche, architettoniche e artistiche dove luoghi di convivio dialogano idealmente con il paesaggio naturale ricreato sulla passerella in maniera sintetica e necessariamente semplificata. In questo modo la piazza cambia volto e ci accoglie in uno scenario che ci riavvicina inaspettatamente alla natura "wild",un po' selvaggia. Durante il percorso si incontrano 5 paesaggi che corrispondono a diverse fasce attitudinali: il selvaggio urbano, l'alluvionale, il submontano, il montano e l'alpino.
La veste selvaggia del paesaggio è dominata dal bosco, che un tempo, prima delle grandi trasformazioni operate dall'uomo, ricopriva gran parte di questa terra quasi senza interruzione. Quella rappresentata è la sintesi estrema del paesaggio forestale attuale, frutto di un lungo processo di evoluzione naturale a cui in tempi recenti si è aggiunto II contributo dell'uomo.
Stefano D'Adda
L'allestimento è una ricostruzione che tiene conto delle linee generali della fitosociologia in relazione alle fasce climatiche, ma privilegia in primo luogo l'aspetto estetico-ornamentale.






andando ad arricchire la godibilità dello straordinario patrimonio urbano di Bergamo in cui natura, cultura e storia si fondono in maniera unica».