NUMERO 232 - PAGINA 2- FERTILITY DAY 1









































Rimandiamo al collegamento in fondopagina con le tabelle della Bilancio Sociale 2014 per  trovare gli aiuti economici che il Comune dispensa alle famiglie. Il 2015 non dovrebbe scostarsi  granche. La pressochè totalità di questa spesa proviene dalla fiscalità locale ed è un modello vecchio almeno di mezzo secolo. Il gioco tra le parti -maggio -ranza democristiana e minoranza comunista- ha sempre visto questo campo come confronto aperto cui la DC ha acconsentito perché trattasi di un investimento elettorale e della possibilità -.in tempo massiccia, oggi meno- di spartizione clientelare della spesa. Uno dei molti campi -ieri ed oggi- dove il consociativismo dei partiti si è sempre manifestato appieno .
Alla fine della storia queste spese però non sono stimoli sufficenti all’incremento della natalità che viene determinata da altre scelte.  invece sicuramente queste spese hanno contribuito alla costruzione di un «bruttissimo» paese perché derivati dalla speculazione edilizia.
I partiti di Curno, cattolici in testa, non si sono mai preoccupati di creare strutture pubbliche di qualità per accogliere le nuove generazioni e il loro interessato menfreghismo s’è spinto prima alla privatizzazione della scuola materna pubblica e poi al fiorire di una serie di scuole per l’infanzia private sorte con ampie relazioni politiche e con la certezza dei finanziamenti pubblici garantiti dai piani del diritto allo studio.
Va però osservato come mentre per  asili e nidi il comune s’è limitato a distribuire generosamente soldi ex speculazione edilizia, per le scuole elementari e medie ha investito soldi propri (ultimamente anche della regione). Lo statalismo imperante nell’Italia cattolica ha segnato anche Curno e non per nulla il centrosinistra disastrato da un quarto di secolo dalla gestione monocratica di un uomo solo al comando ( altro che il Renzi...) ha consegnato  la sindacatura a due professoresse con risultati non esattamente vincenti ed eclatanti.
Osservando bene la spesa sociale per le giovani generazioni ci si rende conto che gran parte è destinata a una ridottissima minoranza mentre al resto vanno poche briciole. Adesso la politica ha scoperto un’altra enclave dove spendere per estarre consenso poltico.
Se i bilanci del comune proseguiranno con l’aria che tira, nei prossimi anni questa larghezza clientelare di maniche è destinata a contrarsi e quindi la struttura stessa dovrà modificarsi.
Curno non è un paese di famiglie povere -lo si evince dai numeri dei destinatari proprio nel Bilancio Sociale-   ma è paese che  dovrebbe spendere  di  più e meglio e nel ridurre la mobilità (famiglie che arrivano, famiglie che se ne vanno) e perché se si esamina la spesa sociale - specie quella destinata alla scuola-  il contenuto consumistico rispetto a quello contenutistico ci pare eccessivo.
Infatti, proprio in termini «contenutistici» hanno conservato in un’aiuola apposita un «esemplare» di erba infestante (un romice alpino) senza nemmeno avvedersene.
Lo scambio clientelare e triangolare tra politica famiglie e insegnanti è stato alla base del patto di governo di ogni maggioranza.
Alla politica non passa nemmeno per la crapa l’idea di «rafforzare» le famiglie (non per le dodici dozzine di quadernoni...) ma perché anziché essere impegnate a scolarizzare (mediocremente con le università nostrane) i figli ai soli fini di crescita economica, sentano di far parte di un disegno complessivo di crescita della democrazia.
Oltre l’»aiuola del romice protetto» basta vedere la scimmiottatura disneilandica del parchetto di via Marconi per capire come la politica vede il futuro dei propri figli. Alè!



Oltre al pelato Alfano, pelato soprattutto di intelligenza abbiamo anche la Lorenzin. Ce li hanno regalati l’esito  delle elezioni vinte & perse col mitico segretario piddino laureato in lettere e filosofia. Prudente, frenatore, perdente. Dopo la botta elettorale  lui ebbe un coccolone, meno male non grave ma significativo. Gli Italiani hanno avuto Renzi, Alfano, e pure la Lorenzin. Sorvoliamo il resto della combriccola. Che sono dei coccoloni non proprio leggeri. Nel qualmente constatiamo che il Pil non cresce,l’ISTAT é vecchio, la Lorenzin ci scaccola il fertility day. Sadica. Nel qualmente cinque di quelli giusti piantano baracca e burattini alla faccia della sindaca belli capelli romana, la Lorenzin neo madre 43 a anni di due gemelli, ci scaccola il fertility day.
Ha ragione del resto. Quando allevavo vacche
nell’ambiente della frisona mondiale circolava l’idea che una manza dovesse essere ingravidata e quindi partorire entro i 20-24 mesi.La créme degli allevatori tradizionali arrivò quasi a evocare un peccato contronatura visto 






L’anno dopo un fratello del genitore che faceva il minatore fochista per l’Italcementi salta in aria per una mina. Lascia moglie e cinque figli orfani. Il prete del paese e il sindaco «decidono» che due figli -un maschio di 8 e una femmina di sette- siano assegnati a questo zio della pianura senza tante formalità. Diecimila lire di rimborso al mese per due figli a carico pagati dall’Italcementi.
I tre fratelli si ritrovano a marzo 1955 con altri due...fratelli. Due cugini. Una bella brigata da mandare a scuola. E’ andata bene. Una laurea,  due diplomi, tre medie dell’obbligo. L’orfano quando arrivano i diciotto anni se ne va in Germania.
La ragazza se n’era già andata a 17 anni a convivere con un giovanotto. Quando se ne sono andati ci hanno salutato, abbracciato, solo il maschio  ha pianto. Ciao e grazie di tutto e via. Più visti: ma pare tutto sommato  fortunati di salute lavoro amori.
Ecco. I due fratelli frequentavano una «pluriclasse» di 32 alunni dentro una «scuola rurale» quando arrivarono anche i due cugini orfani.



















































































































































































































































































































































































































































































































































































che per loro il parto non poteva arrivare prima dei 30 mesi. Hanno vinto i primi, ‘ste peccatori contronatura che già nel 1981 (la data é giusta) praticavano il trapianto di ovuli. Pare non l’avessero detto ne al Papa ne al presidente CEI. Avete letto bene: già nel 1981  nella zootecnia si praticava l’espianto di ovuli fecondati da vacche di alta produttività  (appositamente moltiplicati)  e il successivo trapianto in altre femmine di minore valore. Orribile

Ciascuno di noi ha una sua idea di cosa significhi «fare un figlio» con la propria compagna. Stiamo nel recinto del lecito sennò ci bannano. Il ventaglio di significati -del fare un figlio- è del tutto lecito perchè è un diritto personale. Prima della guerra i figli erano forza lavoro che la famiglia metteva a disposizione del padrone. Già dopo la seconda guerra sarebbero stati il proprio cognome ed anche  il segno di un «altro» futuro. Migliore. Prima quel cognome poteva essere al 50% un nome sulla lapide dei caduti oppure un «angioletto» morto anzitempo e senza una tomba.

Una cosa è sicura. la Repubblica non è stata prolifica nonostante il benessere che ha portato. Adesso l’Italia è fanalino di coda nella natalità europea. Gli italiani non fanno figli, non vogliono i negri, vogliono una pensione di almeno mille euro al mese come minima, vogliono andare in pensione a meno di 60 anni con la mutua del tutto aggratis.

Però siamo generosi. I Bergamaschi hanno pagato 172 mila euro per l’»amatriciana solidale» a vantaggio dei pochi terremotati del centro Italia (chissà  che cifra avrebbero raggiunto col Friuli...).
Gli Italiani hanno versato dodici milioni di euro al 45500. Purchè stiano tutti fuori dalle balle e non rompano troppo. Figli compresi:per inciso.
Sopratutto.






Ecco. I due fratelli frequentavano una «pluriclasse» di 32 alunni dentro una «scuola rurale» quando arrivarono anche i due cugini orfani. In quella pluriclasse c’ero anch’io e quindi partecipavo al gran bordello che erano le lezioni. Andavamo a scuola (elementare) con due libri: di lettura e sussidiario e due quaderni: a righe e quadretti. Era una scuola rurale e quindi non avevamo bisogno della Valle della BioDiversità. Ci bastava gettare l’occhio attorno: era normale lavorare nella nostra privata «valle della biodiversità». La regìa e il lavoro della nostra valle era nelle mani delle mamme: l’orto, il pollaio, il maiale, i conigli erano di competenze della donna di casa e dei figli.
Non ho mai sentito quel padre diventato padre di altri due figli su proposta di due pure importanti estranei lamentarsi come non ho mai sentito i miei genitori sottolineare come positiva o negativa la scelta di quel padre.
Era una cosa naturale per loro come per noi.
Fortunatamente non era nemmeno una cosa eroica perché sentivamo e sapevamo che l’Italia stava migliorando.
Ecco perché l’idea del governo Renzi e della Lorenzin sul Fetility Day mi fa correre a prendere due pastiglie di imodium.




























































































































































































































































































































































































































































































Posso raccontare la storia di una famiglia che conosco bene perché siamo stati vicini di casa per oltre 60 anni. Padre contadino classe 1910 e madre sarta classe 1915. Si sposano il 10 gennaio 1944 alle sette della mattina: il pranzo di nozze è una colazione di latte e polenta in casa della suocera.  Lui arriva tardi al matrimonio per via della guerra e poi coi partigiani di Giustizia e Libertà. Lei arriva tardi per via dell’ipertiroidismo come tutte le donne di quella valle. La prima figlia arriva nel marzo del ‘45. Il secondo figlio nel giugno del ‘47.





 Soprannominato dal padre «Figlio della Repubblica». Nel primo dopoguerra arriva dall’America un farmaco contro l’ipertiroidismo e la moglie si cura. A San Martino del 1953 il proprietario -parroco a Calusco- della terra dove lavoravano come mezzadri gli da l’escomio. Scendono in pianura con la soddisfazione di passare da schiavi a coltivatori diretti  cioè almeno padroni della propria fatica e del proprio lavoro. Soddisfazione: riparte la speranza di aggiungere il terzo figlio che arriva a Natale del 54.

















































































































































































































































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