NUMERO 232 -PAGINA 3 -ASTINO 2016 FLOP



























































































Astino non chiude Mostre e buon cibo fino ad ottobre
L'ex convento. Iniziative e ristorazione nelle cantine
Bombardieri: estate positiva, proposti eventi di qualità
Diana Noris/Eco di Bergamo/ 04 settembre 2016

Con la fine dell'estate Astino non chiude.
Anzi, la sta­gione si allunga, per la prima volta, fino al 31 ottobre.
Niente brindisi di Natale nelle cantine, ma sono in fase di valutazione dei concerti sotto l'albero e una Santa Messa nella chiesa del Santo Sepolcro.
E certo però il programma da qui alla fine di ottobre (quando scadranno le autorizzazioni per la somministrazione). Sarà den­sissimo. con mostre (sui fumetti e sul patrimonio artistico e ar­cheologico dell'ex complesso vallombrosano), concerti, de­gustazioni di birre, vino novello e piatti con i prodotti della terra di Astino.
La ricetta dunque non cambia.
Solo la location per la somministrazione si sposta dal­la grande terrazza alle cantine, sotto le antiche volte che ancora custodiscono le botti. Sarà una stagione da castagne e birra au­tunnale, approfondimenti sulla storia e sulla vita che una volta c'era dentro il complesso val­lombrosano.
E anche fuori.
Per­ché l'opera laboriosa dei frati benedettini ha disegnato le geo­metria dei colli, l'approvvigio­namento idrico della città o an­cora, il tipo di colture, e culture.
Pronto a tagliare il nastro del­la nuova stagione, il presidente della il rilancio del complesso monumentale, ria­
perto, dopo anni di oblio, nel 2015, anno di Expo. Dopo il boom (con numeri da Fondazione Mia Fabio Bombardieri, che si è speso in prima persona per il rilancio del complesso monumentale, ria­perto, dopo anni di oblio, nel 2015, anno di Expo. Dopo il boom (con numeri da capogiro) della prima stagione estiva, il successo è stato confermato: «Siamo soddisfatti di questa stagione, di valore sia dal punto di vista della ristorazione che degli eventi culturali - com­menta-.
Nei giorni scorsi nel re-fettorio c'è stata la lirica, nei prossimi gli eventi continua­no». Qualche correttivo, rispet­to alla prima stagione, è stato fatto. L'offerta culturale è stata meglio inserita nel delicato con­testo dell'ex monastero e della valle, sotto la tutela del Parco dei Colli: Siamo stati molto attenti al tipo di eventi proposti, cercando di mantenere un livello alto -




Gli articoli di L'Eco vanno sempre letti con una speciale lente perché mentre narrano della scoperta dell'America, in realtà raccontano Il Milione. Che va da tutt'altra parte.
Nell'articolo della Marzulli emerge una voce di critica insoddisfazione da parte di uno dei soci della dell'APAP :»Ci vorrà tempo per essere produttivi e l'affitto è un po' elevato, proveremo a ricontrattarlo».
Dopo la tragicomica esperienza dell'anno scorso che fece insorgere quasi tutti gli abitanti della Valle, magari solo un po' egoisti di fronte all'interruzione della quiete cui erano abituati da decenni, oppure la storia della Valle della Biodiversità che sarebbe su un terreno privato e non del Comune o della Fondazione MIA, quest'anno sono arrivati ad Astino le corazzate della ristorazione di Città Alta (e non solo): Mimmo e La Marianna. Dire Mimmo significa Roberto Amaddeo che è capogruppo della Lista Gori in consiglio comunale con una delega speciale per Città Alta.
Dal 14 maggio 2015, giorno di inaugurazione  a fine ottobre, la Valle della Biodiversità è stata visitata da 28.000 persone. L'intero complesso è stato  visitato da circa 80.000 persone.

Quest'anno  saranno state al massimo diecimila. Un flop.
Esaurito il battage pubblicitario collegato con EXPO2015 le scuole e le famiglie hanno dimenticato l'orticello della nonna (alias Valle della Biodiversità); i coltivatori hanno compreso quanto fosse dura la lotta contro la natura; poi sono arrivate nel 2016 puntuali e nemmeno inattese le diverse alluvioni.
Una pessima pubblicità.
Ancora adesso osservando l'aerofotografia IGM 1954 della zona e la sitemazione indotta su Astino ci




Dalle vigne ai lamponi la scommessa é bio
Piccoli produttori: sette realtà riunite in una associazione. "Lavorare qui vuol dire valorizzare il territorio".

Marina  Marzulli/Eco di Bergamo/
04 settembre 2016

II verde in città non è solo il giardino, ma anche l'orto, la vigna, l'uliveto. Un sistema ru­rale urbano - ecologico ma pro­duttivo- è la grande scommessa di Astino, dove sette realtà im­prenditoriali si sono riunite sot­to il nome dell'Associazione pro­duttori agricoli biologici (Apab) della Valle d'Astino.
Per farsi conoscere dalla città l'Apab - in collaborazione con La Valle della Biodiversità e Astino estate 2016 - organizza incontri con degustazioni dei prodotti della valle, nell'ex monastero di Astino (prossimi appuntamenti sabato 10 e 17 settembre). Ieri erano presenti la cooperativa sociale Oikos che coltiva due vigneti, e l'azienda agricola Beatrice Arrigoni, che produce piccoli frutti. A introdurre il tema am­bientale Renato Ferlinghetti, professore dell’Università degli Studi di Bergamo e membro del Consiglio direttivo del Parco dei Colli con una relazione sul tema «La vitivinicoltura nel paesag­gio urbano di Bergamo, tra sto­rie interrotte e innovazione». «Un tempo, quando non c'erano i supermercati, ogni città era an­che campagna. Bergamo, al con­trario di molte altre città, ha sa­puto mantenere il suo sistema rurale urbano», ha spiegato il professore. Questo per una serie di ragioni storiche, come l'edifi­cazione delle Mura venete - che hanno permesso agli orti di arri­vare a lambire la città -, all'illu­minato piano regolatore del do­poguerra, che ha impedito l'edi­ficazione selvaggia nella cintura verde attorno Città Alta.














































































































































































































































































































































































































































































sottolinea Bombardieri -. Le serate in terrazza sono state più in linea con l'ambiente, gli operatori hanno puntato più sulla cena che sul dopo cena, e il pubblico ha apprezzato. C'è sempre stata una musica tran­quilla, le persone si sono godute il paesaggio». Lo stesso approc­cio è stato utilizzato per le nuo­ve proposte. La Fondazione Mia (ente proprietario dell'intero complesso) ha rodato la squadra di imprenditori che hanno animato l'estate, continueranno. 
La società Astino eventi era composta da Mimmo, La Ma­rianna ed Elav (che nei campi attorno ad Astino coltiva il lup­polo) ha già in serbo parecchie sorprese. La proposta legata alla ristorazione sarà però limitata da giovedì a domenica. «Siamo soddisfatti della stagione passa­ta, chi è venuto è tornato spesso, questo ci ha fatto molto piacere - spiega Valentina Ardemagni, presidente della società Astino eventi 2016 -.










































































































































































































Ora stiamo crean­do un calendario ad hoc per le cantine, che durante restate so­no state poco sfruttate. Fortifi­cheremo la proposta, con un al­lestimento più mirato. Faremo serate a tema in collaborazione con alcune case vitivinicole, ol­tre ad alcuni appuntamenti spe­cifici con i prodotti del territorio e della stagione».

Tutti gli spazi dell'ex mona­stero saranno riallestiti con nuove mostre, «le iniziative cul­turali sono molte (vedi articolo sotto, ndr)» annuncia Bombar­dieri. Che quest'anno non deve fare i conti coni residenti imbufaliti a causa degli avventori. L'area di sosta è stata affidata ad un gestore (e non più autogesti­ta) e la gente ha imparato ad «utilizzare» gli spazi di Astino (anche a suon di cartelli posizio­nati dalla stessa Mia, costretta ad indicare regole base, come la raccolta delle deiezioni canine e il divieto di prendere il sole in costume nel chiostro):
«Non ho recepito polemiche da parte dell'ambiente circostante - commenta soddisfatto Bom­bardieri -. Il taglio che siamo riusciti a dare alle attività è stato più consono rispetto al sito, sia come Fondazione che come ge­stione. Abbiamo avuto contro il meteo all'inizio stagione, in più c'è stato anche il problema del tardo avvio per motivi autoriz­zativi e questo ci ha fatto perde­re un partner (il Gigianca, che ha rinunciato in corsa, ndr).





domandiamo il senso del lavoro fatto nel 2015.
Quello che era un quadro di mille particolari adesso è diventato un orticello (in affitto...) e delle coltivazioni industriali. In quella foto si legge una storia che durava almeno da cinque secoli mentre adesso c'è un mix di pseudo vecchio –gli orti della nonna appunto- e delle simil coltivazioni industriali (strane) come il luppolo o le pesche. Il luppolo ad Astino.
Nel 1950 c'erano perlomeno due dozzine di varietà di pere e mele, una  dozzina di varietà di uve, l'uva maritata ai gelsi (spariti dal contesto attuale); il frumento l'orzo e il granoturco (non il mais americano); il trifoglio -in almeno 4-5 varietà- la medica e il loietto. C'erano albicocche e prugne di numerose varietà tutte su selvatico di bianco spino. Un insieme di piante –e lasciamo stare la fauna…- alimentari che oggi vediamo ridotte a meno di un quinto, un sesto, un settimo. Biodiversità? Mah.
C’erano perfino le ... «sincarline» e scommettiamo se qualcuno sa cos’erano. I contadini di allora spellavano le rane vive e le mangiavano (vive)




Ma se un tempo lontano la funzione agricola della città era quella di fornire cibo fresco ai suoi abitanti, ha ancora senso oggi? «Chi sceglie di lavorare qui ad Astino sposa il progetto di va­lorizzazione del territorio che altrimenti sarebbe all'abbando­no e alle terre incolte - risponde Fiorenzo Gervasoni, socio lavo­ratore della cooperativa Oikos -. Noi, dal 2000, abbiamo già vi­gneti biologici a Villa d'Almè, Brembate e Mozzo e dal 2014 ab­biamo piantato 6.000 viti e poi altre 3.700 nella Valle di Astino. Contiamo di essere produttivi in tre-quattro anni. La scelta del biologico paga, ma bisogna ave­re una forte organizzazione per­ché i tempi sono lunghi. Noi co­me cooperativa, oltre che di viti­coltura, ci occupiamo di verde pubblico e di pulizia e diamo la­voro a persone svantaggiate, co­me ex tossicodipendenti o alco­listi. Diversificando il nostro la­voro riusciamo ad andare in pa­ri.

Purtroppo il terreno dove sia­mo noi ad Astino era coltivato a mais con metodi intensivi fino a pochi anni fa, quindi è molto pe­sante, poco fertile. L'erba regna su tutto. Ci vorrà tempo per es­sere produttivi e l'affitto è un po' elevato, proveremo a ricontrat­tarlo. Ma è una scommessa: quando si avranno prodotti di qualità di un certo tipo arriverà la clientela giusta».
La «clientela giusta» è quella a cui puntano tutti i produttori di Astino: il cliente che non si ac­contenta del prodotto del super- mercato ma cerca la produzione di altissima qualità «In questi ultimi anni c'è stato un grande cambiamento culturale - com­menta Beatrice Arrigoni, titola­re dell'omonima azienda pro­duttrice di piccoli frutti -: la gen­te vuole conoscere i produttori, è attenta a dò che consuma. La nostra produzione è sì in città ma nel verde e in un luogo stra­tegico». La famiglia Arrigoni coltivava già lamponi e fragoline a pochi passi dalla Valle, tra via Astino e via Pasqualina, dove i nonni dell'attuale proprietaria avevano comprato dei terreni a inizio '900. «Mi sento parte di Astino e ho sentito la necessità di partecipare in modo attivo al­la sua rinascita - prosegue -.Ab­biamo preso un anno e mezzo fa mezzo ettaro di terreno al limi­tare del bosco dell'Allegrezza e la produzione è eccellente».




































































































































































































































































Ma abbiamo recuperato». Bombar­dieri ha il cuore leggero, perché oltre ad aver risolto il problema con il vicinato, non dovrà lottare per il parcheggio. Che in passa­to, per usare un eufemismo, è stato un grosso problema: «Sia la soluzione tecnica per la rea­lizzazione che le modalità di ge­stione hanno garantito mi anda­mento ottimale - commenta il presidente della Mia -. Ad au­tunno semineremo e il parcheg­gio sarà ancora più verde e me­glio inserito nel contesto».
Il prossimo obiettivo è mar­zo, quando l'ex monastero ria­prirà la sua stagione e quando, confida il presidente Bombar­dieri, «sarà chiuso» l'accordo di programma per il futuro di Asti­no (la scuola di alta hotelleria).
Accordo che verrà sottoscritto da Mia, Comune di Bergamo, Parco dei Colli e Regione Lom­bardia.
Il prossimo obiettivo è mar­zo, quando l'ex monastero ria­prirà la sua stagione e quando, confida il presidente Bombar­dieri, «sarà chiuso» l'accordo di programma per il futuro di Asti­no (la scuola di alta hotelleria). Accordo che verrà sottoscritto da Mia, Comune di Bergamo, Parco dei Colli e Regione Lom­bardia.




























































































































































































































































































































































come cura dell’acidità indotta da un vino «acetoso».
Oltracciò il danno maggiore inferto ad Astino sono state le pesantissime lavorazioni meccaniche indotte per le nuove coltivazioni e i vari lavori edili al di fuori del convento.

Dal danno relativamente ridotto delle precedenti pratiche di monocoltura maidicola (al massimo si faceva una bonifica spargendo generosamente moltissimo letame) che davano origine a una massa verde di non meno di 3-400 quintali di sostanza biologica che veniva asportata si è passati sostanzialmente al deserto. Ogni anno ne viene prodotta un decimo rispetto a prima. Come fosse un niente una variazione di tale portata. E magari si stima sia meglio adesso, con questo  sballo improvviso.
Sono tanti i flop accumulati  nella Valle di Astino e forse è il momento di ripensare un po' le cose.