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VENERDÌ 22 LUGLIO 2016
Un cristiano può picchiare un infedele perché non conosce la Bibbia?
«Cari fratelli di Risposte Cristiane,
avete sentito che cosa è accaduto a due poveri venditori bengalesi
nell'ascolano? Sono stati picchiati da dei nostri ragazzi solo perché
non conoscevano la Bibbia. Ora io mi chiedo: ma come possiamo dirci
migliori di loro se ci comportiamo allo stesso modo? Che cosa ne è
stato del messaggio cristiano nella nuove generazioni? di Nostro
Signore che sulla montagna ci chiedeva di porgere l'altra guancia e di
amare il nostro nemico e pregare per i nostri persecutori, perché non
vi è “merito” nell'amare solo chi ci ama.
Simeone »
Caro fratello in Cristo Simeone, probabilmente abbiamo appreso qualcosa
di sfuggita, ma come potrai ben immaginare noi Illuminati siamo molto
impegnati, e non possiamo quindi dedicare il nostro tempo – concessoci
da Dio qui sulla terra – a fatterelli minori, oberati come siamo da
mille gravosi impegni nel diffondere, grazie alle nostre doti
esegetiche, la parola del Signore. Ultimamente, per esempio, siamo
stati molto impegnati dalla bestemmia del Belotti, quel personaggetto,
usufruitore abusivo di vita – concessagli da Dio –, che presenzia alle
veglie delle sentinelle in piedi in divisa da nazista per accostare
subliminalmente i due movimenti; la cui ultima prodezza è stata punita
con la sola pena pecuniaria, e di soli 100 miseri euro. Forse ti
sconvolgerà apprendere, che solo in 40 paesi al mondo la bestemmia è
punita come reato, e che soltanto in una ventina di questi per legge è
prevista la prigione o la pena capitale!
Ma veniamo ai fatti in questione, che, come ho già detto, non abbiamo
avuto modo di approfondire: che cosa è successo? Un gruppetto di
ragazzi dell'oratorio, certamente ricolmi di amore cristiano, dopo aver
pregato a un'ora di veglia per le vittime di Dacca, si è imbattuto nel
solito capannello abusivo di bengalesi, venditori di rose (a proposito,
avere notato come non appena piove le trasformano subito in ombrellini?
dev'esserci certamente qualcosa di demoniaco), sul lungomare di un
comune marchigiano. Al che, i giovani, già scossi per la tragica
vicenda ancora fresca nella loro memoria, e comprensibilmente risentiti
per il danno che il suddetto gruppo d'abusivi stava arrecando al
tessuto economico della cittadina che li ospitava, hanno pensato bene
di fargli capire che cosa hanno provato i nostri connazionali facendo
recitare loro qualche passo della Bibbia (esattamente come gli
assassini bengalesi hanno chiesto di recitare il Corano, prima di
decidere chi trucidare), memori dell'antico precetto biblico che la
vulgata suole ricordare col celebre «occhio per occhio dente per dente»
(Lv 24, 19-20), dimodoché una volta tornati in patria potessero
raccontare ai propri connazionali che cosa si prova. Che cosa ti dovrei
dire? Tu certamente mi opporrai che hanno preferito seguire una
versione precettistica veterotestamentaria della Legge anziché la sua
(presunta) rinnovazione evangelica (Mt 5,38-39); ma, caro mio, fu
nostro signore Gesù stesso, subito dopo il prologo del discorso della
Montagna, a premettere: «Non pensiate ch'io sia venuto ad abolire la
Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento»
(Mt 5,17), e tale «compimento» non è ancora avvenuto, come tu ed altri
erroneamente intendete, perché Egli stesso subito precisa: «In verità
vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà
neppure un iota o un segno dalla Legge, senza che tutto sia compiuto»
(Mt 5,18), il «compimento» dunque avverrà solo quando saranno «passati
il cielo e la terra», cioè alla fine dei Tempi, con la Sua seconda
venuta, ma fino ad allora la Legge mosaica rimarrà valida e immutata
(«non passerà neppure un iota o un segno
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dalla
Legge», cioè neppure la più piccola parola o virgola verranno
cambiati), e nel frattempo «chi trasgredirà uno solo di questi precetti
[cioè del Vecchio Testamento], anche minimi, e insegnerà agli uomini a
fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli» (Mt
5,19). Tu, caro Simeone, rischi di fare quindi come il Fariseo (Lc
18,9-14) che, fermandosi solo all'aspetto esteriore delle Scritture, si
fossilizza solo sul rispetto formale della Legge, ma non l'adempie in
modo pieno e sostanziale. Quanto poi al seguito della vicenda –
applicabile in questo caso specifico – ricordiamoci che Gesù disse
chiaramente: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla
terra. No, una spada piuttosto! » (Mt 10,34); quindi direi che agli
abusivi bengalesi è andata tutto sommato piuttosto bene, visto che se
la sono cavata solo con qualche contusione ed escoriazione, al
contrario dei nostri connazionali.
Spiace, ovviamente, che la Parola del Signore (da non usare invano,
come il Suo nome) sia stata cagione di contesa, ma come possiamo in
fondo biasimare questi ragazzi per aver chiesto la Bibbia a degli
stranieri, quando lo fanno le stesse istituzioni europee coi nostri
fratelli cristiani che chiedono asilo perché perseguitati dagli
islamici? per altro, mettendoli in seria difficoltà, perché molti di
loro non sanno la Bibbia, non sapendo né leggere né scrivere, o non
avendone mai posseduta una copia. Come te, Simeone, questi burocrati si
basano su aspetti puramente formali, come la conoscenza mnemonica della
Bibbia, per dedurre un requisito di “cristianità”, quando il Cristiano
si riconosce dal rispetto della Legge del Signore: perché il Cristiano
è colui che, come Ezechia, mostrandosi «retto davanti al Signore» (2Cr
31,20-21), lascia che il Signore penetri in sé, aprendo a Lui il
proprio cu-
ore come una porta spalancata. Invece questi signori vogliono farlo
mettendo in dubbio la loro Fede – cosa che ben si guardano da fare coi
mussulmani, chiedendo il Corano –: ma forse questi burocrati non sanno
che noi cristiani siamo i più perseguitati al mondo per motivi di fede
(105mila ogni anno, questo certifica l'Osservatorio della libertà
religiosa della Santa Sede; 45 milioni solo il secolo scorso: più di
tutti i pagani, gli eretici e gli indigeni, bruciati o passati al fil
di spada, dei 19 secoli precedenti!), soprattutto con pretestuose
accuse di blasfemia, laddove per la blasfemia è prevista la pena di
morte.
Comunque, cari fratelli in Cristo, è bene diffidare anche di chi
dimostra una conoscenza eccellente della Bibbia, perché spesso i
migliori conoscitori delle Scritture sono proprio atei e miscredenti,
che lo fanno per mimetizzarsi ed intrufolarsi nei gruppi di fedeli, per
prendere in giro i credenti: citando passaggi a casaccio; o citando
passi antitetici per far credere che anche la Bibbia sia uno zibaldone
di proposizioni da cui poter trarre qualsiasi conclusione, come il
Corano; o per far fare al credente la figura del povero beone,
mostrando una maggiore conoscenza delle Scritture e una maggiore
capacità dialettica con la loro incartapecorita favella.
Eusebio
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