A GUARDARE ALLE COLLINE  25 DICEMBRE 2021

























































Di cosa parliamo in questa pagina.





















IL GOVERNO INCASSA PIU' DI IVA SUGLI AUMENTI ENERGETICI DEGLI OTTO MILIARDI CHE DISTRIBUISCE
Oggi i giornaloni e le tivù danno per scontato che Draghi si sia candidato al Colle e notificano il grosso fastidio dei partiti davanti all’ipotesi. Quello che non hanno colto a mio avviso – ma Draghi l’ha detto esplicitamente-  è che  quando Mattarella avrà concluso il suo mandato, anche Draghi dovrà andarsene qualunque sia il successore di Mattarella visto che questi ha incaricato Draghi alla presidenza del consiglio. L'art. 92 della Costituzione disciplina la formazione del Governo con una formula semplice e concisa: "Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri". Il governo quindi deve ricevere la fiducia di entrambe le Camere. In effetti non c’è un obbligo costituzionale per cui terminando l’incarico del presidente della repubblica debba decadere anche il presidente del consiglio nominato da questi. Nella situazione attuale ci sono due condizioni politiche per cui la fine del mandato  dell’uno consigli politicamente anche la fine del mandato del secondo: mai come in questa occasione la mano ruvida e decisionista di Mattarella ha indotto i partiti alla maxi coalizione che regge il governo Draghi. Mai come in questa situazione quella che per 70 anni era stata la cucina quotidiana dei partiti- assaltare il governo per il potere- è stato  ranzato dall’avvento del covid19.
(...)

L'ENNESIMA BUFALA DEL VERDE PUBBLICO
Quando abbiamo letto l'incarico allo studio GPT di Nusiner e Vegini per la sistemazione del verde pubblico comunale ci siamo detti: finalmente ci siamo. Stavolta siamo in buone mani. Invece abbiamo avuto un abbaglio tremendo.
Chissà per quale motivo nelle aiuole di via Brembo bassa hanno prima di tutto fatto fuori  l'intero filare di quei mostriciattoli che erano i pruni selvatici innestati alla pene di cane e adesso li sostituiranno  con dei  biancospini anche quelli allevati ad alberello boh?!.
La giunta Gamba si appresta a leggerissimi aggiornamenti dei relitti verdi del paese bello da vivere ma anche stavolta c'ha il braccino cortissimo. Forse non ci sono sottomano delle coop-onlus e via cantando capaci dell'impresa. Prevedono di spendere addirittura la somma pazzesca di 45mila euro (progetto escluso) per degli “interventi” nientemeno che in otto posti sostanzialmente su quelle cose indistinte –leggasi: cacatoi per cani- che loro chiamano aiuole e la piantumazione di alcuni alberi caduti o segati (vedi via Brembo).
(....)

IL GIORGETTI ARRABBIATO COI VIROLOGI IN TV
Hanno impiegato quasi due anni –la politica la scienza i giornalisti- per capire che davanti a una pandemia che ha falciato 136mila italiani e di cui non si conosce ancora nulla della sua evoluzione, era necessaria una comunicazione attentamente studiata ed affidata non al primo che passa ma a chi il mestiere lo sa fare.
Non è accaduto e questo per colpa della politica. Non della scienza la cui colpa (forse) è solo quella che davanti a un microfono e una telecamera non si nega mai nessuno.
Ieri il Giorgetti  a palazzo Chigi non appena la cabina di regia sulle misure anti-Covid ha finito di passare in rassegna le nuove restrizioni di Natale da fuori: « Adesso basta, è arrivato il momento di smetterla con l'invasione dei virologi in tv che rischia solo di alimentare confusione e incertezza ». In sostanza — è la tesi del ministro — l'onnipresenza nei talk di immunologi ed esperti a vario titolo, non sempre peraltro d'accordo tra loro, rischia di creare l'effetto opposto a quello desiderato: disorientare se non addirittura spaventare l'opinione pubblica. Ecco perché — esorta Giorgetti — nel rispetto della libertà di espressione e delle regole sull'informazione, sarebbe forse utile diffondere una sorta di “raccomandazione”, valida per tutti i canali pubblici e privati, a usare maggiore cautela. «Inizia a esserci insofferenza nei confronti di chi ha verità in tasca pronte per ogni situazione e stagione. Verità che sono state sistematicamente smentite dai fatti», spiega ai colleghi. In una fase tanto drammatica per il Paese — è la riflessione che il titolare dello Sviluppo economico si augura venga condivisa dal governo — non possono essere lo share e gli ascolti l'unica discriminante nelle scelte degli ospiti in tv quando si parla di pandemia e delle conseguenze sulle persone.
(...)



















































le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!























al 24 dicembre 21








































































































































































































UNA GUIDA NUOVA DI BERGAMO
Due insegnanti del Liceo delle Scienze Umane “Paolina Secco Suardo” di Bergamo, uno di cognome milanese-baggiano-bergamasco ed uno calabrese –qui residenti e insegnanti da oltre tre lustri- hanno scritto una guida della città pubblicata nemmeno due settimane or sono per i lussuosi tipi della Compagnia editoriale Aliberti di Reggio Emilia. Diciamo subito che non è una guida da portare leggere mentre si gira per la città: la si legge meglio seduti comodamente sul sofà. Benchè l'elegantissimo volumetto stampato tutto in bianco nero sia leggermente più grande della guida “Alle porte di Città Alta” di Bailo Cremaschi e Serra costa quasi il 50% ma sicuramente valeva la pena che anche quello venisse stampato e impaginato dai reggiani piuttosto che dai trentini. Non vi sveliamo come hanno messo assieme questa guida perché sarebbe come rivelare il nome dell'assassino nella prima pagina di un giallo mentre possiamo dire che si tratta di una traccia che consentirà di realizzare dei bei filmati.
Divertenti  e assai istruttive (per chi vorrà approfondire) invece tutte le pagine relative ai vari incontri dei cosidetti grandi bergamaschi tra di loro per parlare presentarsi commentare la loro città anche se Bergamo e la Bergamasca non sono proprio “grandi” per  un Tasso un Donizetti un Carrara un Garibaldi (uno scappato di casa che passa da qui per caso) e un papa Giovanni ma SIAMO grandi -lo si coglie proprio leggendo – perché è nel  carattere dei bergamaschi quello di andare dappertutto trafficare con tutti imparare da tutti.
Non è senza significato il fatto che abbiano dimenticato tale Francesco Tadini.
Trattasi quindi di una operazione molto letteraria, classica di un certo modo di fare la storia. Facendo sempre finta che la storia la facciano solo i ricchi e i preti e le relative corti mentre c'era qualcosa di più.
Insomma non un volumetto di piacevole e rapida lettura ma un primo stimola ad approfondire sempre dimenticando le racole dei personaggi e solo presentando le buone opere degli stessi. Perché se eri un popolano morto di sifilide non ti facevano nemmeno il funerale in chiesa mentre se sei Donizetti ti seppelliscono in S. Maria Maggiore

IL GOVERNO INCASSA PIU' DI IVA SUGLI AUMENTI ENERGETICI DEGLI OTTO MILIARDI CHE DISTRIBUISCE
Oggi i giornaloni e le tivù danno per scontato che Draghi si sia candidato al Colle e notificano il grosso fastidio dei partiti davanti all’ipotesi. Quello che non hanno colto a mio avviso – ma Draghi l’ha detto esplicitamente-  è che  quando Mattarella avrà concluso il suo mandato, anche Draghi dovrà andarsene qualunque sia il successore di Mattarella visto che questi ha incaricato Draghi alla presidenza del consiglio. L'art. 92 della Costituzione disciplina la formazione del Governo con una formula semplice e concisa: "Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri". Il governo quindi deve ricevere la fiducia di entrambe le Camere. In effetti non c’è un obbligo costituzionale per cui terminando l’incarico del presidente della repubblica debba decadere anche il presidente del consiglio nominato da questi. Nella situazione attuale ci sono due condizioni politiche per cui la fine del mandato  dell’uno consigli politicamente anche la fine del mandato del secondo: mai come in questa occasione la mano ruvida e decisionista di Mattarella ha indotto i partiti alla maxi coalizione che regge il governo Draghi. Mai come in questa situazione quella che per 70 anni era stata la cucina quotidiana dei partiti- assaltare il governo per il potere- è stato  ranzato dall’avvento del covid19.
Vale a dire: la semi unità nazionale è stata realizzata dal binomio Mattarella-Draghi, il primo nelle vesti di architetto e garante della formula, il secondo realizzatore degli obiettivi.
Qualcosa del genere era accaduto il 17 marzo 1978. I giorni del rapimento dell’on. Moro. Camera e il Senato con procedura d'urgenza espressero la fiducia al monocolore Dc, presieduto da Giulio Andreotti con 569 voti su 630 (votarono a favore anche i "demonazionali"). Per la prima volta, dopo il breve periodo del dopoguerra, il PCI fu nella maggioranza parlamentare che appoggiava il governo.
Quando a fine gennaio 2022 i grandi elettori del PdR si riuniranno in seduta congiunta per la prima votazione –la data sarà comunicata dal presidente della camera Fico il 4 gennaio 2022- è certo che saremo ancora nel mezzo della pandemia col paese sempre sottosopra ben spaventato da giornali televisioni politici scienziati opinionisti che starnazzano bollettini di guerra che sono neanche la decima ventesima parte di un anno prima.
La questione è che i partiti non mollano la presa nonostante la pandemia. Nonostante che il PNRR non sia nemmeno avviato. Nonostante che il Paese faccia finta di crescere chissà quanto quando invece è arrivato al massimo neanche del tutto ai livelli pre covid  ma con alle spalle un debito pubblico spaventoso.  Col di più non solo di dovere contare 150mila morti ma soprattutto avere perso due anni di scuola per l’intera generazione. Senza contare il crollo delle nascite che tutti smentivano finché non sono arrivati i numeri veri.
Vero che di risultati raggiunti dal governo Draghi ce ne sono: la campagna vaccinale è avanzata più rapidamente che nella maggior parte degli altri Paesi; il Pnrr è stato presentato e approvato dalle istituzioni europee; le 51 condizioni per ricevere la prossima rata dei finanziamenti del Recovery plan sono state rispettate (almeno a giudizio del governo). Importanti riforme sono state avviate, molte previste dalle condizioni del Pnrr e altre (formalmente) al di fuori. L’elenco sarebbe lungo: la riforma della giustizia civile, quella della giustizia penale, le semplificazioni necessarie per portare avanti gli investimenti pubblici del Pnrr, la riforma della concorrenza, la riforma fiscale, la riforma degli ammortizzatori sociali. La legge di bilancio è stata presentata e sta passando in parlamento (forse) senza troppi scossoni.
L’anno che verrà sarà difficile per le famiglie. L’inflazione galoppante, dentro e fuori l’Europa, giocherà un brutto scherzo alle tasche degli italiani, ancora alle prese con la quarta ondata della pandemia. In altre parole, aumenti per 11 miliardi derivanti dal caro bollette e dal rialzo dei prezzi. Il dato, impietoso, è contenuto nell’ultima analisi di Confcommercio sugli effetti della ripresa inflazionistica e del caro-bollette sulle famiglie e sulle imprese.
Lo scherzo che il governo Draghi gioca agli Italiani lo si vede dai numeri. Questi dovranno sborsare 11 miliardi in più per la crisi energetica che il governo non ha nemmeno immaginato ma nel contempo predica di restituirne 8: 7 miliardi per ridurre l'Irpef e 1 miliardo per cancellare l'Irap a un milione di piccole imprese e professionisti. Però il governo non dichiara i maggiori incassi sull’IVA derivati dall’aumento dei prezzi dell’energia e correlati.

Quindi quando Mattarella se ne sarà andato e Draghi traslocherà al Colle, questi ha già avvertito che un eventuale nuovo esecutivo dovrebbe godere della stessa maggioranza a sostegno dell’attuale. E inserisce una postilla significativa: «Indipendentemente da chi ci sarà». Poi: «È immaginabile una maggioranza che si spacchi sul presidente della Repubblica e si ricomponga nel sostegno al governo?», ha chiesto Draghi. «È la domanda che dobbiamo farci». La risposta implicita è no.
Traduzione elementare: il successore di Draghi sarà o dovrà essere un Draghi 2 e quindi questo Parlamento se non vuole andare a casa e fare restare l’Italia a secco dei fondi del PNRR meglio si decida. Il problema per Draghi non è il futuro PdR ma il futuro PdC che dovrà essere da lui nominato ma anche indicato dalla larga coalizione attuale.
Possiamo anche pensare (male) che pure Draghi abbia l’ambizione presidenziale (ce l’hanno 60 milioni di Italiani…) ma non mi pare disprezzabile l’idea che alle elezioni del 2023 ci arrivi un governo politico. Vale a dire espresso dai partiti.
Così i partiti dopo avere dovuto incassare a muso duro il niet mazzarelliano a proseguire il mandato, adesso sono stati messi davanti ai rispettivi ricatti e costretti a ripiegare. Col di più che Draghi se come prima nomina a PdC non conosceva i partiti della coalizione, adesso li conosce meglio dei suoi pedalini e quindi con lui c’è poco da pattinare.
Mi pare quindi che tutto sommato le previsioni diano adito a soluzioni possibili. Purtroppo ci sarà un altro maschio alla presidenza della repubblica ed un altro romano, un altro economista, un altro accademico, un altro banchiere, un altro dirigente pubblico. Insomma neanche stavolta una donna laica scienziata non politica di professione.


IL GIORGETTI ARRABBIATO COI VIROLOGI IN TV
Hanno impiegato quasi due anni –la politica la scienza i giornalisti- per capire che davanti a una pandemia che ha falciato 136mila italiani e di cui non si conosce ancora nulla della sua evoluzione, era necessaria una comunicazione attentamente studiata ed affidata non al primo che passa ma a chi il mestiere lo sa fare.
Non è accaduto e questo per colpa della politica. Non della scienza la cui colpa (forse) è solo quella che davanti a un microfono e una telecamera non si nega mai nessuno.
Ieri il Giorgetti  a palazzo Chigi non appena la cabina di regia sulle misure anti-Covid ha finito di passare in rassegna le nuove restrizioni di Natale da fuori: « Adesso basta, è arrivato il momento di smetterla con l'invasione dei virologi in tv che rischia solo di alimentare confusione e incertezza ». In sostanza — è la tesi del ministro — l'onnipresenza nei talk di immunologi ed esperti a vario titolo, non sempre peraltro d'accordo tra loro, rischia di creare l'effetto opposto a quello desiderato: disorientare se non addirittura spaventare l'opinione pubblica. Ecco perché — esorta Giorgetti — nel rispetto della libertà di espressione e delle regole sull'informazione, sarebbe forse utile diffondere una sorta di “raccomandazione”, valida per tutti i canali pubblici e privati, a usare maggiore cautela. «Inizia a esserci insofferenza nei confronti di chi ha verità in tasca pronte per ogni situazione e stagione. Verità che sono state sistematicamente smentite dai fatti», spiega ai colleghi. In una fase tanto drammatica per il Paese — è la riflessione che il titolare dello Sviluppo economico si augura venga condivisa dal governo — non possono essere lo share e gli ascolti l'unica discriminante nelle scelte degli ospiti in tv quando si parla di pandemia e delle conseguenze sulle persone.
Ci siamo: adesso verrà creato il MIN-CUL-COVID. Tragicomico che il ragionamento del Giorgetti sia stato pubblicamente approvato dal Draghi, mentre il coordinatore del Cts, Franco Locatelli, al termine della riunione ha preso Giorgetti da parte per dirgli che sì, effettivamente bisognerebbe far presto qualcosa, che così non si può andare avanti.
Rincorrere i buoi scappati.
Perciò ora è bene dosare le presenze in tv: alla stessa stregua di quel che si è chiesto di fare con i no-vax, di cui i virologi rappresentano la controparte. Un'esigenza che dopo l'Epifania verrà tradotta in una sorta di decalogo a cui sta lavorando il presidente della Commissione di vigilanza Alberto Barachini.
Un atto di indirizzo per invitare la Rai a offrire sul Covid un'informazione corretta, imparziale e contestualizzata. A dividere le opinioni dai fatti e i numeri dalle suggestioni. Ma soprattutto a evitare una «logica da infotainment che dovrebbe essere avulsa dalle reti pubbliche in qualunque situazione, ma in particolare in una situazione come quella pandemica di emergenza nazionale ». È questo il punto chiave: le reti di Stato faranno meglio a «collocare il confronto tra opinioni divergenti in materia di politica sanitaria all'interno delle sole trasmissioni di informazione ». Ossia i Tg e non i talk, che ormai fanno quasi esclusivamente intrattenimento.
Fa un po' sorridere pensare che il problema della commistione tra intrattenimento e notizie sul covid si scopra solo ora alla luce della scarsa professionalità di chi gestisce le televisioni: c'eravamo arrivati pure noi (…) anche se va detto che il Giorgetti è uno dei politici che passa meno sugli schermi tv (chi la fa di mestiere ha capito che il Giorgetti non è affatto gradito al Salvini e quindi meglio non sia troppo presente: non si sa mai…).

L'ENNESIMA BUFALA DEL VERDE PUBBLICO
Quando abbiamo letto l'incarico allo studio GPT di Nusiner e Vegini per la sistemazione del verde pubblico comunale ci siamo detti: finalmente ci siamo. Stavolta siamo in buone mani. Invece abbiamo avuto un abbaglio tremendo.
Chissà per quale motivo nelle aiuole di via Brembo bassa hanno prima di tutto fatto fuori  l'intero filare di quei mostriciattoli che erano i pruni selvatici innestati alla pene di cane e adesso li sostituiranno  con dei  biancospini anche quelli allevati ad alberello boh?!.
La giunta Gamba si appresta a leggerissimi aggiornamenti dei relitti verdi del paese bello da vivere ma anche stavolta c'ha il braccino cortissimo. Forse non ci sono sottomano delle coop-onlus e via cantando capaci dell'impresa. Prevedono di spendere addirittura la somma pazzesca di 45mila euro (progetto escluso) per degli “interventi” nientemeno che in otto posti sostanzialmente su quelle cose indistinte –leggasi: cacatoi per cani- che loro chiamano aiuole e la piantumazione di alcuni alberi caduti o segati (vedi via Brembo).
Quindi  dimenticate i giardini in via Marconi, quelli nei due CVI, quello dietro i palazzi Chiesa e tanto meno l'oasi ecologica (ancora nella crapa della giunta) lungo la pista ciclabile del fiume Brembo.
Non ci si scappa. In tutte ma proprio tutte le opere  della giunta Gamba non si sgarra mai dalla pochezza, dall'OBI style, dal giardinetto della villetta a schiera. Non aspettatevi la mano di uno dei maestri del paesaggio visti all'opera in Città Alta. Qui si va via schisci schisci. Ghe mia i solcc. I solcc invece si trovano per la parrocchia, per gli arredi degli uffici che stanno sull'ombelico della sindaca salvo che poi alla fine pagano a peso d'oro mobilio neanche  rivestito di formica . Quella vera, mica quella cinese. Non parliamo poi dei solcc che hanno speso per  la pista ciclabile lungo fiume: adesso arriverà anche l'archeo- loga che vigilerà sugli scavi nelle discariche. Se c'è da trasandare state certi che il Comune di Curno non bada a spese.
Immaginiamo la fine degli sfigati stamberga lutea in mano ai tecnici del comune di Curno e alle imprese che scelgono per i lavori. Non potrà mancare la lussuosa deschampisa cespitosa e pensate si volessero privare della calamagrostis x acutiflora 'Karl Foerster' o la stipa tenuissima? Speriamo non le rubino dal Brembo.
Dopo decine di appalti per la cura del verde fatti coi piedi e mandati in gara al prezzo più vile possibile, adesso bisogna metterci qualche cerotto. Non c'è scampo. Per darsi una copertura hanno chiamato uno studio di buon livello ma  gli hanno strizzato il portafoglio: tappa i buchi e smamma alla svelta. L'hanno usato come  foglia di fico. E avanti con le capitozzature dappertutto.