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Il 70 per cento degli italiani è analfabeta (legge, guarda, ascolta, ma non capisce)
Mimmo Càndito / La Stampa
10/01/2017
Non è affatto un titolo sparato, per impressionare; anzi, è un titolo
riduttivo rispetto alla realtà, che avvicina la cifra autentica all'80
per cento. E questo vuol dire che tra la gente che abbiamo attorno a
noi, al caffè, negli uffici, nella metropolitana, nel bar, nel negozio
sotto casa, più di 3 di loro su 4 sono analfabeti: sembrano “normali”
anch'essi, discutono con noi, fanno il loro lavoro, parlano di politica
e di sport, sbrigano le loro faccende senza apparenti difficoltà, non
li distinguiamo con alcuna evidenza da quell'unico di loro che non è
analfabeta, e però sono “diversi”.
Quel é questa loro diversità? Che sono incapaci di ricostruire ciò che
hanno appena ascoltato, o letto, o guardato in tv e sul computer. Sono
incapaci! La (relativa) complessità della realtà gli sfugge, colgono
soltanto barlumi, segni netti ma semplici, lampi di parole e di
significati privi tuttavia di organizzazione logica, razionale,
riflessiva. Non sono certamente analfabeti “strumentali”, bene o male
sanno leggere anch'essi e – più o meno – sanno tuttora far di conto
(comunque c'è un 5 per cento della popolazione italiana che ancora oggi
è analfabeta strutturale, “incapace di decifrare qualsivoglia lettera o
cifra”); ma essi sono analfabeti “funzionali”, si trovano cioè in
un'area che sta al di sotto del livello minimo di comprensione nella
lettura o nell'ascolto di un testo di media difficoltà. Hanno perduto
la funzione del comprendere, e spesso – quasi sempre - non se ne
rendono nemmeno conto.
Quando si dice che quella di oggi non è più la civiltà della ragione ma
la civiltà della emozione, si dice anche di questo. E quando Bauman
(morto ieri, grazie a lui per ciò che ci ha dato) diceva che,
indipendentemente da qualsiasi nostro comportamento, ogni cosa é
intessuta in un discorso, anche l'”analfabetismo” sta nel “discorso”.
Cioè disegna un profilo di società nella quale la competenza minima per
individuare una capacità di articolazione del proprio ruolo di
“cittadino” - di soggetto consapevole del proprio ruolo sociale,
disponibile a usare questo ruolo nel pieno controllo della
interrelazione con ogni atto pubblico e privato – questa competenza
appartiene soltanto al 20 per cento dei nostri connazionali.
E' sconcertante, e facciamo fatica ad accettarlo. Ma gli strumenti
scientifici di cui la linguistica si serve per analizzare il rapporto
tra “messaggio” e “comprensione” hanno una evidenza drammatica.
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Sei
volontari che lavoreranno 40 ore in cinque mesi (ben 8 ore al mese) e
riscuoteranno in vouchers 400 euro, vale a dire 300 euro netti. Questo
é una sorta di "simil reddito di cittadinanza" che la giunta Serra ha
scodellato per sei giovani "fortemente motivati a svolgere il servizio"
che NON si " attivino per
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interventi che non siano stati preventivamente programmati e concordati
con il servizio di riferimento" per aiutare i ragazzi delle scuole a
fare i compiti, insegnare ai nonni ad usare cellulare e computer e
ricevere-distribuire modernariato presso LaMiniera.
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Giovani al Servizio!
Servizio civico volontario presso il Comune di Curno
Obiettivi del progetto e partnership
L'Amministrazione comunale desidera valorizzare il volontariato, sia
come impegno singolo, sia di gruppo, in quanto espressione di un
contributo costruttivo alla comunità civile ed allo sviluppo dei
servizi comunali di pubblica utilità. E' inoltre rite-
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L'esperienza
vissuta da ogni volontario contribuirà alla sua crescita personale, che
si concretizzerà affrontando la dimensione emotiva, le dinamiche
relazionali, le relazioni sociali nonché l'inserimento in un'organizza
zione di tipo lavorativo, seppur volontario.
Nell'affidamento dei compiti saranno valorizzate le potenzialità e le
esperienze dei partecipanti, evitando, per quanto possibile, mansioni
ripetitive e standardizzate, in condizioni tutelate ed escludendo la
sostituzione di personale eventualmente dipendente dell'associazione o
dall'ente.
E' previsto un accompagnamen to attraverso un percorso di formazione di due incontri che avrà come obiettivi quelli di:
-Condividere il senso e il significato di un'esperienza di volontariato e di cittadinanza attiva.
-Creare un'occasione di confronto con altri giovani rispetto alla propria esperienza di partecipazione
Modalità di impegno dei volontari
Ai volontari viene richiesto di attenersi alle mansioni indicate e di
rispondere alle richieste dell'ambito in cui viene inserito.
Al volontario sono richiesti oltre ad una forte motivazione a svolgere il servizio:
-Flessibilità oraria
-Disponibilità, in casi eccezionali ad effettuare il servizio in
concomitanza con iniziative di promozione del servizio stesso, anche
eventualmente in giorni festivi o in orario serale;
-Correttezza e puntualità:
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volontario presso il Comu ne di Curno".
Il servizio si svolgerà in partnership con il Centro Servizi
Volontariato di Bergamo che si occuperà dell'accompagnamento alla
progettazione e la formazione per le associazioni coinvolte nel
progetto e per i giovani volontari che vi aderiscono.
Descrizione del progetto
Il progetto "Giovani al Servizio!" si inserisce, supportandole, in
alcune esperienze che il Comune di Curno e diversi soggetti del privato
sociale da anni stanno svolgendo con serietà, costanza e
professionalità.
Nello specifico, ci si propone di promuovere e sostenere servizi che
offrono risposte concrete alla cittadinanza e nel contempo di
valorizzare competenze e capacità di sussidiarietà.
"Giovani al Servizio!" troverà applicazione nei seguenti ambiti:
(VEDI TABELLA QUI SOPRA)
La proposta è rivolta a tutti i ragazzi e le ragazze di età compresa
tra i 18 e i 29 anni, residenti a Curno, che abbiano assolto l'obbligo
scolastico.
Sarà dedicata particolare attenzione alla selezione dei candidati,
privilegiando capacità personali di relazionarsi positivamente e la
motivazione ad apprendere e incrementare laconsapevolezza di sé e della dimensione sociale del territorio.
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eventuali assenze dovranno essere comunicati al proprio responsabile
d'ambito e al referente amministrativo dell'Ufficio Servizi Sociali;
-Rispetto della normativa vigente sulla privacy;
-Divieto di attivare interventi che non siano stati preventivamente programmati e concordati con il servizio di riferimento;
-Obbligo di aggiornare costantemente il servizio di riferimento sugli interventi svolti.
-Impegno a partecipare attivamente al percorso di formazione previsto per gli aderenti al servizio civico comunale.
(Estratto selezionato dalla locandina di presentazione dell'iniziativa comunale.12 gennaio 2017)
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Non
é un problema soltanto italiano. L'evoluzione delle tecnologie
elettroniche e la sostituzione del messaggio letterale con quello
iconico stanno modificando un po' dovunque il livello di comprensione;
ma se le percentuali attribuibili ad altre societá (anche Francia,
Germania, Inghilterra, o anche gli Usa, che non sono affatto il modello
metropolitano del nostro immaginario ma piuttosto un'ampia America
profonda, incolta, ignorante, estremamente provinciale) se anche quelle
societá denunciano incoerenze e ritardi, mai si avvicinano a queste
angosciose latitudini, che appartengono soltanto all'Italia, e alla
Spagna.
Il “discorso” è complesso, e ha radici profonde, sociali e
politiche. Se prendiamo in mano i numeri, con il loro peso che non
ammette ambiguità e approssimazioni, dobbiamo ricordare che nel nostro
paese circa il 25% della popolazione non ha alcun titolo di studio o
ha, al massimo, la licenza della scuola elementare. Non é che la scuola
renda intelligenti, e però fornisce strumenti sempre più raffinati –
quanto più avanti si vada nello studio - per realizzare pienamente le
proprie qualità individuali. Vi sono anche laureati e diplomati che
sono autentiche bestie, e però è molto più probabile trovare “bestie”
tra coloro che laurea e diploma non sanno nemmeno che cosa siano. (La
percentuale dei laureati in Italia, poi, é poco più della metà dei
paesi più sviluppati.)
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per
l'alto linguaggio "engagee" da cui si ricava che codesti bravi
giovini pare siano mandati in missione tra degli incivili -udite udite-
per fare il doposcuola ai ragazzi (e i genitori che sono più
asini dei figli?), insegnare ai nonni a scaricare dalla rete, usare il
cellulare fino alla cura nelLaMiniera per la gestione del modernariato.
L'assessore Gamba e sindaco Serra sicuramente hanno letto anche loro la notizia che riportiamo sulla colonna di sinistra.
L'analfabetismo che affligge giovani e anziani non si "cura" con la
"mission" che avete dato a questi sei bravi giovani. Anche se voi
giustificherete il doposcuola dei ragazzi per favorire l'occupazione
femminile (é anche vero, ma non é del tutto vero) badate che "anche"
moltissimi genitori non sono nemmeno in grado di fare i compiti dei
figli(...); anche se voi fingete di non sapere l'(ab)uso del
cellulare e del computer come mezzo di straniazione piuttosto che di
socializzazione, forse sarebbe meglio che quei sei bravi giovini
venissero impiegati per esempio a leggere agli adulti e anziani
qualche pagina di buoni libri. Leggere a loro e parlare con loro
per capire cosa hanno compreso e cosa ne pensano anziché
rincitrullire tutto il pomeriggio e sera davanti alla televisione
affogati tra delitti e sbarchi di terroristi .
Poi magari qualcuno di loro (anziani) approderà in biblioteca e nel
gruppo di lettura. Gruppo di lettura finalmente presente anche da noi
dopo che era stato suggerito quasi quindici anni or sono...
Pensiamo sia profondamente
DISEDUCATIVO sotto il profilo civico che fare i lavori previsti per
quei giovani quelli debbano essere compensati.
Il volontariato é un dare senza ritorni economici.
Altrimenti è altra cosa. Se pure il comune comincia ad applicare
il compenso per i volontari, si capisce come mai queste feste gli
ospedali siano quasi rimasti senza sangue. Comunque dubitiamo che chi
prende certe decisioni riescano a capire certe cose: altrimenti non
verrebbero loro nemmeno in testa.
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