NUMERO 269 -PAGINA 1- SALVATE IL SOLDATO VOUCHER!






















































Il mondo é rotondo




Salvate il soldato "voucher"!




I tre referendum avanzati dalla CGIL




































La storia precedente sarebbe inutilmente lunga da raccontare e la sintesi finale è che un  bergamasco eredita un gregge di 800 pecore,
sette asini,  quattro muli, 21 capre, sette cani e…. quattro rumeni che assieme al proprietario originale curano gli animali. Oltre una roulotte, un pickup di 18 anni e una fiat punto  primo modello. Una ricchezza inaspettata che complica 



Questo tiro al voucher proprio non ci piace. Vediamo la metà del bicchiere piena anziché quella vuota. L’INPS dice che nel 2015 ben 670mila persone hanno sfruttato al massimo possibile il lavoro pagato coi vouchers in quanto -sempre INPS- hanno riscosso in media 64 vouchers, pari a una cifra di poco inferiore al massimo ammissibile (6400 contro 7000 euro). fossero stati pagati 10 euro l’ora avrebbero lavorato 640 ore che diviso per 40 fanno 16 settimane. Quattro mesi di lavoro in un anno.Poco o pochino se spalmato sui 12 mesi. Questo se tutto sia andato in maniera



La Cgil ha proposto tre referendum abrogativi sulla riforma del lavoro, il cosiddetto jobs act, promossa dal governo di Matteo Renzi e varata con diversi provvedimenti tra il 2014 e il 2015. L'11 gennaio 2017 la corte costituzionale si esprimerà sulla legittimità dei referendum che, se avessero il via libera della consulta, potrebbero svolgersi nella primavera del 2017. I referendum hanno già superato il vaglio della cassazione il 9 dicembre. A differenza del referendum costituzionale che si è svolto il 4 dicembre 2016, queste consultazioni sono abrogative e prevedono un quorum, cioè dovrà andare a votare il 50 per cento più uno degli aventi diritto perché i risultati siano validi. Ecco cosa prevedono i referendum contro il jobs act e perché se ne discute in questi giorni.

I referendum sul jobs act
È definito jobs act un insieme di norme sulla riforma del lavoro approvate tra il 2014 e il 2015. Tra queste ci sono il cosiddetto decreto Poletti (dal nome di Giuliano Poletti, attuale ministro del lavoro e delle politiche sociali) – cioè il decreto legge 34 del 20 marzo 2014 – e la legge 183 del 10 dicembre 2014, che conteneva numerose deleghe da attuare con decreti legislativi, emanati dal governo nel corso del 2015. I cardini della iforma del lavoro sono: il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, la modifica dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, la riforma degli ammortizzatori sociali e dell'indennità di disoccupazione e l'estensione dell'uso dei voucher per la retribuzione del lavoro accessorio.
Nel luglio del 2016 la Cgil, il principale sindacato italiano, ha depositato 3,3 milioni di firme per proporre tre referendum abrogativi che riguardano in particolare la modifica dell'articolo 18 e l'uso dei cosiddetti voucher (buoni lavoro). Un terzo referendum chiede di ripristinare la responsabilità in solido dell'azienda appaltatrice, oltre a quella che prende l'appalto, in caso di violazioni subite dai lavoratori.

I tre quesiti referendari sonoaccompagnati da una proposta di legge d'iniziativa popolare: l'introduzione della carta dei diritti universali del lavoro, che è praticamente la proposta di un nuovo statuto delle lavoratrici e dei lavoratori, messa a punto dal sindacato.





Il ripristino
dell'articolo 18

Il secondo referendum proposto dalla Cgil riguarda il ripristino dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, cioè l'articolo che sancisce il diritto al reintegro da parte del lavoratore licenziato senza una giusta causa. L'articolo 18 fa parte dello statuto dei lavoratori, cioè della legge numero 300 del 20 maggio 1970, che contiene le norme “sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell'attività sindacale nei luoghi di lavoro”.
L'articolo 18, in particolare, regola i licenziamenti che avvengono senza giusta causa e ha subìto una sostanziale modifica nel 2012 con la riforma della ministra del lavoro Elsa Fornero, che complicava l'applicabilità della tutela del reintegro nella maggior parte dei casi di licenziamento che arrivano in tribunale. Il jobs act ha superato definitivamente l'articolo 18 e ha sostituito il diritto al reintegro con un indennizzo economico in caso di licenziamento senza giusta causa.
































































































































































la vita dell'"ereditiero" salvo che ogni anno ci deve mettere almeno 70 euro ogni capo per coprire le spese. Del resto le pecore non le compera nessuno e quindi si potreb bero solo abbattere e cremare (pagando i costi dell'abbatti mento e cremazione). Poi resterebbero disoccupati i rumeni.Poi bisognerebbe vendere asini muli cani capre e… veicoli d'antan. Un caos e delle spese inimmaginabili  nel rispetto delle norme italiane. Si è provato a tentare di reglare le pecore ai rumeni ma non le vogliono.  Finchè la bergamasca  vedeva molti musulmani ospiti più o meno regolari c'era stata un discreto attività di vendita di agnelli che era andata via via scemando man mano che la crisi economica aveva allontanato dal belpaese queste persone.
Le pecore vanno obbligato riamente tosate almeno una volta all'anno e la lana non trova acquirenti e nemmeno si può smaltire clandestina mente.




corretta. In realtà è certo che le ore  pagate coi buoni sono assai di meno delle ore reali come in moltissimi casi un voucher non compensa un’ora di lavoro ma anche  due tre quattro ore. La situazione quindi è caotica  non per colpa del mezzo in se ma dell’uso distorto che ne viene fatto. Anche l’obbligo dell’avviso all’INPS a ridosso dell’inizio lavoro non pare abbia disincentivato il malcostume. Però va visto in maniera positiva che almeno 670mila persone  siano state occupate e se poi ci aggiungiamo il resto del malaffare che l’insieme si trascina  dietro, vuol dire che il Paese comincia a camminare meglio del passato.
Pensiamo che comunque il guasto non stia nel sistema in se ma stia altrove perché immagino che questi buoni non siano utilizzati alla Ducati oppure alla Brembo oppure all’Alenia ma siano  sparsi nella miriade di im-































































































































































































































































































































































































































































































































Adesso la lana viene tosata da dei tosatori rumeni, viene raccolta da della gente di origine sarda e sull'isola c'è una ditta che la lavora e trasforma in pannelli isolanti per l'edilizia. La lana viene consegnata gratuitamente alla ditta che la porta nell'isola e che  mette a disposizione anche i tosatori. Sulla carta tutto è regolare e c'è da sperare che lo sia anche materialmente. Un fatto è certo. Nel comune della  bassa dove staziona d'inverno il gregge c'è una ditta che fabbrica giacche imbottite di poliestere e piumino d'oca. Lavoro per conto terzi. Abbiamo suggerito di  imbottire le giacche coi pannelli di lana (che è comunque pulita sterilizzata agugliata anche se di colore leggermente marrone) anzichè di poliestere. In tre anni il prodotto non è decollato. Il 60% dei piumini venduti sono quelli imbottiti di poliestere, il 25 quelli imbottiti di piuma e piumino  e il restante da lana di pecora. Costi all'origine in proporzione: 10  col poliestere, 25 con la lana e 40 con piuma e piumino. Risposta dei consumatori: “imbottiti ancora con la lana!?”.


Donna di trentacinque anni, famiglia di origini calabresi ma nata in bergamasca, convivente con coetaneo disoccupato, ex metalmeccanica della Indesit di Brembate di Sopra, disoccupata dopo periodo di prova non positivo  al centro commerciale di Mapello. Assunzione con pagamento  coi voucher (1 voucher all'ora) per la pulizia di un compendio immobiliare (appartamenti e studi). Tempi di lavoro previsti in base ai tempi della precedente azienda prima che venissero disabitati circa 100 ore . La ragazza arriva sempre con dieci minuti di ritardo e se ne va con dieci-venti minuti di anticipo. Ad ogni ora fa una sosta di cinque minuti perché lei in fabbrica  faceva così ed aveva questo diritto. Fuma una sigaretta ogni ora ma dal profumo che  resta nell'ambiente assieme al tabacco c'è della marianna. Non ha ben chiaro come si puliscono i pavimenti di legno rispetto a quelli di ceramica. Non usa l'anticalcare perché le crea un'allergia. Non sale sulla  scala per pulire  i vetri e i serramenti perché ci deve essere un'altra persona che assiste nel caso caschi dalla scala. Al termine della prima settimana viene congedata.



-prese del terziario e dell’artigianato, nel mitico «piccolo é bello» dell’ italico canzoniere.
Del resto proprio nel privato sociale che ormai gestisce tutta una serie di servizi  per i comuni, questa prassi è l’unica che consente  di fornire un servizio ininterrotto alla cittadinanza.
Varrebbe la pena di verificare quanto dei piani del diritto allo studio finiscono per pagare gente a vouchers.
Non abbiamo idea di come modificare la normativa vigente per ridurre prossimi a zero gli abusi ma certamente il male dei vouchers sta altrove che non si vuole rimuovere per le mille ragioni della loro necessaria esistenza.
Alla fine della fiera se vuoi andare a Lignano Sabbiadoro in ferie con pensione completa a 35 € pro die, qualcuno che pulisce la tua camera e lavora in cucina dovrà accontentarsi di un voucher per due-tre ore di lavoro.
Se vuoi tre scatole di polpa di pomodoro prodotto italiano a 1,40 euro ci dovrà essere un nero centrafricano che raccoglie i pomodori in campo  e si accontenta di tre voucher per dodici ore pro die: un po’ del cattivo frutto dei voucher arriva anche sulla nostra tavola e nella nostra famiglia.
Ma poi il voucher ti domanda anche che fare delle persone che non sanno lavorare o non vogliono. Ti domanda che fare del cinquantenne che non sa registrare il nome del chiamante col numero sul cellulare.
Ti domanda che fare del muratore che deve smettere di costruire case  di mattoni e calcestruzzo e tondini di ferro e cominciare a montare telai di putrelle e pareti di legno multistrato.
Prima di tutto nel momento in cui va a giudizio l'ammissibilità di un referendum, penso che il governo non debba più mettere mano alla modifica della legge sottoposta al giudizio popolare.
Poi forse una nuova normativa sui vouchers o la loro cancellazione non bastano: se assieme all'acqua sporca gettassimo anche l'infante?




































































































































































































































L'abolizione dei voucher
Il primo referendum presentato dalla Cgil riguarda l'abolizione dei cosiddetti voucher, ossia la retribuzione del lavoro accessorio attraverso dei buoni.

Nel quesito referendario sarà chiesto agli elettori: “Volete l'abrogazione degli articoli 48, 49 e 50 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, recante Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni, a norma dell'art. 1, comma 7, della legge 10 dicembre 2014, n. 183?”.

Il pagamento attraverso i voucher in alcuni tipi di lavori era stato introdotto già nel 2003 per far emergere dall'irregolarità alcune forme di lavoro occasionale come le ripetizioni o le pulizie, ma negli anni ne è stato legittimato l'uso per quasi tutti i tipi di lavoro. Il jobs act ha esteso da cinquemila a settemila euro la cifra netta che è possibile guadagnare in un anno con i voucher. Questo fattore, insieme ad altre misure del jobs act che hanno ridotto altre forme di lavoro precario, ha determinato un aumento dell'uso dei voucher da parte dei datori di lavoro.

Questo incremento ha sollevato parecchie critiche perché è stato giudicato un tentativo di rendere il mercato del lavoro sempre più precario e deregolamentato a scapito dei lavoratori. Secondo alcuni analisti e secondo il sindacato, infatti, molti datori di lavoro usano i voucher per retribuire una parte delle ore di lavoro svolte, pagando in nero il resto delle ore. In questo modo i datori di lavoro si sottrarrebbero ai controlli e alle sanzioni. Secondo gli 'ultimi dati diffusi dall'Inps, l'uso di voucher è aumentato del 32 per cento nei primi dieci mesi del 2016, mentre nei primi dieci mesi del 2015 era aumentato del 67 per cento rispetto allo stesso periodo del 2014.






La riforma si applica ai contratti di lavoro stipulati dopo il 7 marzo 2015 e non riguarda gli statali, come chiarito da una sentenza della corte di cassazione. Il referendum della Cgil propone di abolire il decreto legislativo del 4 marzo 2015 e di fatto ripristinare l'articolo 18.
La responsabilità delle imprese appaltatrici
Il terzo referendum 'chiede labolizione dell'articolo 29 del decreto legislativo
10 settembre 2003, cioè il ripristino della responsabilità dell'azienda appaltatrice, oltre a quella che prende l'appalto, in caso di violazioni subite dai lavoratori, norma che era stata cancellata dalla legge Biagi, in seguito modificata dalla legge Fornero.

Se il referendum fosse approvato sarebbe chiamato a rispondere anche il committente per eventuali violazioni compiute dall'impresa appaltatrice nei confronti del lavoratore. Di conseguenza, l'azienda che appalta sarà tenuta a esercitare un controllo più rigoroso su quella a cui affida un appalto.




















































































































































































































































































































































































































































































































































































http://www.internazionale.it/notizie/2016/12/22/referendum-jobs-act-cgil