NUMERO 267 - PAGINA 2 - E DOPO RENZI?







































































































La relazione di Renzi all'odierna direzione nazionale del PD non mi ha scosso. Troppo politichese.
Troppe parole scontate: anche se ricordare quel che è stato fatto è sempre cosa buona lecita positiva davan-
-ti a quei pochi che scartano tutto dopo avere votato quasi tutto. Peccato che abbia dimenticato i referendum della CGIL che potrebbero attraversare l'arena politica nei prossimi mesi.
Vediamo cosa dicono: uno per cancellare i vou­cher, un altro per tornare all'artico­lo 18 nelle aziende sopra i cinque di­pendenti e un altro ancora per ga­rantire che le imprese subappaltatrici paghino i contributi ai loro dipen­denti. Questi sono gli obiettivi dei referendum abrogativi lanciati dalla Cgil, che ha depositato 3,3 milioni di firme in Cassazione. I quesiti accompagnano la proposta di legge di iniziativa popolare “Carta dei diritti universali del lavoro”, ribattezzata anche “Nuovo statuto delle lavoratrici e dei lavoratori”, messa a punto dallo stesso sindacato.
Peccato che  Renzi non si sia (ancora) accorto che fino a quando sarà vecchio pure lui, nel mondo non ci sarà più traccia di quello «sviluppo» che era stato di suo padre e che ha permesso anche a lui di laurearsi.
Dei nostri padri ed anche di noi.  Fino a un certo punto: circa dieci anni or sono. Ne lui ne i suoi successori governeranno mai più lo «sviluppo». Governeranno la stagnazione.

Globalizzazione. Tra i vari stati lo scambio nell'acquisto di titoli di debito pubblico reciproco è collegato agli scambi  tra i medesimi. Banalmente se un paese vuole che un altro paese
compri dei prodotti suoi, «meglio» che finanzi quel paese acquirente acquistandogli del debito pubblico. In buona sostanza il debito pubblico non ha nessuna utilità per i paesi- ne quelli che lo debbono «vendere» ne per quelli che lo «acquistano».
Vero che ci sono gli interessi da pagare e p.e. un paese poco indebitato pagherà meno interessi rispetto a un paese indebitato ma questo non migliora la ricchezza dei due paesi.



Che è  “il contenuto” che manca a gran parte del sistema produttivo italiano soprattutto per la scarsa scolarizzazione degli industriali. Diciamo: sono piuttosto ignoranti rispetto ai concorrenti tedeschi o francesi.
Infine la polemica sui voucher. Già abbiamo pubblicato  in prima pagina del numero 264 i dati dell'Osservatorio sul Precariato coi numeri dei voucher sbolognati nei primi 9 mesi del 2014


La legge elettorale a collegi uninominali e correzione proporzionale varata nel 1993

Il Mattarellum, 'la legge elettorale rilanciata da Matteo Renzi durante lassemblea nazionale del Pd, è un sistema misto, nato dopo il referendum del 1993 con il quale gli italiani votarono a favore dell'abrogazione del proporzionale. Si passò dunque a un sistema elettorale misto a prevalenza maggioritario: 475 seggi per la Camera e 232 per il Senato assegnati secondo un meccanismo maggioritario a turno unico: viene eletto parlamentare il candidato che riporta la maggioranza relativa dei suffragi nel collegio.
Cosa prevede
Nello specifico, il Mattarellum prevede per la Camera l'elezione del 75% dei deputati con collegi uninominali e il restante 25% con un sistema proporzionale. Per la parte maggioritaria viene eletto il candidato che ottiene più voti. Nel proporzionale, dove non si esprime la preferenza, accedono alla suddivisione dei seggi le liste che hanno raggiunto la soglia di sbarramento del 4%. Prima della ripartizione occorre però applicare il meccanismo dello scorporo, per cui alla lista vengono sottratti i voti ottenuti dal candidato ad essa collegato che ha vinto nel collegio.
Al Senato i tre quarti dei seggi vengono assegnati col sistema maggioritario, in collegi uninominali, a maggioranza semplice e a turno unico. Per il restante quarto dei seggi, si applica il metodo proporzionale.
Il bipolarismo
È quindi un sistema che favorisce il bipolarismo, incentivando però la nascita di coalizioni ampie e di alleanze elettorali che non sempre restano unite fino alla fine della legislatura, così come avvenne nel '94 per il primo governo Berlusconi, sostenuto da una coalizione di centrodestra (il Polo delle Libertà al nord e il Polo del Buon governo al sud), che andava da Forza Italia alla Lega, passando per An fino all'Udc.
La «desistenza»
Il Mattarellum fu anche la legge elettorale con cui vinse il primo governo Prodi, nel 1996, sostenuto da Ulivo (una coalizione che andava dal Pds al Ppi, passando per i Socialisti italiani fino ai Verdi e i Repubblicani e la Rete di Orlando) e Prc di Bertinotti. Fu allora, nel '96, che si applicò il cosiddetto `patto di desistenza´ tra il partito della Rifondazione Comunista e le forze politiche riunite nella coalizione di centrosinistra l'Ulivo. In virtù della desistenza, Rifondazione Comunista non presentò propri candidati in tutti i collegi elettorali e in quelli assegnati, tramite appunto il patto elettorale, al Prc non venne, di conseguenza, presentato il contrassegno dell'Ulivo.

(Fonte: Agi)





























































































































































































































































































(48 milioni) -2015 (81 milioni) e 2016 (109 milioni).
L'opinione del sindacato sui voucher è netta e perfetta mente attendibile: “anziché combattere il lavoro nero, i voucher lo creano. Aiutando a volte ad aggirare le norme: «Se un ispettore va a fare un controllo in una struttura, oggi i proprietari possono mostrare i buoni, magari da due ore, e dire che quel dipendente è lì solo per quel tempo. Salvo poi trattenerlo magari 9 o 10 ore e le altre pagargliele in nero come sempre fatto”.

























































































































































Gli italiani ed anche il resto del mondo occidentale convivranno per i prossimi decenni con la stagnazione.
Gli USA hanno una disoccupazione del 4,9% (giugno 2016) ed una crescita del PIL +2,2% (giugno 2016). Un ameri cano su sette viene defi nito «povero». Cioè: negli USA lavorano tutti ma la ricchezza del paese è ferma.
In Germania a giugno 2016 c'era un tasso di disoccupazione del 4,2% e il PIL +3% stimato per il 2016. In Germania é povero il 15,6% degli 82 milioni di abitanti. In Italia ci consoliamo con una crescita attesa nel 2016 (forse) dell'+0,8% ed una disoccupazione dell'11,4% (agosto 2016). Per favore non tintillate i decimali e i centesimi.
Il 6,1 per cento delle famiglie residenti in Italia si trova in condizione di povertà assoluta, per un totale di 4 milioni e 598 mila persone. La povertà relativa colpisce 2 milioni e 678 mila persone pari al 10,4 per cento delle famiglie residenti.  Creativi italiani! Poveri assoluti e poveri relativi.
Davanti a questi numeri raccolti con una semplice ricerca sui siti ufficiali di statistica mi pare evidente che ci sono tre ordini di problemi che il politichese di Renzi non prende in considerazione.
























































































Applicando però il ragionamento del sindacato si deve concludere che in Italia i numeri del PIL e dell'occupazione sono del tutto errati. Perché dimenticherebbero perlomeno un numero di giornate lavoro da 200 a mille milioni in più . Ed a cascata anche l'evasione fiscale di chi li riceve e di chi li paga.
Epperò questa “esplosione” del numero dei voucher –siano 109 milioni nei primi nove mesi 2016, siano 1.100 mila- indicano due  aspetti. Primo che si lavora più di quel che si vorrebbe far credere. Secondo che il nostro sistema (agricoltura industria artigianato servizi) è maledettamente arretrato.
Gli imprenditori italiani fanno fronte alla stagnazione con l'evasione fiscale e “cinesissando” i rapporti di lavoro.
Hai voglia di parlare di “sviluppo” con questi metodi.
Conclusione.
La relazione di Renzi ha riguardato solo il destino della casta. Renziani e Speranziani mi pare non abbiano idea del mondo all'esterno.



























1 - Abolizione del Senato e creazione di una camera di consultazione Stato-Provincie esclusivamente per via telematica.
2 - Abolizione delle Regioni.
3 - Camera formata da 1 deputato ogni 100.000 voti. Vale a dire se gli italiani votano in 47 milioni ci sarà una Camera di 470 deputati. Se votano 21milioni ci sarà una Camera di 210 deputati.
4 - Vincolo di mandato. Chi cambia casacca decade e viene sostituito dal primo eletto (anche se di minoranza)
5 - Turno unico.
6 - Il candidato si può presentare in un solo collegio di 125.000 elettori.
7 - Premio di maggioranza di 10 deputati alla lista o alla coalizione  col maggior numero di eletti.
8 - Nel caso si rompa una coalizione (che perda la maggioranza di metà + 1) si torna alle urne.
9 - I seggi di minoranza sono attributi proporzionalmente. Sono ammesse le coalizioni  delle minoranze post elezioni. Non partecipano alla spartizione le liste presenti in meno di 20 collegi.
10 - Ogni deputato eletto viene stipendiato con un euro per ogni voto guadagnato ogni anno o frazione di partecipazione alla Camera. Non sono ammessi altri rimborsi. Solo i componenti del governo (PdC, ministri, sottosegretari) hanno diritto ai titoli di viaggio gratuiti in missione).
11 - Il CdA della RAI è composto da 15 componenti nominati in parti uguali da  Governo, Camera, Associazioni dei Consumatori. Il presidente è scelto nel gruppo dei 15.



























































































































































































Lasciamo stare la rappresentazione, la scena, la gestualità dell'insieme.
Uno sguardo alla demografia ci dice che il numero medio di figli per donna negli Stati Uniti è stimato a 2,09. Si tratta di un caso unico di esatto raggiungimento di quello che i demografi chiamano “livello di sostituzione”: le nascite, mantenendo questi livelli, garantirebbero una sostituzione esatta tra le generazioni.
Possiamo fare un confronto con il numero medio di figli per donna dell'Unione Europea, stimato a 1,47.
In Italia il 2015 è stato il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna.  In Germania il tasso di fertilità totale raggiunto nel 2015 in Germania è stato di 1,50 figli per donna. Per le donne con cittadinanza tedesca, il tasso di natalità è aumentato solo leggermente da 1,42 figli per donna nel 2014 a 1,43 figli per donna nel corso dell'anno 2015.
Le donne di nazionalità straniera, hanno significativamente aumentato il contrasto di 1,86 a 1,95 figli per donna, contribuendo così alla crescita del tasso di fecondità totale delle donne in modo significativo.
In parallelo a questa situazione c'è il «mito negativo» del debito pubblico (e privato).
Il debito pubblico resta ancora una palla al piede perché si ragiona ancora con criteri che non tengono conto del'intreccio tra le varie economie nel mondo.


Semmai la riduce.Quello che invece conta assai è il surplus (avanzo commerciale) della bilancia dei pagamenti, perché qui sta la vera ricchezza di una nazione all'interno della globalizzazione. La Germania ha avuto un surplus di 250 miliardi di euro nel 2015 (quasi il 7% del PIL mentre l'Europa lo fissa un massimo del 6%). Nel 2016, grazie alle esportazioni, il Paese raggiungerà un surplus record attorno ai 310 miliardi di dollar. Il surplus tedesco è stato costantemente sopra il 6 per cento del PIL, ma non è stata sempre identica la sua composizione. Rispetto agli anni pre crisi si è praticamente annullato il surplus con i paesi dell'Eurozona, mentre è cresciuto notevolmente con i paesi fuori dalla moneta unica. Questa aumentata capacità di esportare fuori dall'unione monetaria, oltre naturalmente alla maggiore competitività delle industrie tedesche in settori come l'automotive, la meccanica e la chimica, è stata spinta dalla discesa del costo del petrolio e l'abbassamento dei tassi d'interesse favorito dalla Banca centrale europea.
Chiudendo questa lunga parentesi di numeri viene da chiedersi se la ricchezza della Germania  venga più dall'innovazione oppure dalla contrazione dei salari e dei diritti dei lavoratori. La risposta è scontata: innovazione.