NUMERO 265 -PAGINA 3 - L'OCCIDENTE HA DIMENTICATO IL MEDIO ORIENTE IN MANO A PUTIN














































Stefano Monteferri: «Non potremo dire che non sapevamo Ad Aleppo il tracollo dell'Occidente»

Raphaël Glucksmann: «Nel nuovo mondo saranno Putin ed Erdogan a decidere tutto»























































































«Ad Aleppo stiamo assistendo alla riedizione degli orrori di Srebrenica in Bosnia e di Grozny in Cecenia, con una differenza. Questa volta i massacri sono raccontati minuto per minuto, su Twitter, dalle stesse vittime.La distrazione di massa dei nostri governi e delle nostre opinioni



La prima vittima è la verità. Ma ad Aleppo non c'è l'Isis. I terroristi dello Stato islamico sono stati cacciati via da Aleppo. Radendo al suolo una città dove non ci sono terroristi, Putin e Assad fanno del terrorismo di Stato. La nostra guerra contro lo Stato islamicoè giusta e va condotta fino 


L’intesa tra lo zar russo e il raìs siriano esce vincente da Aleppo assediata e martirizzata. L’alleanza Putin- Assad ha distrutto e conquistato quella città consacrata, quando era in piedi, patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
Ha demolito le mura all’ombra delle quali guerreggiò il Saladino. I cronisti al seguito dell’esercito siriano hanno descritto la gioia della popolazione liberata, mentre le esecuzioni



Questa è dunque l’alleanza russo-sciita che sta ultimando la conquista delle rovine di una delle più belle città mediorientali. Risulta invece sconfitto nella battaglia di Aleppo il variegato fronte sunnita anche se non impegnato ufficialmente nei combattimenti. L’Iran sciita, presente sul campo di battaglia, ha sconfitto l’Arabia saudita sunnita non presente direttamente sul campo di battaglia, ma sua grande antagonista in Medio Oriente. L’infortunio più imbarazzante, se non proprio bruciante, l’ha tuttavia subito l’Occidente nel suo insieme. Dalla fine della Guerra fredda, sul piano politico militare come su quello morale, non era mai accaduto niente di simile.
Declassata come superpotenza con l’implosione dell’Unione Sovietica, la Russia ritorna trionfante in Medio Oriente, almeno per il momento, dove un conflitto sta cambiando confini ed equilibri. E la regione conserva la sua importanza, anche se gli Stati Uniti danno l’impressione di considerarla un’incontrollabile area rissosa, con insanabili vizi balcanici, da quando hanno raggiunto l’autonomia energetica e il petrolio mediorientale ha perduto valore. E il loro interesse strategico è rivolto all’Estremo Oriente.




Ha trasformato un assedio interminabile in una vittoria. Il controllo della seconda città siriana non è soltanto l’occupazione di un grande centro abitato: è la conclusione di una battaglia che può cambiare il corso di un conflitto.
La battaglia di Aleppo è cominciata nel 2012 con l’insurrezione di forze animate dal desiderio di liberarsi dal regime degli Assad: prima aveva governato Hafez, il padre arrivato al potere nei primissimi Settanta, e poi gli era succeduto il figlio Bashar. Decenni ritmati da repressioni. Nel Libano occupato dalla Siria di Assad sono stati uccisi più palestinesi che a Gaza e in Cisgordania. Il potere iniziale della famiglia si è basato soprattutto sulla minoranza alawita cui appartiene. È un gruppo religioso derivato dalla corrente sciita dell’Islam. Il clima delle “primavere arabe”, non ancora spente, e i conti che la maggioranza sunnita della società siriana pensava di potere regolare infine con gli Assad per i massacri subiti, furono all’origine della rivolta. Il cui carattere moderato, privo di fanatismo religioso, fu accolto con favore dalle potenze sunnite in funzione anti sciita e da quelle occidentali sensibili alle ambizioni democratiche degli insorti.























































































































































































































































































































































































































































pubbliche è il segno della débâcle dell'Occi -dente, dell'umanesimo,
dell'Europa». Raphaël Glucksmann ha organizzato ieri, con Amnesty International, Médecins du Monde e altre organizzazioni umanitarie, una manifestazione a Parigi in solidarietà con le vittime di Putin e di Bashar Assad in Siria.
Nei primi anni dell'era Internet si diceva «Auschwitz non sarà più possibile perché la verità emergerà subito». In effetti grazie alla rete sappiamo di un massacro in corso, eppure non riusciamo a fermarlo.
«Il merito di Internet e dei social network è quello almeno di toglierci la scusa, non potremo dire “non sapevamo” perché sappiamo tutto e mentre accade. Questo ci responsabilizza e rende l'inazione delle democrazie occidentali ancora più colpevole e difficile da difendere».
È un momento di svolta per l'Occidente?
«Purtroppo sì, mi pare un fiasco umanitario che marcherà le coscienze e la Storia. L'Occidente e l'Europa non hanno voce in capitolo. I nostri migliori dirigenti sono ridotti al ruolo di commentatori: giudicano il crimine invece di provare a impedirlo. L'amministrazione Usa parla di peggiore catastrofe del XXI secolo, ma non è in grado di fare nulla. Nel nuovo mondo Putin e Erdogan decideranno tutto senza di noi, senza badare a diritti umani e leggi internazionali».
Non entra in gioco anche una certa confusione dell'opinione pubblica? Quando si parla di Siria si tende a pensare al luogo dove lo Stato islamico tiene le sue basi. In Francia il nuovo favorito all'Eliseo, François Fillon, ha detto in tv che ci sono due campi in Siria: i terroristi e gli altri, e lui sta con gli altri.
«Ma quel che lui descrive non è la realtà. Gli attentati in Francia hanno fatto vacillare le nostre coscienze, e ormai in nome della lotta al terrorismo tutto è autorizzato.



in fondo. Ma che c'entra no le donne, i bambini e gli uomini di Aleppo?».
Che cosa potrebbero fare i cittadini europei?
«Ognuno si sente impotente e pensa che fare campagne sui social network o scendere in piazza sia ben poca cosa. È una goccia, ma tante gocce potrebbero creare un movimento di opinio ne capace di condizio- nare i politici, per esempio i candidati alle presiden ziali francesi».
Molti chiedono la fine delle sanzioni contro la Russia. «Bisognerebbe fare il contrario e inasprirle, semmai.
Nessuno vuole una Terza guerra mondiale, ma tra scatenare una guerra contro la Russia e il non fare nulla c'è molto in mezzo, e si chiama politica. L'Europa dovrebbe,ora o mai più, trovare una posizione politica forte e unitaria se non vuole ridursi a fare da cagnolino di Putin e Trump.
















































































































































































































































































































































I cauti aiuti iniziali furono subito ridotti o addirittura sospesi, quando arrivarono in Siria i movimenti curdi indipendentisti e soprattutto i gruppi derivanti da Al Qaeda, e poi lo stesso Daesh ( lo Stato islamico), che ha visto nella valle del Tigri e dell’Eufrate il luogo ideale per il califfato terrorista.
Pur condannando il regime di Assad l’insurrezione fu subito sostanzialmente isolata. Il turco Erdogan non tollerò l’azione dei curdi, in particolare del Pkk considerato terrorista, e gli americani evitarono di fornire armi troppo sofisticate ai ribelli del “Libero esercito siriano” per evitare che finissero nelle mani di Daesh. Quando Bashar al Assad fu accusato di usare armi chimiche contro la popolazione civile, Barack Obama fissò una “linea rossa”. Ma non se ne tenne conto. La minaccia non si concretizzò perché l’obiettivo della coalizione animata dagli Stati Uniti era lo Stato islamico, nemico di Assad, il quale diventava obiettivamente quasi un alleato. Comunque qualcuno da non attaccare, da lasciare tra le braccia di Vladimir Putin.

Bernardo Valli
La Repubblica









































































































































































































Per esempio pensando a boicottare i Mondiali di calcio 2018 in Russia, che altrimenti saranno una gigantesca macchina di propaganda al servizio del presidente russo che assieme al suo alleato siriano Bashar Assad sta compiendo il massacro di Aleppo».

Stefano Montefiori
Il Corriere della Sera






deunciate dall’Onu sono rimaste nell’ombra. In lcuni quartieri orientali si combatte ancora, forse per qualche ora o giorno supplementare, a dispetto del cessate il fuoco. Vladimir Putin ha rianimato e porta al successo l’agonizzante e screditato regime di Bashar al Assad. È riuscito in un’impresa azzardata, che sarebbe stata impossibile se l’Occidente non gli avesse lasciato via libera. I prudenti Stati Uniti di Obama, ansiosi di sganciarsi al più presto dalle disastrose spedizioni di Bush jr, si sono impegnati il meno possibile. E comunque la coppia russo-siriana non l’avrebbe spuntata senza l’aiuto determinante degli ayatollah di Teheran, degli hezbollah libanesi e delle altre numerose milizie sciite, irachene e afghane, che hanno fornito forze di terra indispensabili al limitato esercito siriano e all’aviazione russa.



Vladimir Putin cavalca la vittoria con il rischio di essere disarcionato. La guerra in Siria non è infatti conclusa. Ma la conquista di Aleppo lo impone come attore principale in una situazione in cui sono in gioco innumerevoli interessi internazionali. Ha conquistato quel ruolo con il suo apparato militare e diplomatico. Gli strumenti di una vera potenza. Dopo l’Ucraina, con identica spregiudicatezza e abilità, ha sfruttato l’incertezza occidentale.
Ha puntato su un regime come quello di Bashar al Assad, bolso, dato per spacciato fino a qualche mese fa, e giudicato impresentabile per l’uso di gas, di torture, di eccidi contro la sua gente.