NUMERO 263 - PAGINA 4 - LE BUFALE A CURNO
















































































o stravento di fine giugno 2016 ha allagata i locali della nuova e costruenda scuola elementare di via IV Novembre. Leggiamo la prosa aulica:
1 - la direzione lavori interpellata al riguardo dal RUP ha fornito in data 14.10.2016 prot. 13790 una relazione in merito all’accaduto nella quale la direzione lavori ha accertato
la congruità alla normativa vigente della progettazione eseguita ed ai dati pluviometrici;
2 - la direzione lavori ha evidenziato che, nonostante i parametri di progetto adottati fossero stati incrementati con ampi margini cautelativi, l’evento in questione ha avuto sicuramente carattere di eccezionalità;
3 - il Rup ha richiesto parere anche al collaudatore in corso d’opera il quale ha fornito in data 15.10.2016 prot. n. 13855 propria relazione nella quale si ritiene corretto quanto proposto dai progettisti e cioè il potenziamento della rete di raccolta delle acque meteoriche così da evitare che eventi eccezionali arrechino danni ai manufatti della nuova scuola di via Carlinga.
4 - il collaudatore concorda nel potenziamento delle rete esistente in quanto l’eventuale esecuzione di manufatti fognari di potenziamento reti a lavori ultimati, causerebbe un notevole aggravio dei costi dell’intervento medesimo;
Visto che tutto è sarebbe a posto ma l’allagamento c’è stato gli uffici comunali
«determina (no) di approvare, la lettera di invito per l'affidamento del servizio di redazione di un progetto di integrazione delle reti di smaltimento acque della nuova scuola elementare in via Carlinga per le motivazioni meglio evidenziate in premessa, depositata agli atti del Settore»
e siccome chi lavora va pagato, gli stessi uffici




l Comune ha pub blicato e depositato il «Programma Tri -ennale Opere Pubbliche 2017 - 2019 ed elenco annuale 2017 e Programma bien -nale dei beni e servizi 2017-2018".
I cittadini possono prenderne visione sia presso gli uffici e per pochi giorni anche sul sito web del comune. Se vogliono possono fare osservazioni  con l’avvertimento (questo lo diciamo noi) che se non siete della cricca della maggioranza, perderete il vostro tempo a dare suggerimenti. La maggioranza essendo  provvidenzialmente benedetta non ha bisogno di nessun suggerimento: basta da sola.
Peccato che questo «Programma triennale» sia una «sola» che non è sinonimo -nel caso- del «da sola».
Una sola appunto e per capirlo basta confrontare il precedente programma 2016-2018 con nuovo 2017-2019.
La «sola» sta  nel fatto che i comune fanno i conti senza l’oste, vale a dire sperano ardentemente che  gli rientrino qualche pacchetto di oneri di urbanizzazione per realizzare le opere di regime ma puntualmen te «de solcc» proprio non se ne




el 2015 il Comune ha avuto 5,046 milio
ni di entra
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cui 4,871
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tedi cassa.
In effetti abbiamo potuto spendere di più perché abbiamo avuto l’autorizzazione a investire gli oneri accantonati per le nuove elementari ed un finanziamento della regione per la palestra delle stessa scuola.
In questa situazione il comune ha avuto una spesa media per il personale negli anni 2011-2013 di 1,448 milioni mentre per il 2016 ne prevede 1,422 milioni.
La legge consentirebbe al nostro comune di avere 45 dipendenti e ne abbiamo 32 a tempo pieno, 5 part time e quindi  ne mancano 13.
Non facciamo salti di gioia perché con 4,8 milioni di entrate di cassa e 1,4 milioni di spese per il personale si sta su un gommone in piena tempesta.
Perché occorre tener conto di alcuni aspetti:
1 - l’attività di edilizia privata è ferma sostanzialmente da almeno 8 anni
2 - le opere pubbliche di grande rilievo in corso è sostanzialmente una con una miriade di professionis ti privati al suo capezzale .
3 - dal prossimo anno anche la manutenzione e il mantenimento dei beni comuni sarà appaltata ad una ditta esterna
4 - la spesa per la scuola e la socialità sono anch’esse in gran parte a ditte esterne
In buona sostanza il bilancio del comune é già destinato e il comune funziona solo come stazione appaltante della spesa pubblica



opo la vittoria del No si sono sparse notizie di calorosi fes teggiamenti al Cnel redivivo.
Reazioni più sobrie, invece, al Senato. Dove qualcu -no non ha co
munque risparmiato ironie. Maurizio Gasparri, per esempio, ha twittato: «Il Senato c'è, Renzi non c'è più». Niente di più vero. Il Senato c'è e ci sarà sempre, perché il No è soprattutto un salvacondotto perpetuo per Palazzo Madama. Giusta o sbagliata che fosse la riforma, il risultato non può essere che questo. Chi avrà mai la forza di riproporre un sia pur minimo ridimensionamento dei poteri della Camera alta, dopo quello che è successo? E quanti sostengono che ora «si potrà fare una riforma seria» lo sanno benissimo. Il meccanismo della conservazione, in questo Paese resistente a ogni cambiamento, è super collaudato. In un senso come nell'altro. Basterebbe ricordare in che modo si è salvato il ministero dell'Agricoltura dopo che un referendum popolare l'aveva abolito: semplicemente cambiando nome in «ministero delle Politiche agricole e forestali».
O come i rimborsi elettorali siano esplosi proprio dopo un referendum che avrebbe dovuto cancellare il finanziamento pubblico dei partiti.


























































































































































































































































































































































































































































































«determina(no) di dare atto che l'importo complessivo del servizio (di progettazione) a base d'asta è pari a € 8.450,00 oltre contributo 4% e Iva 22% per complessivi € 10.721,36 (...)».
Il che significa che le opere aggiuntive potrebbero costare fino a 80-100.000euro. Una bazzeccola.
Il tutto però va fatto attraverso un incarico professionale che verrà affidato mediante
«gara d'appalto per cottimo fiduciario mediante affidamento diretto tramite la piattaforma e-procurement SINTEL dell'Agenzia Regionale Centrale Acquisti, ai sensi dell'art. 36 comma 2 lettera a) del D.Lgs. 50/2016".
Sperando che non vinca un professionista che abita a 1400km di distanza.

Detto questo che è trascritto dagli atti ufficiali del comune vanno aggiunte alcune riflessioni.
Già durante la visita del cantiere a maggio 2016, in una splendida giornata di sole, avevamo fatto presente (anche in questo blog) come tutti gli spazi esterni alla scuola fossero a livello superiore agli anditi della medesima (tradotto per i professori che l’hanno voluta così: se piove l’acqua entra in classe).
Il problema era immediatamente rilevabile a chiunque sia nella parte dei giardini all’ingresso (più basso della sede stradale di via IV Novembre) che nella


























































































































































































































vedono. E allora certe opere previste "scompaiono" e ne riappaiono altre che ormai s’aggirano da molti anni nel panorama dei lavori pubblici curnesi.

Nella «sola» 2017-2019 dei 2,228 milioni resteranno  i soli 1,250 della scuola  elementare e i 371mila delle manutenzioni (forse... ma non tutti) e per gli anni successivi restano le speranze.
Spiccano sempre comunque le regalie clientelari come il restauro del rudere nel giardino di via Marconi (da assegnare ad una associazione culturale bene ammanigliata al PD).
Non si comprende bene in che consistano quei 250mila euro per la riqualificazione stradale di via IV Novembre se trattasi della nuova area del mercato oppure della sistemazione esterna alla nuova elementare e biblioteca.

































parte del giardino che aggetta verso i gabinetti delle scuole medie.

Così si scopre che oltre alla «creativa» delle finestre delle aule rivolte verso nord per non «scaldare troppo insegnanti ed allievi» ma che obbliga a  fare le lezioni SEMPRE con l’illuminazione artificiale accesa, nessuno ha pensato che porre la quota del pavimento più in basso del terreno e delle strade circostanti «forse» poteva creare qualche guaio non solo in caso di stravento ma anche di interruzione prolungata di fornitura energia elettrica per le pompe.
Probabilmente però l’allagamento potrebbe essere derivato dal fatto che i lavori sono in parte terminati e in parte in esecuzione e quindi  più che probabile che le pompe non fossero in funzione e non esista una vasca di raccolta delle acque piovane (per reirrigazione).

Riassumendo. Le scuole medie subirono a suo tempo lo «scodellamento» dei solai e la causa venne individuata nel fatto che le fornaci stavano passando dall’alimentazione dei forni col gasolio  al metano e quindi la cottura delle «pignatte» dei solai avveniva in tempi troppo rapidi determinando una diversa resistenza all’interno della  stessa pignatta. Le «pignatte» sono dei particolari mattoni forati posti nei solai tra un travetto armato e l’altro.
Quando vennero iniziati i lavori della biblioteca auditorium si seguì il principio di non porre troppi locali interrati perché negli edifici publici spesso la mancanza di vigilanza crea situazioni  drammatiche in casi di straventi vari.
La nuova scuola elementare è allagata alla prova del primo stravento della sua breve esistenza e adesso bisognerà aggiungere altri centomila euro di spesa per non incorrere di nuovo nel medesimo problema.
Non sappiamo se l’idea di ricorrere al cottimo fiduciario sulla piattaforma e-procurement SINTEL dell'Agenzia Regionale Centrale Acquisti -per quanto  corretta_ sia davvero sensata. In un’opera di una accertata complessità questo   bailamme di progettisti «forse» é più un danno che un buon risultato. Basta leggere le autoassoluzioni dei primi 4 punti per capire che alla fine si autoassolvono tutti e la colpa dell’allagamento è del buondio che fa piovere troppo a dispetto delle regole.
Ossignur, prima de fa pioff, ciama  i architecc!













































































































































mentre è in parte importante sguarnito proprio sul lato delle entrate .

Evidente che in questa situazione non ha senso che a fronte di 4,8 milioni di  entrate di cassa si spendano 1,4 di personale (34%).

Fatte tutte le considerazione del caso da parte della giunta e  del revisore dei conti questo suggerisce consente l’assunzione di una persona mediante concorso per 15 ore settimanali e 4 unità per 36 ore settimanali ex mobilità da altri enti.
Facciamo pari e patta. Assumiamo finalmente un responsabile della ragioneria a tempo pieno ed alleggeriamoci di  2-3 persone nell’UUTT e non copriamo il posto di vigile urbano almeno finchè l’Italia non respira.

Comunque a nostro avviso il problema del personale non si risolve ciascuno in casa propria e nemmeno nello scaricare da ente a ente. C’è bisogno che almeno  3-4-5 comuni si uniscano in un comune unico (Valbrembo, Mozzo, Curno, Treviolo, Lallio) e si ristrutturi del tutto l’insieme (anche riducendo il numero dei consiglieri comunali  nel comune unificato).



  




Idem accadrà per le Regioni, luoghi nei quali l'opposizione a ogni cambiamento è ancor più radicata. Vivrà in eterno quell'assurdo titolo V voluto nel 2001 da un centrosinistra in affanno leghista e poi incredibilmente confermato al successivo referendum dai cittadini ignari (come in questo caso) tanto del merito quanto delle conseguenze. Di più. Non solo le Regioni manterranno l'insensata competenza esclusiva su alcune materie quali turismo o energia, ma il voto del 4 dicembre varrà anche per loro come salvacondotto perpetuo nei confronti di qualunque tentativo di riforma futura. I consiglieri regionali, poi, sono finalmente al sicuro: nessuno potrà più imporre loro tetti alle generose buste paga, né vietare i contributi ai gruppi politici consiliari al centro di gravissimi scandali. L'ex commissario alla spending review Roberto Perotti ci ha già mostrato, del resto, con quale abilità i signori consiglieri siano riusciti ad aggirare il tetto alle retribuzioni imposto dal governo di Mario Monti. Che dire infine delle Province? Sopravviveranno anch'esse nei secoli a venire. E quei martiri della democrazia che in Calabria hanno affisso una lapide nella sede della ex Provincia con scolpiti i nomi degli ultimi consiglieri «eletti a suffragio universale», troveranno un motivo di riscatto. Perché oggi nessuno si stupirebbe davanti a una proposta di abrogazione della legge Delrio che facesse tornare nuovamente elettivi quegli incarichi.

Sergio Rizzo/Il Corriere della Sera