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Perdere
col 40% di consensi a fronte un una opposizione fuori del PD dove
nessuno arriva al 25% -forse neanche al 20%- di consensi è una gran
bella soddisfazione. Riconfermare a distanza di un paio d’anni
l’insperabile (allora) risultato delle europee nonostante quella
macelleria che è diventato il PD dall’elezione di Renzi alla
segreteria, non è banalità.
Il toro di Bersani l’ha incornato seppure con la soddisfazione di
garantirsi un’altra tornata in parlamento (che forse era la mira minima
del piacentino e dei suoi colleghi del NO).
Perché volenti o nolenti il partito della nazione di non renziana
creazione adesso l’hanno battezzato le opposizioni. Ed è partito che da
solo, nonostante tutti, ha il 40%.
Coll’Italicum potrebbe farcela a governare da solo.
Chiamala sconfitta.
Perché poi questa sconfitta va letta non solo all’ombra di Montecitorio
ma di Milano o di altre città del nord dove quel 40% cresce fino ad
essere addirittura sopra il 50%.
Come fai a dire ai milanesi - che sono ormai 5, 6 forse 10 regioni che
si mettono insieme ogni giorno- che non rappresentano l’Italia col 35%
del PIL nazionale?
Che poi sarebbe una sconfitta col 40% di consensi NONOSTANTE l’inciucio
obbligato col Cavaliere prima e il governo con la coppia Alfano Verdini
che sono quelli che hanno costretto il Renzia tenere una destra
probabilmente niente affatto gradita dal fiorentino. Ma questa è la
maggioranza che la mezza vittoria o mezza sconfitta di Bersani ha
lasciato all’Italia.
Mai dimenticare da DOVE nasce questo parlamento e questa maggioranza.
L’unico modello di legge elettorale sulla quale potrebbero trovare un
minimo di accordo il 60% dei vincenti è il proporzionale.
Cioè tornare al primo dopoguerra.
Tornare obbligatoriamente al governo delle coalizioni «contro» il 40% del Paese che crea probabilmente il 90% del PIL.
Hai voglia.
Anche perché oltre alle divisioni interne al centrodestra e la lega
bisognerà vedere cosa succede tra i pentastellati, tra chi vuole
restare perennemente all’opposizone e chi ha esigenze entriste al
governo.
Nelle prossime ore e giorni misureremo le reazioni straniere a questo
risultato. Intanto una certezza c’è:in Italia abbiamo una forza
politica bene innervata col 40% di consensi.
Il domani è ancora tutto da verificare e costruire.
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Il
giorno dopo la vittoria del No al referendum sulle riforme, si
analizzano i numeri. Anche nella Bergamasca ha vinto il No con il 55,6%
(il Sì si è fermato al 44,4%). Pochi i Comuni in cui il Sì è risultato
in vantaggio. Il Sì ha vinto in città con il 53% (il fronte del No al
47%). Il Sì ha vinto anche a Bossico (54,4%), Castro (58,6%), Costa
Serina (50,5%), Foppolo (55%), Gorle (52,2%), Gromo (56,1%), Lovere
(53,7%), Mozzo (53,1%), Oltressenda Alta (51%), Oneta (50,9), Piario
(51,5%), Piazzolo (57,4% ), Pontenossa (52,2% ), Riva di Solto (52,4%),
Roncobello (54%),
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Scanzorosciate (53,3%), Valnegra (51,9% ) e Villa d’Ogna (Sì 52,3% ).
Un vero mistero capire questi risultati: magari la popolazione anziana è talmente tanta che...talmente .
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Con
questi risultati nazionali provinciali e comunali, al 99% la
sindaca Serra sarà «incollata» dal PD alla sedia di candidata sindaca
per il 2017 e dopo la spaventosa cazzata della prima variante del PGT,
mandata all’opposizione.
Lei probabilmente immaginava da sindaca un destino più tranquillo come
deputato o consigliere provinciale regionale se non deputata ma destino
tranquillo non lo è proprio stato soprattutto perché alla lunga ha
dimostrato che non ha la stoffa «della sindaca».
Purtroppo TUTTA la politica della giunta Serra-Gamba-Conti é improntata
nel soddisfare i più reconditi bisogni di una popolazione anziana
ricattatrice, tutto sommato ricca, ma anche viziata (si pensi
all’ultima delibera sugli «accompagnatori») mentre l’Italia che ha
votato NO è quella dei giovani senza prospettive che non si accontenta
del link delle offerte di lavorodell’ennesima agenzia interinale o di
uno spazio coworking inventato per occupare un posto altrimenti
invendibile.
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Il
risultato del referendum non apre nemmeno la strada ai simpatizzanti
del NO dentro il PD come un Cavagna (o un Benedetti?) e tanto meno
all’attuale segretario.
Del resto all’orizzonte non ci sono seri contendenti nel
centrodestra, lega e pentastellati (vedi Treviolo...) in grado di
contrastarla. Se ci fossero dovevano già stare nell’agone politico
locale e invece basta dare un’occhiata a quel che appare per sentire il
latte alle ginocchia.
Il giornalista pensionato ex l’Eco ha le sue gatte da pelare nella
vicenda delle nomine bancarie ed è meglio se ne stia defilato
finché le indagini non siano concluse.
Pure l’ingegnere «intercomunale» tra Bonate Martinengo Curno Mapello
non pare facilmente spendibile nonostante gli facciano messe cantate.
Magari a sua insaputa: il personale in piazza con certi gazebi fa scappare la voglia a qualsiasi persona dotata di buonsenso.
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Ormai
non c’é più tempo (da parte della giunta Serra) di una qualche modifica
di programma per raccogliere le esigenze di una parte della
popolazione cui importa zero delLa Miniera, della pista ciclabile verso
l’ospedale (SIC!) delle rotonde sulla via Bergamo ogni 200 metri.
Magari quegli spiritosi neet o semplicemente disoccupati avrebbero
gradito che la giunta Serra manifestasse «maggiore accoglienza»
verso la FreniBrembo o che la «politica» in generale anziché gli
immobiliarsti del Ts1 provvedesse a non fare scappare una TESMEC, una
Bossong, una Quarenghi o una Caliberg.
Magari anziché investire per ampliare il CVI1 privatizzato a fini
clientelari (o di scambio politico elettorale) avrebbero gradito
vedere la biblioteca finita per andarci a studiare anziché essere
costretti ad andare alla Tiraboschi.
Magari gradirebbero avere dei giardini praticabili in cui potersi
sderenare per praticare l’otium anzichè la disoccupazione.
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Pure il segretario forzista non pare spendibile e per i rapporti d’affari col segretario piddino e per la sua irascibilità.
Poi il centrodestra a trazione leghista dovrà fare i conti con qualche lista del fondatore autoesiliato della lega locale.
Tutto questo ambaradan con le finanze del comune ormai privatizzate. Le
scuole ciucciano un tir di euro. Le manutenzioni del beni comuni un
altro paccone. Il sociale vive di molte bricioline distribuite
più per farsi vedere che per vera necessità.
Ormai il comune di Curno, senza più la antica messe di oneri da incassare, ha il bilancio bloccato che può prevede solo tagli.
Insomma nel prossimo quinquennio, chiunque sia sindaco, non troverà grasso che cola.
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