NUMERO 261 - PAGINA 1 - LUNEDI SARA' FINITA























































































La ragione non ha taciuto
Sono convinto che sarà il Sì a vincere, e credo che sia sempre stato in vantaggio sul No, anche quando i sondaggi dicevano il contrario, per la semplice ragione – qui il lettore mi consenta il bisticcio – che non basta aver ragione per aver ragione, anzi, talvolta può addirittura rivelarsi un handicap, e di questo avremo ulteriore conferma lunedì prossimo, con l'approvazione di una riforma costituzionale che non doveva nemmeno essere mai scritta, perché a promuovere un processo che revisiona un terzo della Costituzione non può essere il Governo, e l'input non può esser dato da un Presidente della Repubblica che condiziona la sua rielezione all'impegno che in tal senso dovrà assumersi chi poi egli sceglierà come Presidente del Consiglio, e ad approvare il testo di una riforma costituzionale, che perciò già in nuce è cosa aberrante, non può essere un Parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale,







Sandra Bonsanti e l'educata impossibilità di esporre un pensiero

Milene Mucci /Huffington Post It

Può una trasmissione televisiva e una che in genere ti piace anche, procurare malessere fisico? Evidentemente si dato che è quello provato guardando in prima serata la bullistica performance messa in scena da due ospiti maschili della Gruber nazionale nei confronti di una signora, nei modi e nei fatti, come Sandra Bonsanti.
Insomma, nel giorno della manifestazione contro la violenza sulle donne si è consumata, proprio davanti agli occhi di tante di noi, la raffigurazione plastica di come si possa prevaricare e mettere in difficoltà anche solo con le parole chi, invece, crede proprio nelle parole usate con precisa, rigorosa e limpida intenzione.
Sensazione forte di disagio perché ritengo che arroganza verbale e sarcasmo, giustificati con la finzione di un accalorarsi in una "normale" discussione intellettuale, non siano da meno come forma di violenza nei confronti di chi non sa o non vuole difendersi nella stessa subdola sconcertante modalità Sandra Bonsanti è una signora. È stata una signora ieri sera.







LAMENTI NOIOSI DI GENTE ANZIANA CHE NEANCHE VOSTRA ZIA, SANTO CIELO.
uds:
Più o meno a trent'anni mi sono iscritto a una facoltà umanistica. un po' per via del dai questa soddisfazione ai tuoi genitori, un po' per via che mi piaceva tantissimo l'idea di pagare tasse universitarie ridicolmente alte considerando l'essere giocoforza totalmente non frequentante, e un po' perché vuoi mettere prendere ferie per piangere sui libri gli ultimi due giorni prima dell'esame invece che prenderle per mangiare pringles alla paprika e biraghini guardando telefilm sotto a un plaid fino al raggiungimento del nirvana del fancazzista?



carina, eh, però non è che fosse rachel bilson a.d. 2004. domanda: “qual è stato l'esito della guerra in vietnam?”. la millennial in questione è riuscita a dire, in sequenza e correggendo il tiro a ogni gesto di disperazione del corpo docente, che:
-la guerra in vietnam è stato un trionfo degli stati uniti;
-no, cioè, militarmente no, però nell'opinione pubblica è stato un trionfo degli stati uniti;
-no, nel senso, hanno vinto ma;
-cioè, più una guerra senza vincitori che;
sequenza interrotta dall'assistente con un secco “signorina, gli americani dal vietnam se ne sono andati con una mano davanti e una dietro”, il tutto mentre cercava disperatamente di darle almeno un diciotto.
e fin qua fa ridere perché bon, fai una facoltà umanistica, esame di storia contemporanea, si presuppone che un minimo la politica internazionale ti interessi se non altro per quello che hai scritto nella prima pagina del libretto, ti fanno una domanda la cui risposta è conosciuta da chiunque abbia un televisore a casa, visto che la guerra in vietnam è trattata/nominata in tipo due film americani su cinque di quelli usciti negli ultimi quarant'anni, oltre a essere giusto uno dei momenti chiave della storia del novecento (ultimo coinvolgimento militare diretto e ufficale degli stati uniti in guerra fredda, dopodiché han cambiato atteggiamento per colpa di quello che è successo durante quella guerra, hai detto cazzi eh), e comunque riesci a fare una figura del genere. e già la fiducia nei giovani è quella che è, a questo punto, voglio dire.
in realtà c'è l'epilogo.
giorno dopo, gruppo facebook di facoltà. chiedono “le domande dell'orale di storia contemporanea sono fattibili?”. lei risponde “macché, quello stronzo dell'assistente mi ha chiesto la guerra in vietnam! ma cosa ne so io, ma che domande sono? speriamo che muoia!”. letterale.
23 like.
23.
su un gruppo di un centinaio scarso di persone.
poi uno dice i danni dell'alimentazione dell'ego sui social network a colpi di like, i bei tempi in cui ancora si aveva il pudore di rendersi conto di quando si facevano puttanate. eh.
ora, io lo so che non siete tutti così, che questi sono solo quelli che sgomitano per farsi vedere e quelli a posto stanno tranquilli per i cazzi loro. però, ecco, non è che vi stiano facendo sta grande pubblicità, diciamo.
io non vi dico di picchiarli con un grosso randello, che tanto sapete chi sono.
(ma non vi dico neanche di non)
(in modo puramente ipotetico eh)
e anche per oggi lo sfogo noioso da vecchio trombone del cazzo lo abbiamo fatto, via.
“i bei tempi in cui ancora si aveva il pudore i rendersi conto di quando si facevano puttanate. eh.”
















































































































































































































































































































































































































































































































































































































autorizzato a legiferare in regime di prorogatio al solo fine di assicurare la continuità dello Stato, di certo non a riscrivere le regole sulle quali è fondato.
Il No ha ragione senza neppure dover entrare nel merito delle modifiche che questa riforma intende apportare alla Costituzione, e a entrarci ne acquista ulteriormente, perché è proprio nel merito che essa rivela quanto non fosse affatto necessaria, tanto meno urgente, rivelando che, a dispetto di quanto afferma chi l'ha scritta, non
semplifica affatto il processo legislativo, né ne abbrevia i tempi, né riduce i costi della politica, se non in misura irrisoria, mentre invece di sicuro riduce il peso della sovranità popolare e cancella ogni distinzione tra potere esecutivo e potere legislativo.
È una riforma costituzionale (in realtà, una revisione costituzionale) che non ha visto affatto il concor so ampio e adeguata mente rappresentativo di tutte le forze politiche al le quali fosse stato dato dal voto popolare un esplicito
























































































































































































































































































































































 mandato in tal senso, ma il passivo consenso di un Parlamento di nominati costantemente ricattati dalle segreterie dei partiti, e arriva al vaglio referendario in forza di una formalità procedurale più volte forzata fino al limite della sua rottura, per farsi momento di divisione invece che di condivisione, e solo perché ostinatamente concepita come posta di una scommessa tutta personale.
Ogni ragione è dalla parte del No, ma questo non gli darà ragione, c'è da esserne certi, perché il piano sul quale ragione e torto sono chiamati a confrontarsi – quello del diritto, che poi è il piano dove la logica si fa imperativa – è ormai da tempo devastato dall'ignoranza e dall'arbitrio. E tuttavia occorre spendersi in favore del No, per lasciar traccia che, seppur costretta ad aver torto, la ragione non ha taciuto.

Luigi Castaldi







Quasi sorpresa dalla situazione inconcepibile in un contesto di giornalismo rigoroso nel quale, evidentemente, riteneva di essere ospite. L'archetipo di chi crede ovvie in un confronto intellettuale cose come educazione, rispetto, ma semplicemente l'equilibrio minimo di parità di forze nell'interlocuzione vocale. Non so voi, ma io non ricordo di avere mai visto una tale enorme sproporzione dei rapporti di forza fra invitati nel corso di una competizione elettorale che alla par condicio sarebbe naturalmente votata.
Non interessa qui ora chi fosse per il Si o per il No. La domanda che credo sia da porsi è se si sia definitamente sdoganato una sorta di maschile bullismo televisivo grazie alla narcisistica e piccata reazione di due ospiti in vena di protagonismo a tutti i costi con lo specchietto per le allodole di una posizione "politica". Sinceramente non so. Quello che resta, però, al netto di tutto è il sorriso educato di Sandra Bonsanti.
La sua incredula presenza di fronte a tanta impossibilità di articolare un pensiero nel merito di quello di cui voleva discutere. La sua impotenza davanti a frasi fatte, concetti obsoleti di giovanilismo e rinnovamento spicciolo spacciati come valore assoluti. Una brutta pagina non solo di televisione, una brutta pagina di vita, da vedere e da vivere.
Far tacere una donna irridendo e prevaricandone le parole, contando sulla sua educazione, sulla sua intelligente e composta volontà di esporre il proprio pensiero. Un classico e niente di nuovo su questo fronte lo sappiamo. Credevamo solo, ingenuamente, di essere leggermente un po' più "avanti".








questo mi ha posto in contatto, durante le giornate d'esame del ciclo universitario, con quella buffa specie chiamata millennials. ora, se la mia generazione è composta da indolenti disillusi che non brillano per iniziativa, e manco fanno lo sforzo perché ci han tutti convinto che ormai il futuro ce lo siamo giocati da mò, questi universitari umanisti nati a metà degli anni novanta mostrano invece una considerazione di sé contemporaneamente altissima e del tutto ingiustificata (ai miei tempi si diceva che si credono stocazzo, ma non so come parlano i giovani, che quando mi capitano per radio i rapper moderni faccio fatica a capire i nomi, figuratevi quello che dicono. sfera ebbasta? sul serio? gemitaiz? perché nessuno ha spiegato a gemitaiz che la p e la b sono due lettere diverse?). segue momento simbolo della mia carriera universitaria ad esemplificazione (ce ne sarebbero un altra caterva sul genere, ma del tipo che ha parlato per un'ora e mezzo della sua barca a vela concludendo tre frasi su cinque con motti latini ne parliamo un'altra volta).
sono in coda da un assistente per registrare un voto. storia contemporanea. devo aspettare che l'assistente finisca l'orale di una ragazza.









































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































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