NUMERO 258 - PAGINA 1- VERSO IL 4 DICEMBRE






















































































































Verso il referendum / il retroscena.
Con il NO vincente il premier sarebbe costretto a trattare.
I suoi fedelissimi sono cinquanta
Le correnti dem in sonno fanno già i conti: “con Matteo ko si riapre la Borsa interna”

Giovanna Casadio/La Repubblica







Adottata la 1.a Variante del PGT a Curno
Le minoranze strepitano perchè la giunta  Serra ha scippato il loro mestiere.
Evidente frattura nel CDX-Lega.





















































































































































«Siamo alle simulazioni sul “dopo”». Nei corridoi di Montecitorio e di Palazzo Madama gruppetti di dem ipotizzano già da giorni schemi su come sarà il Pd post-referendum. Perché una cosa è certa: il partito cambierà. Non tanto per immediate scissioni della “ditta” bersaniana , ma perché se vince il No «si riapre la Borsa». A dirlo è stato il ministro Guardasigilli Andrea Orlando, alludendo ai rapporti di forza pro o contro l'ipotesi di elezioni subito che Renzi, a quel punto, potrebbe sottoporre alla direzione e ai gruppi parlamentari. Quanti lo seguiranno?
Nella gran confusione di queste ore, con i sondaggi tutti a favore del No, ripartono infatti le quotazioni delle correnti del partito. Il premier-segretario, se sconfitto, chiamerà a raccolta i dem, ma rischia di accorgersi che i renziani della prima ora non sono più di una cinquantina.
In Transatlantico si fanno calcoli. Quando #Enricostaisereno Letta era ancora in sella e Renzi appena eletto segretario, Bersani poteva contare




Ecco quindi che cresce il peso della corrente di Maurizio Martina e Cesare Damiano, ministro dell'Agricoltura e presidente della commissione Lavoro della Camera. Si chiama “Sinistra è cambiamento” ed è diventata molto attraente, tanto che - partita da 50 deputati e 20 senatori - sta ingrossando le file. Lo stesso Orlando, fondatore dei “Giovani turchi”, è sempre più impegnato in iniziative con Martina. «La “Sinistra per il Sì”, creato in vista del referendum, a cui aderisce Anna Finocchiaro, sarà incubatrice del Pd che verrà», dice Damiano.
Risorgerà la corrente dei lettiani? Francesco Russo,











Levata di scudi "ambientalista" da parte delle dell'opposizione leghista e dell'ex sindaco Gandolfi che ormai rappresenta solo se stesso verso la prima Variante del PGT adottata dalla Giunta Serra. La consigliera ex aennina si é astenuta al momento della votazione. Il consigliere Lega-FI ha votato contrario. Gandolfi se n’è andato all’inizio seduta.

Il quindicennio di governo leghista aveva segnato un intenso processo di varianti in aumento dell'edificabile nel PRG nelle quali si sono scontrate due storiche linee leghiste: quella di favorire le piccole imprese del luogo -costruire poco per massimizzare la rendita adducendo una scusa spendibile della difesa ambientale-  e quella di dare spazio alle grandi operazioni delle immobiliari che consentivano di incassare soldi per le opere di regime. Di opere ne hanno fatte tre: una finita (la tribuna nella palestra) , una mezza finita (il capannone al CVI2), la terza ancora in cantiere (la biblioteca auditorium). Poi qualcuno mormora altro ma si sa che di malelingue é pieno ogni paese: del resto anche i mediatori vanno compensati.
Quando la Lega era al governo di fronte aveva una opposizione che affidava ad un eletto come indipendente nelle liste o del PCI o dei succedanei di CSX. Il quale aveva buon gioco nel non modificare la situazione quando -successivo ai governi leghisti- bastava lucrare i vantaggi  già conseguiti (in termine di incasso dei denari degli oneri: si pensi alla giunta Morelli).
Nella Lega trovava sponda in un assessore di alterne fortune politiche, anch'egli orientato verso un controllo degli investimenti edilizi
che ovviamente finiscono per favorire la











































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































massimizzazione della rendita dei pochi e piccoli operatori fortunati.
Massimizzare la rendita e costruire un brutto paese vanno a braccetto, perché quando manca una "sana" concorrenza, l'offerta manca di qualità.

Facendo un salto all'attualità la Giunta Serra si trova davanti al momento dell'insediamento un PGT nemmeno adottato e una zona commerciale  su via Fermi ed Europa talmente vecchia e obsoleta che -complice anche la crisi- sta decadendo. Li ci sono immobiliaristi che riscuotono affitti da mezzo secolo, operano avendo di mira solo il proprio ombelico  senza  mai fare investimenti dentro e fuori. Il fronte sud sopravvive di riflesso della luce del fronte nord.
La giunta Serra inserisce un piano particolare nel PGT – il TS1- che prevede la ristrutturazione dell'intero comparto. Alla fine della storia -siamo a novembre 2016-   l'assessore Vito Conti della giunta Serra scodella l'idea che per dare un futuro a questa zona bisogna consentire un generosissimo aumento delle volumetrie (sarebbe un +30% circa: 300mila metri cubi) dalla cui vendita saranno ricavati gli euro coi quali i privati provvederanno alla sistemazione urbanistica dell'insieme.Naturalmente a prezzi come quelli normalmente scritti nelle convezioni tra comuni e privati (;-)). Due al posto di uno.

Le minoranze, vista la Variante, levano alti lamenti e si stracciano le vesti per questi incrementi volumetrici.
La reazione puzza lontano un miglio dal momento che queste operazioni stanno più nel DNA speculativo del centrodestra e leghista che in quello del centrosinistra. Senza battere ciglio la fu maggioranza Gandolfi ha approvato mezza dozzina di piani integrati generosissimi per gli operatori inseguita dalle lamentazioni del centrosinistra e adesso che il centrosinistra si  mette a fare... “la destra”,  scoppia il finimondo.

Gandolfi ha dato inchiostro al suo spin doctor, il tenutario deLaLatrina di Curno che ha minacciato:»Gandolfi in più di un'occasione ha scongiurato (in piedi? In ginocchio da lei? Col cilicio attorno al costato? Ci dica!...) la dott.ssa Serra di non indire le sedute di Consiglio nel giovedì, per lui impraticabile, in relazione a impegni di lavoro con altre persone. Il giorno 3 novembre, in cui la variante è stata adottata, cadeva di giovedì. Naturalmente nessuno dice che la dott.ssa Serra abbia indetto la riunione di giovedì a bella posta, né questa né altre volte. Ritengo tuttavia opportuno fare tale precisazione perché qualcuno si è dilettato di scrivere sull'assenteismo di Gandolfi, mentendo nella piena consapevolezza di mentire, e in assenza di argomenti migliori per attaccare il “nemico” del sistema delle famiglie e degli attori del territorio.»

Il testo è balla e un avvertimento. La balla non regge: se Gandolfi fosse un medico del pronto soccorso sarebbe credibile mentre invece nessuno crede a uno che parte alle  21,30 per andare a lavorare a... Milano. L'avvertimento alla Serra: continua così a convocare le riunioni quando io ho la giustificazione (mai dimostrata) di stare assente e così il piano passa. Peccato che i democristiani questi mezzucci ce li hanno insegnati  già mezzo secolo or sono.

Accadrà la solita pantomina: al momento dell'approvazione finale della Variante qualcuno delle minoranze  si asterrà (già fatto…) qualcuno uscirà dall'aula (il giovin leghista)e qualcun altro  sarà assente per “improrogabili” impegni al giovedi sera dopo le 21,30.
Così sperano di salvarsi le palle per prepararsi alla prossima campagna elettorale e il gioco continua in danno dei Curnesi.



























































































































































































































































































































































































































































































































su 120 deputati, che erano l'ago della bilancia nel voto alla Camera, e su una cinquantina di senatori. In questi anni si sono squagliati, attirati dal renzismo. Oggi i bersaniani di “Area riformista” che ha in Roberto Speranza, Pierluigi Bersani e Nico Stumpo le figure di riferimento - sono trenta a Montecitorio, una ventina al Senato. Gianni Cuperlo, leader di “Sinistra dem”, ha 15 parlamentari dalla sua. Rosy Bindi, anche lei tenacemente anti-renziana, ha un seguito di 5-8 parlamentari.
Ma è la resurrezione delle correnti negli ultimi anni “in sonno” e diventate filo renziane, che farà la differenza. Prima tra tutte “Area dem”, il gruppo del ministro ed ex segretario del Pd, Dario Franceschini. Franceschini, uomo delle emergenze, sa come far sentire il suo peso politico e parlamentare. I “suoi” sono circa 50 deputati e 40 senatori. Se si spostano, fanno perdere equilibrio alla barca, saranno il segno che la maggioranza renziana si è frantumata. Va ricordato che il Pd ha 301 deputati e 113 senatori.
Faranno sentire forte la loro voce i “Giovani turchi”, alle ultime primarie del 2013 invecchiano.



































































































































































































































































































senatore, amico di Letta, racconta che le carte si sono mescolate: «Il 6 dicembre ci vedremo a cena, non rispettando antiche correnti, ma nuove sensibilità con Pizzetti, Vaccari, Zanda...». Poi ci sono i15 ex Sel, i 10 ex Scelta civica, Retedem degli ulivisti: il Pd è un puzzle. Una domanda su tutte: i catto renziani di Delrio e Richetti cosa consigliano a Renzi per il “dopo”? Beppe Fioroni con i suoi 30 “popolari” bacchetta: «Sono scaramantico, parlare del “dopo” porta sfiga».