NUMERO 254 -PAGINA 1 - HA VINTO LA RABBIA DEI DIMENTICATI





































































mentre l'establishment di sinistra si becca la botta trumpiana, fossi nella destra forzista e leghista e pentastellata non farei salti di gioia per la vittoria imminente. perchè con un soggetto come il Trump -quando andassero al governo- dovranno confrontarsi loro e quello non pare tipo da concedere grazie alla concorrenza. questo non vuol dire che il problema non toccherà al Renzi. però se le nostre destre inseguono l'idea di isolare nel mondo un paese di 60 milioni di abitanti, possono stare certe che gli USA ci marchieranno a fuoco .



















































In una parola qualcuno gli ha sottratto il futuro ed è qualcosa che non possono perdonare. Sono operai, impiegati, ex manager, contadini, professori, caduti in una condizione comune di spaesamento nella quale non si vogliono riconoscere e da cui voglio­no uscire individualmente.
Come si chiama questa nuova condizione? La politica tradiziona­le non lo sa. Ma mettiamo insieme la grande dimenticanza socia­le in basso e l'impotenza delle élite in alto e vedremo che si sco­perchiano due mondi separati, con un buco enorme tra di loro, un buco di rappresentanza, dunque di politica, infine - diciamo la parola - di democrazia. Quando il lavoro non funziona, e salta­no il ruolo sociale che ne consegue e la coscienza di sé di fronte ai doveri verso la propria famiglia ci si sente abbandonati dalla poli­tica, anzi qualcosa di più.








Poi viene il momento in cui passa un pifferaio che prende a calci il sistema, come vorrebbe fa­re il "forgotten", ma per lui la distanza è troppa, e non ha la forza. Quel tipo - tosto, nuovo, finalmente irrispettoso, capace di dire pane al pane, arrogante come e più di chi ha il potere - lo può fa­re al posto degli individui sconosciuti. Ma lui dice: facciamolo in­sieme, è giunta l'ora. Anzi, prendiamoci tutto, tocca a voi, i dise­redati della rappresentanza, io vi apro la strada. Perché non pro­varci?
Il calcio al sistema è il grado 1 della rappresentanza, dopo lo zero. Risponde a un istinto di sovversione e di antagonismo più che a una domanda di politica e tantomeno di governo. È il ribellismo degli ex, degli spossessati. Che ritengono di aver diritto a un ruo­lo sociale, a un lavoro che corrisponda agli studi,




Bella l'intervista di A. de Angelis a Bersani sulla vittoria di Trump pubblicata oggi sull'Huffington Post Italia. Bersani è il segretario PD che smacchiava il giaguaro a pochi mesi dalle elezioni che avrebbero dato la mezza vittoria al PD con le tragicomiche conseguenze successive fino all'avvento del governo Renzi con tutto lo sconvolgimento accaduto nel frattempo nel centrodestra e  la crescita del movimento 5S. Bersani nella sua storia ha dimostrato di sapere fare abbastanza bene le liberalizzazioni: dai 3 postini diversi che passano tre volte nella stessa via (pagati a voucher) agli operatori telefonici o energetici senza rete e produzione per concludere coi bar trasformati tutti in ristorante o la marea di B&B (9:10 abusivi
Oggi nella sua potente intervista ci avverte che “Trump parla anche a noi, basta col frou frou blairiano, Sanders avrebbe vinto”. Lasciamo stare l'ultima previsione che sono come quelle meteo.
Ci piace moltissimo la battuta “basta col frou frou blairiano” come ci è piaciuta quella della “mucca in corridoio” nella videointervista rilasciata a Repubblica. Si vede che ha fatto il classico ed è laureato in filosofia.
Metterci a criticare Renzi come metterci a lodarne la politica vuol dire criticare o lodare anche un Alfano o un simpaticissimo Verdini.Non abbiamo a portata di mano l'immodium: per perdere tempo sappiamo trovare di meglio.



Forgotten men". Sono le prime parole che Donald Trump ha pronunciato da presidente eletto, per dire che uomini e donne "dimenticati" d'America non saranno dimenticati mai più. Istintiva­mente, scientificamente, Trump ha evocato davanti alle telecamere di tutto il mondo la sua costituency reale, quel soggetto politico anonimo e in gran parte sommerso, quindi sconosciuto perché senza voce e senza volto che lo ha preso dal ruolo di outsider e lo ha portato fin dentro la
Casa Bianca. Non l'establishment, non il mondo, non il partito, non il Paese. Uomini e donne, singole persone "dimen­ticate". Il “forgotten man", potremmo dire, è il nuovo Dio sconosciuto d'America che Trump fa uscire dal buio del mi­sconoscimento e porta alla ribalta, suonando la campana del riscatto.
Ma quella campana, attenzione, suona per noi.
Non c'è alcun dubbio che il pensiero democratico classico sta andando in 
































































































































































































































































































































































































































































































Giustamente Bersani ci ricorda nella sua intervista che “Trump lo hanno votato gli operai, i lavoratori perché magari Obama ha salvato la fabbrica ma non hanno certezze che la fabbrica non vada in Cina” chiunque ha notizia che lo stesso è accaduto proprio anche coi governi di centrosinistra quando Bersani aveva il potere e Renzi era uno sconosciuto toscano. Bisognerà avvertire Bersani che almeno l'80% dell'abbigliamento di cui sono vestiti gli italiani (ed anche gli operai che hanno votato Trump)  non è prodotto in Italia e nemmeno nell'Ue. Bisogna ricordare a Bersani (e Dalema) che dalle parti di Siena i loro scherani hanno combinato dei grossi guai. Bisognerà avvertire  Bersani  di quella “vil razza di dannati” che sono gli esodati – frou frou anche loro!- creati da un governo Monti coi voti di Bersani  ma non con quelli di Renzi.
A Bersani e Dalema potremmo ricordare mafia capitale e lo strazio del PD romano e laziale e campano ?.
Vogliamo ricordare la sberla che i torinesi hanno dato a Fassino e al PD piemontese che avevano occupato tutte le fessure della politica e della società fino al casotto della Mostra del Libro oppure quello del Grinzane Cavour?.
La mucca era in corridoio anche allora e lui non ne sentiva ne il rumore ne la puzza. Già allora gli operai votavano Lega e Forza Italia e non è che Bersani e Dalema c'abbiano dato una svolta. L'unica ce la data Prodi ma poi uno dei due l'ha segato due volte.
Ma la frase di Bersani sul “frou frou blairiano” ci porta inevitabilmente alla cucina nostrana, all'azione della giunta Serra che sebbene travestita da “lista arancione” ha avuto come candidato la Serra, massimo dirigente del PD provinciale.
Tutta l'azione della giunta Serra richiama il frou frou. Le più eclatanti (meno male meno costose) sono LaMiniera, l'auto ibrida e la ciclopedonale  fino all'ospedale (questa davvero fichissima ma piuttosto costosetta!). Vogliamo dimenticare la bicicletta esibita come un trofeo quando a Curno c'era già una fabbrica prima che lei arrivasse?
Non meno frou frou la comparsa
ta con Vera Baboun prima sindaca donna di Gerusalemme (argomento su cui altri si sono dilungati "ad cazzum".
Ma anche la nuova scuola elementare è un bel modello di frou frou, disegnata dalle mani delle insegnanti: stupenda idea la vasca da bagno in bella vista sull'ingresso.


























































































































































































































































































































































































a un'occasione o almeno a una rivincita, al limite una rivalsa.
Il voto è un rifugio di disagio, di rancore, di pretese più che di diritti, uno sfogo piutto­sto che una scelta. Intanto diamo il calcio al tavolo del comando. Cosa ci sarà dopo il calcio? Nessuno lo chiede, le proposte del pif­feraio non sono mantenibili, la rabbia
fatica a trasformarsi in go­verno. Ma intanto rovesciamo il tavolo e godiamoci lo spettacolo, poi si vedrà.
Trump nasce dunque dal vuoto che noi abbiamo creato, parlan­do di Paese - com'è giusto fare - ma non anche di lui, il dimenti­cato. Trump è andato a prenderlo sul divano, dove noi ci rasse­gnavamo a lasciarlo, scontando un calo di partecipazione ad ogni elezione, un calo di entusiasmo ad ogni comizio, un calo di autenticità ad ogni discorso in tv. In un'alchimia tragica, trasfor­ma in destra reale - mai così realizzata - quelle solitudini sparse, quelle rabbie disperse, quel disincanto democratico che non sia­mo stati capaci di riunire e che dovevano interpellare la politica con la maiuscola, i grandi partiti storici proprio in nome delle lo­ro tradizioni: la sinistra per prima, perché si tratta di fragilità al­la deriva, e di deficit di rappresentanza.











minoranza nel mondo in cui viviamo. Crede­vamo che dopo aver suturato le ferite totalitarie del '900, lademocrazia vincitrice si affacciasse al nuovo secolo come l'unica religione superstite, dunque egemone. Prima il rifiuto delle primavere arabe di compiersi secondo i nostri dise­gni desiderosi di stabilità e sicurezza, poi l'aggressione del jihadismo islamista assassino che attacca proprio il tempo e lo spazio della banalità democratica quotidiana nelle nostre vite, ci hanno fatto capi re che ciò a cui attribuiamo un valore universale ha un perimetro e un limite che sono esclusivamente occidentali. Ma la vera sorpresa è dentro quel perimetro. Perché stiamo corrodendo la democrazia dall'inter­no, la stiamo consumando rendendola inabile, addirittura impotente, certamente estenuata.
Come fosse una creatura del Novecento, che non riesce ad
































































































































































































































































































































































































































































Ci gireranno dei serial.
Perché è proprio nella mancanza di fondo, nella leggerezza, nella superficialità con cui (anche la Serra) prende le cose che vi si trova quel frou frou che Bersani rimprovera a Renzi. Il frou frou lo si trova nel suo prendere il paese come un quartiere della città. Lo si coglie nel distacco con la FreniBrembo. Nel “menefrego”  sulle scuole materne tanto ci sono quelle private: basta darci soldi (meno che altrove) e che si accontentino.

La sindaca Serra  prenda l'avvertimento di Bersani  molto sul serio perché sebbene venga da un politico che dimentica il proprio passato, non è affatto sbagliato.





attraversare la dogana del secolo con il bagaglio dei suoi valori intatti.
L'uomo dimenticato é in mezzo a noi, lo conosciamo ogni giorno, ma non lo vediamo perché non è un soggetto politico. E qui c'è la grande questione che sta dietro il risultato americano, e riguarda tutti noi: perché quel "forgotten man" non è rappresentato.
Non è necessariamente un povero, piuttosto si sente un espro­priato.
Gli hanno tolto qualcosa, non sa dove e quando, ma crede di sapere chi lo ha fatto: l'élite, quell'insieme di vip ( la parola più orrenda degli ultimi decenni, che conteneva già tutto quel che ci sarebbe successo ), di istituzioni, di politica, banche, affari, orga­nismi internazionali, agenzie di rating, governi, media, merca­ti, esperti, professori e intellettuali.
Un mondo della competen­za e dell'esperienza - come Hillary Clinton - che sta oltre il pon­te levatoio, oltre il fossato che divide chi ce l'ha fatta dagli altri. Un mondo che sa tutto, ma per sé, non per tutti.
Non è un istinto di classe, quello dei "forgotten", perché non han­no sentimenti e interessi di classe, né politici o tantomeno ideolo­gici: vivono dispersi, con frustrazioni individuali e paure perso­nali che faticano a sommarsi e certo non riescono a raccogliersi in una forma visibile di rappresentanza. Hanno perso il lavoro, in America lo hanno in buona parte ritrovato (in Italia no) ma la loro vita ha fatto un giro, hanno sperimentato un precipizio so­ciale che ha invertito le aspettative di progresso, di crescita, di poter proiettare i figli in una condizione migliore della loro.


































































































































































































Ci si sente fuori: respinti.
Questa è la grande novità della fase, la trasformazione delle disuguaglianze (che una democrazia sconta al suo interno e compensa con gli ammortizzatori sociali e civili ) in esclusione. Che genera solitudi­ne, abbandono, risentimento, rabbia, e infine propensione al ri­fiuto.
A che cosa serve, dicono i "forgotten", tutta quella competenza e quell'esperienza di cui abbiamo parlato prima, tutto quel sapere e quella scienza e tecnica di gestione di sistemi complessi, se poi la governance complessiva delle nostre società democratiche non riesce a vedermi, a occuparsi di me, a farmi sentire rappre­sentato? Prima scatta il disimpegno da ogni scelta civica, si resta sul divano il giorno del voto, si cambia canale, tanto come dice Bauman "la posta è così bassa" che votare o non votare è uguale, votare l'uno o l'altro è la stessa cosa, perchè per le mie condizioni concrete di vita non cambia nulla.







Adesso lo sappiamo. Abbiamo un dovere nei confronti di queste persone, oggi certamente rappresentate dal quarantacinquesimo presidente, e probabilmente ingannate. Abbiamo un dovere drammatico nei confronti della democrazia, dopo aver toccato con mano quant'è fragile, così esposta come non è mai stata.

Ezio Mauro
La Repubblica
10 novembre 2016





















































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































http://www.huffingtonpost.it/2016/11/09/trump-elezioni-americane-_n_12881068.html?utm_hp_ref=italy





http://video.repubblica.it/videoforum/riforme-videoforum-con-pier-luigi-bersani-l-integrale/257891/258169