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Italiani all’estero: 107mila espatriati nel 2015, i giovani sono sempre di più.
Rispetto all’anno precedente a iscriversi all’Anagrafe degli italiani
residenti all’estero (Aire) sono state 6.232 persone in più (incremento
del 6,2%). Se ne vanno soprattutto i giovani tra i 18 e i 34 anni
(39.410, il 36,7%). Mattarella: «Segno d’impoverimento»
di Alessandro Fulloni
Via dall’Italia, sempre di più.
Tantissimi i giovani, quelli maggiormente preparati. Sono 107.529 i
connazionali espatriati nel 2015. Rispetto all’anno precedente a
iscriversi all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) sono
state 6.232 persone in più, per un incremento del 6,2%. Hanno fatto le
valige soprattutto i giovani tra i 18 e i 34 anni (39.410, il 36,7%);
la meta preferita è stata la Germania (16.568), mentre Lombardia
(20.088) e Veneto (10.374) sono le principali regioni di emigrazione.
Lo rileva il
rapporto «Italiani nel mondo 2016» presentato giovedì a Roma
dalla Fondazione Migrantes. Cifre riguardo le quali è intervenuto anche
il Capo dello Stato Mattarella per il quale «i nostri giovani devono
poter andare liberamente all’estero, così come devono poter tornare a
lavorare in Italia, se lo desiderano, e riportare nella nostra società
le conoscenze e le professionalità maturate».
Sempre di più all’estero
Insomma, la foto di gruppo è questa: aumentano gli italiani residenti
all’estero. Al primo gennaio 2016 sono più di 4,8 milioni (4.811.163),
con una crescita del 3,7% rispetto l’anno precedente (+174.516 unità).
Dal 2006 al 2016 la mobilità italiana è aumentata del 54,9%: dieci anni
fa i connazionali residenti in terra straniera erano poco più di 3
milioni. L’incremento - si legge nel rapporto - in valore assoluto ha
riguardato tutti i continenti e tutti gli Stati soprattutto quelli che
accolgono le comunità più numerose di italiani come Argentina, Germania
e Svizzera. Tuttavia le variazioni più significative degli ultimi 11
anni hanno riguardato la Spagna (+155,2%) e il Brasile (+151,2%). A
oggi oltre la metà dei cittadini all’estero (53,8%) risiede in Europa
(oltre 2,5 milioni), mentre il 40,6% in America. Il 50,8% è originario
del Sud Italia. Le donne sono il 48,1%.
Mattarella: «Italiani migranti talvolta segno d’impoverimento»
Per il Capo di Stato «la mobilità dei giovani italiani verso altri
Paesi dell’Europa e del mondo è una grande opportunità, che dobbiamo
favorire, e anzi rendere sempre più proficua. Che le porte siano aperte
è condizione di sviluppo, di cooperazione, di pace, di giustizia.
Dobbiamo fare in modo che ci sia equilibrio e circolarità. I nostri
giovani devono poter andare liberamente all’estero, così come devono
poter tornare a lavorare in Italia, se lo desiderano, e riportare nella
nostra società le conoscenze e le professionalità maturate».
È quanto afferma Sergio Mattarella in un messaggio inviato a monsignor
Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della
Cei. «I flussi migratori che guardano oggi all’Europa e agli Stati
Uniti - osserva Mattarella - hanno una portata di durata epocale.
Affrontarli con intelligenza e con visione è necessario per costruire
un mondo migliore con lo sviluppo dei Paesi di origine. La conoscenza e
la cultura hanno un grande compito: aiutarci a vivere il nostro tempo
cercando di essere costruttori e artefici di uno sviluppo sostenibile,
che ponga al centro il valore della persona umana». «La nostra cultura,
del resto - conclude il Presidente - è anche l’immensa ricchezza che
gli italiani, nel tempo, hanno seminato nel mondo, abbellendo e
rendendo più prosperi tanti territori nei diversi continenti. E questa
cultura è poi tornata, accresciuta, nella nostra comunità». «Oggi il
fenomeno degli italiani migranti ha caratteristiche e motivazioni
diverse rispetto al passato. Riguarda fasce d’età e categorie sociali
differenti. I flussi tuttavia - si legge nella nota del Colle - non si
sono fermati e, talvolta, rappresentano un segno di impoverimento
piuttosto che una libera scelta ispirata alla circolazione dei saperi e
delle esperienze».
I dati
Nello specifico, al 1 gennaio 2016 gli iscritti all’Aire sono
4.811.163, il 7,9 per cento dei 60.665.551 residenti in Italia secondo
il Bilancio demografico nazionale dell’Istat aggiornato a giugno 2016.
La differenza, rispetto al 2014, è di 174.516 unità. «La variazione,
che nell’ultimo anno corrisponde al 3,7 per cento - si legge nel
rapporto - sottolinea il trend in continuo incremento del fenomeno non
solo nell’arco di un tempo, ma anche nell’intervallo da un anno
all’altro». Il rapporto, ricorda inoltre che da gennaio a dicembre 2015
le iscrizioni all’Aire sono state 189.699. Di queste oltre la meta’ (il
56,7 per cento) sono avvenute per solo espatrio. In altri termini,
nell’ultimo anno, 107.529 italiani hanno lasciato il Paese alla volta
dell’estero.
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Le variazioni
Rispetto al 2015 si registrano 6.232 partenze in piu’. Il 69,2 per
cento (quasi 75 mila italiani) si e’ trasferito nel Vecchio Continente:
l’Europa, quindi, si conferma essere l’area continentale maggiormente
presa in considerazione dai trasferimenti degli italiani che vanno
oltre confine. In brusca riduzione, invece, l’America meridionale
(-14,9 per cento di variazione in un anno ovvero piu’ -2.254 italiani
in meno nell’ultimo anno). Stabile l’America centro-settentrionale e
solo 352 connazionali in piu’ in un anno per le altre aree continentali
contemplate dall’Aire (Asia, Africa, Australia, Oceania, Antartide). Su
107.529 espatriati nell’anno 2015, i maschi sono oltre 60 mila (56,1%).
L’analisi per classi di eta’ mostra che la fascia 18-34 anni e’ la piu’
rappresentativa (36,7 per cento) seguita dai 35-49 anni (25,8%).
I minori sono il 20,7% (di cui 13.807 mila hanno meno di 10 anni)
mentre il 6,2% ha piu’ di 65 anni (di questi 637 hanno piu’ di 85 anni
e 1.999 sono tra i 75 e gli 84 anni). Tutte le classi di eta’ sono in
aumento rispetto allo scorso anno tranne gli over 65 anni (erano 7.205
nel 2014 sono 6.572 nel 2015)
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Al
1° gennaio 2016 la popolazione in Italia è di 60 milioni 656 mila
residenti (-139 mila unità). Gli stranieri sono 5 milioni 54 mila e
rappresentano l'8,3% della popolazione totale (+39 mila unità). La
popolazione di cittadinanza italiana scende a 55,6 milioni, conseguendo
una perdita di 179 mila residenti.
I morti sono stati 653 mila nel 2015 (+54 mila). Il tasso di mortalità,
pari al 10,7 per mille, è il più alto tra quelli misurati dal secondo
dopoguerra in poi. L'aumento di mortalità risulta concentrato nelle
classi di età molto anziane (75-95 anni). Il picco è in parte dovuto a
effetti strutturali connessi all’invecchiamento e in parte al posticipo
delle morti non avvenute nel biennio 2013-2014, più favorevole per la
sopravvivenza.
Nel 2015 le nascite sono state 488 mila (-15 mila), nuovo minimo
storico dall’Unità d'Italia. Il 2015 è il quinto anno consecutivo di
riduzione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna. L'età media
delle madri al parto sale a 31,6 anni.
Il saldo migratorio netto con l'estero è di 128 mila unità,
corrispondenti a un tasso del 2,1 per mille. Tale risultato, frutto di
273 mila iscrizioni e 145 mila cancellazioni, rappresenta un quarto di
quello conseguito nel 2007 nel momento di massimo storico per i flussi
migratori internazionali. Le iscrizioni dall’estero di stranieri sono
state 245 mila e 28 mila i rientri in patria degli italiani. Le
cancellazioni per l'estero riguardano 45 mila stranieri e 100 mila
italiani.
Gli ultrasessantacinquenni sono 13,4 milioni, il 22% del totale. In
diminuzione risultano sia la popolazione in età attiva di 15-64 anni
(39 milioni, il 64,3% del totale) sia quella fino a 14 anni di età (8,3
milioni, il 13,7%). L’indice di dipendenza strutturale sale al 55,5%,
quello di dipendenza degli anziani al 34,2%.
Diminuisce la speranza di vita alla nascita. Per gli uomini si attesta
a 80,1 anni (da 80,3 del 2014), per le donne a 84,7 anni (da 85). L'età
media della popolazione aumenta di due decimi e arriva a 44,6 anni. (ISTAT)
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E
così si svela un'altra bufala. Nonostante l'italia sia da un decennio
terra di approdo e di passaggio degli immigrati del nordAfrica e del
MedioOriente del centroAfrica... pure noi scappiamo in massa dal nostro
paese diretti verso paesi più accoglienti dove trovare lavoro e
ospitalità migliori.
La popolazione italiana é diminuita di 139mila unità nel 2015 rispetto
all'anno precedente però ne abbiamo perduti (solo momenta neamente?)
anche altri 107 mila.
Quand'anche avessimo "trattenuto" tutti gli immigrati approdati in Italia saremmo inesorabilmente in diminuizione.
Scrive Alessandro Rosina che "a ben vedere, i ragazzi delle nuove
generazioni non partono per fuggire da qualcosa ma per andare incontro
all'idea di sé che desiderano realizzare. Questa loro ricerca parte
sempre dal luogo in cui nascono ma spazia oggi sempre più su tutto il
globo. Il tema vero è che nel mondo in cui accadono le cose che i
giovani cercano e che essi stessi vogliono contribuire a far accadere,
l'Italia rischia di diventare sempre più marginale.
Se l'alternativa è tra rimanere in Italia rivedendo le proprie
ambizioni al ribasso e andare all'estero, saranno sempre più quelli che
opteranno per la exit strategy. Quello che allora manca nel nostro
Paese è un solido piano per la valorizzazione del capitale umano delle
nuove generazioni come leva per la competitività e lo sviluppo del
paese. Quanto siamo ancora lontani da questa impostazione lo ha
rivelato la recente brochure del ministero dello Sviluppo
sull'attrattività dell'Italia, che invita le aziende straniere a venire
qui per il vantaggio di poter pagare di meno i nostri giovani ingegneri.
E conclude che occorre “generare opportunità all'altezza delle migliori
aspirazioni dei giovani come unica risposta al rischio di
degiovanimento cronico del Paese”.
Ormai i messaggi che arrivano da molte direzioni a segnalare il
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Migranti 2016: arrivi
Nel 2015 circa un milione di persone ha attraversato il Mediterraneo.
Si tratta del dato più alto di sempre, pensate che erano 216mila nel
2014, 60mila nel 2013 e 22mila nel 2012. Di questo milione di persone,
856mila sono sbarcate in Grecia e 153mila in Italia.
Secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 30 settembre 2016 sono
sbarcate in Europa 300.927 persone, di cui 166.749 (il 55,4%) in Grecia
e 131.702 in Italia. 3.498 la tragica conta delle persone morte
nell'attraversamento del Mediterraneo nel 2016.
I numeri del 2016 sono inferiori del 42% rispetto a quelli registrati
nello stesso periodo del 2015, quando erano arrivate 520.042 persone.
Ce da dire però che il 2015 è stato un anno record; i migranti arrivati
nei primi nove mesi del 2016 hanno invece già superato quelli arrivati
nel 2012, 2013 e 2014 messi insieme.
A settembre sono sbarcate sulle coste del Mediterraneo 19.872
persone, contro le oltre 160 mila di settembre 2015. La differenza è
tutta nei flussi verso la Grecia, che si sono quasi azzerati dopo
l'accordo con la Turchia e la chiusura della rotta balcanica. Sono poco
più di tremila le persone arrivate in Grecia a settembre 2016.
In Italia nei primi nove mesi del 2015 arrivarono 132.071 persone. Nel
2016 siamo su flussi praticamente identici, 131.702 persone. 16.792
migranti sono sbarcati sulle coste italiane a settembre 2016, un numero
inferiore di cinquemila unità rispetto al mese precedente, ma
leggermente superiore rispetto ai 15.922 arrivi di settembre 2015.
II flusso verso l'Italia si è notevolmente ridotto nella
seconda metà del mese, quando sono arrivate non più di tremila persone.
Verificheremo se il trend decrescente proseguirà anche nel mese di
ottobre. Certo è che, come al solito peraltro, l'allarmismo scatenato
su molti media a fine agosto era del tutto ingiustificato. La
situazione di picco degli arrivi si è infatti limitata a pochi giorni
tra fine agosto e inizio settembre, salvo poi rientrarenell'ordinarietà
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L’Europa
A livello continentale, oltre la meta’ dei cittadini italiani (+2,5
milioni) risiede in Europa (53,8 per cento) mentre oltre 1,9 milioni
vive in America (40,6 per cento) soprattutto in quella
centro-meridionale (32,5 per cento). In valore assoluto, le variazioni
piu’ consistenti si registrano, rispettivamente, in Argentina
(+28.982), in Brasile (+20.427), nel Regno Unito (+18.706), in Germania
(+18.674), in Svizzera (+14.496), in Francia (+11.358), negli Stati
Uniti (+6.683) e in Spagna (+6.520). Inoltre, il rapporto Migrantes
ricorda che il 50,8 per cento dei cittadini italiani iscritti all’Aire
e’ di origine meridionale (Sud: 1.602.196 e Isole: 842.850), il 33,8
per cento e’ di origine settentrionale (Nord Ovest: 817.412 e Nord Est:
806.613) e, infine, il 15,4 per cento e’ originario del Centro Italia
(742.092). A livello regionale le percentuali piu’ incisive riguardano
la Lombardia (+6,5 per cento), la Valle d’Aosta (+6,3%), l’Emilia
Romagna (+6 per cento) e il Veneto (+5,7 per cento). A livello
provinciale torna il protagonismo del Meridione.
Tra i primi dieci territori provinciali, infatti, sette sono del Sud
Italia. Ad esclusione della Provincia di Roma, in prima posizione,
seguono infatti Cosenza, Agrigento, Salerno, Napoli, Milano, Catania,
Palermo, Treviso e Torino.iani all’estero: 107mila espatriati nel 2015,
i giovani sono sempre di più.
Alessandro Fulloni
Corriere della Sera
07 ottobre 2016
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pericolo
di ritrovarci con una popolazione vieppiù anziana necessitante di un
buon welfare ma senza alle spalle non solo una ottima quantità di
lavoro ma soprattutto una popolazione giovane, istruita, motivata a
restare in patria, sono talmente numerosi che se li confrontiamo con le
politiche del governo Renzi, non ci troviamo molta o sufficienza
coerenza.
Ma non è “solo” il governo che bada più agli elettori piuttosto che a
quelli che scappano e nemmeno vanno a votare come “elettori
all'estero” bensì tutto un Parlamento intruppato a difendere i propri
privilegi camuffando quella battaglia con ogni possibile denominazione.
Che sia la vittoria del SI piuttosto che del NO al prossimo referendum
la chiave di volta rispetto a questi problemi ho parecchi dubbi.
Purtroppo ho una discreta certezza invece: che l'Italia abbia
definitivamente imboccato la strada di una decadenza perché i giovani
migliori scappano mentre restiamo qui a cincischiare sullo zero virgola
zero o zero virgola uno.
Difficile immaginare che si inverta la situazione mentre sarebbe utile
cominciare a progettare come dovranno sopravvivere sessanta
milioni di italiani sostanzialmente con pochissimo lavoro, con
infrastrutture che invecchieranno senza rinnovamento. Se la situazione
proseguisse più o meno come adesso per altri cinque anni senza dubbio
la spesa per interessi sul debito pubblico potrebbe tendere verso zero
ma altrettanto anche il rendimento del risparmio.
Perché è inutile sperare che riparta qualcosa: ormai quel che occorre
normalmente al mondo lo fanno tutti da soli. O quasi. Invece quel
che occorre di eccezionale non abbiamo gli euro per fare ricerca.
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considerando come ordinarietà il flusso di arrivi che
interessa il nostro paese da ormai almeno un anno e mezzo.
Migranti 2016: paesi di provenienza
I paesi di provenienza più rappresentati su scala europea rimangono
ancora Siria (28%) e Afghanistan (14%). Sono tuttavia percentuali in
costante declino da marzo 2016, visto che i migranti provenienti da
questi due paesi arrivavano quasi esclusivamente in Grecia, dove non
riesce ad arrivare quasi più nessuno.
In Italia la situazione è diversa, e sono soprattutto persone
provenienti da paesi africani a sbarcare. Le provenienze più
rappresentate nei circa 132 mila migranti fino a qui arrivati sono:
Nigeria (19%), Eritrea (13%), Gambia, Sudan e Costa d'Avorio (7%),
Guinea (6%), Somalia, Senegal e Mali (5%). Da maggio 2016 in avanti c'è
stato un netto incremento di arrivi di persone provenienti da Nigeria
ed Eritrea, con un lieve rallentamento a settembre, da verificare nei
prossimi mesi.
Ad arrivare in Italia sono soprattutto uomini (il 70%), con una
considerevole fetta di minori non accompagnati, in continua crescita
(il 16% degli arrivi). La gran parte degli sbarchi avviene in Sicilia
(il 69%), ma ci sono arrivi via mare anche in Calabria (il 16%), Puglia
(l'8%) e Sardegna (il 4%).
Fabio Colombo
LeNius
03 ottobre 2016
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