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Schizzi di cacca dalla Latrina di Nusquamia verso www.aguardareallecolline.it
Secondo il suo cacatore –Claudio Piga da Trezzo- non avremmo citato il
nome dell'autrice dell'articolo su Antonio di Pietro che parlava del
decreto ingiuntivo all'ex magistrato ed ex ministro bergamasco Antonio
Di Pietro a pagare 2 milioni e 694mila euro di rimborsi elettorali al
movimento dei riformisti di Achille Occhetto e Giulietto Chiesa,
alleato dell'Idv alle Europee del 2004.
Avete letto bene: 12 anni or sono.
Fatto che in noi ha suscitato qualche ilarità appena appena contenuta perché a chi tocca sicuramente non fa piacere.
Vista la calunnia di Claudio Piga sulla sua latrina, pubblichiamo
fianco a fianco il nostro articolo, quello di LaRepubblica e quello di
BergamoNews per dimostrare che NESSUNO dei tre articoli ha un autore
originale ma è un lancio di agenzia costruito quasi sicuramente
su un comunicato degli avvocati di Chiesa e Occhetto.
Se ci può consolare che anche qualcuno nei giornaloni riporti pari pari
le agenzie, la disonestà di Piga è dal momento che al di la della
notizia non c’è nessun contenuto originale da parte di nessuno dei
due giornali.
Un conto è appropriarsi di un giudizio altrui, di un lavoro in cui s’è la crapa, un conto è raccontare una notizia.
Poi il cacatore Claudio Piga ha una scarica e sbrodola per la Latrina.
Si contenga ingegnere: c’è l’immodium se necessario .
Non facciamo e non aspiriamo di diventare spin doctor di nessuno: non fosse altro che ci teniamo ai nostri attributi .
Per il resto... non si metta la carta usata nella Latrina ... in bocca. L’invidia offusca il cervello.
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Vedete
nella foto qui sopra i due articoli, in basso a destra. Sullo sfondo,
la pagina del diario padano-felino. La fonte degli articoli non appare,
le firme degli autori, Monica Rubino e Alessandro Gilioli men che meno.
Invece c'è la firma del gatto, cioè l'immagine di quel gatto che vuol
farsi passare per leone (qui non c'è niente di autentico). E perché non
si dica che lui ha firmato tutto l'articolo, mentre invece la farina
del suo sacco è solo il commento in grassetto, mette la firma sotto il
blocchetto di testo in neretto. Ma mica dice che quello è il suo
commento! Oh, ma quant'è astuto il gatto! Meglio di un avvocato, anzi
del più cazzuto e cazzeggiatore degli avvocati. Oh, cazzeggio sublime
del gatto padano piuccheavvocatesco!
Ma perché il gatto fa così e insiste a far così? Semplice: spera che
all'orizzonte politico si affacci qualche nuovo soggetto che non
capisca una mazza di politica, che non sappia niente di niente. Lui, il
gatto, bene o male qualcosa ci capisce, spera di diventare il
traghettatore e il consigliori (ultimamente, ci aveva provato con la
dott.ssa Serra) e nel contempo di rifilare al nuovo soggetto politico
qualcuna delle sue polpette avvelenate. È una sua specialità, pare che
il gatto padano ce l'abbia con il mondo intero. Il suo sogno è trovare
un nuovo Pedretti, per mettere a segno il progetto di un nuovo
Bibliomostro, o qualcosa del genere. O, forse, soltanto, il progetto di
una pista pedociclabile (occhio al pedo!) lungo il fiume Brembo:
ovviamente, con la consulenza dello studio di Architettura di Norman
Foster, e con spreco di banda larga. Ohibò!
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AGUARDAREALLECOLLINE
IL COMMENTO
La vicenda non è sicuramente finita perché l'uomo è tosto e quindi... alla prossima puntata.
Certo é che alla fine del settembre 2016 scoprire che ci sono ancora al
mondo della politica un DiPietro, un Occhetto e un Giulietto Chiesa mi
ha fatto tornare di botto alle scuole medie. Mica saremo tornati alla
prima guerra di indipedennza!? Oppure a Porta Pia? O più più più avanti
al Non Expedit ?. No. Alla fine del 2016 -l'avevamo colpevolmente
dimenticato- scopriamo che ci sono persone che vivono di politica. Non
fanno uno dei tanti lavori o professioni comuni. Dall'autista di tram
all'infermiere o alla-al badante. Allo stradino o al medico della mutua.
Che c'azzecchi (scusate l'appropriazione della citazione) un
comunistone come Occhetto con un DiPietro non lo capisco proprio. Che
c'azzecchi un Chiesa pure lui con DiPietro nemmeno lo capisco.
Pazienza: c'ho dei limiti.
Invece sono andati tutti insieme (allegramente: lo spero!) da un
notaio ed hanno sottoscritto un matrimonio morganatico, pardom
elettorale per un seggio a Strasburgo. Matrimonio su carta legale con
una clausolina assai antipatica. Mica paglia, eh. Mica un posto da
consigliere comunale a Blello (BG).
La democrazia é una gran buona cosa ma che abbiano da dire al mondo ed
agli italiani lorsignori, boh? Immagino DiPietro che si alza nel
Parlamento di Strasburgo per un intervento e tutti i suoi colleghi
attenti e ritti a sentirlo. Oppure un intervento di occhetto. Chi é
'st'Occhetto chiede il solito tedesco al collega polacco. Boh, pare
che sia un vecchio comunista italiano. E DiPietro chi é? un ex
magistrato italiano che ha fatto finire in galera tanti nostri
colleghi. Boh.
Dai ragazzi, visto che siamo quasi coetanei, tornate a casa che facciamo un giro in città alta a guardare alle signorine.
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BERGAMONEWS
Il Tribunale di Roma ha
emesso un decreto ingiuntivo che condanna l’ex magistrato ed ex
ministro bergamasco Antonio Di Pietro a pagare 2 milioni e 694mila euro
di rimborsi elettorali al movimento dei riformisti di Achille Occhetto
e Giulietto Chiesa, alleato dell’Idv alle Europee del 2004.
Il “Cantiere” – questo il
nome del gruppo politico del quale faceva parte anche il giornalista
Elio Veltri – avrebbe dovuto ricevere poco più di 5 milioni di euro, ma
non percepì nemmeno un centesimo di quei fondi pubblici. Che furono
incassati da un’entità parallela rispetto al partito dell’ex pm, e cioè
dall’Associazione Italia dei Valori, composta dallo stesso Di Pietro,
sua moglie Susanna Mazzoleni e la tesoriera Silvana Mura.
La Camera ha però sborsato
finanziamenti a un soggetto giuridico che per legge non aveva nessun
titolo per incassarli, poiché non era né un partito né un movimento
politico. Di Pietro – che in quella tornata elettorale fu eletto
eurodeputato assieme a Chiesa – è quindi chiamato ora a risarcire
personalmente, in quanto socio del sodalizio a tre, con la metà
dell’importo originario l’associazione di Chiesa, che di fatto è ancora
esistente.
La decisione del tribunale di Roma non ha precedenti e introduce
elementi forti sulla tutela dei diritti di partecipazione politica in
Italia.
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LA REPUBBLICA
Al termine di una serie di
ricorsi incrociati, il Tribunale di Roma ha appena emesso un decreto
ingiuntivo che condanna Antonio Di Pietro a pagare 2 milioni e 694mila
euro di rimborsi elettorali al movimento dei riformisti di Achille
Occhetto e Giulietto Chiesa, alleato dell’Idv alle Europee del 2004.
Il “Cantiere” – questo il
nome del gruppo politico del quale faceva parte anche il giornalista
Elio Veltri – avrebbe dovuto ricevere poco più di 5 milioni di euro, ma
non percepì nemmeno un centesimo di quei fondi pubblici. Che furono
incassati da un’entità parallela rispetto al partito dell’ex pm, e cioè
dall’Associazione Italia dei Valori, composta dallo stesso Di Pietro,
sua moglie Susanna Mazzoleni e la tesoriera Silvana Mura. La Camera ha
però sborsato finanziamenti a un soggetto giuridico che per legge non
aveva nessun titolo per incassarli, poiché non era né un partito né un
movimento politico. Di Pietro – che in quella tornata elettorale fu
eletto eurodeputato assieme a Chiesa – è quindi chiamato ora a
risarcire personalmente, in quanto socio del sodalizio a tre, con la
metà dell’importo originario l’associazione di Chiesa, che di fatto è
ancora esistente.
"A prescindere dalle
dinamiche interne tra politici – aggiunge l’avvocato Francesco Paola
che ha difeso Occhetto e Chiesa e ha scritto a quatto mani con Elio
Veltri il libro “I soldi dei partiti” – questa vicenda mette in
evidenza la scandalosa noncuranza con cui l’ufficio di Presidenza della
Camera ha gestito i rimborsi elettorali, senza fare nessun controllo e
pregiudicando inevitabilmente i naturali equilibri politici. Se quei
soldi fossero arrivati nelle mani giuste, oggi il gruppo di Giulietto
Chiesa sarebbe sicuramente in Parlamento".
La decisione del tribunale di Roma non ha precedenti e introduce
elementi forti sulla tutela dei diritti di partecipazione politica in
Italia. Da parte sua Chiesa si augura che si possa mettere la parola
fine a una querelle che si trascina da una decina d’anni: "Sono stato
totalmente privato – spiega l’ex eurodeputato – del contributo che la
legge e la Costituzione mi garantivano per proseguire la mia attività
politica, che è stata gravemente lesionata. L’epilogo di questa vicenda
è una vittoria della legge".
Il gruppo di Chiesa e il suo avvocato non si fermeranno: "Chiederemo
anche i danni alla Camera - annuncia Paola - che deve assumersi la
piena responsabilità come ente pagatore di fondi erogati indebitamente".
Da parte sua Di Pietro preferisce non commentare la notizia: "Non
faccio dichiarazioni, mi dispiace", ci ha risposto al telefono.
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AGUADAREALLECOLLINE
LA NOTIZIA
Al termine di una serie di
ricorsi incrociati, il Tribunale di Roma ha appena emesso un decreto
ingiuntivo che condanna Antonio Di Pietro a pagare 2 milioni e 694mila
euro di rimborsi elettorali al movimento dei riformisti di Achille
Occhetto e Giulietto Chiesa, alleato dell'Idv alle Europee del 2004.
Il “Cantiere” – questo il
nome del gruppo politico del quale faceva parte anche il giornalista
Elio Veltri – avrebbe dovuto ricevere poco più di 5 milioni di euro, ma
non percepì nemmeno un centesimo di quei fondi pubblici. Che furono
incassati da un'entità parallela rispetto al partito dell'ex pm, e cioè
dall'Associazione Italia dei Valori, composta dallo stesso Di Pietro,
sua moglie Susanna Mazzoleni e la tesoriera Silvana Mura. La Camera ha
però sborsato finanziamenti a un soggetto giuridico che per legge non
aveva nessun titolo per incassarli, poiché non era né un partito né un
movimento politico. Di Pietro – che in quella tornata elettorale fu
eletto eurodeputato assieme a Chiesa – è quindi chiamato ora a
risarcire personalmente, in quanto socio del sodalizio a tre, con la
metà dell'importo originario l'associazione di Chiesa, che di fatto è
ancora esistente.
"A prescindere dalle
dinamiche interne tra politici – aggiunge l'avvocato Francesco Paola
che ha difeso Occhetto e Chiesa e ha scritto a quatto mani con Elio
Veltri il libro “I soldi dei partiti” – questa vicenda mette in
evidenza la scandalosa noncuranza con cui l'ufficio di Presidenza della
Camera ha gestito i rimborsi elettorali, senza fare nessun controllo e
pregiudicando inevitabilmente i naturali equilibri politici. Se quei
soldi fossero arrivati nelle mani giuste, oggi il gruppo di Giulietto
Chiesa sarebbe sicuramente in Parlamento".(...)
Da parte sua Di Pietro preferisce non commentare la notizia: "Non
faccio dichiarazioni, mi dispiace", ci ha risposto al telefono.
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