NUMERO 240 -PAGINA 7  - LA LATRINA CI CALUNNIA
























































































































































Schizzi di cacca dalla Latrina di Nusquamia verso www.aguardareallecolline.it 
Secondo il suo cacatore –Claudio Piga da Trezzo- non avremmo citato il nome dell'autrice dell'articolo su Antonio di Pietro che parlava del decreto ingiuntivo all'ex magistrato ed ex ministro bergamasco Antonio Di Pietro a pagare 2 milioni e 694mila euro di rimborsi elettorali al movimento dei riformisti di Achille Occhetto e Giulietto Chiesa, alleato dell'Idv alle Europee del 2004.
Avete letto bene: 12 anni or sono.
Fatto che in noi ha suscitato qualche ilarità appena appena contenuta perché a chi tocca sicuramente non fa piacere.
Vista la calunnia di Claudio Piga sulla sua latrina, pubblichiamo fianco a fianco il nostro articolo, quello di LaRepubblica e quello di BergamoNews per dimostrare che NESSUNO dei tre articoli ha un autore originale  ma è un lancio di agenzia costruito quasi sicuramente su un comunicato degli avvocati di Chiesa e Occhetto.
Se ci può consolare che anche qualcuno nei giornaloni riporti pari pari le agenzie, la disonestà di Piga è dal momento che al di la della notizia non c’è nessun contenuto originale da parte di nessuno dei due giornali.
Un conto è appropriarsi di un giudizio altrui, di un lavoro in cui s’è la crapa, un conto è raccontare una notizia.

Poi il cacatore Claudio Piga ha una scarica e sbrodola per la Latrina.
Si contenga ingegnere: c’è l’immodium se necessario .
Non facciamo e non  aspiriamo di diventare spin doctor di nessuno: non fosse altro che ci teniamo ai nostri attributi .
Per il resto... non si metta la carta usata nella Latrina ... in bocca. L’invidia offusca il cervello.




















Vedete nella foto qui sopra i due articoli, in basso a destra. Sullo sfondo, la pagina del diario padano-felino. La fonte degli articoli non appare, le firme degli autori, Monica Rubino e Alessandro Gilioli men che meno. Invece c'è la firma del gatto, cioè l'immagine di quel gatto che vuol farsi passare per leone (qui non c'è niente di autentico). E perché non si dica che lui ha firmato tutto l'articolo, mentre invece la farina del suo sacco è solo il commento in grassetto, mette la firma sotto il blocchetto di testo in neretto. Ma mica dice che quello è il suo commento! Oh, ma quant'è astuto il gatto! Meglio di un avvocato, anzi del più cazzuto e cazzeggiatore degli avvocati. Oh, cazzeggio sublime del gatto padano piuccheavvocatesco!
Ma perché il gatto fa così e insiste a far così? Semplice: spera che all'orizzonte politico si affacci qualche nuovo soggetto che non capisca una mazza di politica, che non sappia niente di niente. Lui, il gatto, bene o male qualcosa ci capisce, spera di diventare il traghettatore e il consigliori (ultimamente, ci aveva provato con la dott.ssa Serra) e nel contempo di rifilare al nuovo soggetto politico qualcuna delle sue polpette avvelenate. È una sua specialità, pare che il gatto padano ce l'abbia con il mondo intero. Il suo sogno è trovare un nuovo Pedretti, per mettere a segno il progetto di un nuovo Bibliomostro, o qualcosa del genere. O, forse, soltanto, il progetto di una pista pedociclabile (occhio al pedo!) lungo il fiume Brembo: ovviamente, con la consulenza dello studio di Architettura di Norman Foster, e con spreco di banda larga. Ohibò!










































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































AGUARDAREALLECOLLINE
IL COMMENTO
La vicenda non è sicuramente finita perché l'uomo è tosto e quindi... alla prossima puntata.
Certo é che alla fine del settembre 2016 scoprire che ci sono ancora al mondo della politica un DiPietro, un Occhetto e un Giulietto Chiesa mi ha fatto tornare di botto alle scuole medie. Mica saremo tornati alla prima guerra di indipedennza!? Oppure a Porta Pia? O più più più avanti al Non Expedit ?. No. Alla fine del 2016 -l'avevamo colpevolmente dimenticato- scopriamo che ci sono persone che vivono di politica. Non fanno uno dei tanti lavori o professioni comuni. Dall'autista di tram all'infermiere o alla-al badante. Allo stradino o al medico della mutua.
Che c'azzecchi (scusate l'appropriazione della citazione) un comunistone come Occhetto con un DiPietro non lo capisco proprio. Che c'azzecchi un Chiesa pure lui con DiPietro nemmeno lo capisco. Pazienza: c'ho dei limiti.
Invece  sono andati tutti insieme (allegramente: lo spero!) da un notaio  ed hanno sottoscritto un matrimonio morganatico, pardom elettorale per un seggio a Strasburgo. Matrimonio su carta legale con una clausolina assai antipatica. Mica paglia, eh. Mica un posto da consigliere comunale a Blello (BG).
La democrazia é una gran buona cosa ma che abbiano da dire al mondo ed agli italiani lorsignori, boh? Immagino DiPietro che si alza nel Parlamento di Strasburgo per un intervento e tutti i suoi colleghi attenti e ritti a sentirlo. Oppure un intervento di occhetto. Chi é 'st'Occhetto  chiede il solito tedesco al collega polacco. Boh, pare che sia un vecchio comunista italiano. E DiPietro chi é? un ex magistrato italiano che ha fatto finire in galera tanti nostri colleghi. Boh.
Dai ragazzi, visto che siamo quasi coetanei, tornate a casa che facciamo un giro in città alta a guardare alle signorine.




BERGAMONEWS
Il Tribunale di Roma ha emesso un decreto ingiuntivo che condanna l’ex magistrato ed ex ministro bergamasco Antonio Di Pietro a pagare 2 milioni e 694mila euro di rimborsi elettorali al movimento dei riformisti di Achille Occhetto e Giulietto Chiesa, alleato dell’Idv alle Europee del 2004.
Il “Cantiere” – questo il nome del gruppo politico del quale faceva parte anche il giornalista Elio Veltri – avrebbe dovuto ricevere poco più di 5 milioni di euro, ma non percepì nemmeno un centesimo di quei fondi pubblici. Che furono incassati da un’entità parallela rispetto al partito dell’ex pm, e cioè dall’Associazione Italia dei Valori, composta dallo stesso Di Pietro, sua moglie Susanna Mazzoleni e la tesoriera Silvana Mura.
La Camera ha però sborsato finanziamenti a un soggetto giuridico che per legge non aveva nessun titolo per incassarli, poiché non era né un partito né un movimento politico. Di Pietro – che in quella tornata elettorale fu eletto eurodeputato assieme a Chiesa – è quindi chiamato ora a risarcire personalmente, in quanto socio del sodalizio a tre, con la metà dell’importo originario l’associazione di Chiesa, che di fatto è ancora esistente.
La decisione del tribunale di Roma non ha precedenti e introduce elementi forti sulla tutela dei diritti di partecipazione politica in Italia.

















































LA REPUBBLICA
Al termine di una serie di ricorsi incrociati, il Tribunale di Roma ha appena emesso un decreto ingiuntivo che condanna Antonio Di Pietro a pagare 2 milioni e 694mila euro di rimborsi elettorali al movimento dei riformisti di Achille Occhetto e Giulietto Chiesa, alleato dell’Idv alle Europee del 2004.

Il “Cantiere” – questo il nome del gruppo politico del quale faceva parte anche il giornalista Elio Veltri – avrebbe dovuto ricevere poco più di 5 milioni di euro, ma non percepì nemmeno un centesimo di quei fondi pubblici. Che furono incassati da un’entità parallela rispetto al partito dell’ex pm, e cioè dall’Associazione Italia dei Valori, composta dallo stesso Di Pietro, sua moglie Susanna Mazzoleni e la tesoriera Silvana Mura. La Camera ha però sborsato finanziamenti a un soggetto giuridico che per legge non aveva nessun titolo per incassarli, poiché non era né un partito né un movimento politico. Di Pietro – che in quella tornata elettorale fu eletto eurodeputato assieme a Chiesa – è quindi chiamato ora a risarcire personalmente, in quanto socio del sodalizio a tre, con la metà dell’importo originario l’associazione di Chiesa, che di fatto è ancora esistente.
 
"A prescindere dalle dinamiche interne tra politici – aggiunge l’avvocato Francesco Paola che ha difeso Occhetto e Chiesa e ha scritto a quatto mani con Elio Veltri il libro “I soldi dei partiti” – questa vicenda mette in evidenza la scandalosa noncuranza con cui l’ufficio di Presidenza della Camera ha gestito i rimborsi elettorali, senza fare nessun controllo e pregiudicando inevitabilmente i naturali equilibri politici. Se quei soldi fossero arrivati nelle mani giuste, oggi il gruppo di Giulietto Chiesa sarebbe sicuramente in Parlamento".
 
La decisione del tribunale di Roma non ha precedenti e introduce elementi forti sulla tutela dei diritti di partecipazione politica in Italia. Da parte sua Chiesa si augura che si possa mettere la parola fine a una querelle che si trascina da una decina d’anni: "Sono stato totalmente privato – spiega l’ex eurodeputato – del contributo che la legge e la Costituzione mi garantivano per proseguire la mia attività politica, che è stata gravemente lesionata. L’epilogo di questa vicenda è una vittoria della legge".
 
Il gruppo di Chiesa e il suo avvocato non si fermeranno: "Chiederemo anche i danni alla Camera - annuncia Paola - che deve assumersi la piena responsabilità come ente pagatore di fondi erogati indebitamente".

Da parte sua Di Pietro preferisce non commentare la notizia: "Non faccio dichiarazioni, mi dispiace", ci ha risposto al telefono.



AGUADAREALLECOLLINE
LA NOTIZIA
Al termine di una serie di ricorsi incrociati, il Tribunale di Roma ha appena emesso un decreto ingiuntivo che condanna Antonio Di Pietro a pagare 2 milioni e 694mila euro di rimborsi elettorali al movimento dei riformisti di Achille Occhetto e Giulietto Chiesa, alleato dell'Idv alle Europee del 2004.

Il “Cantiere” – questo il nome del gruppo politico del quale faceva parte anche il giornalista Elio Veltri – avrebbe dovuto ricevere poco più di 5 milioni di euro, ma non percepì nemmeno un centesimo di quei fondi pubblici. Che furono incassati da un'entità parallela rispetto al partito dell'ex pm, e cioè dall'Associazione Italia dei Valori, composta dallo stesso Di Pietro, sua moglie Susanna Mazzoleni e la tesoriera Silvana Mura. La Camera ha però sborsato finanziamenti a un soggetto giuridico che per legge non aveva nessun titolo per incassarli, poiché non era né un partito né un movimento politico. Di Pietro – che in quella tornata elettorale fu eletto eurodeputato assieme a Chiesa – è quindi chiamato ora a risarcire personalmente, in quanto socio del sodalizio a tre, con la metà dell'importo originario l'associazione di Chiesa, che di fatto è ancora esistente.
 
"A prescindere dalle dinamiche interne tra politici – aggiunge l'avvocato Francesco Paola che ha difeso Occhetto e Chiesa e ha scritto a quatto mani con Elio Veltri il libro “I soldi dei partiti” – questa vicenda mette in evidenza la scandalosa noncuranza con cui l'ufficio di Presidenza della Camera ha gestito i rimborsi elettorali, senza fare nessun controllo e pregiudicando inevitabilmente i naturali equilibri politici. Se quei soldi fossero arrivati nelle mani giuste, oggi il gruppo di Giulietto Chiesa sarebbe sicuramente in Parlamento".(...)
Da parte sua Di Pietro preferisce non commentare la notizia: "Non faccio dichiarazioni, mi dispiace", ci ha risposto al telefono.