NUMERO 239 -PAGINA 1- TROPPA TV PER AMATRICE






































































































Tutta la retorica del ricostruire laddove é già crollato ieri mi pare una scelta senza fare i conti non solo coi costi ma col futuro di quelle persone.
Ricostruire Amatrice tal quale com'era con una edilizia antisimica vuol dire RI-creare quel secondo cimitero che già si vede nelle immagini di google: una infilata di serrande chiuse, una infilata di tapparelle chiuse da terra a cielo.
E la in fondo l'orrendo pachiderma dell'ospizio con la sua pancia vuota e magari  si scoprirà domani che è anche l'unico edificio messo in sicurezza meglio degli altri.
Amatrice come tanti altri paesi dei nostri «interni» sono paesi ormai morti perché senza lavoro resti a casa tua solo se aspetti la morte.
Del resto il paese sopravviveva da quando è terminata l'agricoltura di mera sopravvivenza: in un secolo  la sua popolazione è passata da 10 a 4. L'inutile ospedale non si chiude con una motivazione falsa ma dietro c'è una vera: è fonte di un po' di occupazione. La casa di riposo, di un ente che non dovrebbe nemmeno esistere più, è semi-deserto perché chi potrebbe venire sentirebbe di essere deportato due volte… idem. C'è un po' di attività agricola e di albergo ristorazione che sopravvive con la fama indebita dell'amatriciana.




Sette mesi per  disporre delle prime casette di legno posate nel campo sportivo. Assurdo.
Eppoi cosa vuol dire «ricostruire Amatrice»?. Niente. Un conto è  ricostruire le case isolate nelle campagne ancora occupate da residenti con una attività. Demolisci l’esistente e ne fai un’altra. In tre mesi la puoi avere pronta con le industrie che abbiamo in Italia. Un conto é «ricostruire il paese di Amatrice»  come te lo restituiscono le immagini satellitari. Una scommessa senza scommettitori.
Ma ha un senso ricostruire un paese dove c’era solo un’infilata di serrande e tapparelle chiuse? Che «forse» si aprivano due tre volte all’anno?
Assurdo. Ricostruire TUTTE le case di Amatrice comprese le seconde case oppure ricostruire solo quelle ancora abitate ?. E come fare nell’abitao dove ci saranno quelli che la rivogliono e quelli che scappo perché non si può vivere su una faglia sismica ?.
Prima di parlare di ricostruzione occorre decidere chi resta e chi non. Come intendono restare e perché cosa. Occorre decidere se pure le seconde case vanno ricostruite a spesa pubblica.
Minimo minimo un grande caos di democrazia. Chi decide come e cosa?
Perché quello che appare più che probabile è domani ci troveremmo un paese «cariato» vale a dire un corso  con case ricostruite e buchi abbandonati.


















































































































































































































































































































































































































































































































Probabilmente i Romani se non ci fossero occorrerebbe inventarli. Da oltre un mese il terremoto di Amatrice e dintorni imperversa per ore e ore sui media. Pare che nel Lazio, oltre le disavventure della sindaca svampita di Roma non ci sia altra notizia. Fortuna ha voluto che - in un paese con le case fatte di fango- ci siano state poche vittime. Fosse stato un Friuli quegli abitanti muratori sarebbero già all'opera da soli. I Romani invece stanno sempre sul pezzo. In TV. Invece di fare un severo ed onesto mea culpa visto che le leggi esistono e le case erano degli abitanti e dei romani e il pericolo sismico era  ben notificato da una decina di anni, tutta la tragedia sembra sia avvenuta per colpa e responsabilità di qualcun altro.
Fanno finta di niente se Amatrice fosse un comune che non aveva il piano regolatore Tanto che non era pubblicato sul sito del comune. Come non c’era il piano di emergenza: era depositato inutilmente presso la Regione come se chi resta sotto un terremoto... «spetti che vado a Roma a leggere cosa devo fare..»
Si direbbe «roba da chiodi».
Adesso che il PdC ha annunciato che i danni sono sui 3-4 miliardi, il problema è quello di quello di metterci le mani sopra per ricostruire il paese dov’era più bello di prima. Una barzelletta: hai voglia.
Cari romani di Amatrice e  dei media della capitale, RAI in primis, tenetevi abbottonati assai  perché qui questa vostra esuberanza comincia a darci parecchio fastidio.
Gli italiani sono generosi in generale, ma si infastidiscono presto dei troppo piagnoni e troppo furbetti.















































































































































L'ambiente che oggi è un grande valore da spendere ma non è percepito come una risorsa positiva.
Come fa un comune a non disporre di piano regolatore nel 2016 ?
Soprattutto –dai discorsi delle persone- si comprende che l'animo sente il “focolare” ma non sente il “territorio”. Ed oggi se non senti quello sei perso perché le relazioni oggi sono necessariamente multiple e disperse mentre quelle valli, quei monti, quei due laghi artificiali, quell'insieme è “il tuo” mondo, il tuo nuovo focolare da mettere in comune col resto del mondo che ne è privo.
Ieri veniva lo straniero e lo ricevevi in casa e gli preparavi da mangiare: diventava un altro nella tua gente. Oggi i romani o gli stranieri cercano “un ambiente” che a Roma non hanno e quindi tu per vivere devi pensare a come condividere con lui questo valore. Condividerlo e conservarlo.
Ieri gli vendevi una stanza d'albergo e lui si accontentava di girare a vuoto in paese e fuori a cercare funghi. Oggi devi essere in grado di vendergli un insieme fatto di elementi che purtroppo ANCHE gli abitanti non conoscono più. Non riconoscono gli alberi, gli arbusti, gli uccelli, gli insetti, le stagioni esattamente come i cittadini romani.



Un inferno orribile.
Perché di sicuro il destino di Amatrice è segnato: «vado in ferie ad «Amatrice Cimitero». Forse l’unica soluzione è fare un censimento delle famiglie che vogliono restare (come fosse facile decidere di restare o scappare...!) e poi concentrare la ricostruzione nel corso principale o in alcuni corsi principali e rimuovere le macerie da tutto il resto.

Ma poi anche questa soluzione ha dei problemi pratici evidenti. Come vivrebbe quella famiglia che ha avuto la casa del tutto ricostruita antisismica di fianco di una casa «riadattata» antisismica? Chi ci starebbe a cuor leggero nella prima con la fifa che le potrebbe crollare addosso?
Ecco perché una  volta fatto il censimento, si comincia a ricostruire il corso principale e poi in altri corsi le seconde case di chi vuole tornarci. Con la firma (di tutti....) che non saranno rivendute prima di 25 anni.
Poi c’è problema che ricostruire un paese non è come fare una  nuova lottizzazione dove vengono su casette e casotte tutte identiche. Il «corso principale» va ricostruito coi profili e le altezze di una volta. Lo stesso dicasi per i corsi secondari.
La gente deve ritrovare il teatro di prima non gli scatolotti in ordine.
Poi resto del parere che le case vadano ricostruite in putrelle di ferro e pareti di legno. Da un rilievo ben fatto si fa un progetto perfetto e si costruisce tutto in officina e falegnameria e si monta in pochi giorni. Costruzioni leggere, isolate dal terreno che se balla non si mettono a ballare e crollare pure loro. No. Non è possibile attendere sette mesi per ritrovare Amatrice come una lottizzazione metropolitana di pollai colorati. Stanno rischiando di certo questo. Oltre a qualche  magna magna su cui dovrebbe già vigilare un Cantone ad hoc.
In tre anni si può fare e questa scommessa la deve vincere tutta l’Italia.