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La penultima riflessione che mi viene riguarda i milioni di immagini
che i genitori postano in rete dei propri figli minorenni. I loro
“gioielli”. Personalmente sono per una legge che VIETI espressamente
agli adulti di postare in rete le foto dei propri figli o di minorenni
in generale, anche con le facce pixellate. Il motivo è semplice: un
domani quel genitore potrebbe essere un bel delinquente come potrebbe
essere “un altro” rispetto ai modelli che ha in mente quel minore nel
frattempo divenuto adulto. E siccome la rete ormai conserverà nei
secoli ogni banalità – ed abbiamo visto dove porta la banalità del male
o della coglioneria…- meglio una immagine di meno che un suicida in più. |
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Ogni
tanto occorre togliersi l'abito del “politicamente corretto” e dire con
chiarezza che non è vero e non c'è nemmeno il diritto per cui nel
privato si può fare di tutto. Fatti penali esclusi. Non perché esiste
una qualche morale “mediana” al di sopra e al di sotto della quale non
ti puoi spostare ma perché una società si costruisce e costruisce se
stessa attorno a una serie di valori rispetto ai quali ammette lo
sgarro di cui poi te ne devi assumere la responsabilità.
Prima di tutto domandiamoci se al posto di Tiziana (femmina) ci fosse
stato un Tiziano (maschio). Mezza dozzina di filmini in cui il soggetto
copula con altrettante femmine non avrebbe sollevato alcun interesse in
rete. Indubbiamente nella gran massa del mondo quei filmati avrebbero
avuto i loro affezionati visionatori ma in numeri del tutto
insignificanti. Soprattutto il Tiziano ne avrebbe tratto non piccoli
vantaggi in termini di autostima e di stima e invidia presso il mondo
giovanile e femminile di genere. Presumibilmente pure le amiche femmine
cui avrebbe inviato i filmini (con la raccomandazione di non metterli
in rete? Vai a saperlo!) li avrebbero ben presto cancellati e forse
nemmeno visionati. Anche se pure le femmine, con noi maschi, non sono
meno cattive del come altrettanto siamo noi con loro su certi argomenti.
Quindi torna di nuovo alla ribalta il tema della donna che sta un
gradino, o dodici gradini, più in basso del maschio. La donna è una
preda sempre e comunque in qualunque versione.
Una seconda riflessione la faccio sulla scelta della donna ( a 30 anni
non sei più una ragazza) di far sesso con più uomini dietro
sollecitazione e consenso del fidanzato con la consapevolezza di essere
filmata e col progetto di distribuire i filmati a qualche amico. Che
non sono proprio come i giochetti infantili del dottore di cinque
anni che visita la sorellina di quattro. Beh, se a trent'anni hai di te
stessa tale elevata autostima forse devi (ri)costruirti una qualche
scala di valori per decidere se sei un animale oppure una persona.
Rifiuto la battuta per cui il ragionamento sarebbe identico al “te la
sei andata a cercare”. Se fai certe cose consapevolmente, devi sapere
che stai rischiando del tuo.
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Un
articolo che dava conto del fenomeno esploso intorno al suo nome. Nel
pezzo si raccontava come venissero vendute magliette che riportavano
una frase da lei pronunciata, si parlava dei gruppi Facebook a lei
dedicati, delle parodie e dei tanti video satirici che spopolavano su
YouTube.Sbagliando avevamo trattato la cosa come una sorta di fenomeno
di costume e avevamo come altri ipotizzato che la vicenda potesse
essere un'operazione di marketing in vista del lancio di una nuova
attrice.L'errore commesso è evidente e innegabile. Non eravamo davanti
a un caso di costume, ma un caso di cronaca che come tale andava
trattato e approfondito per poi avere in mano elementi sufficienti per
decidere se pubblicare o meno”.
Il 16 settembre l'autorevole Corriere della Sera il 16/9 dedica al tema
due pagine e c'è anche una ampia colonna in cui un padre scrive: “Sono
il papà di Carolina, quella ragazzina meravigliosa che manca a me e al
mondo da una notte di gennaio del 2013. Mia figlia aveva 14 anni, si è
uccisa perché dei giovanotti poco più grandi di lei, dopo averla
molestata sessualmente e filmato ogni scena, hanno messo tutto su
Internet. Me la ricordo bene la notte in cui tornò da quella festa,
andai a prenderla io stesso e la mattina dopo mi disse: papà non
ricordo niente di quello che ho fatto ieri sera. Non sapeva nulla,
povera stella. L'ha saputo giorni dopo, quando ha trovato il coraggio
di buttarsi dal balcone dopo aver letto i 2.600 like, insulti e
volgarità vomitati dal mondo anonimo della rete. Ma parliamo dei
responsabili. Le hanno fatto perdere coscienza e si sono divertiti un
po'. Chissà, a loro sarà sembrato normale...”.
Francamente mettere sullo stesso piano il caso di una ragazzina di 14
anni “molestata sessualmente” e il caso di una donna di trenta anni che
si fa filmare mentre fa sesso con uomini differenti e poi distribuisce
da se quei filmati mi pare che – come a Il Fatto
Quotidiano- non abbiano capito granche tranne la necessità di
fare un
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La
terza riflessione la faccio perché è risultato evidente che la ragazza
non era in grado di gestire se stessa. Magari non sempre ma sempre
nelle situazioni delicate. Tema delicatissimo perché lo stare male
psicologico non è misurabile come la febbre con un termometro. Magari
si poteva (o doveva?) sperare che il primo magistrato che prese in mano
la memoria presentata dai legali della ragazza al tribunale civile
perché ordinasse di togliere dalla rete i filmati (e perché non i
suoi legali ? ) le dovevano consigliare ed attivare tutte le procedure
perché la ragazza fosse assistita da chi di dovere. Non si trattava di
una inammissibile ingerenza in fatti privati di una maggiorenne ma di
un dovere civile davanti a una situazione delicata. Se trovi un ferito
per strada ti fermi a soccorrerlo senza domandarti se violi o meno la
sua privatezza.
Non è stato così. La famiglia, il fidanzato (altro bel tomo!), le
amicizie l'hanno lasciata vieppiù affondare con quella superficialità
per cui “sono fatti tuoi, arrangiati”. Come se fosse solo un problema
di polizia postale la pulizia della rete.
Emerge uno spaccato di solitudine, di menefreghismo, di materialità, di
assenza di valori positivi (anche la difesa del proprio corpo dalla
vista indebita degli altri è un valore positivo) che non stupisce più
di tanto anche perché poi troviamo sulla stampa – e non quella del
gossip- che il direttore Peter Gomez de Il Fatto Quotidiano sia
costretto a scrivere per evitare probabilmente una denuncia:” Ilfattoquotidiano.it,
al pari di molte altre testate e siti online, si è comportato in
maniera gravemente negligente sul caso di Tiziana Cantone, (…). Nella
primavera del 2015, quando Tiziana era già diventata suo malgrado una
star del web, anche il web-giornale che dirigo ha pubblicato un pezzo
sul suo caso.
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minestrone unico mescolando per servire “politicamente” della brodaglia scambiata per informazione.
La penultima riflessione che mi viene riguarda i milioni di immagini
che i genitori postano in rete dei propri figli minorenni. I loro
“gioielli”. Personalmente sono per una legge che VIETI
espressamente agli adulti di postare in rete le foto dei propri
figli o di minorenni in generale, anche con le facce pixellate. Il
motivo è semplice: un domani quel genitore potrebbe essere un bel
delinquente come potrebbe essere “un altro” rispetto ai modelli che ha
in mente quel minore nel frattempo divenuto adulto. E siccome la rete
ormai conserverà nei secoli ogni banalità – ed abbiamo visto dove porta
la banalità del male o della coglioneria…- meglio una immagine di meno
che un suicida in più.
L'ultima riflessione riguarda i nomi. Chi legge troverà come non passi
giorno che le forze dell'ordine non segnalino una retata per qualche
enorme reato economico e MAI! si leggono i nomi degli indagati. Invece
dinanzi a questi drammi dove c'è scappato il morto, viene dato in pasto
tutto. Dalle immagini dei defunti a quelle dei genitori che svengono ai
feretri bianchi di una vergine che s'era fatta filmare mentre faceva
sesso con sei uomini. Diamoci una regolata.
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