NUMERO 237 -PAGINA 1- I FIGLI NELLA RETE







































































































































































La penultima riflessione che mi viene riguarda i milioni di immagini che i genitori postano in rete dei propri figli minorenni. I loro “gioielli”. Personalmente sono per una legge che VIETI espressamente  agli adulti di postare in rete le foto dei propri figli o di minorenni in generale, anche con le facce pixellate. Il motivo è semplice: un domani quel genitore potrebbe essere un bel delinquente come potrebbe essere “un altro” rispetto ai modelli che ha in mente quel minore nel frattempo divenuto adulto. E siccome la rete ormai conserverà nei secoli ogni banalità – ed abbiamo visto dove porta la banalità del male o della coglioneria…- meglio una immagine di meno che un suicida in più.






Ogni tanto occorre togliersi l'abito del “politicamente corretto” e dire con chiarezza che non è vero e non c'è nemmeno il diritto per cui nel privato si può fare di tutto. Fatti penali esclusi. Non perché esiste una qualche morale “mediana” al di sopra e al di sotto della quale non ti puoi spostare ma perché una società si costruisce e costruisce se stessa attorno a una serie di valori rispetto ai quali ammette lo sgarro di cui poi te ne devi assumere la responsabilità.

Prima di tutto domandiamoci se al posto di Tiziana (femmina) ci fosse stato un Tiziano (maschio). Mezza dozzina di filmini in cui il soggetto copula con altrettante femmine non avrebbe sollevato alcun interesse in rete. Indubbiamente nella gran massa del mondo quei filmati avrebbero avuto i loro affezionati visionatori ma in numeri del tutto insignificanti. Soprattutto il Tiziano ne avrebbe tratto non piccoli vantaggi in termini di autostima e di stima e invidia presso il mondo giovanile e femminile di genere. Presumibilmente pure le amiche femmine cui avrebbe inviato i filmini (con la raccomandazione di non metterli in rete? Vai a saperlo!) li avrebbero ben presto cancellati e forse nemmeno visionati. Anche se pure le femmine, con noi maschi, non sono meno cattive del come altrettanto siamo noi con loro su certi argomenti.
Quindi torna  di nuovo alla ribalta il tema della donna che sta un gradino, o dodici gradini, più in basso del maschio. La donna è una preda sempre e comunque in qualunque versione.

Una seconda riflessione la faccio sulla scelta della donna ( a 30 anni non sei più una ragazza) di far sesso con più uomini dietro sollecitazione e consenso del fidanzato con la consapevolezza di essere filmata e col progetto di distribuire i filmati a qualche amico. Che non sono  proprio come i giochetti infantili del dottore di cinque anni che visita la sorellina di quattro. Beh, se a trent'anni hai di te stessa tale elevata autostima forse devi (ri)costruirti una qualche scala di valori per decidere se sei un animale oppure una persona. Rifiuto la battuta per cui il ragionamento sarebbe identico al “te la sei andata a cercare”. Se fai certe cose consapevolmente, devi sapere che stai rischiando del tuo.



Un articolo che dava conto del fenomeno esploso intorno al suo nome. Nel pezzo si raccontava come venissero vendute magliette che riportavano una frase da lei pronunciata, si parlava dei gruppi Facebook a lei dedicati, delle parodie e dei tanti video satirici che spopolavano su YouTube.Sbagliando avevamo trattato la cosa come una sorta di fenomeno di costume e avevamo come altri ipotizzato che la vicenda potesse essere un'operazione di marketing in vista del lancio di una nuova attrice.L'errore commesso è evidente e innegabile. Non eravamo davanti a un caso di costume, ma un caso di cronaca che come tale andava trattato e approfondito per poi avere in mano elementi sufficienti per decidere se pubblicare o meno”.

Il 16 settembre l'autorevole Corriere della Sera il 16/9 dedica al tema due pagine e c'è anche una ampia colonna in cui un padre scrive: “Sono il papà di Carolina, quella ragazzina meravigliosa che manca a me e al mondo da una notte di gennaio del 2013. Mia figlia aveva 14 anni, si è uccisa perché dei giovanotti poco più grandi di lei, dopo averla molestata sessualmente e filmato ogni scena, hanno messo tutto su Internet. Me la ricordo bene la notte in cui tornò da quella festa, andai a prenderla io stesso e la mattina dopo mi disse: papà non ricordo niente di quello che ho fatto ieri sera. Non sapeva nulla, povera stella. L'ha saputo giorni dopo, quando ha trovato il coraggio di buttarsi dal balcone dopo aver letto i 2.600 like, insulti e volgarità vomitati dal mondo anonimo della rete. Ma parliamo dei responsabili. Le hanno fatto perdere coscienza e si sono divertiti un po'. Chissà, a loro sarà sembrato normale...”.

Francamente mettere sullo stesso piano il caso di una ragazzina di 14 anni “molestata sessualmente” e il caso di una donna di trenta anni che si fa filmare mentre fa sesso con uomini differenti e poi distribuisce da se quei filmati mi pare  che – come a Il Fatto Quotidiano-  non abbiano capito granche tranne la necessità di fare un

































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































La terza riflessione la faccio perché è risultato evidente che la ragazza non era in grado di gestire se stessa. Magari non sempre ma sempre nelle situazioni delicate. Tema delicatissimo perché lo stare male psicologico non è misurabile come la febbre con un termometro. Magari si poteva (o doveva?) sperare che il primo magistrato che prese in mano la memoria presentata dai legali della ragazza al tribunale civile perché ordinasse di togliere dalla rete i filmati  (e perché non i suoi legali ? ) le dovevano consigliare ed attivare tutte le procedure perché la ragazza fosse assistita da chi di dovere. Non si trattava di una inammissibile ingerenza in fatti privati di una maggiorenne ma di un dovere civile davanti a una situazione delicata. Se trovi un ferito per strada ti fermi a soccorrerlo senza domandarti se violi o meno la sua privatezza.
Non è stato così. La famiglia, il fidanzato (altro bel tomo!), le amicizie l'hanno lasciata vieppiù affondare con quella superficialità per cui “sono fatti tuoi, arrangiati”. Come se fosse solo un problema di polizia postale la pulizia della rete.
Emerge uno spaccato di solitudine, di menefreghismo, di materialità, di assenza di valori positivi (anche la difesa del proprio corpo dalla vista indebita degli altri è un valore positivo) che non stupisce più di tanto anche perché poi troviamo sulla stampa – e non quella del gossip-  che il direttore Peter Gomez de Il Fatto Quotidiano sia costretto a scrivere per evitare probabilmente una denuncia:” Ilfattoquotidiano.it, al pari di molte altre testate e siti online, si è comportato in maniera gravemente negligente sul caso di Tiziana Cantone, (…). Nella primavera del 2015, quando Tiziana era già diventata suo malgrado una star del web, anche il web-giornale che dirigo ha pubblicato un pezzo sul suo caso.



minestrone unico mescolando per servire “politicamente” della brodaglia scambiata per informazione.

La penultima riflessione che mi viene riguarda i milioni di immagini che i genitori postano in rete dei propri figli minorenni. I loro “gioielli”. Personalmente sono per una legge che VIETI espressamente  agli adulti di postare in rete le foto dei propri figli o di minorenni in generale, anche con le facce pixellate. Il motivo è semplice: un domani quel genitore potrebbe essere un bel delinquente come potrebbe essere “un altro” rispetto ai modelli che ha in mente quel minore nel frattempo divenuto adulto. E siccome la rete ormai conserverà nei secoli ogni banalità – ed abbiamo visto dove porta la banalità del male o della coglioneria…- meglio una immagine di meno che un suicida in più.

L'ultima riflessione riguarda i nomi. Chi legge troverà come non passi giorno che le forze dell'ordine non segnalino una retata per qualche enorme reato economico e MAI! si leggono i nomi degli indagati. Invece dinanzi a questi drammi dove c'è scappato il morto, viene dato in pasto tutto. Dalle immagini dei defunti a quelle dei genitori che svengono ai feretri bianchi di una vergine che s'era fatta filmare mentre faceva sesso con sei uomini. Diamoci una regolata.