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Il
titolo è l'essenza, racchiude in poche parole il senso di un intero
lavoro. Perciò va deciso per ultimo. Quando tutto è già stato detto e
tutto è già stato fatto. Eppure in questo caso sembra sia andata al
contrario. Fertility day. Un nome che tradisce la volontà (culturale?
Politica?) di escludere anziché includere. L'imposizione di una verità
incredibilmente privata come tema collettivo che taglia fuori tutti,
indistintamente.
Esclude chi un figlio lo ha già avuto ma non riesce, non vuole, non se la sente
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So bene
cosa significhi impegnarsi insieme, ogni giorno, per mantenere il
piacere sessuale separato dal problema dell'infertilità. Perché almeno
il piacere, che diamine.
E penso a uno degli slogan di questa campagna, la fertilità maschile è
molto più vulnerabile di quanto non sembri, nella foto una buccia di
banana abbandonata su un marciapiede. Io e Fabio ci siamo guardati
stupefatti ripensando ciascuno al proprio carico di memorie, di cui il
ministero non sembra sapere ne immaginare nulla:
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Prima giornata nazionale contro l'infertilità di coppia.
La sofferenza privata come tema di interesse collettivo. Tutto il
contrario di quello che è ora. E dentro vi avrebbero trovato posto
tutti. Chi non riesce ad avere figli ma si vergogna, chi un figlio l'ha
perso e non sa come fare ad averne un altro, chi ha una infertilità di
coppia perché formata da membri dello stesso sesso, chi tutti i giorni
lavora e studia e compie ricerche per tutti noi, chi di figli ne ha e
che proprio per questo vorrebbe essere solidale e magari imparare a
donare il proprio sperma,
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Nel
2015 circa un milione di persone ha attraversato il Mediterraneo. Si
tratta del dato più alto di sempre, pensate che erano 216mila nel 2014,
60mila nel 2013 e 22mila nel 2012. Di questo milione di persone,
856mila sono sbarcate in Grecia e 153mila in Italia.
I numeri del 2016 sono inferiori del 21% rispetto a quelli registrati
nello stesso periodo del 2015, quando erano arrivate 356.531 persone.
C'è da dire però che il 2015 è stato un anno record; i migranti
arrivati nei primi otto mesi del 2016 hanno invece già superato quelli
arrivati nell'intero 2014, ma anche quelli del 2014 e 2013 messi
insieme.
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di fare il secondo (il rinvio alla maternità porta al figlio unico. Se arriva.) con tanto di minaccia punitiva: se arriva.
Esclude chi un figlio non riesce ad averlo, e nel non tenere conto
dell'immensa sofferenza e senso di inadeguatezza che si cela dietro
quel fallimento ha il potere anche di far sentire quegli uomini e
quelle donne non utili, non contribuenti al bene comune.
Esclude chi un figlio lo vorrebbe ma la legge italiana non glielo
consente, gli omosessuali, la cui fertilità sembra non interessare al
nostro Stato (tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali
degli altri).
Esclude chi un figlio lo vorrebbe ma non ha un lavoro, non ha una casa,
vive ancora con i propri genitori, ha contratti precari che
garantiscono gravidanze a stipendio zero e zero garanzie di un lavoro
domani.
Esclude chi un figlio lo vorrebbe ma non ha trovato un compagno, magari
se è una donna pensa anche che un figlio lo farebbe da sola con la
fecondazione ma, che disdetta, in Italia non è permesso.
E infine esclude chi semplicemente un figlio non lo desidera, e
accidenti a lui se ne ha diritto e non deve certo spiegare a noi perché
non lo desidera. Né tantomeno sentirsi sbagliato per questo.
E poi davvero la fertilità è un bene comune? Come l'acqua? La fertilità
è un bene privato, privatissimo. I bambini sì, loro sono davvero un
bene comune, ma lo sono i bambini di tutti allora, quelli nati per
fecondazione spontanea, quelli per inseminazione artificiale, lo sono i
figli dei migranti e quelli degli omosessuali, lo sono i bambini
abbandonati e quelli adottati. Sono come l'acqua per i campi. Chiunque
di noi si occupi di loro contribuisce al bene comune, sia che abbia
procreato sia che non lo abbia fatto.
Mi chiedo se ci sia, in questa iniziativa, la minima comprensione
deldolore. Del dolore mio, che non sono riuscita ad avere figli con
Fabio, del dolore di madri e padri che nel reparto dove lavoro hanno
perso i propri bambini. Del dolore per le aspettative disattese. Le
aspettative disattese nostre, dei nostri genitori, della società che
ancora una volta, ancora oggi con questa campagna, ha il potere di
farci sentire inetti alla vita. Del dolore per la consapevolezza che la
vita, a volte, semplicemente non va come vorremmo.
L'impudenza di indire questa giornata nella quale si pretende di
parlare di procreazione medicalmente assistita mentre è ancora fresco
l'inchiostro della penna che apre finalmente all'eterologa nel nostro
Paese dopo anni di umiliazioni e viaggi della speranza all'estero è
quantomeno imbarazzante.
Sono certa di poter dire cosa significhi aspettare fuori dalla porta
con dolcezza mentre tuo marito deve raccogliere lo sperma per farlo
analizzare. Cosa significhi quella porta che si apre e quello sguardo,
lo sguardo del tuo compagno, che vorrebbe essere ovunque ma non lì, che
vorrebbe far sparire con un gesto della mano tutto quel mostruoso senso
di inadeguatezza.
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Ad agosto sono sbarcate sulle coste del Mediterraneo 24.736 persone, contro le oltre 130mila di agosto 2015.
All’8 settembre 2016 si può dire che dal 2015 è apparentemente
stazionario il livello della presenza straniera in Italia: 5.026.153
residenti, solo 12mila in più rispetto all’anno precedente, ma non è
mancata una notevole movimentazione. 250 mila stranieri sono stati
infatti registrati in anagrafe in provenienza dall’estero, mentre
178mila residenti sono diventati cittadini italiani, poco più di 6mila
sono morti e a molti disoccupati di lungo periodo non è stato rinnovato
il permesso di soggiorno.
In Italia nei primi otto mesi del 2015 arrivarono 116.149 persone. Nel
2016 siamo su flussi molto simili, 114.910 persone. 21.300 migranti
sono sbarcati sulle coste italiane ad agosto 2016, contro i 22.600
dello scorso anno.
I paesi di provenienza 2016 più rappresentati rimangono ancora Siria
(30%), Afghanistan (16%) e Iraq (10%). Sono tuttavia percentuali in
costante declino da marzo 2016, visto che i migranti provenienti da
questi tre paesi arrivavano quasi esclusivamente in Grecia, dove non
riesce ad arrivare quasi più nessuno.
In Italia la situazione è diversa, e sono soprattutto persone
provenienti da paesi africani a sbarcare. Le provenienze più
rappresentate nei circa 115mila migranti fino a qui arrivati sono:
Nigeria (20%), Eritrea (12%), Gambia, Guinea, Sudan e Costa d'Avorio
(7%), Somalia, Senegal e Mali (5%). Ad arrivare in Italia sono
soprattutto uomini (il 70%), con una considerevole fetta di minori non
accompagnati, in continua crescita (il 16% degli arrivi).
La gran parte degli sbarchi avviene in Sicilia (il 70%), ma ci sono
arrivi via mare anche in Calabria (il 17%), Puglia (il 7,5%) e Sardegna
(il 4%).
Al 1° gennaio 2016 la popolazione in Italia è di 60 milioni 656 mila
residenti (-139 mila unità). Gli stranieri sono 5 milioni 54 mila e
rappresentano l'8,3% della popolazione totale (+39 mila unità). La
popolazione di cittadinanza italiana scende a 55,6 milioni, conseguendo
una perdita di 179 mila residenti.
Nel 2015 le nascite sono state 488 mila (-15 mila), nuovo minimo
storico dall’Unità d'Italia. Il 2015 è il quinto anno consecutivo di
riduzione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna. L'età media
delle madri al parto sale a 31,6 anni.
In buona sostanza, tenendo conto che l'Italia é una terra di transito
della assoluta maggioranza dei migranti (quindi ne arrivano tanti ma in
maggioranza poi se ne vanno...), nemmeno se ospitassimo tutti gli
"arrivati" riusciremmo a mantenere un equilibrio nella popolazione.
Com’è che a nessuno è venuto in mente di far presente che, dagli
attuali 7 miliardi di abitanti sulla Terra, nel 2050 passeremo comunque
ai 9, anche se in proporzione gli italiani dovessero essere assai meno,
e che dunque il bisogno di infoltire la popolazione della Penisola non
è al servizio di alcun dettato etico, non risponde ad alcuna premura
relativa alla specie umana, ma è semplicemente una residuale forma di
nazionalismo?
Che fa il paio coll’italico razzismo?
Materiale raccolto.
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inaccettabile essere capaci di una tale prosaicità. Perché mai rischiare
anche solo rischiare dico, di sovrapporre il problema della fertilità
maschile con quello della potenza sessuale? Una ingenuità imperdonabile.
Sorrido nell'aprire ogni tanto il sito di questo Fertility Day.
E trovare ogni volta che qualcosa è stato tolto, aggiustato, sistemato.
Bene. Ci sono riferimenti a fattori di rischio, diagnostica, percorsi
per affrontare l'infertilità. Bene. Se solo il contenuto avesse vinto
sul contenitore. Se solo quelle cartoline non fossero state fatte. Se
solo non fossimo stati tutti sottovalutati nelle nostre capacità di
comprensione, empatia, intelligenza. Se solo il titolo fosse davvero
venuto fuori per ultimo.
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di cui le nostre banche ancora sono carenti.
Un luogo inclusivo di possibile condivisione di un dolore. Perché
quello dei figli, nella vita, è davvero l'unico dolore condiviso
possibile, attorno al quale aggregarsi e farsi comunità. Questa
condivisione mi aspetterei da uno Stato che ha l'ardire di chiedermi
figli. Non la separazione in individui che devono donare qualcosa alla Patria, pena lo stigma sociale.
Marta Verna, oncologa pediatra
EMA, European Medicines Agency
Clinica Pediatrica Università Milano Bicocca
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