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Avevano
esordito con la prima riunione della giunta capitolina in streaming e
con gli assessori appena nominati che si raccontavano in video, il
tutto all'insegna della «massima trasparenza». Ma al primo intoppo,
eccoli rinchiudersi nelle segrete stanze, impegnati in vertici blindati.
Niente diretta degli incontri in cui i dirigenti del Movimento 5 stelle
se le sono date di santa ragione: solo veline e veleni. E i loro
elettori, che cercavano notizie di quanto stesse succedendo dopo le
dimissioni a catena e le reciproche accuse, e gli insulti, hanno
compulsato invano il blog di Beppe Grillo. Quel sito in questi giorni
sembrava quasi la Pravda del tempo che fu. Una sorridente Virginia
Raggi annunciava: «Al lavoro per Roma». Come se nulla fosse accaduto.
Qualche grillino, perplesso, ha chiesto: «Perché l'organo ufficiale del
M5S continua a tacere?». Ma non ha avuto risposta fino a ieri sera,
quando Raggi ha rotto il silenzio.
Che fine ha fatto la tanto invocata «trasparenza» che del Movimento
doveva essere la bandiera e il faro? Accantonata, nell'attesa che i
dirigenti pentastellati la smettessero di litigare e che Grillo
imponesse l'unità. Curioso destino, e paradossale, quello dei vari Di
Maio, Di Battista e compagnia. Hanno sempre criticato gli altri partiti
perché non avevano un filo diretto con gli elettori, perché non
facevano decidere le strategie ai «cittadini», naturalmente on line, e
poi sono stati loro a sfuggire, a non rendere conto di quanto sta
succedendo nella giunta della Capitale.
Ma sarebbe sbagliato ritenere che i 5 stelle abbiano rinunciato allo
strumento «salvifico» dello streaming. Ieri sera, sul blog del «capo»,
la diretta è tornata in auge.
Già, sono andati tutti al mare, cioè tutti a Nettuno (il direttorio al
gran completo, Beppe Grillo e gli altri dirigenti) per dimostrare che
il Movimento è unanime, che i dissapori e i problemi sono il parto
della
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Sono
state autenticamente profetiche le parole del governatore campano
DeLuca quando definì ruvidamente la nuova sindaca di Roma:“Ho visto
Virginia Raggi affacciata al balcone del Campidoglio, una bambolina
imbambolata, mi sono intenerito… Apprendiamo che la giunta è in via di
composizione. I Cinque stelle propongono all’Italia una grande
innovazione politica: il Web-Cencelli. E non si è ancora insediata la
giunta, guardo con terrore a quando metteranno le mani sui quartieri…
Mi spiace per Roma, ma questa è la conferma – lo dico a Giachetti – che
dio c’è”. La «casta» bianca rossa nera levò la sua voce in difesa
della «donna». S’è vista che donna! furono persino troppo eleganti le
parole di DeLuca.
Più che il buondio c’era e c’è nel coacervo di personaggi che stanno
attorno alla sindaca parecchi diavolacci in camicia nera, frutto
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La
sindaca che anziché chiedere ai propri consiglieri dei nominativi da
interpellare come assessori lo domanda al contestatissimo studio dove
lavorava? Una sindaca avvocato che non chiede al futuro assessore
il certificato ex 335 cpc prima della nomina? Poi vai a prendere
nientemeno che una magistrata Rainieri di Cassazione o un
Minennna e te li fai scappare? Dov’é il «senso delle istituzioni» che
ti stiano o meno sulla balle la Cassazione o la Consob?!
E ci credo che un DeDomincis non le abbia risposto : no grazie! Visto il pedregree.
E il Marra e il Romeo ?
Scontato che in queste ore ci sia tutto un orgasmo nelle forze
politiche in concorrenza ai cinque stelle immaginando di
spolparne i consensi ed appropriarsene. Non sono così convinto che i 5S
ne escano scalfiti elettoralmente da questa vicenda.
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Cosa
accadrà nelle prossime settimane del Movimento 5 stellenon è facile da
prevedere. E' opinione diffusa però che le aspirazioni che hanno mosso
milioni di persone a votare il movimento rischiano di essere
risucchiate alla prova del governo romano in una palude di
dilettantismo, improvvisazione e scarsa trasparenza destinati a
lasciare un segno indelebile sul futuro della forza politica che doveva
rivoluzionare il paese.
Certo, molti diranno che guardando al vecchio governo di Alemanno o del
Pd, i problemi erano assai più gravi e il malaffare più diffuso e
radicato. Questo è senza dubbio vero, così come è evidente che i media
collegati ai poteri forti siano saltati famelica mente sulla vicenda
per portare acqua al mulino dei loro padroni.
Ma il votante grillino medio, quando ha messo la scheda nell'urna,
esprimeva attese diverse rispetto alla nuova classe dirigente.
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Certo,
il linguaggio di Berlusconi e Renzi era diverso da quello di Grillo.
Berlusconi prometteva meno tasse e libertà per tutti. Renzi crescita,
rottamazione e bonus da 80 euro. Mentre Grillo parlava di onestà, di
trasparenza e di democrazia dal basso come perno della strategia per
risollevare la nazione dal baratro di qualunquismo e malaffare in cui
era sprofondata.Uno vale uno, non più qualcuno che decide per tutti gli
altri.
Quello che si vede in questi giorni a Roma purtroppo è lo
sconfessamento di questa promessa. La politica dell'uno vale uno si è
tradotta in processi di selezione anonimi della classe dirigente,
scelti più sulla base di simpatie e amicizie da un numero
ristrettissimo di votanti che non in base a una valutazione
approfondita delle qualità individuali. L'esito è una scelta di un ceto
dirigente lasciato al caso, o a seconda dei punti di vista all'onestà
dei votanti. Un ceto in larga parte privo di competenze, alle volte
persone oneste, altre con un senso
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fantasia dei giornalisti, e perciò la diretta era assolutamente necessaria.
Così i militanti e gli elettori che li hanno votati, e che non hanno
avuto il piacere di apprendere da quel sito i perché e i per come delle
fibrillazioni di questi giorni, hanno potuto conoscere finalmente la
verità. E non una verità qualsiasi, come quella raccontata dai
quotidiani, ma quella con la “V” maiuscola, vistata e approvata dal
leader.
Insomma, da strumento di trasparenza lo streaming è diventato il
veicolo della diffusione del «verbo». Il che ricorda gli usi e i
costumi di certi regimi non propriamente democratici.
Maria Teresa Meli
La Repubblica/Roma
08 settembre 2016
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dello scambio politico tra destra e cinquestelle.
Inutile girarci attorno: i voti si «pagano» altrimenti ciccia che li porti a casa.
Del resto non cambi una città come Roma, dove il malaffare in comune
stà incistato da qualche decennio -e con che personaggi, poi!- con una
banda di impreparati. Proprio perché il comune di Roma è ancora nelle
mani di mafia capitale, occorreva continuare col commissario per almeno
un decennio, magari affiancandogliene un altra coppia più specializzata.
Quel che emerge dagli atti della sindaca è totale incapacità di fare
politica nonostante abbia alle spalle almeno sette anni di
opposizione in consiglio comunale e non sia una avvocato neofita ma con
un decennio di professione alle spalle non in uno studio dove difendono
ladri di galline e motorini.
La destra e la mafia sapevano e sanno benissimo da sempre quando e dove
occorre un pollo -stavolta una gallina- per continuare a fare gli
affaracci propri.
Un sindaco si regge sul rapporto consensuale coi propri consiglieri
altrimenti rischia ogni momento una botta. Vero che un assessore a Roma
non può essere anche consigliere ma quando sono scappati i cinque
assessori e dirigenti tutti insieme, è stato chiaro che il governo
reale della città stava in «altre» mani che non quelle del sindaco e
del consiglio.
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Perché
la trasversalità di quell’elettorato non ha un partito in cui
accasarsi. Ne i romani ne altrove in Italia. I primi hanno
dimostrato di fregarsene ampiamente della propria città che considerano
ormai una della tante italiche disgrazie tutto sommato più comode
che altrove. Meglio essere romani che di Reggio Calabria o Palermo.
Gli altri partiti, cosa possono offrire di meglio un Salvini o un
Renzi?. Il secondo se riesce a strappare un po’ di flessibilità all’Ue
regalerà una quattrordicesima di 500 euro ai pensionati minimalisti.
Che metteranno sotto la piastrella alla svelta. Salvini? ai romani non
serve altro circo. Bastano da soli. Gli andrebbe meglio una camicetta
nera.
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Non era una questione di meno peggio, o un po' meglio.
Il nodo era che si reclamava un ceto politico radicalmente diverso da
quello che lo aveva preceduto. Certo non tutti i sindaci 5 stelle sono
eguali. Ci sono le esperienze di Torino e Parma. Ma guarda caso, Parma
è messa in quarantena da Grillo e dal direttorio mentre la Appendino a
Torino ha da subito dimostrato un'autonomia che la rende anomala
rispetto alle dinamiche di gestione del movimento a livello nazionale.
Il punto centrale della questione però, non è se i 5 stelle sapranno
superare l'attuale crisi, o ne verranno irrimediabilmente travolti.
Forse riusciranno a sfruttare l'impopolarità crescente di Renzi, o
forse sarà una nuova crisi economica a rinforzare il vento che soffia
nelle vele della ammaccata barca grillina. L'interrogativo cruciale è
se veramente c'è del nuovo in questo movimento, un nuovo capace di
riscrivere le regole offuscate della vecchia democrazia, in grado di
rigenerare la passione civile di quei milioni di italiani che comunque
continuano a credere sia giusto impegnarsi per un futuro migliore per
se stessi e i propri figli. Sono i 5 stelle un nuovo modello di
democrazia?
L'impressione, dopo le prime esperienze di governo, è che a avere
portato al successo il movimento siano stati soprattutto slogan,
strategie di marketing e intelligenza comunicativa, in perfetta
continuità con quanto era accaduto con Berlusconi prima e Renzi dopo. |
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dall'inizio drammaticamente insito nella strutturazione strategica e politica del movimento.
Walter Lippmann nel 1922 scriveva che ogni democrazia che voglia dirsi
tale deve poggiare sul senso critico dei cittadini. Lippmann è stato il
precursore di generazioni di pensatori che hanno evidenziato come solo
attraverso la cultura, la formazione, la scuola, e il confronto sui
contenuti, i mali delle democrazie rappresentative possono sperare di
essere curati. Il grillismo ha venduto per democrazia processi che di
democratico hanno assai poco. Democrazia non è solo sapere lanciare
slogan. Democrazia è una pratica antica che richiede impegno,
investimenti di medio periodo, capacità di assumere decisioni
consapevoli. Qualcosa che il grillismo non ha avuto tempo di costruire,
ma molto probabilmente nemmeno la volontà di fare, rimanendo in questo
perfettamente in linea con chi ha governato negli ultimi venticinque
anni l'Italia.
Luca Fazzi
Il FattoQuotidiano
7 settembre 2016
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