NUMERO 228 - PAGINA 5 - LONGUELO: PRIMA LE RANE E POI I CITTADINI














































































































































I nostri vecchi quando qualcuno faceva il signor Tentenna lo invitavano perentoriamente: «và a ciapà i rane!» le quali essendo naturalmente di pelle scivolosa, rendevano l'operazione del tutto improbabile se non inutile.
Leggere quanto i quotidiano scrivono dei recenti straventi della Valle di Astino e delle conseguenti alluvioni subite dal territorio di Longuelo, vien proprio da dire lor signori « de'nda a ciapà i rane».
Perché il problema è  sostanzialmente  semplice. Trovare un pacco di migliaia di euro (forse addirittura un milione...) per  ristrutturare tutto il sistema delle acque superficiali della conca  compresa ad est della dorsale che da san Vigilio scende alla Benaglia, da ovest che dal Mut de Moss scende alle Crocette, poi c'è la valle sottostante bloccata in parte dalla ferrovia e la messa in sicurezza anche del centro di Curno (attraversato sotto terra dalla Roggia Curna). Così abbiamo letto  di un dirigente del Comune di Bergamo il quale, interpellato sulla necessità-utilità di pulire e rifare del tutto il tratto intubato dello scaricatore della Roggia Curna che sottopassa Longuelo (il tratto indicato col 3 nel disegno) ha seraficamente detto: ... ecché facciamo un intervento milionario per un po' di acqua piovuta oltre il normale!?»
Eh già, ghè mia i solcc.
Perché adesso – tanto per tirarla per le lunghe- hanno scoperto che c'è la rana di Lataste che non è un mostro particolare ma una rana comune




Urgente se non urgentissimo. Consiste nello scoperchiare tutto il tombotto indicato col numero 3 nel nostro disegno per ripulirlo del materiale che si sarà accumulato  da quando è stato costruito.
Purtroppo l'hanno costruito non pensando a  mantenere degli accessi e adesso per pulirlo occorre… scoperchiarlo. Ragionevolmente varrebbe la pena di abbandonarlo (chiudendolo….) e di scavare un nuovo tombotto – di dimensioni adeguate- che dall'incrocio con via Astino (ad ovest della via lo scaricatore è tutto scoperto) sottopassando via Longuelo percorra tutta via Bellini fino alla Rotonda Locatelli (che sarebbe poi un percorso parallelo all'attuale tombotto inutilizzabile…).


Siccome le “alene” di Longuelo le conosciamo dagli anni '50 quando quello era solo un piccolo borgo a est della città (la mia famiglia coltivò diversi terreni in zona) e quindi Longuelo l'abbiamo vista crescere com'è adesso, pensiamo di poter dire qualcosa in merito.
Le rogge quando si ristrutturano o si puliscono, si comincia a ristrutturale dalla… coda e non dalla … testa o da qualche tratto intermedio. Quel che è un classico dell'idrografia non appartiene alla cultura dei gestori della Roggia Curna che per una parte a Longuelo è stata “sontuosamente” ristrutturata (in modo errato a nostro avviso) laddove non creava problemi



















































































































































































































































Per intenderci stò parlando dei lavori eseguiti al di fuori del Convento di Astino. Quindi i restauri degli immobili non rientrano nell'economia di questo discorso.
La natura ha previsto un proprio equilibrio per cui alla quantità di energia che viene immessa-tolta su un terreno (insolazione, freddo, lavorazioni agricole, lavoro manuale) corrisponde la restituzione di altra energia in varie forme. Prodotti agricoli, assorbimento di calore e di freddo e successivo disperdimento o trasformazione, accumulo di fertilizzanti naturali e materiale organico.
Questo equilibrio non è ovviamente applicato rigorosamente metro quadro per metro quadro ma per zone assai estese ed a più livelli. Difficlmente identificabili dla vero.
Negli ultimi anni nella Valle di Astino sono stati eseguiti dei grandi lavori agricoli ed edilizi e quindi vi è stata immessa in una zona relativamente piccola una grande quantità di energia che si è sommata a quella che già naturalmente viene fornita dalla luce.
La stessa costruzione delle condotte che hanno recuperato le acque di via Marieni e dei casali sottostanti, oltre all'energia spesa per la realizzazione, hanno sottratto a quell'ambiente una certa quantità di acqua che  aveva la sua funzione di equilibrio nella trasformazione dell'energia.

In buona sostanza addosso a quello che era stato un ambiente in sostanziale equilibrio energetico costruito nei 50-100 anni precedenti che vedeva solo come elemento disturbatore in aggiunta la monocoltura maidicola della piana, sono precipitate rapidissimamente enormi quantità di energia di origine diversa (e precipitano tuttora in grande quantità per le incessanti lavorazioni agricole) di cui il territorio non ha la memoria e quindi il programma di autosmaltimento e ricarica. Memoria e programma di cui disponeva prima delle attuali trasformazioni agricole e dei lavori delle fognatura da via Marieni.

E' quindi accaduto qualcosa di assolutamente prevedibile. Il terreno enormemente compattato dalle numerose e intense lavorazioni meccaniche ha ridotto la sua capacità di assorbimento delle acque piovane; il materiale organico contenuto nel terreno, eccessivamente rivoltato non ha più la struttura fisica per un  maggiore assorbimento dell'acqua; le lavorazioni agricole hanno ridotto la quantità di materiale organico che si creava ed accumulava ogni anno. Le nuove fognature hanno portato in loco acque di altra natura e temperatura. Le stesse coltivazioni in atto, sostanzialmente ridottissime rispetto alle enormi quantità create dalla maidicultura del mezzo secolo precedente, non hanno sfruttato (non sfruttano) appieno l'apporto energetico del sole e della luce e nemmeno quella imposta dai mezzi meccanici.



Se probabilmente finchè s'era mantenuto in zona l'equilibrio creato da mezzo secolo di monocultura maidicola gli eccessi nelle precipitazioni venivano maggiormente assorbiti dall'ambiente, conle modifiche (o sconvolgimenti?) imposto per la creazione del nuovo paesaggio agrario nella valle di Astino, è stato definitivamente  rotto o interrotto l'antico equilibrio energetico  e, sommandovi un ulteriore eccesso nelle precipitazioni, si è dato luogo alle alluvioni delle settimane scorse.
Che peraltro non sono una novità per Longuelo ma che sono diventate più numerose e più intense come danni.

Nell'attuale situazione è inimmaginabile un “ritorno” alla situazione precedente e quindi l'urgenza che quel tombotto scaricatore sia scoperchiato e ripulito o addirittura che sia messo in progetto un nuovo tombotto sotto la pubblica via è una necessità urgente.
Che si scontra coi costi e coi problemi pratici relativi alla viabilità.
C'è poi il  problema del “chi fa e chi finanzia i lavori”? perché proprietà di canali e tombotti e responsabilità di chi ha fatto o non ha fatto opere e manutenzioni non sono temi facilmente sbrogliabili.
Non ultimo c'è il problema di Curno, sul cui territorio andranno fatti importanti lavori e di cui nessuno parla probabilmente per non spaventarsi.
Poi arriva il buondio che ci da una legnata e allora tutti a piagnere Roma governo ladro. Alé!.












































































































































































































































































































































































































Nessuno lo dice ma nei mesi scorsi il Comune di Bergamo ha creato un collegamento tra le fogne  di via Marieni e le varie abitazioni sottostanti verso il fondovalle di Astino. Adesso nella Roggia Curna  al ponte di via Astino ci scaricano due condotti che quando piove riversano due fiumi (d'acqua e sabbia) che PRIMA non vi arrivavano.
Il progetto è stato fatto secondo il buonsenso del buondio: tanto la Roggia spanderà dappertutto le acque piovane (inquinate in quanto provenienti dalle strade). Buondio che ha cambiato parere e adesso si mette a scaricare bombe d'acqua 'sto stronzo pure lui ci si mette.


Intanto che la sindaco Serra  e l'architetto Conti si trastullano godendosi “un paese bello di vivere”, la roggia Curna è diventato –per mano loro- un ruscellino allegorico che “arreda” la piazza del comune. Peccato che la massa d'acqua della roggia proveniente da Longuelo da qualche parte dovrà passare e scaricarsi. Siccome il problema non è stato inserito nell'aureo programma della giunta Serra … il problema non esiste anche se diversi  ambienti di Curno  al di sotto di via Trento sono stati allagati già a fine giugno.
Morale della favola. Il buondio ci ha   abbondantemente avvisati che vuol fare il capriccioso (a Longuelo sono anni che manda questi avvisi, seppure meno eclatanti degli attuali…) ma la politica siccome non può vendere sui media… delle fognature e dei tombotti… che pure affoghino i cittadini !.





LA NOTIZIA DAL CORRIERE/BERGAMO.
La rana di Lataste deve traslocare. C’era da fare una scelta: lasciare in pace il simpatico anfibio marrone-rossiccio che vive nei canneti di Astino o continuare a rischiare che Longuelo finisca sott’acqua a ogni nubifragio. C’è voluta la riunione di ieri tra Comune, Parco dei Colli e Consorzio di bonifica per decidere che verrà tagliato il canneto che si stende nei campi a valle del monastero, in cui vive la rana. Canneto che soprattutto occupa uno dei fossi della roggia Curna, impedendo lo scorrimento dell’acqua e contribuendo a farla finire sulla strada.



Qualche mese fa il Consorzio aveva tentato di provvedere di sua iniziativa, disboscando una decina di metri di roggia, ma gli operai erano stati stoppati dalle guardie del Parco. Ora il Consorzio metterà a punto un piano d’intervento, con la creazione di una zona umida in cui traslocare l’anfibio. «Massimo rispetto per la rana, ma qui c’è un intero quartiere da salvare», commenta il presidente del Comitato alluvionati di Longuelo Gigi Passera. Tolto il canneto, sarà scavato un fosso di quattro metri e mezzo per due di profondità che darà un robusto aiuto in caso di nubifragio, servendo anche da invaso di raccolta.









































































































































































































































nei nostri fossi ( l'anfibio resiste bene anche ai diserbi del mais...però...) che  è stata -ovviamente- ritrovata nell'alveo abbandonato della Roggia Curna a valle sud ovest di Astino. Va detto che detta rana era tra gli anfibi del parco e quindi era scontato ci fosse da qualche parte…
Adesso l'animaletto va recuperato e  le va dato un abitat acconcio, non certo come «il ghetto di Rignano» dove si mettono invece gli schiavi negri sfruttati dagli italiani coi caporali neri.
Intanto che il Parco dei Colli decide la zona del new abitat delle rane (pare individuato nei pressi della Madonna del Bosco), che l'Università di Pavia faccia lo studio geo-idraulico della zona, gli abitanti di Longuelo se la fanno sotto  ogni volta che in cielo compare una nuvola men che bianca.





ma consentiva una grande spesa e conseguente ritorno d'immagine da vendere sui media.
La  scoperta” della rana deriva dal fatto che hanno iniziato i lavori di ripulitura della roggia non  dalla coda ma da Longuelo verso ovest (e termineranno ovviamente quando cessa la stagione piovosa e quindi gli allagamenti… fino al prossimo anno…).
Quindi la Roggia Curna va ripensata partendo dal suo scaricatore finale nel Brembo (davvero finisce nel Brembo!?), nel suo percorso intubato sotto il centro storico di Curno e poi proseguire ai piedi del vigneto di Mozzo, buttare per aria il prato prezioso del golf (soto il quale passa intubata) e via via indietro fino alla città.
E nelle parti esterne le pareti della roggia non vanno fatte di una inutile elegante costosissima muratura ma con una normale palificazione di tronchetti in legno. Che lascia entrare ed uscire l'acqua naturale. Idem per il fondo: che non va cementificato ma lasciato  naturale.