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Per
capire in che mani stia il problema dell'immigrazione quando gli
sfortunati sono approdati in Italia basta leggere uno dei bandi (p.e.
questo: http://www.prefettura.it/bergamo/
contenuti/78400.htm) che le prefetture emettono per prepararsi all'arrivo di un gruppo di profughi ed assegnarli.
In buona sostanza vi possono partecipare tutti quelli che hanno spazi
ed organizzazione adeguate – anche non tutte del tutto proprie- che si
accontentino di ricevere 35€ pro die al massimo per ciascuno dei
rifugiati accolti.
Non esistendo una norma comunitaria o nazionale o regionale che
stabilisca eventuali criteri di distribuzione, tutto viene lasciato al
caso ed alla buona volontà di “chi ci sta”.
Finora è successo che le strutture religiose che dispongono di ampi
spazi del tutto inutilizzati perché le loro iniziative
istituzionali sono del tutto cessate, si siano fatte avanti per
prime per accogliere queste persone coniugando un piccolo ritorno
economico e il mantenimento delle strutture stesse.
Secondo una informazione datami da un'amministratore (non
leghista) di un piccolo comune brembano dove è collocato un ex
colonia di suore milanesi (quella parrocchia apparteneva un tempo alla
Diocesi di Milano) l'accoglienza dei migranti consentirebbe alla
proprietà di non pagare le tasse comunali sull'immobile.
Poiché in generale la distribuzione di questo tipo di colonie è
collocata in piccoli comuni montani, ecco che a Vedeseta (205 abitanti)
sono arrivati 36 migranti del Bangladesch ospitati dalla Caritas
milanese nella casa vacanze delle Suore Marcelline. Lizzola un paesino
di 115 abitanti è arrivato ad ospitare perfino 94 profughi. Nell'ex
casa per ritiri di Botta di Sedrina ( 800 abitanti) sono ospitati fino
a 130 profughi.
Viceversa comuni come Curno (7700 abitanti) ne hanno accolti e rapidamente destinati altrove (Treviolo) cinque-sei.
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Ovviamente
anche le decisioni più recenti circa la distribuzione degli immigrati e
richiedenti asilo hanno fatto flop accompagnate e/o accompagnando
l'affermazione dei partiti xenofobi nelle varie nazioni che via via
sono andate al voto.
Davanti a questa spaccatura xenofoba all'interno dei paesi dell'UE e a
quella che si manifesta nelle nostre comunità (dove “in teoria”
prevarrebbero i “cristiani”) la ragionevole posizione dell'Anci ad ogni
tavolo istituzionale nel quale ha affrontato la questione profughi è
quella di definire una quota di 2,5, massimo 3, migranti ogni mille
abitanti per Comune.
Senza attendere l'Europa l'Italia poteva decidere e definire con una
legge di intesa con le Regioni e l'Anci che obbligasse i comuni ad
accogliere un numero di immigrati sulla base dei quattro
parametri già fissati dall'UE: popolazione complessiva, pil, tasso di
disoccupazione e rifugiati già accolti sul territorio.
Con una legge nazionale, non sarebbe stato possibile creare quelle storture nella distribuzione che abbiamo elencato prima.
Ma con un ministro degli interni inetto come il siciliano il problema
si sposta dai porti o dalle frontiere dove approdano i clandestini alle
prefetture delle provincie, dove vengono scaricati e queste emettono
burocraticamente i bandi come quello indicato nel collegamento.
Alla fine tutto finisce “all'italiana” cioè in una combinazione
perversa di fattori positivi e negativi, nel cui bailamme non è più
possibile capirne la parte positiva e quella negativa da rimuovere o
correggere.
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Senza
nemmeno degnarsi –il Simone Bianco- di interpellare la Diocesi che
aveva già illustrato: “per il progetto «Accoglienza profughi» — come
spiega il bilancio sociale dell'Associazione Diakonia-Onlus, braccio
operativo della Caritas — sono stati sostenuti costi per 7.700.319.
Sono stati invece ricevuti contributi statali per 8.082.860 euro. «Le
risorse in avanzo, cioè 382.541 euro, sono state utilizzate — si legge
nel bilancio — a sostegno di progetti e servizi (come dormitori, mensa
e docce) a favore di richiedenti asilo diniegati o che sono arrivati da
soli nel nostro territorio, per i quali non viene erogato alcun
contributo».
Un altro aspetto del caos creato dall'attuale distribuzione dei
migranti è che nessuno sa che fare di queste persone. In buona sostanza
sono parcheggiate e mantenute senza nessuna certezza tranne quella che
gran parte di loro tenta di andarsene altrove. Forse questo è il vero
progetto del governo: che prendano la via dell'estero per levarseli
definitivamente di torno. Un po' dura immaginare che a Vedesta o a
Lizzola si possa costruire un futuro per quelle genti nonostante la
buona volontà degli operatori.
Ieri in un'intervista sul Corriere il prefetto Morcone capo del
“dipartimento per le libertà civili e l'immigrazioni” al ministero
dell'interno ha (quasi) scoperto l'acqua calda: affidare ai profughi
lavori utili. Ha premesso che esistono già dei sindaci che si sono
attivati in merito con progetti di volontariato.
Poi ci si può divertire nel verificare che p.e. a Bergamo vedi gli
immigrati che passano a raccogliere le cicche e carte per terra ….
laddove esiste e passa già un addetto dell'A2A. Giustamente prima passa
l'addetto dell'A2A e poi arriva l'immigrato –stesso carrettino e stessa
scopa- che completa (sic…) l'opera. In aggiunta, sempre giustamente,
per sette giorni alla settimana opera l'addetto A2A mentre da lunedì a
venerdi operano gli immigrati volontari. Racconto questo quadretto per
dire che deve esistere una regia intelligente e attenta per fare
incazzare i cittadini.
Il fatto è che finchè –in merito al collocamento formazione e impiego
dell'immigrato- non esiste una linea politica ed amministrativa che
parte dall'UE passa per Roma, le Regioni e poi arriva ai Comuni, c'è da
stare certi che il 90% dei comuni facciano
orecchio di mercante e i rimanenti si incazzino a morte perché sono
alluvionati da arrivi imprevisti concordati soltanto tra prefetture e
privati od associazioni
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Fatto
questo rapido e nero affresco c'è da dire che un'Europa
coinvolta da molti lustri dal problema immigrazione che è divenuta
esplosivo dopo le guerre nella sponda sud del Mediterraneo, un'Europa
che non si sia data una quadro normativo sull'accoglienza è un macabro
segnale di imperialismo indegno della nostra civiltà. A maggio 2015 fra
le azioni concrete e immediate dell'agenda UE c'è stata la proposta di
distribuire i rifugiati fra gli stati membri, in situazioni di
emergenza, secondo una chiave di ripartizione che dovrebbe tenere conto
di quattro parametri: popolazione complessiva, pil, tasso di
disoccupazione e rifugiati già accolti sul territorio nazionale.
Il nuovo meccanismo si baserà sull'attivazione, per la prima volta, del
sistema di emergenza previsto all'articolo 78, paragrafo 3, del
Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che mira ad aiutare gli
stati membri interessati da un afflusso improvviso di migranti.
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Questo
caos – creato dall'UE e dal governo- consente a un imbecille come il
Salvini di accusare gli operatori di fare accoglienza per guadagnare ma
anche ad autorevoli (autorevoli ?!?!?) giornalisti del Corriere come
Simone Bianco di scrivere: “un altro alleato insostituibile per la Lega
è la mancanza di trasparenza e di buon senso nella gestione dei
migranti. I famosi 35 euro al giorno per straniero sono davvero
necessari? Basterebbe guardare i conti della Caritas di Bergamo, che
Salvini accusa senza prove di lucrare, per scoprire che forse lo Stato
sta spendendo più del dovuto. Pur garantendo un servizio di livello
alto (nessuna rivolta per il cibo scaduto o cose del genere in
provincia), l'ente della diocesi bergamasca ha registrato a fine 2015
un avanzo di 380 mila euro sugli 8 milioni ricevuti dallo Stato. Fondi
poi destinati ad altre attività sociali ma che dimostrano come, in
tutta questa storia, il governo dovrebbe almeno imparare a fare un po'
meglio i conti”.
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