Il
verde pubblico di Curno è il verde delle villette a schiera. Come la
pavimentazione delle piazze del resto. Come la piazza del comune.
Niente di differente dal resto dei comuni italiani cresciuti nel boom
economico e con le mitiche villette operai degli anni '50-'60 ed a
schiera negli anni '80.
Curno ha comunque un record di deficit progettuale e culturale in
merito che va dall'invenzione simil-Toscana del percorso
orlato dai cipressi dalla chiesa (parrocchiale di Curno) al colle di
Mozzo al mantenimento dei tigli- tipici delle osterie del primo
novecento- di lato dell'ex ACLI. U spel e öna scarpa.
Via via sradicati tutti i monumenti verdi con accanimento particolare
verso i platani, che sono stati -non solo a Curno- i veri
ornamenti dei fossi. I platani e i gelsi sono stati “IL” segna decisivo
del paesaggio agrario di Curno fino agli anni '50. Platani come alberi
da bonifica nel senso che nelle alene consumavano molta acqua
(stagnante). Platani come alberi di legno di scarso valore
energetico (quindi non si rubavano…) e di facile lavorazione (per farne
zoccoli).
In compenso ci godiamo i pini marittimi della via Buelli, che
significavano all'italietta curnese del neo benessere '60 una sorta di
ricordo delle prime ferie o vacanze versiliane e del pari - solido
ragionamento degli amministratori risparmiatori del tempo- erano alberi
che sarebbero cresciuti tosti e in fretta.
Uno si domanda come mai vennero piantati su un solo lato immaginando
l'abbiano fatto per risparmiare. Nossignori. Nella via abitava un
“terrone pugliese” di professione geometra: lui voleva una doppia
fila, la DC non li voleva oleva affatto ed alla fine convennero di
piantarne –nella Dc il compromesso era un'arte…- una sola fila dal lato
dell'abitazione di cotanto rompi.
Adesso bisognerebbe toglierli del tutto - sembrano ormai reduci di una
ortopedia post prima guerra mondiale- e rifare il progetto
dell'intera strada ma dubitiamo che ci sia mai a Curno una maggioranza
o un sindaco con tale volontà. Ghè mia i solcc.
Basta vedere il relitto - voluto dalla professoressa Morelli-
che hanno lasciato sul cantone tra via Roma-Marconi (accanto al
berceau stile case popolari di Fanfani della piazza) per capire che
idea abbiano del verde e delle alberature . Non sanno nemmeno da che
parte cominciare.
Destino altrettanto infausto è toccato alle centinaia di carpini
piramidali coi quali un sindaco leghista decise di orlare via
Carlinga e via Fermi. Le ultime potature li hanno ridotti come
dei vecchi pupazzi rachitici seminudi. Certi interventi bisognerebbe
applicarli anche alla crapa di chi li ordina per vedere… l'effetto che
fa.
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Il
buondio decide che un albero abbia una certa conformazione ma poi
arriva l'intelligente di turno che sbaglia a piantarli (magari per
svuotare il vivaio dell'amico di turno?) e poi aggiunge danno al danno
svestendone il gonnellone.
Erano alberi che proprio per l'errore di piantumazione dovevano essere
spostati in sostituzioni dei rottami presenti nei CVI o nelle
scuole senza dimenticare il sito inutilizzato della Forestale ma
occorrevano «i solcc» che per certe spese si trovano sempre (specie se
a rapido rientro clientelar-elettorale: nei CVI p.e.) mentre per un
verde ragionato e rispettoso degli alberi prima ancora che dei
soldi spesi, non si trovano mai o si ritengono inutilmente spese
«perché abbiamo già un sacco di verde». Gli altri ce l'hanno, non noi:
infatti i curnesi se vogliono del verde debbono andare a camminare sul
Mut de Moss.
Curno attualmente ha tre giardini che si possono definire tali in
quanto hanno dietro una qualche idea differente da chi li vuole come
vetrine dei vivaisti.
Uno é la rotonda di via Carlinga. Li vi hanno piantato dei gelsi che
per qualcuno significano poco. Invece nella Cascina Carlinga c'era
sempre stato l'allevamento dei bachi da seta. Anche se i gelsi piantati
non sono esattamente della varietà adatta per produrre quel fogliame,
meglio così' che niente o peggio.
Un giardino privato esiste presso un'azienda agricola frutto del
recupero di centinaia di alberi “scartati” da altri giardini
boschi ripe stradali.
Il giardino più «disegnato» è quello di un piccolo stabilimento rosa
con gli occhi a fessura in via Trento. Già é bello il progetto
industriale ma è sopratutto bello il giardino: economico nel suo
insieme, molto scolastico nel progetto ma... c'è una gran bella testa.
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