NUMERO 224 -PAGINA 4 - SFORTUNATO IL VERDE DI CURNO

































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Il verde pubblico di Curno è il verde delle villette a schiera. Come la pavimentazione delle piazze del resto. Come la piazza del comune. Niente di differente dal resto dei comuni italiani cresciuti nel boom economico e con le mitiche villette operai degli anni '50-'60 ed a schiera negli anni '80.
Curno ha comunque un record di deficit  progettuale e culturale in merito che va  dall'invenzione  simil-Toscana del percorso orlato dai cipressi dalla chiesa (parrocchiale di Curno) al colle di Mozzo al mantenimento dei tigli- tipici delle osterie del primo novecento-  di lato dell'ex ACLI. U spel e öna scarpa.

Via via sradicati tutti i monumenti verdi con accanimento particolare verso i platani, che  sono stati -non solo a Curno-  i veri ornamenti dei fossi. I platani e i gelsi sono stati “IL” segna decisivo del paesaggio agrario di Curno fino agli anni '50. Platani come alberi da bonifica nel senso che nelle alene consumavano molta acqua (stagnante). Platani come alberi  di legno di scarso valore energetico (quindi non si rubavano…) e di facile lavorazione (per farne zoccoli).
In compenso ci godiamo i pini marittimi della via Buelli, che significavano all'italietta curnese del neo benessere '60 una sorta di ricordo delle prime ferie o vacanze versiliane e del pari - solido ragionamento degli amministratori risparmiatori del tempo- erano alberi che sarebbero cresciuti tosti e in fretta.

Uno si domanda come mai vennero piantati su un solo lato immaginando l'abbiano fatto per risparmiare. Nossignori.  Nella via abitava un “terrone pugliese”  di professione geometra: lui voleva una doppia fila, la DC non li voleva oleva affatto ed alla fine convennero di piantarne –nella Dc il compromesso era un'arte…- una sola fila dal lato dell'abitazione di cotanto rompi.
Adesso bisognerebbe toglierli del tutto - sembrano ormai reduci di una ortopedia post prima guerra mondiale-  e rifare il progetto dell'intera strada ma dubitiamo che ci sia mai a Curno una maggioranza o un sindaco con tale volontà. Ghè mia i solcc.

Basta vedere il relitto - voluto dalla professoressa Morelli- che hanno lasciato  sul cantone tra via Roma-Marconi (accanto al berceau stile case popolari di Fanfani della piazza) per capire che idea abbiano del verde e delle alberature . Non sanno nemmeno da che parte cominciare.
Destino altrettanto infausto è toccato alle centinaia di carpini piramidali coi quali un sindaco leghista decise di orlare  via Carlinga e via Fermi.  Le ultime potature li hanno ridotti come dei vecchi pupazzi rachitici seminudi. Certi interventi bisognerebbe applicarli anche alla crapa di chi li ordina per vedere… l'effetto che fa.



Il buondio decide che un albero  abbia una certa conformazione ma poi arriva l'intelligente di turno che sbaglia a piantarli (magari per svuotare il vivaio dell'amico di turno?) e poi aggiunge danno al danno svestendone il gonnellone.

Erano alberi che proprio per l'errore di piantumazione dovevano essere spostati  in sostituzioni dei rottami presenti nei CVI o nelle scuole senza dimenticare il sito inutilizzato della Forestale ma occorrevano «i solcc» che per certe spese si trovano sempre (specie se a rapido rientro clientelar-elettorale: nei CVI p.e.) mentre per un verde ragionato e rispettoso degli alberi prima ancora  che dei soldi spesi, non si trovano mai o  si ritengono inutilmente spese «perché abbiamo già un sacco di verde». Gli altri ce l'hanno, non noi: infatti i curnesi se vogliono del verde debbono andare a camminare sul Mut de Moss.

Curno attualmente ha tre giardini che si possono definire tali in quanto hanno dietro una qualche idea differente da chi li vuole come vetrine dei vivaisti.

Uno é la rotonda di via Carlinga. Li vi hanno piantato dei gelsi che per qualcuno significano poco. Invece nella Cascina Carlinga c'era sempre stato l'allevamento dei bachi da seta. Anche se i gelsi piantati non sono esattamente della varietà adatta per produrre quel fogliame, meglio così' che niente o peggio.
Un giardino privato esiste presso un'azienda agricola  frutto del recupero di centinaia di alberi  “scartati” da altri giardini boschi ripe stradali.
Il giardino più «disegnato» è quello di un piccolo stabilimento rosa con gli occhi a fessura in via Trento. Già é bello il progetto industriale ma è sopratutto bello il giardino: economico nel suo insieme, molto scolastico nel progetto ma... c'è una gran bella testa.































































 DALL'INTERNO DELLA ROTONDA DI VIA CARLINGA

















































UN GIARDINO PRIVATO IN VIA TRENTO

















































I CARPINI DI VIA FERMI SENZA BRAGHE E MUTANDE

















































I CARPINI DI VIA FERMI SENZA  BRAGHE E MUTANDE

















































I PLATANI DI VIA DONIZETTI





































































UN'IDEA INCOMMENTABILE