NUMERO 223 -PAGINA  2 - CURNO HA BISOGNO DI UN ASILO COMUNALE.



















Come tutte le brave impiegate dello stato, quando le carte sono formalmente a posto, l’Italia va bene. Peccato che proprio l’Italia sia la nazione europea dove -prima della Grecia e penultima della lista- il reale sia quasi sempre l’esatto contrario del giusto.
La giunta Serra ha deciso che Curno non avrà una scuola materna ed un nido comunali perché ormai il privato sociale soddisfa le richieste del territorio. Scontato l’appoggio dell’assessore Gamba e dell’azionista di maggioranza della presente maggioranza arancione, l’ex segretario del PCI che ha chiesto e posto in maniera ferma l’esigenza che il futuro della scuola Rodari di via DeAmicis sia quello di residenza degli anziani. O qualcosa di simile se non di meglio.

La sindaco Serra dimentica che da oltre trent’anni a Curno si combatte la battaglia di chi vuole spostare la S.Giovanni Bosco (che la Lega ha per una delle sue abituali cretinate «privatizzato») dall’attuale sede che pare il nido di una gru su un semaforo all’incrocio ad una zona più consona dotata di ampio spazio verde attorno.

Le localizzazioni indicate sono state numerose ma la vera sostanza dello scontro è stata tra il PCI che voleva la scuola comunale (cioè laica e pubblica) e la DC che la voleva confessionale, cioè sotto le grinfie delle suore e del parroco, al tempo particolarmente «efficaci».
L’osservazione fatta alla coppia Gamba-Serra di risolvere la questione  ha sortito l’usuale aggressione del duo verso l’incauo cittadino.

Del resto il codinismo catto-cilleino della giunta Serra è evidente anche ai sassi e quindi  è impensabile che perdano i voti del proprio bacino elettorale .
Perché nel frattempo che si consumava la battaglia laici vs cattolici (’na roba da ottocento, ma che a Curno non si dimentica mai...) il fatto che la DC (coi voti anche del PCI) avesse deciso dei sostanziosissimi finanziamenti alle famiglie in abbattimento delle rette delle scuole private, ha fatto sorgere una serie di scuole private -alcune di vecchissima storia ed altre fresche come vuole il c.d. «privato sociale» di ferrea matrice catto-ciellina, ragione per cui le famiglie «si accontentano di quel che passa il convento».
Che non è poco ma è dato con la crapa della prima repubblica.

Al di la del caso milanese -ultimo delle cronache in tema!- , quello che vogliamo sottolineare é come accade che oggi uno possa decidere di aprire una scuola privata  senza che sostanzialmente non esista alcuna garanzia per il cittadino.

Nel senso che se il cittadino compera un frullatore gli consegnano l’oggetto  unitamente alla garanzia - cioè sostanzialmente c’è un vero e proprio contratto venditore vs compratore di altissimo valore legale anche se puramente economico- mentre se il cittadino «consegna» un figlio ad una scuola privata... non  ha in mano alcuna documentazione che certifichi la professionalità degli addetti, degli ambienti, del processo educativo.

Si da «per scontato» che tutto sia «a posto».
Può verificarlo SOLO a posteriori e si spera sempre che non a seguito di fatti drammatici come quelli milanesi.

pubblici fino alle spese elevatissime per la nuova  scuola elementare - e adesso si ritrova con un importante servizio a vantaggio delle giovani generazioni del tutto in mano ai privati,  particolare che attiva un importante e storico scambio politico perché la generosità nelle spese correnti di funzionamento è motore del consenso immediato ai governanti.

Un conto che sia un privato che «integra o aggiunge» con la propria iniziativa le carenze del servizio pubblico. Altra situazione che il privato, con la certezza del finanziamento pubblico, attivi un servizio del tutto sostitutivo    di quello pubblico.





















































La scuola materna S.Giovanni Bosco è frutto di un lascito privato per il bene dei piccoli curnesi. Al tempo (del lascito per creare la SGB) la separazione tra le istituzioni manco era all’ordine del giorno. Resta il fatto che quei beni (adesso solo l’edificio e il sedime) non sono di una società privata ma sono di TUTTI i Curnesi e a tutti i Curnesi vanno restituiti.

Evidente che la costruzione di una nuova scuola per l’infanzia pone il problema di acquistare l’area e finanziare la costruzione oppure di trovare l’immobile da scambiare con la scuola attuale che va venduta per integrare i nuovi costi.
Che un paese come Curno disponga di due CVI  ma non disponga più di una scuola per l’infanzia dimostra il deterioramento ideale e ideologico della classe politica che dall’avvento del centro commerciale ha sprecato pacchi di milioni per opere di puro consumismo - il doppione dei CVI per esempio, ma anche lo spreco nei Piani del Diritto allo Studiooppure lo scarso controllo dei costi negli investimenti





peraltro costituzionalmente obbligatorio.

La presenza di una scuola pubblica consentirebbe di abbattere le rette perché costi di gestione non ci sarebbero tutti i costi di affitto manutenzione o ammortamento della scuola privata.

Va da se che l’ospizio per gli anziani rende il consenso a breve mentre un asilo più no che si dal momento questo comporta anche un costo che comunque «scoccia» un po’ alle famiglie.