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NUMERO 333










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APRIRE LE DUE IMMAGINI IN UN'ALTRA PAGINA A GRANDEZZA NATURALE






















































Il custode delLa Latrina di Nusquamia sta esaurendo la carta: quella vera. Trattandosi di Latrina non ci sono dubbi: per questo le pareti digitali delLa Latrina sono piene zeppe di virgole. In attesa che un miracolo da Medjugorje ci trasformi da brutto anatroccolo in splendido cigno (preferiremmo marmotta) leggiamo che il custode s'è davvero incazzato di brutto dopo i pizzicotti che abbiamo rivolto per i suoi nuovi innamoramenti (i pentastellati eredi di un improbabile Quintino Sella da Curno) e la levatrice odierna  della lista 5stelle, l'ex consigliere e assessore leghista Fassi che il custode delLa Latrina presenta con alte parole: “ il generoso, serio, onesto Angelo Fassi, a suo tempo oggetto degli strali e degli anatemi del Pedretti, il Fassi che fu vox clamantis in deserto quando denunciava le anomalie della gestione pedrettesca della Lega nord, allora suo partito”. In lontananza si sentono le trombe del giudizio universale o i sifoi de Teren.
Occhio-croce la Lega di Curno –mai dimenticare che la sezione venne fondata dal padre di Pedretti e da questi a lungo mantenuta- ha perso dalle sue prime fila uomini come Domenghini, Manzoni, Agazzi, l'ex sindaco Bianchi (che poi fondò una lista civica), la “giornalaia” e l'ex presidente dell'asilo (ci scuseranno ma non ricordiamo i nomi). Uomini e donne che rappresentavano (formalmente all'esterno) una declinazione della Lega sullo stile democristiano (alcuni) o lo stile di Cavagna  giovane (altri) in totale contrasto con l'indirizzo movimentista e interventista dei Pedretti.

Il leghista Angelo Fassi, subita una prima sostituzione come assessore ai lavori pubblici per evidente inefficienza (Pedretti dixit) invece non ha mai abbandonato ne il partito ne il consiglio comunale (quando ci arrivava). Scrive per lui il custode delLa Latrina di Nusquamia che “ Angelo Fassi non è scemo, ed è anche una persona onesta.











Coalizioni: la grande illusione
di Angelo Panebianco

Grande coalizione o grande confusione? Le prossime elezioni, quasi certamente, non ci daranno stabilità di governo. A causa della riesumazione della legge elettorale proporzionale. La classe politico-parlamentare, perle convenienze personali (di tutti) e i calcoli sbagliati (di alcuni), sta per consegnarci a un futuro di ingovernabilità. Le convenienze personali sono chiare. Conviene a tutti la proporzionale. Conviene ai singoli parlamentari che sanno di avere più probabilità di rielezione. E conviene ai partiti: con la proporzionale è difficile che un partito (anche piccolo) possa essere spazzato via. Si resta in gioco comunque, con buone probabilità di influenzare la formazione del prossimo governo o, nel peggiore dei casi, di avere voce in capitolo nella futura attività parlamentare. Con la proporzionale, infatti, grazie alle divisioni sempre presenti nelle coalizioni di governo, anche chi resta all'opposizione dispone, per lo più, di un potere di ricatto e di influenza. Fin qui le convenienze. Poi ci sono i calcoli. Quando si varano nuovi sistemi elettorali alcuni attori immaginano scenari futuri in funzione dei quali scelgono l'uno o l'altro sistema. Per lo più, tali scenari non si realizzano. Tra tutte le idee balzane che circolano sul dopo elezioni, la più balzana di tutte è quella che immagina la formazione di una «grande coalizione» (sic) fra Forza Italia e Partito democratico (più cespugli vari) imposta dalla forza dei numeri, dal fatto che potrebbe essere l'unica combinazione di governo in grado di fermare i Cinque Stelle.
In sostanza, secondo questo brillante ragionamento, Partito democratico e Forza Italia dovrebbero fare più o meno come i «ladri di Pisa», nemici di giorno e complici di notte. Botte da orbi in campagna elettorale, e poi un accordo di governo a elezioni avvenute imposto dalla necessità. Il tutto favorito dal fatto che con la proporzionale si torna all'epoca in cui le coalizioni di governo si formano dopo il voto, mai prima. L'idea è assurda per tre ragioni. Per formare una «grande coalizione» occorre, prima di tutto, che i partiti coinvolti rappresentino, insieme, almeno il settanta o l'ottanta per cento del





















































































































Non ho mai posto la simpatia e l’antipatia come misure del rapporto politico. L'ipocrisia mi provoca un crisi di rigetto anche personale. Tra gli italiani  che mi stanno poco simpatici ci sono sempre stati i toscani da prima che nascesse Renzi. I modi bruschi e poco educati del fiorentino meritano maggiore attenzione delle furbizie degli allievi delle Frattocchie o dell’Istituto Branzi per la DC. Dopo il 4 dicembre pare che la crisi  italiana dipenda almeno per la metà dal pessimo carattere del fiorentino. Il problema è che noi sfigati elettori del PD stiamo sopportando dall’autunno 2012 prima uno che  ha perso mezze elezioni intanto che smacchiava il giaguaro. Poi la dolorosissima sceneggiata di uno streaming da cui ne siamo usciti politicamente ed umanamente maciullati. Poi una pasta frolla inconcludente ed alla fine abbiamo scelto questo maleducato fiorentino che però aveva il carattere di rispondere e agire senza troppi fronzoli.
Intanto noi abbiamo sopportato un governo con un Alfano e non dimentichiamo cosa ci ha fatto ingoiare quel soggetto -dalla Alma Shalabayeva e di sua figlia Alua di 6 anni fino a Mineo- e ci sta facendo sopportare tuttora in tema di diritti civili e riforma della giustizia.
Il 4 dicembre non ha vinto l’Italia migliore ma quella che vuole approfittare della palta quotidiana per proseguire nel proprio stare fuorilegge ed una parte consistente delle forze politiche, anche dentro il PD, si sono alleati con questa.
Adesso  si sentono starnazzare tutti contro il pericolo dei pentastellati ma l’idea del fiorentino di puntare direttamente al 40% -il PD da solo o una alleanza più vasta- era e resta la sola «buona idea» per dare un futuro certo al Paese.
Indubbiamente  quelli che nella loro vita hanno vissuto di inciuci e scambi di favori non ammettono che quella situazione venga stroncata ma  gli italiani hanno scelto -anche col risultato del 4 dicembre- la volontà di







































































































































































































































































































































































































































































































































































































































Parlamento. Tenuto conto della frammentazione in atto, l'ipotizzata grande coalizione, nella più rosea delle ipotesi, non potrebbe superare di molto la soglia del cinquanta per cento. La seconda ragione è che una grande coalizione può durare solo se i partiti che le danno vita sono organizzazioni solide, coese e con un forte insediamento sociale.
Ciò è necessario perché i leader possano imporre ai propri seguaci un'alleanza di governo «innaturale» che, inevitabilmente, diffonde malumori e risentimenti fra militanti ed elettori. Occorrono partiti forti (come la Cdu e la Spd tedesche) o, in subordine, un assetto costituzionale (il semi-presidenzialismo francese) che costringa a tali innaturali connubi. In mancanza di queste condizioni la grande coalizione non può funzionare.














































































































































































Non gl'interessa mettere su una squadra (di penta stellati) quale che sia, afferrare il malloppo (non necessariamente in denaro) e scappare. Fassi ha una sua struttura morale e, conseguentemente, un onore da difendere.”
Nessun dubbio.
Solo che Fassi non ha mai spiegato ai cittadini curnesi “come mai”  ci sono stati tanti  fuoriusciti dal partito (sicuramente altrettanto onesti come lui e sicuramente di maggior spessore politico e culturale in ambito leghista locale) mentre lui c'è rimasto sempre dentro a onta della pessima gestione dello stesso rimproverata ai Pedretti.
Passare come niente fosse da un ruolo niente affatto comprimario (assessore…?!) a fare l'ostetrica dei penta stellati indigeni senza spiegare come mai lui nella Lega c'è sempre rimasto ben saldo come SILEZIOSISSIMA “vox clamantis (mica tanto clamantis visto che nesusno l’ha mai sentita...) in deserto quando denunciava le anomalie della gestione pedrettesca della Lega nord”  nonostante avesse  indubbiamente anche ieri “una sua struttura morale e, conseguentemente, un onore da difendere” sarebbe una faccenda da spiegare meglio e dettagliatamente Cosa sapeva e conosceva di eventuali bene-fatte o male-fatte di Pedretti ragion per cui è sempre stato in lista? Delle due l’una: o Pedretti lo temeva o tutto sommato lo stimava. Non è questione di gusti e antipatie ragione per cui qualcuno se n'è andato (fondando addirittura una lista contrapposta alla Lega) mentre lui è sempre rimasto dentro la Lega. Segno quindi che di onesti non c'era solo lui nella Lega curnese.
E poiché la Lega ha raccolto – Fassi assessore di prima nomina- l'eredità dell'inciucio dc-pci-psi per l'avvento del “commerciale” a Curno, cosa ci può dire di avere letto nelle “segrete e cacate” carte di quelle decisioni ?.  Ah» il custode delLa Latrina di Nusquamia disprezza le cacate carte.
Qualcuno ha ritenuto di sbattere la porta e andarsene mentre lui è sempre rimasto fermo li, in lista e in consiglio?!. Cosa ci può dire dell'”errore” per cui venne pagato due volte un terreno coi soldi della shopping center (chissàperchè non se n’è accorta subito) salvo poi chiederli indietro tre anni dopo ? Non s'è fatta nessuna idea del come perché per quanto , per quando? Cosa ci può dire del come sono arrivate le vele che avrebbe  rotto definitivamente il rapporto tra Pedretti e il sindaco Bianchi?.
Detto questo nessun dubbio che Fassi sia intelligente o anche solo furbo quel minimo sufficente: quindi starà bene attento sia ad accogliere gli applausi del custode delLa Latrina di Nusquamia che sceglierlo come spin doctor. Claudio Piga prima ha affondato il Gandolfi come sindaco  suggerendogli le castronerie più improbabili e poi – non contento – ne ha affossato la candidatura come sindaco, magari in aspettativa di un riciclo come assessore esterno nella lista penta stellata in caso di miracolosa vittoria.
Ecco: spiegate questi misteri ai Curnesi in attesa che Medjugorje ci scodelli il Quintino Sella de... noantri.

























































































































non subire più un Monti, un Letta, un Bersani. Bravissime persone più adatte alla politica con la DC che con la globalizzazione.
Dopo il 4 dicembre nel PD doveva scattare la voglia di puntare al 40% piuttosto che la scissione per motivi esclusivamente personali da parte di soggetti perdenti a vita o senza alcuna storia alle spalle.
Anche la scelta del Parlamento di non fare una legge elettorale che dia un risultato chiaro alla fine della tornata elettorale non è una battaglia per dare ampia rappresentatività al Paese ma per lucrare i mille vantaggi che la casta e le organizzazioni che vi stanno dietro di fianco sopra e sotto non vogliono perdere. Da Napoli a Milano passando per Roma vediamo all’opera organizzazioni -quelle si pericolose non solo sotto il profilo criminale ma anche per la democrazia- che trasversalmente a molte formazioni politiche (pensiamo al casino della giunta romana...) cercano e riescono a cambiare  e orientare altrimenti le scelte elettorali.
Quelle sono il vero pericolo e il proporzionale estremo così come vuole questo Parlamento e  vogliono coloro che hanno  creato la scissione nel PD costituiscono i pericoli da combattere, non il (bulletto) fiorentino.
Ovvio che poi alla fine tutto il polverone che i media sollevano per tirare a campare e vendere (o gonfiare fasullamente le vendite...) o fare share si posa e l’Italia dovrà fare i conti ancora una volta con lo spread oppure con una manovra economica coi tassi in risalita.
Perché altro aspetto di quest’Italia degli inciuci e della palta perenne è che  non appena il Paese comincia  a muoversi, ecco che abbatte il governo per prenderne il posto e lucrare il poco grasso che cola al momento.
Belli o brutti i mille giorni di governo del fiorentino ci consegnano quattro risultati positivi: la crescita del PiL dopo anni di caduta, quasi un milione di posti di lavoro in più, i 134 milioni di voucher venduti, e da ultimo fate una riflessione sul perché crescono gli occupati anziani (non solo per de-merito Fornero). Accanto a questo abbiamo le famiglie e le imprese italiane tra le più imbottite di risparmi e  meno strette nei debiti (nell’Ue) ed abbiamo un nord col 5% di disoccupazione e un 12% per l’intero paese. La Germania con meno del 5% di disoccupati cresce meno del 3%: ce lo spieghi D'Alema.
Dopo di che c’è ancora moltissimo da fare: ma in prima fila non c’è sicuramente la necessità di garantire  un lussuoso stipendio a 945 eletti quando ne basterebbero un terzo in una sola Camera.






I partiti italiani, tutti, sono troppo deboli e internamente divisi, e i loro legami con gli elettori sono troppo fragili, perché siano in grado di impegnarsi nell'impresa. Anche il partito un tempo più forte, il Pd, è oggi debole. Per inciso, ridefinendo, al Lingotto, la struttura della leadership (ticket con Martina), Renzi punta a recuperare parte della forza perduta. Si vedrà poi se il tentativo avrà successo.

La terza ragione è che la stessa possibilità che si formi tale grande coalizione diventa un atout propagandistico formidabile nella campagna elettorale delle forze contrarie. Farebbero un fuoco di sbarramento tale da provocare la sconfitta dei ladri di Pisa. La proporzionale (contro il calcolo sbagliato di Berlusconi e di altri) potrebbe favorire proprio i Cinque Stelle. I quali, giustamente, cominciano a preoccuparsi delle future alleanze di governo.
La storia è imprevedibile ma, al momento, fra le varie combinazioni del dopo elezioni — governo di sinistra a guida Pd, governo di centrodestra, grande coalizione, governo a guida Cinque Stelle — l'ultima sembra la più probabile. Destinata a non durare, naturalmente. Poiché la combinazione di proporzionale e di partiti deboli garantisce al Paese solo un futuro di instabilità.
Dobbiamo prendercela con la classe politica che non riesce a fare nulla per scongiurare un simile esito? Solo fino a un certo punto. Ci sono in giro responsabilità anche più gravi. Quelle, per esempio, di potenti corporazioni interessate a che la politica resti per sempre debole: una politica debole, infatti, non è in grado di metterle in riga. Ci sono poi le responsabilità di chi perpetua certi aspetti deteriori della nostra tradizione culturale.
Dobbiamo augurarci che l'Europa non si sfasci perché se ciò accadesse, mentre altre democrazie reggerebbero, la nostra sarebbe a rischio. Anche per colpa di alcune indistruttibili (e false) idee di senso comune propagandate da certa «cultura alta». Mi riferisco alla cultura costituzionale italiana, e alla colpa di molti dei suoi più illustri esponenti: avere avallato l'idea secondo cui le democrazie non avrebbero bisogno di governi forti (secondo questa concezione il governo forte sarebbe l'anticamera di un regime autoritario). Una falsità: le democrazie muoiono, quando arrivano i momenti davvero difficili, se i governi sono troppo deboli per fronteggiare la sfida.