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NUMERO 402



























































La lista di Centrodestra e della Lega con Locatelli candidato sindaco ha cercato sponda dagli assessori regionali e dai sindaci e candidati sindaci dei comuni prossimi di Curno nella sua battaglia contro  quella che chiamano MAXI-MOSCHEA che «dovrebbe» sorgere a Curno al posto dell’attuale centro islamico le cui autorizzazioni sono tutte date dalla Lega o ForzaItalia.
Il piano di gestione del territorio recentemente approvato contiene anche il piano delle attrezzature religiose così come previsto dalla legge, ed é stato approvato all’unanimità della Giunta della Regione Lombardia. Cioè dalla Lega e da Forza Italia.
Quindi se domani gli uffici comunali daranno il benestare al trasferimento della sede attuale (sottoterra) del centro islamico nelle stanze al piano terra di maggiore ampiezza, questo avverrà «anche» per il parere positivo del centrodestra e dei leghisti e in forza di una legge regionale forzista-leghista.
Il candidato Locatelli fa finta di non sapere che non spetterà al sindaco e al consiglio comunale deliberare il SI/NO ma sarà una semplice autorizzazione degli uffici. Quindi qualunque maggioranza governi: fosse Locatelli sindaco- dovrà concederla  pena pagare i danni.
Locatelli in questa campagna elettorale ha scentrato parecchie decisioni che dimostrano una scarsa conoscenza delle leggi, a partire dalla sceneggiata del consiglio comunale «convocato» dal centrodestra e poi gestito ridicolmente dal suo più acerrimo avversario in danno del Locatelli stesso. Fino alla mancata conoscenza sulle norme di funzionamento del consiglio in ordine alle potestà di deliberazione.
Ci pare che quando si vogliono nascondere i veri intendimenti programmatici, si butta la politica in caciara in modo da distogliere l’attenzione degli elettori dai veri progetti.















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Di che cosa parlare, ad esempio

Carissimi Giuliano Pisapia, Pier Luigi Bersani, Nicola Fratoianni, Pippo Civati, Maurizio Acerbo, Anna Falcone e Tomaso Montanari come sapete, ieri il Censis ci ha detto che sono più di 12 milioni le persone che in Italia, nell’ultimo anno, hanno rinunciato o rinviato le cure mediche di cui avevano bisogno: 1,2 milioni in più rispetto a quello precedente.
Sono 7,8 milioni invece le persone che si sono curate ma dando fondo a tutti i propri risparmi o addirittura indebitandosi: con le banche, con amici o parenti, quando va peggio con i cravattari.
Oltre che per motivi economici, la rinuncia alle cure avviene per i tempi di attesa sempre più lunghi: 122 giorni per una mammografia, 93 per una colonscopia, 80 per una risonanza magnetica. Ovviamente, se invece lo si fa con la sanità privata, si ottiene tutto subito.
Non parliamo poi della cura dei denti, diventata un lusso di chi non è stato ingoiato nelle fasce sociali sommerse: secondo l’Istat ormai il 36 per cento degli italiani rinuncia ad andare dal dentista per via dei costi eccessivi.
Sto seguendo con interesse e mai perduta speranza – in questi giorni – il dibattito che si sta svolgendo attorno alle liste e alle prospettive elettorali della sinistra: appelli, incontri, partiti, movimenti, assemblee; qualche volta (pare) anche veti e controveti, e magari anche calcoli per arrivare al mitico 5 per cento. Ci sta, intendiamoci, è la politica: voi la sapete fare, io molto meno, e proprio per questo spero di avere qualcuno da delegare con gioia e sicurezza, alle urne, affinché siano fatte le cose che vanno fatte.
Non è questa quindi una lettera polemica (lo scopo a sinistra dovrebbe essere ridurre le polemiche, non incrementarle) né tanto meno è aggressiva: anzi, siete proprio tra quelli che spero di poter delegare, in qualche modo; e per quelli tra voi che conosco di persona ho vera stima, fiducia, talvolta anche affetto.
Ed è appunto da vostro potenziale elettore (e da sicuro elettore di sinistra) che oggi condivido con voi e con i miei quattro lettori i dati di cui sopra.





Nel rispondere ad un post di un cittadino che scrive sulla pagina facebook di Vivere Curno la sindaca Serra scrive tra l’altro che a Curno «non si tornerà mai più alla vocazione agricola del passato (in cui, peraltro, i curnesi emigravano e/o facevano la fame)».
Parole indelicate e spinose.
Ovvio che dopo avere cementificato il 60% del territorio non si torna indietro, ma l’affermazione sui Curnesi che emigravano e/o facevano la fame è piuttosto  ingenerosa.
Per usare un aggettivo gentile.
Fino agli anni ‘50 l’agricoltura curnese era nelle mani di pochi grandi proprietari che facevano coltivare la terra dai braccianti o mezzadri. Il furto di derrate al padrone era una normale forma di lotta di classe propria dei mezzadri e dei braccianti. Le cascine avevano tutte un discreto numero di cottolengo tra i loro abitanti. Ancora oggi ci sono famiglie che non ammettono un rapporto di parentela con «certi» altri cognomi dopo secoli di convivenza in certe cascine.

Alcune di queste aziende erano appartenute prima della guerra a gerarchi fascisti e borsaneristi che avevano fatto delle finte vendite per salvarle dall’esproprio repubblicano.
Finite le grandi lotte bracciantili degli anni ‘50 il padronato terriero si scopre del tutto incapace di gestire in maniera produttiva quelle terre (fertilissime!!!) così che TUTTE le aziende agricole in mano a quei proprietari sono state smantellate e via via é dilagata la cementificazione. La DC di Curno accettò la decisione della DC cittadina di spostare a Curno il grande commercio cittadino che stava esplodendo supportato dai consumi interni.

Invece -ma non per caso- proprio in quegli anni dalla ValBrembana e dalla Valle Seriana arrivarono tre famiglie che coltivano o lavorano ancora la terra oltre ad averla grandemente bonificata: se c’é professionalità si sta sul mercato e si va avanti, altrimenti si molla tutto. Tutto normale: in collina e montagna (fino al 1955) c’era la maggior parte della popolazione e dell’imprenditorialità agricola famigliare (rispetto alla pianura).
Ancora fino al 1960 a Curno prevaleva la marcita ed era ignota sia la rotazione agraria che la coltivazione delle leguminose.








La sindaca Serra ha inaugurata una delle ultime opere del suo Regno prima di passare la mano alla successora Gamba. A Dio volendo. Con quasi tre anni di ritardo è stato riaperto il bar pizzeria  nel CVI1, già mutilato dello spazio destinato a mensa delle scuole.
Il bar pizzeria del CVI 1 è sempre stato nel mirino  dei negozianti e dei bar del centro del paese, esattamente come è stato ampiamente criticato (dagli stessi) lo spostamento del mercato dal parcheggio della chiesa a quello di via IV Novembre. Da sempre i negozianti e i baristi del centro  storico di Curno sono stati direttamente o per interposta persona (legata quasi sempre familiarmente o parenteralmente) quelli che hanno governato davvero il Comune.
Le ragioni sono solo di cassetto. Il bar pizzeria del CVI è dotato di ampio giardino, ampio parcheggio, ben collegato col paese e- peggio del peggio!- ci fu anche qualche stronzo che ebbe l’idea di farvi il cinema estivo all’aperto col bel risultato che in centro potevi passare biotto senza menare scandalo: non c’era nemmeno un cane. Con qualche contraddizione (tra  titolari dei bar e quelli dei negozi) venne fintamente pedonalizzata la Piazza della Chiesa   e Largo Vittoria col solo OBIETTIVO di potere consentire ai bar di porre i tavolini all’esterno. Che poi dei cinque bar esistenti uno fosse di un consigliere comunale, l’altro dello zio di un altro consigliere comunale il terzo un ex ACLI è del tutto un caso.
La gggente la chiama ancora «pedonalizzazione cattocomunista». Chissà perchè.
Anche lo spostamento del mercato era palesemente malvisto dai commercianti e dai bar del centro perché chi andava al mercato poteva benissimo evitare di passare in centro: infatti  -anno più anno meno- le due piazze del mercato sono state create nello stesso periodo ma solo dopo trent’anni hanno trovato logico spostare le bancarelle.
Poi si vede benissimo  come i prezzi del mercato (sai che scoperta) non siano granche differenti da quelli della esselunga ma la qualità media della merce e degli alimentari non sia alla stessa altezza.
Sostanzialmente il mercato attualmente non è concorrente della esselunga ma semplicemente un alter
che intercetta gli inutilmente tradizionalisti e quegli anziani che vanno a  piedi.
Il bar pizzeria del CVI1 stava talmente sulle palle a qualcuno che prima l’hanno dimezzato facendovi la mensa delle scuole (come se uno spazio utilizzato tutto il giorno da tutti i cittadini valesse meno di uno spazio utilizzato 2-3 ore al giorno da meno di 300 ragazzi cinque volte alla settimana...) e poi è finito e rottamato (visto che fin dall’inzio non era un esemplare ) . Adesso viene riaperto, con 2 o 3 anni di ritardo rispetto al programma iniziale e sulla base di un contratto comune-gestore che definire «sovietico» è una gentilezza stilistica.
Non si capisce (o si capisce fin troppo) se nella giunta Serra ci sia una vena dirigistica oppure se il progetto di governo della struttura sia stato fatto apposta per mandarlo in crisi (se attuato davvero).
Sempre al CVI1 per quasi 15 anni si programmò l’arena estiva  con ingresso gratuito (meno gli ultimi anni: per accelerarne





































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































la chiusura ?...). La faccenda era assai malvista dagli operatori del cinema cittadini (l’arena nel cortile della Caversazzi nasce DOPO quella di Curno) perché regolarmente perdevano l’appalto «vigilato militarmente» a vantaggio di operatori del milanese finchè l’assessore alla cultura Serra (oggi sindaco) della giunta Morelli riuscì finalmente a chiudere l’esperienza. E i Curnesi gratificarono la banda Morelli (banda nel senso di gruppo di suonatori) di una sonora sconfitta politica.
Naturalmente é del tutto un caso che lo spostamento del mercato sia avvenuto sei mesi prima del termine del mandato della giunta Serra come è tutto casuale che l’apertura del bar pizzeria nel CVI1 abbia subito  2-3 anni di ritardo ed avvenga in limine la settimana prima della tornata elettorale.I maliziosi sottolineano come l’assessore Cavagna

























































































































































































Con la speranza che nei prossimi giorni (settimane, mesi) di questo parliate, di questo facciate una delle principali “issue” di campagna elettorale e di successiva azione politica: universalità reale delle cure, incluse quelle dentistiche. Su questo spostare il dibattito politico, su questo portare la risposta anche quando ai talk show vi chiedono di sigle, veti, alleanze e altre sciocchezze.
Perché sono certo che della questione vi siete già occupati – e dalla parte giusta – e tuttavia mentirei se dicessi che essa emerge (specie in questi giorni) come elemento forte, caratterizzante e determinante dell’identità politica, specie in un’era in cui politica e comunicazione sono diventate una cosa sola.
Ecco: di queste cose – più che di Renzi, 4 dicembre, Grillo e 5 per cento – vi consiglio (se posso, e non richiesto) di occuparvi e di spostare il discorso dal mattino alla sera. E a questo appunto vi vorrei delegare, abbastanza certo che se lo farete (in questa come in altre issue sociali altrettanto urgenti) anche altri vi delegheranno volentieri.
Un caro saluto e in bocca al lupo.

gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it






























































































































Per demerito delle giunte curnesi un’azienda che voleva vendere tutto spostarsi nel cremonese (sempre come imprenditori della zootecnia) dovette restare in paese e mutare in parte attività e dismetterne parte.
L’ass. Conti stravede per i commessi/e dei centri commerciali ma non vede altrettanto bene i braccianti agricoli a contratto nazionale e i coltivatori diretti che non obbediscono alle sue ubbie.
Quanto poi all’affermazione che il «PGT consente al proprietario di ampi terreni in via Lungobrembo di realizzare orti sociali con percorsi ciclopedonali che li attraversano, con serre didattiche e vendita a km 0 (sul modello della Valle di Astino), che offra la possibilità di un contatto diretto con la terra e i suoi frutti» va precisato che non spetta al PGT decidere o consentire di coltivare la terra.
La libertà d’impresa è un diritto costituzionale e non é affidato alla discrezione della giunta Serra e dei suoi assessori.   
L’idea qui cui sopra luadata vien da qualche altra testa: ci sono voluti otto anni per convincerli ma alla fine chi doveva l’ha capita...
Forse.
Detto questo possiamo dire alle sciurette e agli ambientalisti di carta patinata a cui il km zero li manda in orgasmo che per l’imprenditore agricolo il km 0 è come il jobs act per il lavoro.
Ma non si può pretendere che queste cose le capiscano quelli/quelle che non hanno mai firmato le cambiali agrarie ma solo quelle del frigo o della tv 65 pollici.







-già deus ex machina del poderoso spostamento del mercato- vada a prendere ogni mattina una poppata di cappuccino  nel bar dell’ex assessore che ha pedonalizzato la piazza guadagnandosi  lo spazio per i tavolini all’aperto. Ovviamente pagando l'occupazione dello spazio pubblico.
Nel gruppo di Vivere Curno credono che tutti i Curnesi appartengano al gruppo dei beoti che bevono tutto quel che racconta il padrone del vapore: ma non é proprio così e lo sberlone subito dalla giunta Morelli al secondo mandato é stato esemplare.
Adesso sarà interessante vedere come il «contratto sovietico» tra comune e gestione del bar pizzeria sarà concretamente attuato perché a pochi metri c’è il bar a prezzi scontati di quello che viene gentilmente soprannominato «ol secatoi» del Gruppo Anziani. Di lato c’è l’oratorio laico in gran parte del tempo vuoto. Di sotto ci sono i distributori automatici dei beveroni  stabiliti dalla Polisportiva.
L’apertura poteva essere l’occasione della riproposizione dell’arena estiva ma con la Serra niente da fare.
'A 'da morì insomma!