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Di che cosa parlare, ad esempio
Carissimi Giuliano Pisapia, Pier Luigi Bersani, Nicola Fratoianni,
Pippo Civati, Maurizio Acerbo, Anna Falcone e Tomaso Montanari come
sapete, ieri il Censis ci ha detto che sono più di 12 milioni le
persone che in Italia, nell’ultimo anno, hanno rinunciato o rinviato le
cure mediche di cui avevano bisogno: 1,2 milioni in più rispetto a
quello precedente.
Sono 7,8 milioni invece le persone che si sono curate ma dando fondo a
tutti i propri risparmi o addirittura indebitandosi: con le banche, con
amici o parenti, quando va peggio con i cravattari.
Oltre che per motivi economici, la rinuncia alle cure avviene per i
tempi di attesa sempre più lunghi: 122 giorni per una mammografia, 93
per una colonscopia, 80 per una risonanza magnetica. Ovviamente, se
invece lo si fa con la sanità privata, si ottiene tutto subito.
Non parliamo poi della cura dei denti, diventata un lusso di chi non è
stato ingoiato nelle fasce sociali sommerse: secondo l’Istat ormai il
36 per cento degli italiani rinuncia ad andare dal dentista per via dei
costi eccessivi.
Sto seguendo con interesse e mai perduta speranza – in questi giorni –
il dibattito che si sta svolgendo attorno alle liste e alle prospettive
elettorali della sinistra: appelli, incontri, partiti, movimenti,
assemblee; qualche volta (pare) anche veti e controveti, e magari anche
calcoli per arrivare al mitico 5 per cento. Ci sta, intendiamoci, è la
politica: voi la sapete fare, io molto meno, e proprio per questo spero
di avere qualcuno da delegare con gioia e sicurezza, alle urne,
affinché siano fatte le cose che vanno fatte.
Non è questa quindi una lettera polemica (lo scopo a sinistra dovrebbe
essere ridurre le polemiche, non incrementarle) né tanto meno è
aggressiva: anzi, siete proprio tra quelli che spero di poter delegare,
in qualche modo; e per quelli tra voi che conosco di persona ho vera
stima, fiducia, talvolta anche affetto.
Ed è appunto da vostro potenziale elettore (e da sicuro elettore di
sinistra) che oggi condivido con voi e con i miei quattro lettori i
dati di cui sopra.
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Nel
rispondere ad un post di un cittadino che scrive sulla pagina facebook
di Vivere Curno la sindaca Serra scrive tra l’altro che a Curno «non si tornerà mai più alla vocazione agricola del passato (in cui, peraltro, i curnesi emigravano e/o facevano la fame)».
Parole indelicate e spinose.
Ovvio che dopo avere cementificato il 60% del territorio non si torna
indietro, ma l’affermazione sui Curnesi che emigravano e/o facevano la
fame è piuttosto ingenerosa.
Per usare un aggettivo gentile.
Fino agli anni ‘50 l’agricoltura curnese era nelle mani di pochi grandi
proprietari che facevano coltivare la terra dai braccianti o mezzadri.
Il furto di derrate al padrone era una normale forma di lotta di classe
propria dei mezzadri e dei braccianti. Le cascine avevano tutte un
discreto numero di cottolengo tra i loro abitanti. Ancora oggi ci sono
famiglie che non ammettono un rapporto di parentela con «certi» altri
cognomi dopo secoli di convivenza in certe cascine.
Alcune di queste aziende erano appartenute prima della guerra a
gerarchi fascisti e borsaneristi che avevano fatto delle finte vendite
per salvarle dall’esproprio repubblicano.
Finite le grandi lotte bracciantili degli anni ‘50 il padronato
terriero si scopre del tutto incapace di gestire in maniera produttiva
quelle terre (fertilissime!!!) così che TUTTE le aziende agricole in
mano a quei proprietari sono state smantellate e via via é dilagata la
cementificazione. La DC di Curno accettò la decisione della DC
cittadina di spostare a Curno il grande commercio cittadino che stava
esplodendo supportato dai consumi interni.
Invece -ma non per caso- proprio in quegli anni dalla ValBrembana e
dalla Valle Seriana arrivarono tre famiglie che coltivano o lavorano
ancora la terra oltre ad averla grandemente bonificata: se c’é
professionalità si sta sul mercato e si va avanti, altrimenti si molla
tutto. Tutto normale: in collina e montagna (fino al 1955) c’era la
maggior parte della popolazione e dell’imprenditorialità agricola
famigliare (rispetto alla pianura).
Ancora fino al 1960 a Curno prevaleva la marcita ed era ignota sia la rotazione agraria che la coltivazione delle leguminose.
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La
sindaca Serra ha inaugurata una delle ultime opere del suo Regno prima
di passare la mano alla successora Gamba. A Dio volendo. Con quasi tre
anni di ritardo è stato riaperto il bar pizzeria nel CVI1, già
mutilato dello spazio destinato a mensa delle scuole.
Il bar pizzeria del CVI 1 è sempre stato nel mirino dei
negozianti e dei bar del centro del paese, esattamente come è stato
ampiamente criticato (dagli stessi) lo spostamento del mercato dal
parcheggio della chiesa a quello di via IV Novembre. Da sempre i
negozianti e i baristi del centro storico di Curno sono stati
direttamente o per interposta persona (legata quasi sempre
familiarmente o parenteralmente) quelli che hanno governato davvero il
Comune.
Le ragioni sono solo di cassetto. Il bar pizzeria del CVI è dotato di
ampio giardino, ampio parcheggio, ben collegato col paese e- peggio del
peggio!- ci fu anche qualche stronzo che ebbe l’idea di farvi il cinema
estivo all’aperto col bel risultato che in centro potevi passare biotto
senza menare scandalo: non c’era nemmeno un cane. Con qualche
contraddizione (tra titolari dei bar e quelli dei negozi) venne
fintamente pedonalizzata la Piazza della Chiesa e Largo
Vittoria col solo OBIETTIVO di potere consentire ai bar di porre i
tavolini all’esterno. Che poi dei cinque bar esistenti uno fosse di un
consigliere comunale, l’altro dello zio di un altro consigliere
comunale il terzo un ex ACLI è del tutto un caso.
La gggente la chiama ancora «pedonalizzazione cattocomunista». Chissà perchè.
Anche lo spostamento del mercato era palesemente malvisto dai
commercianti e dai bar del centro perché chi andava al mercato poteva
benissimo evitare di passare in centro: infatti -anno più anno
meno- le due piazze del mercato sono state create nello stesso periodo
ma solo dopo trent’anni hanno trovato logico spostare le bancarelle.
Poi si vede benissimo come i prezzi del mercato (sai che
scoperta) non siano granche differenti da quelli della esselunga ma la
qualità media della merce e degli alimentari non sia alla stessa
altezza.
Sostanzialmente il mercato attualmente non è concorrente della esselunga ma semplicemente un alter
che intercetta gli inutilmente tradizionalisti e quegli anziani che vanno a piedi.
Il bar pizzeria del CVI1 stava talmente sulle palle a qualcuno che
prima l’hanno dimezzato facendovi la mensa delle scuole (come se uno
spazio utilizzato tutto il giorno da tutti i cittadini valesse meno di
uno spazio utilizzato 2-3 ore al giorno da meno di 300 ragazzi cinque
volte alla settimana...) e poi è finito e rottamato (visto che fin
dall’inzio non era un esemplare ) . Adesso viene riaperto, con 2 o 3
anni di ritardo rispetto al programma iniziale e sulla base di un
contratto comune-gestore che definire «sovietico» è una gentilezza
stilistica.
Non si capisce (o si capisce fin troppo) se nella giunta Serra ci sia
una vena dirigistica oppure se il progetto di governo della struttura
sia stato fatto apposta per mandarlo in crisi (se attuato davvero).
Sempre al CVI1 per quasi 15 anni si programmò l’arena estiva con ingresso gratuito (meno gli ultimi anni: per accelerarne
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Con la
speranza che nei prossimi giorni (settimane, mesi) di questo parliate,
di questo facciate una delle principali “issue” di campagna elettorale
e di successiva azione politica: universalità reale delle cure, incluse
quelle dentistiche. Su questo spostare il dibattito politico, su questo
portare la risposta anche quando ai talk show vi chiedono di sigle,
veti, alleanze e altre sciocchezze.
Perché sono certo che della questione vi siete già occupati – e dalla
parte giusta – e tuttavia mentirei se dicessi che essa emerge (specie
in questi giorni) come elemento forte, caratterizzante e determinante
dell’identità politica, specie in un’era in cui politica e
comunicazione sono diventate una cosa sola.
Ecco: di queste cose – più che di Renzi, 4 dicembre, Grillo e 5 per
cento – vi consiglio (se posso, e non richiesto) di occuparvi e di
spostare il discorso dal mattino alla sera. E a questo appunto vi
vorrei delegare, abbastanza certo che se lo farete (in questa come in
altre issue sociali altrettanto urgenti) anche altri vi delegheranno
volentieri.
Un caro saluto e in bocca al lupo.
gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it
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Per
demerito delle giunte curnesi un’azienda che voleva vendere tutto
spostarsi nel cremonese (sempre come imprenditori della zootecnia)
dovette restare in paese e mutare in parte attività e dismetterne
parte.
L’ass. Conti stravede per i commessi/e dei centri commerciali ma non
vede altrettanto bene i braccianti agricoli a contratto nazionale e i
coltivatori diretti che non obbediscono alle sue ubbie.
Quanto poi all’affermazione che il «PGT
consente al proprietario di ampi terreni in via Lungobrembo di
realizzare orti sociali con percorsi ciclopedonali che li attraversano,
con serre didattiche e vendita a km 0 (sul modello della Valle di
Astino), che offra la possibilità di un contatto diretto con la terra e
i suoi frutti» va precisato che non spetta al PGT decidere o consentire di coltivare la terra.
La libertà d’impresa è un diritto costituzionale e non é affidato alla
discrezione della giunta Serra e dei suoi assessori.
L’idea qui cui sopra luadata vien da qualche altra testa: ci sono
voluti otto anni per convincerli ma alla fine chi doveva l’ha capita...
Forse.
Detto questo possiamo dire alle sciurette e agli ambientalisti di carta
patinata a cui il km zero li manda in orgasmo che per l’imprenditore
agricolo il km 0 è come il jobs act per il lavoro.
Ma non si può pretendere che queste cose le capiscano quelli/quelle che
non hanno mai firmato le cambiali agrarie ma solo quelle del frigo o
della tv 65 pollici. |
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-già
deus ex machina del poderoso spostamento del mercato- vada a prendere
ogni mattina una poppata di cappuccino nel bar dell’ex assessore
che ha pedonalizzato la piazza guadagnandosi lo spazio per i
tavolini all’aperto. Ovviamente pagando l'occupazione dello spazio
pubblico.
Nel gruppo di Vivere Curno credono che tutti i Curnesi appartengano al
gruppo dei beoti che bevono tutto quel che racconta il padrone del
vapore: ma non é proprio così e lo sberlone subito dalla giunta Morelli
al secondo mandato é stato esemplare.
Adesso sarà interessante vedere come il «contratto sovietico» tra
comune e gestione del bar pizzeria sarà concretamente attuato perché a
pochi metri c’è il bar a prezzi scontati di quello che viene
gentilmente soprannominato «ol secatoi» del Gruppo Anziani. Di lato c’è
l’oratorio laico in gran parte del tempo vuoto. Di sotto ci sono i
distributori automatici dei beveroni stabiliti dalla
Polisportiva.
L’apertura poteva essere l’occasione della riproposizione dell’arena estiva ma con la Serra niente da fare.
'A 'da morì insomma!
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