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Il testo scritto in nero é ripreso dalla pagina facebook di VIVERE CURNO
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Il testo scritto in rosso é il nostro commento
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Nella cartina le aree segnalate in rosso (1,2,3,4) indicano le aree che
nella precedente versione del PGT (amministrazione di centro-destra)
sarebbero state rese edificabili e che l’amministrazione Serra ha
mantenuto aree verdi. In blu le aree aggiunte. La differenza è un
leggero incremento delle aree verdi.
ALTRO CHE CEMENTIFICAZIONE!
Perché Vivere Curno ha deciso di approvare la variante del PGT (già
approvato da Provincia e Regione)? Perché ci sono alcune cose che si
potranno finalmente fare. Alcuni esempi:
*Fare il sottopasso di via Mascagni per poter andare a piedi ed in bici all’Esselunga.
E’ una
mera speranza. Quando il Comune saprà quanti euro dovrà sborsare per
spostare le maxicondotte dell’acquedotto che vi passano li sotto oltre
a quanto dovrà versare alle FFSS per il diritto di sottopassare la
ferrovia... farà marcia indietro. Tanto per dirne una: quando il comune
«dovette» far passare la fognatura sotto il passaggio a livello di via
Donizetti-Fermi dovette sborsare (sindaco Bianchi) la bellezza di 125
milioni di allora.
*Fare il percorso-parco che collega il quartiere di via Marconi/ Volta con gli impianti sportivi e le scuole
Questo
collegamento esiste già (a sud). Vedremo se la Regione darà il consenso
all’attraversamento del Vivaio Forestale in quanto tale.
*Togliere dall’isolamento Longuelo (via Trieste/ Perosi) collegandolo con via Aeronautica e con Bergamo
Vogliamo far ridere? Curno he toglie dall’»isolamento» Longuelo. C’è qualche carenza demografica e geografica.
*Consolidare i diritti della Marigolda, favorendo anche negozi di vicinato e un piccolo supermercato.
Anche qui c’è
ridere per non piangere. Semmai si parla della Merena dove si può
promuovere il mantenimento di qualche (inutile) negozio ma di
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Creare
trecento nuovi posti di lavoro per giovani di Curno con lo sviluppo
concordato della Freni Brembo e la riqualificazione dell’area
commerciale.
La
FreniBrembo proprio per la sua natura assume il meglio cercandolo «in
tutto il mondo». Quindi... Quanto alle assunzioni del parco
commerciale...: sai che stipendi, che contratti, che
professionalità e che paghe vi si praticano!
Tutelare il valore del
patrimonio edificato privato promuovendo la riqualificazione dei
fabbricati vuoti o abbandonati prima che divengano fonti di degrado
difficili da estirpare!
Vedasi
quanto scritto per il centro abitato. Non si può avere la moglie ciucca
e la botte piena. Non si possono ricavare milioni di euro dai piani
integrati (che fanno comodo per pagare le opere di regime: tipo
l’inutile scuola elementare o la pista ciclabile all’...ospedale) e poi
stupirsi che il vecchio edificato sia abbandonato.
Quanto
alla cartina del PGT che pubblica, mi pare che lei abbia dimenticato
qualcosa come TUTTO l’edificato aggiunto a sud della via Rota e quello
aggiuntivo per la riqualificazione del commerciale di via Fermi-Europa.
Non ci prenda per il fondoschiena: pare ammonti a circa 250-300mila
metri cubi.
Infine
smettetela di ciurlare nel manico. In questo paese l’alternarsi
delle amministra zioni di destra e di sinistra (semplificando) fa si
che le prime aumentino l’edificabilità oltre misura poi arrivano le seconde che fanno le anime belle non aggiungendo nulla:
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Più che probabile che a furia di sfidare l’italico stellone, una volta
non ci arrivi addosso davvero un attentato che ci svegli dalla nostra
perenne incoscienza. Dal nostro atavico «chissenefrega tanto non tocca
a me». Non tocca a me andare in piazza a bere alcolici in bottiglie di
vetro. Non tocca a me andare a manifestazioni di 30-40mila persone
adunate in spazi angusti. |
Non tocca a me aprire un albergo costruito sul cono di deiezione delle
valanghe. Non tocca a me tenere aperto un albergo in zona sismica
altissima. Non tocca a me andare in ferie a sharmelsceik a 230€ la
settimana viaggio compreso. In Italia non esistono doveri collettivi
coniugati come doveri singolari.
Il ministro Minniti stava a Cardiff con l’enturage juventino e la
sindaca torinese. Scrive Bonini su La Repubblica che «In un
macabro gioco di specchi che riflette le immagini della mattanza
islamista a Londra e il panico in piazza san Carlo a Torino,
verosimilmente innescato dalla demenza alcoolica di pochi (un gesto,
una parola, un oggetto, si vedrà), e che sovrappone il Terrore e la sua
semplice proiezione, la notte di sabato 3 giugno consegna il Paese a
una nuova emergenza. Tutta italiana e figlia della paura. Che denuncia
la spiccata vulnerabilità psicologica del Paese. E descritta da una
sola parola. «Psicosi». Al punto da farla diventare il fulcro, domenica
pomeriggio, della riunione di urgenza del Comitato di Analisi
Strategica Antiterrorismo (CASA) convocata dal ministro dell'Interno
Marco Minniti. «Perché — spiega il ministro a vertice concluso —
evitare la psicosi diventa oggi un passaggio decisivo nella strategia
di prevenzione. Uno snodo del nuovo sistema di difesa civile». Dove la
differenza tra le responsabilità proprie di protezione civile (dei
sindaci) e quelle di ordine e sicurezza pubblica (dei prefetti)
finiscono con il confluire in una sola cabina di regia: quella dei
Comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica, dove
prefetti e sindaci siedono insieme,(...)».
Ma va la!? davvero!?
Si può stare sicuri e contenti di avere un ministro dell’interno (che
proviene dall’organismo di controllo dei servizi segreti: mica dal
controllo dei campi di golf...) il quale scopre come sia a livello
singolo e soprattutto a livello di grandi numeri, basta un nulla per
scatenare un macello.
Troppa auto blu fa brutti effetti: se il ministro passasse da solo alla
stazione di Milano ne trarrebbe una lezione «ministeriale» di grande
utilità (per se e per il Paese).
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Una strage ogni 15 giorni: l'orrore fa parte delle nostre vite
di Marco Imarisio
Ci si abitua a tutto. Anche a una macelleria dalla cadenza meno che
bisettimanale, se restiamo in Europa, purtroppo quotidiana quando si
considerano come sarebbe giusto anche i Paesi del Medio Oriente
martoriati dal terrorismo islamico. L'assuefazione ai camion sulla
folla, agli invasati che entrano nei ristoranti uccidendo persone che
non conoscono, ai concerti che da festa si trasformano in mattanza di
innocenti, è ormai un dato di fatto. Non stiamo cambiando il nostro
stile di vita, almeno non ancora. Ma strage dopo strage, l'asticella
della nostra sensibilità di fronte a quel che fino a poco tempo fa
consideravamo impensabile in quanto disumano, si è abbassata. Dopo il
Bataclan, dopo gli orsacchiotti dei bambini zuppi di sangue sulla
Promenade des Anglais a Nizza, non esistono più tabu, non è rimasto
nessun limite. Le scuole di Parigi sono da tempo presidiate perché i
servizi segreti considerano possibile l'atrocità definitiva, sparare
sui bambini, e chi avrebbe mai immaginato che una ipotesi del genere
potesse diventare una possibilità reale.
In tutta sincerità, quanti si ricordano delle bomba nella metropolitana
di San Pietroburgo? Dal 22 marzo, giorno dell'attacco a Westminster, a
questa nuova notte di paura londinese, nella nostra Europa c'è stato un
attentato con vittime ogni dodici giorni. Anche il povero Xavier
Jugelé, il poliziotto ucciso sugli Champs-Elysees, è ormai quasi una
nota a margine nella storia delle Presidenziali francesi. Non è colpa
di nessuno, non è che siamo diventati più brutti dentro. Solo che ormai
è una consuetudine, non più un evento eccezionale. Così non restano che
i numeri delle vittime, a fare da appunto a futura memoria. L'onda
emotiva per Manchester dura qualche giorno in più, ma proprio un paio,
perché i morti sono 25, mentre il furgone che uccide cinque passanti
sulla via dello shopping di Stoccolma è quasi svanito dalla coscienza
collettiva, forse non c'è mai neppure entrato. Anche raccontarle,
queste aberrazioni, è diventata una faccenda inevitabile e ripetitiva.
Sappiamo che accadrà ancora, lo sappiamo tutti. E ogni volta lo sdegno
e la vergogna avranno bisogno di un bilancio sempre più terribile per
sedimentarsi.
Fino a quando non basterà più neanche quello, ripetendo lo stesso
meccanismo mentale scattato da molto tempo per le tragedie dei
migranti, dove neppure i numeri enormi riescono a scuoterci. La nostra
reattività è sempre più rallentata. Ben presto, Dio non voglia,
potrebbe diventare torpore, anche davanti all'indicibile. Ci stiamo
abituando, questa è la verità. Continuiamo a vivere come sempre, certo,
nessuno vuole dargliela vinta. Ma purtroppo non è vero che l'Isis non
sia riuscito a cambiarci.
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