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NUMERO 387



























































Trovata la soluzione per gli allagamenti di Longuelo?.
Tanto paga panatalone.




Mai i guai di Longuelo derivano dall'aver manipolalto la Valle di Astino




Se c'é da toccare pietra in Città Alta,
la giunta Gori non ne imbrocca una giusta.




Per fare i lavori bene occorre professionalità e cultura.




























































































































Due vasche, una di 40 mila metri cubi e un'altra di sette, saranno realizzate ad Astino per evitare allagamenti al quartiere di Longuelo.
A queste due maxi vasche si aggiunge la pulizia della roggia Corna, pulizia e ripristino degli argini che inizieranno a giugno. Sono alcune delle misure adottate dal Comune di Bergamo che stanza 120mila euro per la progettazione delle due vasche di compensazione. È quanto emerge da una convenzione che vede più soggetti protagonisti per realizzare interventi che attenuino il rischio di allagamento nel quartiere di Longuelo.
La convenzione vede tra i firmatari, oltre Palazzo Frizzoni, anche il Consorzio di Bonifica, il Parco dei Colli e la Mia (Misericordia maggiore che detiene la proprietà dell'ex monastero e di molti terreni ad Astino).
“La prima vasca di contenimento di 40 mila metri cubi sarà realizzata su un terreno della Mia all'inizio di via Astino, l'altra di sette mila metri cubi invece più a valle – spiega Marco Brembilla, assessore ai lavori pubblici del Comune di Bergamo -. Il progetto prevede una vasca sotterranea, anche se questa scelta sarà



Finalmente una buona notizia!. Per i cementieri e le imprese edili. Per i progettisti. Speriamo ci sia anche qualche strascico legale così ci saranno parcelle anche per gli avvocati. Un’occasione d‘oro per «rilanciare gli investimenti pubblici» combinando quanto sopra col beneficio (ne dubitiamo...) degli abitanti di Longuelo e con le maledizioni dei bergamaschi tartassati da un esosissimo Consorzio di Bonifica. Applausi: si fa per dire.
Era ovvio e scontato che dopo tutto quel che hanno combinato nella Valle di Astino, dove s’era creato un equilibrio naturale negli ultimi 50-70 anni, la natura presentasse il conto. Colpa ovviamente delle mega-piogge e non del gravoso compattamento imposto al terreno con la lavorazione fatta da macchine pesantissime che sostanzialmente hanno ridotto al minimo l’assorbimento delle acque piovane.
Poi non si sa se la Roggia Curna sia ancora funzionante nella parte sotto l’impianto di golf (pare sia tutta sotto terra) così come non si sa quanto sia libero piuttosto che ostruito il tombotto che scende





Quella pietra troppo nuova
Dopo le Mura, polemiche alla Cittadella
Ancora polemiche pe run restauro conservativo in Città Alta. Dopo i dibattiti sulla sostituzione di alcune pietre rotte sulle mura, ora fa discutere anche il «rattoppo» nella pavimentazione di Piazza della Cittadella.
«Xe pèso el tacòn del buso», peggio la pezza del buco. Non sappiamo se in bergamasco esista un equivalente di questo detto molto diffuso a Venezia, ma abbiamo constatato che in Cittadella ci si va molto vicini. Giovedì alcuni operai hanno eseguito una campionatura di come potrebbe essere sistemata la pavimentazione sotto la loggia della piazza verso il Museo Archeologico. Lastre di pietra nuove di zecca in sostituzione di quelle vecchie, sicuramente centenarie, o ancora di più. Comune e impresa sono in attesa ora del benestare della Soprintendenza. Nei prossimi giorni l'architetto Giuseppe Napoleone compirà un sopralluogo e valuterà le caratteristiche dell'intervento. La differenza tra le pietre tagliate a macchina, dalla grana e dal colore del tutto diverso e le vecchie è notevole. Soprattutto in relazione all'ambiente e all'importanza dell'edificio per il quale è prevista la «protesi». Un po' come è già avvenuto con le coperture del parapetto lungo le mura. Ci sono state segnalazioni e proteste per il troppo nuovo. Ma quanto è stato fatto per ridurre il contrasto tra le tonalità e la qualità delle pietre, in origine scalpellate e tagliate a mano, e i tratti sostituiti è servito a ben poco.
Adesso si è trovata la soluzione: rimuovere tutto e sostituire con un pavimento dalla composizione e dai colori del tutto estranei allo storico edificio. Si sarebbe potuto fare qualcosa per evitarlo? Sicuramente sì, con una maggiore cura per il portico e magari con un buon restauro delle parti più malandate. Qualcuno aveva anche suggerito una passatoia per rendere più sicuro il transito dei pedoni. Il degrado è sotto gli occhi di tutti. Si sarebbe potuto evitare, soprattutto nelle attuali condizioni, con una buona manutenzione.



Giustamente chi  decise di pavimentare il portico di Piazza Cittadella utilizzò della pietra locale di scarsa qualità (e quindi a costo contenuto) : il «ferretto» che è poi della stessa famiglia di cui sono costruite gran parte dei fabbricati della Città Alta. Si tratta del «Flysch di Bergamo : questa unità costituisce gran parte della collina bergamasca e le due propaggini di San Vigilio e San Sebastiano. Si tratta di alternanze di peliti ed arenarie, di colore da grigio chiaro a giallastro, in strati da sottili a spessi, di origine torbiditica».  Tradotto in soldoni uno: trattasi di arenaria  che non ha concluso il proprio ciclo di formazione e quindi è molto tenera e la sua scarsa durezza è stata probabilmente accentuata dalla forte presenza nell’aria di anidride solforosa ai tempi del riscaldamento con olii pesanti e gasolio. Tradotto in soldoni due: in massima parte le pietre con cui è edificata Bergamo provengono da scavi  demolitori dei colli. Quando si apriva una cava di pietra nei colli di Bergamo veniva alla luce materiale eterogeneo che in base alla resistenza  aveva destinazioni differenti.

















































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































Il nome di «ferretto» venne affibbiato da Rocco Zambelli conservatore del
museo di scienze naturali E. Caffi (di cui fu allievo). Geologo, speleologo e paleontologo di rara competenza e di chiara fama, ebbe una conoscenza profonda del territorio bergamasco. «Ferretto» perché sostanzialmente  era roccia poco compatta molti infiltrata di ossidi di ferro e quindi con una colorazione accentuata e stabile.
Fatto questo quadro, ecco che qualcuno nel Comune di Bergamo, non si sa se per ragioni di economia o per scarsa cultura o per «sbat i bale», hanno deciso quanto illustrato in foto per sistemare quell’andito.
Bastava togliere le pietre esistenti che hanno un elevato spessore, segare via la parte superficiale (sopra e sotto per rendere parallele le due facce), incollare nelle parti più ammalorate della Pietra di Credaro con un adeguato accoppiamento di colore, incollare sotto la pietra tagliata un’altro pezzo di  pietra serena di scarso valore (quelle di cui il Comune di Bergamo dovrebbe avere i magazzini pieni...), smussarne gli angoli e  il lavoro era fatto. Tranne che per l’ingegno e i costi, sicuramente mancante il primo e poco più elevati i secondi.

Ma tutta questa spesa sapete perché? perchè chi mette le bancarelle sotto il portico si lamenta che il pavimento non sia piano .Poi ci sono le mammine e le professoresse che si lamentano del pericolo che i bambini «inciampino». Qauce sciafu!























































































sarà affidata ad un pool di professionisti, che raccolga le acque di eventi atmosferici eccezionali. Come amministrazione abbiamo stanziato 120mila euro per la progettazione. Abbiamo espresso la volontà di veder realizzata l'opera entro la primavera del 2018”.
L'affidamento di incarico alla progettazione è affidato al Consorzio di Bonifica.
“Oltre a realizzare queste due vasche – continua Brembilla – il prossimo giugno inizierà l'operazione di pulizia della Roggia Curna che sarà abbassata di circa due metri, un tratto di circa cinquecento metri che da Astino arrivano fino al depuratore di Cascina Lupo”.
“Sulla pulizia di questa roggia pesano i costi elevati, dovuti ai materiali che si sono depositati sul fondo e che sono catalogati come rifiuti speciali – aggiunge l'assessore all'Ambiente Leyla Ciagà -. Ripristineremo l'alveo originale. Oltre a ripulire il fondo verranno ampliati gli argini proprio per evitare eventuali esondazioni in caso di temporali eccezionali”.
Il costo complessivo degli interventi sarà superiore ai 300mila euro che verranno suddivisi tra i quattro soggetti che hanno sottoscritto la convenzione.
E sempre per evitare allagamenti il Comune di Bergamo sta studiando una soluzione anche per il Villaggio degli Sposi, altro quartiere che lo scorso anno fu colpito dalle bombe d'acqua.
Nella zona del Villaggio degli Sposi, invece, il problema è che il parco giochi ha un livello superiore a quello delle case vicine, in cui si riversa così l'acqua delle piogge. Si abbasserà quindi il piano e se ne approfitterà per spostare i giochi in una zona, probabilmente all'estremità opposta del laghetto, dove le risate dei bambini non daranno fastidio a nessuno. Sempre per evitare allagamenti, sarà modificato il Colatore del Dalcio, cioè la grossa condotta che scorre sotto via King. La fognatura vi si immette con un angolo di 90 gradi, con il risultato che in momenti di grande flusso l'acqua viene respinta all'indietro. L'angolo di immissione verrà portata a 45 gradi.





più o meno sottoterra in parallelo alla via Bellini.

Ma la notizia vera sta in quelle due vasche da 40mila e 7mila mc -interrate!- che saranno  costruite (speriamo di no) sottoterra nella Valle di Astino, che avranno un costo improponibile e quindi  saranno accantonate.
Intanto chi ha contribuito a creare le condizioni favorevoli per quegli allagamenti continuerà indisturbato lo sfruttamento dell’insieme favorendo l’assedio di una zona che per sua natura non può sopportare il flusso di veicoli lavorazioni e turistico che oggi le viene imposto da questa «valorizzazione impropria» decollata con EXPO 2015.

Intanto i tecnici non hanno visto o fanno finta di non vedere come le ripe della zona, abbiano preso la cattiva abitudine di franare laddove sono spoglie. Ed allora che fanno  quelli che gestiscono la Valle della Biodiversità? Spogliano interamente e con precisione chirurgica un’altra vasta zona che fa corona sopra gli orti.
Una sfida alla natura, tanto semmai viene giù qualche frana sarà per colpa degli acquazzoni che, maleducati, sono sempre eccessivi!.















































































































































































































































































































































































Ma in quanto a spese per opere di questo genere tutti gli enti pubblici, nessuno escluso, nicchiano. Meglio risparmiare, non fare, rinviare. Anche per Città Alta, il nostro gioiello visitato da migliaia di turisti? Di questo passo alla fine avremo – come scrisse a suo tempo un noto architetto – una Bergamo antica sì, ma con quinte di cartapesta.


Pino Cappellini
L'Eco di Bergamo

L'immagine qui sopra ripresa nella Piazza Angelini illustra la coesistenza delle diverse forme della medesima pietra. Quella in alto venne utilizzata per le alzate e quella in basso per le pavimentazioni di minor pregio. Nella vicenda della RI-pavimentazione del portico di Piazza Cittadella opera anche un architetto curnese pentastellato