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Stufo
di ascoltare battute per cui il centrodestra fa una battuta a cui
risponde il centrosinistra con un’altra battuta, visto il filmato di
SKY abbiamo chiesto conto alla sindaca Serra di come-dove-quanto erano
quei maledetti o benedetti documenti necessari per il collaudo delle
opere edili e impianti della biblioteca. La sindaca Serra ci ha
risposto che « i
certificati relativi agli impianti della biblioteca (...) sono
ordinatamente custoditi nei faldoni di questa sfortunata opera
pubblica. Solo l'allora assessore geom. Angelo Fassi sostiene che non
siano stati consegnati dalla ditta Viola, ma si sbaglia».
Prosegue la sindaca Serra:»Come
abbiamo mostrato nell'assemblea del 28 aprile, a cui Lei era presente,
nel solo anno 2011 l'Amminis trazione Gandolfi ha avuto a disposizione
1.338.510 euro, una cifra superiore alla somma delle entrate in conto
capitale dei nostri anni 2013-14-15-16 (1.251.139 €), che nel 2014
hanno raggiunto il minimo storico di 185.000 euro. Nello stesso 2011,
l'amminis trazione Gandolfi ha superato il patto di stabilità per oltre
400.000 euro, una cifra superiore a quanto necessario per comple tare
l'opera».
E conclude:»Ciò
che siamo riusciti a fare in questo mandato 2012-17 è l'esame
tecnico della situazione esistente, per capire quali cifre sareb bero
necessarie per giun gere al collaudo e per programmare gli inter -venti
che, per ragioni finanziarie, non siamo riusciti a mettere a
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Addio alle Mall: l’e-commerce cambia la vita degli Americani. E domani anche quella degli Europei
La lenta morte degli shopping mall nel paese che li aveva inventati. La
rarefazione dei clienti nelle vie dei negozi di lusso. Sono due
fenomeni americani conseguenze della diffusione del commercio Online.
Amazon e non solo. Giovani e non più giovani consumatori. Cominciammo
dai libri, siamo alla frutta, letteralmente: anche i supermercati "bio"
come Whole Foods annaspano per l'avanzata dei concorrenti digitali. La
tecnologia può rivoluzionare la geografia urbana.
Sta accadendo a gran velocità.
I centri commerciali sono stati a lungo un simbolo potente del
consumismo americano, hanno ridisegnato anche l'urbanistica delle
periferie. Per decenni le famiglie-tipo negli Stati Uniti
passavano un pezzo del loro weekend per il "viaggio della spesa”.
Genitori e figli sul Suv, qualche miglio di percorso, e poi in un unico
centro commerciale facevano provviste di ogni sorta, dagli alimentari
ai vestiti, dal ferramenta al pieno di benzina. Lo shopping mall, per
lo più costruito in un sobborgo residenziale, ben servito dalle
superstrade e autostrade, concentrava catene della grande distribuzione
come i generalisti Walmart o gli specialisti (dall'abbigliamento
sportivo al giardinaggio, dall'elettronica... alle armi). Oggi i centri
commerciali non resistono ai colpi del commercio ordine. Si
moltiplicano i fallimenti: vuoi delle catene di grande distribuzione,
vuoi dei gruppi immobiliari che possiedono le aree degli shopping mall.
Alcuni centri commerciali sono città-fantasma. Il paesaggio americano
cambia. Qualcosa di simile si nota all'estremità opposta, quella del
lusso, per consumatori dei ceti medioalti. La Quinta Strada e la
Madison Avenue di New York per qualche tempo riusciranno a mascherare
il problema grazie ai turisti stranieri Ma il cliente americano ha già
rarefatto le sue visite ai negozi di lusso. Tutto si compra online,
anche i capi firmati dagli stilisti italiani. La qualità della vita ne
ricava qualche beneficio: eviti il traffico di Manhattan, tutto ti
arriva a casa.
Ma anche questo modifica il paesaggio urbano. Strade che un tempo erano
animate grazie allo shopping - e dì conseguenza anche i ristoranti, i
bar situati nelle zone dello shopping - facevano la funzione dei
"centri storici" italiani come luoghi d'incontro e vita sociale.Ora
quelle zone assomigliano più alle vie dello shopping di Dubai.
Federico Rampini /La Repubblica
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Quando
decollò l’insediamento commerciale sulla via Fermi -ricordiamo p.e.
l’avvento di Caldara giocattoli- sull’angolo tra Fermi-Carlinga questo
era un negozio&grossista di giocattoli e dei primi attrezzi per
neonati che partendo dalla città dove s’era formato un nome provinciale
e regionale, aveva deciso di ampliare il proprio mestiere uscendo dalla
città per andare su quello che si pensava sarebbe stato l’asse
interurbano. Il «patto» che la DC bergamasca fece coi grossisti
cittadini fu che in città non sarebbero mai sorti dei grandi magazzini
e che tutto sarebbe sorto in periferia, a Curno. Il patto pareva
resse neanche un lustro finchè non si mosse la Fiat che
scavalcando le beghine e gli accordi provinciali tra la dc e uno dei
suoi elettorati di riferimento, arrivò prima col centro commerciale in
via Carducci (aperto poco prima della Esselunga) e poi col Centro
Commerciale di Curno.
Al tempo i costruttori ed i proprietari dei fabbricati e gli operatori
alloggiati erano il medesimo soggetto. Caldara aveva costruito il
capannone e Caldara commercializzava giocattoli ed affini.
La FIAT era proprietaria del centro commerciale e all’interno aveva il
suo grande magazzino -come ne aveva altri altrove- oltre alla
cinquantina di negozi affittati.
Oggi la situazione non é più così. Oggi la proprietà degli
immobili appartiene a società immobiliari che poi affidano
o affittano a operatori terzi l’atività commerciale che spesso non ha
più nulla a che fare con quella originaria.
Il commerciale di via Fermi-Europa è quindi una pura operazione
immobiliare in fabbricati molto anziani edificati con regole e qualità
ormai superate. Un difetto evidente è che sono massic-
ciamente energivori
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La decisione della giunta Serra di concedere col piano Ts1 una massiccia ristrutturazione
del comparto a tutto vantaggio delle immobiliari proprietarie dei
manufatti è una scelta che prima ancora di essere discutibile sul
piano ambientale ed economico per il Comune, non «premia» le
professionalità presenti -cioè i veri operatori del commercio che
rischiano in proprio e danno lavoro ai dipendenti- ma premia soltanto
le immobiliari i cui investimenti sono assolutamente necessari per la
sopravvivenza del loro interessi ma non esattamente quello degli
operatori che possono anche stare altrove.
Non siamo così convinti che premiare di nuovo le immobiliari finisca
anche per salvaguardare anche i posti di lavoro degli addetti (che -mai
dimenticarlo- hanno in genere i peggiori contratti come dipendenti...)
perché anche chi non vede in alibaba o gearbest o amazon «il sol
dell’avvenir» del commercio online, c’è abbastanza opinione comune su
due fatti: (1) entro i prossimi vent’anni il parco auto privato sarà
quasi tutto elettrico e (2) vedi articolo qui di lato.
Comprensibile che l’ex muratore o l’ex operaio della Dalmine oggi
scelga ancora di acquistare il badile o l’attrezzo «dopo averlo visto e
palpato» sullo scaffale di Leroy Merlin ma probabilmente quello
che ti viene a controllare la caldaietta o sostituirla già oggi si
affida all’online.
Oltre tutto questo nel gran piano di ristrutturazione del Ts1 compare
l’utile immediato a vendere ma non compare l’utile e il necessario a
chi ci lavora. Manca un nido e una scuola materna con orari
adeguatamente elastici.
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