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La rinascita delle biblioteche: piazze del sapere al servizio della comunità

I centri civici resistono alla rivoluzione digitale e si reinventano, mettendo al centro la coesione territoriale e la crescita culturale di giovani, anziani, lavoratori e non. È il modello delle “public library”, dalle Marche alla Valle d'Aosta

di Marta Pizzocaro

Se qualcuno si stesse domandando se nell'epoca di internet e dei libri di­gitali, dei Kindle e degli iPad, le bi­blioteche servano ancora, si metta l'anima in pace, perché la risposta non lascia spazio a dubbi: “Non solo ne abbiamo ancora bisogno, ma, oggi più che mai, le biblio­teche civiche svolgono un ruolo di coesione ter­ritoriale, sociale e culturale, veri e propri 'luoghi del nrifare' che offrono beni immateriali, servizi e spazi necessari alla vita e alla salute stessa delle persone di ogni estrazione sociale. Luoghi neu­tri, che non richiedono alcuna competenza a chi varca la loro soglia”. A dirlo è Antonella Agnoli, esperta di progettazione di biblioteche di nuo­va generazione, intese come “piazze del sapere”, che non rappresentano più solo il luogo in cui si prendono in prestito o si consultano i libri, ma sono un punto di riferimento







Se si fa un salto alla biblioteca Regionale della Valle d'Aosta (2) , alle postazioni internet s'incontrano ogni giorno persone dalle provenienze più varie (la Valle d'A­osta è caratterizzata da un'immigrazione relati­vamente recente e in costante aumento). Aperta il 2 settembre 1996 ad Aosta, in via Torre del Lebbroso, in pieno centro storico, la biblioteca occupa 9mila metri quadrati, di cui 6mila de­stinati al pubblico, in un'accogliente e luminosa struttura su tre piani, progettata dall'architetto Gianni Debernardi. Qui le opportunità culturali, o anche solo gli spunti per passare una giornata in un ambiente vivace e al tempo stesso rispetto­so della tranquillità altrui, sono molte: merito di una vastissima area per bambini e ragazzi, con fumetti, musica e audiolibri, in cui si tengono la­boratori, letture, proiezioni di cartoni, passando dalla sezione dei giornali e alla mediateca, dove si possono vedere o prendere in prestito film e cd musicali recenti e datati.




Nel frattempo, lei continua a se­minare, fornendo consigli a chi progetta nuove biblioteche.
È successo per il “Civico 17” di Mortara (www. civicol7.it), nata nel 2011 nell'ex asilo di via Vittorio Veneto 17 (oggi ha 8mila iscritti su I8mila abitanti di Mortara, in provincia di Paria) con postazioni wi-fi, spazi dedicati alla lettu­ra, ma anche a lezioni, giochi per i piccolissimi, corsi per adulti e bambini e mostre, una terraz­za dove nella bella stagione si tengono concer­ti, reading e gruppi di lettura, e una caffetteria. Ed è successo anche per la biblioteca “Il Pertini - La piazza dei saperi” di Cinisello Balsamo (MI) (3) ha quattro piani di cui uno interrato, sen­za barriere architettoniche, all'interno dell'omo­nimo Centro culturale, in piazza Confalonieri, inaugurata nel 2012 e diventata per la sua città l'ambiente accogliente dove studiare, informar­si, imparare, incontrarsi, navigare in internet a costo zero, ascoltare musica e stare con i propri bambini. Ad accomunare tutte queste realtà, ol­tre a servizi e ambienti “multitasking”,




In Bergamasca: stipendio medio da alta classifica

Ma troppe donne senza lavoro
Per la Bergamasca dodicesimo posto in Italia. L'emergenza giovani: uno su 4 disoccupato

(...) In provincia di Bergamo lavorano in tanti: solo il 5,3% cerca lavoro ma non lo trova, percentuale scesa dello 0,5% in un anno (solo Bolzano e Reggio Emilia hanno numeri più bassi). Anche se i giovani senza un posto sono il 25% del totale: situazione migliore in 21 province italiane. Le cose poi cambiano se si considera la differenza fra uomini e donne. Tra i primi è disoccupato il 4% del totale (secondo miglior piazzamento italiano: la media nazionale è del 10,9%). Tra le seconde la percentuale è del 7,2% contro la media italiana del 12,8%, e la posizione è la decima. Non a caso la differenza tra il tasso d'occupazione maschile e quello femminile è del 22,3%: un dato che relega la Bergamasca in fondo alla classifica su questo fronte, all'81° gradino. Ci sono poi due graduatorie a parte. Una è quella degli inattivi, che non cercano lavoro perché sono scoraggiati anche se lo accetterebbero volentieri e intanto fanno qualcosa in nero: sono il 31,9% della popolazione (60° il posto in classifica). La seconda riguarda i «neet», giovani fra i 15 e i 29 che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione: sono il 17,4% del totale (cifra che scende del 4,4 in un anno e piazza i ragazzi berga-


























































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































schi a tre quarti della classifica). Chi lavora poi ha spesso contratti «non standard» (part time involontario, contratti a termine, collaborazioni): la percentuale bergamasca è del 28,3% ed è il quinto miglior dato italiano. Infine il rapporto valuta tutti i dati e non dà un bel voto al livello di «efficienza e innovazione del mercato del lavoro» bergamasco, che si ferma al gradino 39.

Fabio Paravisi / Corriere della Sera





fondamentale del­la vita cittadina quotidiana, attorno al quale gra­vitano molti aspetti, tutti ugualmente prioritari:
cultura, benessere, svago, socializzazione, stu­dio, formazione e informazione, pari opportuni­tà, integrazione e, non ultimo, relazioni umane.
“Dobbiamo ripensare le biblioteche come luogo pubblico per eccellenza, in cui le persone han­no accesso ai libri, ma anche a un'atmosfera, un modo di stare insieme, di consultare, di curio­sare, di passare del tempo, di coltivare relazio­ne con gli altri -spiega Agnoli, da anni promotri­ce delle public library, patrimonio indispensabile per ogni nazione, che però in Italia, a causa del­la fisiologica mancanza di fondi per la cultura, faticherebbero a sopravvivere se non fosse per i volontari-. Vale per giovani, anziani, lavoratori e non: tutte queste categorie dovrebbe avere un motivo per frequentare una biblioteca. Non esi­ste luogo migliore per offrire agli anziani un'al­fabetizzazione informatica di base, certo non andranno in un internet cafè. Chi entra in que­sti luoghi deve trovare libri, ma anche giornali, postazioni studio, collegamenti a internet, mu­sica, caffè, poltrone, spazi per bambini, per le riunioni di associazioni e comitati e per i cor­si più vari, dal lavoro a maglia all' italiano per stranieri”.
Agnoli ha fondato e diretto dal 1977 al 2000 la Biblioteca di Spinea (Venezia) e ha proget­tato e diretto fino al 2008 la nuova biblioteca San Giovanni di Pesaro (1), che ha aperto i battenti il 22 giugno del 2002, nel centro storico, in via Giambattista Passeri, frutto di un ardito re­cupero dal complesso storico di San Giovanni su un'area di 2.050 metri quadrati. Un capola­voro di architettura nuova e antica, tutta in ve­tro, acciaio e legno, con un bel giardino, tanti li­bri e molti servizi, in grado di coniugare il design contemporaneo con le belle volte in mattoni del­le sale. La città ne va giustamente fiera e i suoi utenti possono contare su un archivio di più di 55mila libri, cd musicali, dvd e cd-rom (un patri­monio di circa lOmila documenti multimediali), quotidiani (10 di cui 4 stranieri), periodici (94 di cui 2 stranieri), ma anche su un servizio di bi­blioteca ambulante, corsi di ogni genere, musi­ca, incontri per adulti e ragazzi, laboratori per bambini e postazioni studio, internet e per ipo­vedenti. Senza dimenticare l'area caffè con 20 posti a sedere e locali con aria condizionata. 11 che non guasta, se la biblioteca diventa un rifu­gio per l'estate.
“Ci sono studi americani che forniscono dati
interessanti, su cui ministri e amministratori locali dovrebbero riflettere -continua Antonella Agnoli-. Questi ci dicono che un welfare culturale riduce le malattie da depressione, quindi più sol­di per la cultura equivalgono a meno soldi per la sanità, e dicono anche che nel 2010 il 68 per cen­to di chi cercava lavoro negli Stati Uniti ha inna­to il suo curriculum all'attenzione di una biblio­teca. Questo significa che le biblioteche, anziché 'sparire perché c'è il web\ come profetizza qual­cuno, sono un passaggio essenziale anche per ac­cedere alla rete”. Vedere per credere.

























































































































































Il problema principale per l’occupazione in Bergamasca mi pare legato per primo alla bassa scolarizzazione e alla bassa qualità della scuola offerta ai giovani. Secondo problema sono le due valli  troppo... lunghe fino a 80 km. Per andare a scuola da allievi e da insegnanti occorre troppo tempo e troppi costi. Che è poi  anche una delle ragioni (non l’unica e la principale) della fuga industriale dalla Valle Seriana e dalla Valle Brembana. La deindustrializzazione subita negli anni passati ha indotto molti adulti verso occupazioni marginali e di basso contenuto formativo e  professionale (muratori, addetti al verde) e quindi i loro figli sono cresciuti in un contesto famigliare e sociale -il paesino- più poveri della media nazionale.
Due tre ore di viaggio al giorno sono un danno inflitto alle  giovani generazioni insopportabile sia alla persona che per la società. Ma anche gli insegnanti che debbono sobbarcarsi trasferte chissà dove arrivano a destinazione già mortificati con conseguente riduzione del valore trasmesso.

Il problema tempi di viaggio dei giovani studenti è stesso problema «trasporti» per le aziende che volessero insediarsi o permanere in valle. Ed infatti in ValBrembana tranne acque minerali e aziende pubbliche (comuni ospedali scuole) non esiste che il settore dell’edilizia in senso allargato e un po' di terziario legato al turismo. Un po’ migliore la situazione della ValSeriana fino ad Ardesio  e poi flop.
Una situazione simile -fortunatamente meno drammatica- la si riscontra anche in pianura con la debolezza del trasporto di persone verso Milano e  Brescia.

Siamo quindi una provincia, in buona parte anche per ragioni fisiche, ancora troppo isolata dai punti in cui si crea cultura ed occasioni di lavoro e stimoli per questa e quello e la fatica comincia fin da piccoli. Purtroppo.

Oggi i giovani dovrebbero entrare nel mondo del lavoro  in tempi più brevi di ieri mentre invece accade il contrario.
Per un ragazzo di Clusone perdere due ore al giorno per viaggio dai 13 ai vent'anni significa impiegare un anno di più per disporre degli stessi titoli e informazioni del suo compagno di città.

Probabilmente non basta solo migliorare la rete stradale e i trasporti pubblici -tragicomica la storia del trenino nelle valli...- ma occorre pensare a dei veri e propi campus scolastici dove possano alloggiare studenti e insegnanti e a modelli di scuola (orari giorni ecc.) che ne ottimizzino la permanenza e la riduzione dei tempi finali.

Infine la provincia dovrebbe decidere come collocarsi nel contesto regionale. Non è possibile immaginare un terzo del territorio bergamasco  (quasi) perfettamente integrato nel contesto più evoluto della nazione e due terzi  di cui non si sa cosa proporre.  Vero che dal parallelo di Albino in giù c’é l’Europa (anzi: «una» Baviera) e dal parallelo di Albino in su c’è qualcosa di meglio della Grecia (come popolazione redditi PIL) ma non possiamo  dimenticare o «buttare» quel pezzo di bergamasca.
Arrangiatevi! non basta.




































































































































Diventata un riferi­mento fondamentale nella vita culturale e sociale della città e della Regione, in questi 20 anni la bi­blioteca ha effettuato quasi 4 milioni di prestiti e ogni giorno accoglie oltre 1.200 utenti, molti dei quali sono immigrati, che qui trovano le risorse utili per imparare la lingua o cercare un lavoro senza spendere una lira. “Quella di Aosta, forse per la vicinanza con la Francia, è stata la prima biblioteca di impronta europea aperta in Italia -dice Antonella Agnoli- Dopodiché, grazie a un sano principio di emulazione, altre biblioteche di nuova concezione hanno cominciato a com­parire a macchia di leopardo, sopratutto al Nord e, purtroppo, molto meno al Sud, che invece di luoghi di aggregazione concepiti così ne avrebbe ancora più bisogno, specie nelle zone più disa­giate. Qualche esempio virtuoso però c'è anche lì, uno per tutti l'ottimo Sistema Bibliotecario Vibonese, in Calabria. Il mio sogno sarebbe ve­dere una 'piazza del sapere' in ogni regione, che facesse da apripista per altre realtà: allora sì che saremmo sicuri di coprire del tutto il territo­rio italiano”.





sono gli orari, sempre abbordabili anche per chi lavora. “Una biblioteca deve essere accessibile mattina e pomeriggio, possibilmente anche il sabato, per­chè una biblioteca aperta solo in settimana dalle 9 alle 13 non è una 'piazza del sapere' -conclu­de Agnoli-. Detto questo, non esiste una formula 'giusta': ogni biblioteca, per offrire un servizio davvero efficace, deve adattarsi al territorio in cui nasce, ascoltando le esigenze e i suggerimen­ti dei suoi utenti, nessuno escluso”.
È il risvolto virtuoso della società liquida e mal­leabile in cui viviamo: la necessità di luoghi e istituzioni aperti all'ascolto, al nuovo e al diver­so, laddove questo comporta un vantaggio per la comunità e per la sua qualità della vita.































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































(1) www.biblioteca.comune.pesaro.pu.it







(2) http://biblio.regione.vda.it/biblioteche-sbv/Aosta-Biblioteca-regionale/







(3) http://webopac.csbno.net/library/Cinisello-Il-Pertini/