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NUMERO 357




































































C'è una logica tutta “renziana” nel contenuto di questa variante. Invece di andare incontro agli operatori, cioè a quelle imprese e privati che fanno “dal vero” il mestiere di commerciare, cioè rischiano in proprio, questa variante risponde ancora una volta ai bisogni della speculazione edilizia che mira a incamerare e conservare vantaggi il più a lungo possibile. Gli assessori Conti e Cavagna giustificano l'operato con tanto di orgoglioso petto in fuori asserendo che così “salvano”  duemila posti di lavoro. Facendo finta di niente se nel commercio trionfano i vouchers piuttosto che i contratti a tempo indeterminato (come alla Brembo…). Ancora una volta si “strumentalizza” il lavoro, quello vero non quello dei redditieri che stanno seduti a Portofino ad aspettare che gli paghino i fitti sul conto corrente, per giustificare una assurda colata di cemento che comporta uno spreco di risorse che tra pochi anni finiranno del tutto obsolete.
Chissà se Conti e Cavagna hanno mai letto i bilanci delle società proprietarie e di gestione del centro commerciale: roba da correre ad investirci azioni. 
Questa variante segue la logica di “tirare a campare” ancora qualche anno, aspettando l'italico stellone  a fare un nuovo miracolo economico.
C'è una distanza solare tra l'industria 4.0 e forse anche 5.0 praticata alla FreniBrembo, azienda chissà perché da sempre poco gradita al centrosinistra curnese, e questa infilata di  capannoni negozi dove trovi di tutto esattamente e a costi superiori di Alibaba e Amazon. Che ti servono a casa.
Gli italiani hanno letto sui quotidiani (Federico Fubini,15 aprile)) che “l'industria manifatturiera non va male: sta crescen do di circa il 2% e dal 2014  l'export é salito

quasi del doppio dell'aumento dell'import del resto del mondo, secondo Loredana Federico di Unicredit.
Nel frattempo invece l'enorme mondo dei servizi cresce di appena più di metà del ritmo medio del paese. Dentro c'è di tutto, ovviamente: dieci milioni di lavoratori, tre volte più che nell'industria. Ma dovrà pur contare qualcosa che questo settore sia meno esposto alla disciplina dei mercati mondiali e più soggetto ai vincoli burocratico-politico-corporativi italiani.
Il commercio al dettaglio occupa da solo quasi tante persone quante l'intera industria manifatturiera, 3,3 milioni. Ma il suo valore aggiunto per addetto è appena il 7% sopra il costo lordo del dipendente, a stento sostenibile. Solo il 14% delle imprese del commercio usa internet per vendere qualcosa e ogni anno ne muoiono centomila.
Anche il settore di «ospitalità e ristorazione» - il turismo - è in ritardo: occupa 1,2 milioni di persone, in uno dei paesi più belli al mondo, eppure incredibilmente presenta un valore aggiunto per addetto che quasi non copre i costi del lavoro. A fatica a pelo d'acqua, nel complesso. La dimensione media delle imprese è di appena quattro dipendenti e solo il 22% lavora con il web. È triste per un paese che potrebbe essere leader mondiale del turismo, ma queste industrie sono destinate a secernere nuova disoccupazione. Servono strumenti e incentivi per modernizzarli. Dall'altra parte, sempre secondo l'Istat, nel manifatturiero il valore aggiunto per addetto supera il suo costo di ben un terzo. Gli investimenti per dipendente sono quasi il doppio rispetto ai servizi, i costi sono sotto controllo.Questa forbice punta alla contraddizione di fondo dell'economia italiana. La nostra crescita non sarebbe un'anomalia negativa in Europa, se avesse senso stimarla per abitante. Il prodotto lordo pro-capite nel 2015 e 2016, secondo i dati Eurostat, è salito rispettivamente dello 0,9% e dell'1,1%. Più che in Germania (0,8% e 0,6%) o in Francia (0,9% e 0,9%), Austria (zero e 0,2%). Molta della differenza si deve però a una vulnerabilità sempre più preoccupante: l'Italia perde giovani, perché questi non riescono a inserirsi nel mondo dei servizi e se ne vanno all'estero. La Fondazione Leone Moressa mostra che i flussi di emigrazione netta di italiani sono continuati a crescere persino nel 2016, dopo più di due anni di ripresa.



Al di la del contenzioso specifico appare evidente come nel caso del centro commer ciale a nord (dove insistono diversi proprietari degli
immobili a sud la proprietà degli stessi – e quindi coloro che interverranno per la ristrutturazione del comparto- è del tutto differente dai titolari dei negozi alloggiati negli stessi immobili.

Si dirà che da sempre il commercio nel nostro paese vede una diversità tra il padrone dei muri da quello dell'attività ospiti in affitto. Preso atto che “è sempre stata così” bisogna allora prendere altrettanto atto sia di quanto rileva Fubini:” l'enorme mondo dei servizi cresce di appena più di metà del ritmo medio del paese” sia del fatto che le regalie immobiliari non vanno a vantaggio degli operatori – cioè le aziende che fanno effettivamente attività commerciali- ma delle immobiliari che sono proprietarie e affittano gli immobili.

Il problema della crisi del comparto commerciale di via Fermi-Europa ha quindi aspetti che la soluzione adottata con la variante del PGT non risolve affatto ma la risolve “solo” dal punto di vista dei proprietari degli immobili.
L'asserzione fatta da molti nella giunta Serra che il polo commerciale  indica una occupazione prossimo alle duemila unità conferma da un lato –tranne il caso MediaWorld- che la situazione di crisi non è solo collegata all'impoverimento della società ma anche ad un limite strutturale proprio delle imprese che vi operano.

Ecco perché noi pensiamo che  nonostante  l'enorme regalia volumetrica e finanziaria con cui verranno premiate le immobiliari della due vie, il problema della crisi strutturale del settore non sarà risolto semmai aggravato dal momento che – mentre il comune abbuona 8,7 milioni di opere- questi 8,7 milioni saranno concretamente trasferiti prima sui fitti ai negozi e quindi ai consumatori.
Il processo di desertificazione è solo rimandato.
Perché quello che viene offerto in questi negozi è esattamente quello che il consumatore può trovare (a prezzo normalmente inferiore) sul web. L'idea che l'asse commerciale di via Fermi-Europa possa continuare ad avere un “futuro luminoso” è debole: immagina una società che faccia scarso uso della rete e della moneta elettronica.

Tra l'altro non si comprende come mai un (modesto) commerciante per concorrere ad un posto al mercato settimanale debba presentare il certificato di regolarità amministrativa con l'amministrazione comunale, CCIAA, fiscale, previdenziale e contributiva mentre a queste immobiliari siano concesse generose regalie senza
























































































































































































































































































































































































































































Il saldo ufficiale ormai è al record di 80 mila emigranti netti all'anno, quello reale di tre volte di più se si conta chi lascia ma non cancella la residenza e dunque non entra nelle statistiche.
Ognuna di queste persone pesa in media per almeno 16 mila euro di consumi, la loro partenza già solo per questo toglie 0,3% al Pil. Ogni anno. Il governo dunque deve creare le condizioni perché questi giovani vogliamo restare o tornare, magari per aprire un'attività. Invece l'aria del tempo va nel senso opposto(...) Ma a questi temi il Def dedica 17 vaghissime righe in 582 pagine. E l'Italia, chiusa più che mai, continua a perdere le sue forze migliori.”

La risposta che la giunta Serra da al problema della sopravvivenza & continuazione del commerciale sulle vie Fermi-Europa la conosciamo: un incremento di trecentomila* metri cubi di edifici, spezzettati uno ciascuno per quelli esistenti- e una normale ristrutturazione viaria per rendere accessibili quelli vecchi e nuovi.

Il tutto letteralmente regalato agli operatori perché – sostiene la giunta Serra- il costo delle infrastrutture supera di gran lunga gli oneri che sarebbero dovuti in corrispondenza.

Nel frattempo, sempre la giunta Serra, porta in approvazione in consiglio comunale la prima delibera del 2017 che approva “la proposta transattiva avanzata dai F.C. in merito al contenzioso per l'occupazione senza titolo di aree da parte del Comune di Curno, occorse per la costruzione della strada denominata via Fermi”, e –non mettetevi a sghignazzare- detta  “occupazione senza titolo” sarebbe avvenuta nel 1991. Non interrogatevi sulla data: sono proprio 26 anni or sono, quando la giunta dc-psi con assessore all'urbanistica del dentista urbanista stava tirando le cuoia.

Nella delibera si legge che l'immobile appartiene ad una immobiliare di proprietà di sei fratelli più un altro fratello non contitolare della immobiliare di cui sopra.
Una questione legale analoga è in corso anche con un altro immobiliare adiacente. “E' pacifico-  precisa il legale del Comune- il fatto dell'occupazione (delle proprietà private) attestato da atto del Comune e un certificato di destinazione urbanistica rilasciato dal Comune attesterebbe che l'area occupata è interna al perimetro di lottizzazione.”
































chiedere loro conto se pagano o meno le tasse, che affitti praticano, la smaltimento rifiuti degli affittuari.

Insomma qualcuno "deve” dimostrare “di più” senza ricevere nulla mentre altri s'abbuonano 8,7 milioni (a listino) e vengono anche ringraziati come benefattori dell'umanità.
Sarebbe il caso che (almeno!) quei 1,47 miliardi di «oneri di urbanizzazione secondaria venissero  consegnati al Comune.
Come non si comprende come mai, all'interno di un comparto con tali livelli occupazionali, non siano previsti perlomeno un nido e una scuola materna non a gestione privata ma mista comune-privato.

Non è senza significato il fatto che alla testa della via Europa ci sia una Freni Brembo che intende fabbricare un nuovo capannone di 7.500 mq destinato alle produzioni di alta gamma  e non certo come prima fonderia dei dischi in… ghisa.



























































































Ingrandendo l'immagine qui sopra si leggono le dimensioni e gli oneri della Variante al TS2 nel PGT di Curno inerenti il piano di riterritorializzazione del commerciale di via Fermi-Europa