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NUMERO 337

























































Decreto Minniti sulla sicurezza, in nome del decoro non si può criminalizzare anche chi sta ai margini
Dare discrezionalità al potere significa generare ingiustizie. Il rischio di creare centri storici ripuliti da indesiderati e periferie ghetto. Un regalo a chi vuole raccogliere consensi cavalcando la paura
di Roberto Saviano







I dieci diritti negati dal Parlamento immobile

di Michele  Ainis






























Ma davvero il Pd ha permesso che un decreto del genere potesse essere realizzato? La risposta è una sola: sì, il Pd l'ha permesso e promosso. Il decreto Minniti sulla sicurezza urbana, considerato da questo governo cosa di "straordinaria necessità e urgenza", ha toni razzisti e classisti.

Per descriverlo in breve: i sindaci, per ripulire i centri storici delle città, avranno il potere di allontanare chiunque venga considerato "indecoroso", non occorrerà che sia indagato o che abbia commesso un reato. Il sindaco potrà così chiedere che venga applicato a queste persone un "mini Daspo urbano". Daspo, perché in Italia tutto è calcio e tifo, anche la politica. Si usa l'espressione Daspo perché il tifoso può essere allontanato dallo stadio o costretto alla firma in questura il giorno della partita, in base anche a una segnalazione, non necessariamente è una condanna.

Stiamo assistendo alla criminalizzazione dell'uomo anche quando per fame rovista in un cassonetto della spazzatura per prendere ciò che altri hanno buttato via. Potrà essere allontanato in linea di principio chi non veste, a insindacabile giudizio del sindaco e dei vigili urbani, "decorosa



si - di decoro e moralità si nasconde ben altro. Spogliamole della veste tecnica e sapete cosa rimane? Rimane un sottotesto che risuonerebbe così: è dato al sindaco la possibilità di allontanare immigrati e disperati nell'immediato cosi che possano massimizzare il consenso dall'operazione. Domandiamoci ora quale sarà il risultato di questo decreto vergognoso: centri storici magari ripuliti velocemente dai clochard e dagli immigrati e periferie ghetto.

Il provvedimento prevede che il questore, su segnalazione anche del sindaco, potrà allontanare dal centro gli indesiderati per un massimo di sei mesi. È un regalo che viene fatto ai primi cittadini per raccogliere consenso sull'odio e la paura. Sindaci che non hanno più strumenti economici e sociali per portare avanti progetti, che non hanno altri strumenti.

Allontanare non significa risolvere ma nascondere. Contrastare questo decreto non significa vedere il centro storico colmo di accattoni, accettare il barbonismo, invitare a riunioni di lavoratori ubriachi della domenica che occupano gli spazi della bellezza, significa obbligare ad affrontare le ragioni del disagio non a perseguitare il disagio.



Non sarebbe stato più dignitoso un minoritario (230 favorevoli e 56 contrari) ma umano No? L'astensione e il silenzio hanno tutto il sapore della complicità. Con questo decreto il Pd si mette fuori la storia che lo voleva figlio del riformismo italiano. Cosa aveva reso la sinistra italiana di Kuliscioff e Turati, di Rosselli e Calamandrei un punto di riferimento internazionale?
La capacità di coniugare riforma sociale con libertà, senso del reale con l'aspirazione di cambiamento. Non il povero ma la povertà era il pro- blema, non il criminale ma il crimine, non il ricco ma privilegio erano il problema.
Non di disagio allontanato ma di disagio affrontato. Non città fatte di centro pulito e mondezza spazzata
in periferia. Ma il contrario, il centro cuore di una città la cui periferia diventa sua espansione, avanguardia.
Idee che non ci sono più e senza idee non c'è più vita ma solo un investimento sul capitale in queste ore più facile da raccogliere: la paura.











I dieci diritti negati dal Parlamento immobile

Michele  Ainis

I diritti civili sono i diritti degli altri, diceva Pasolini. Riconoscerli è quindi un atto di generosità. Invece la politica italiana si sta dimostrando avara, egoista, micragnosa. È questa la sua colpa maggiore, ben più grave delle riforme istituzionali fallite o del
record dei cambi di casacca (447) maturati durante la legislatura in corso. Perché i diritti s'evolvono con noi, insieme a noi. Perché la domanda di nuove garanzie giuridiche esprime perciò il termometro del cambiamento sociale. E perché, lasciando insoddisfatte quelle istanze, il Parlamento si rivela un corpo scollegato dalla società italiana.
L'altalena del testamento biologico costituisce la vicenda più recente, però non certo l'unica. Dopo 8 anni di ritardo, lunedì scorso una proposta di legge è atterrata come un ufo nell'aula della Camera, accolta da 22 deputati su 630. Pochi, ma sufficienti per fucilarla con 2 questioni pregiudiziali, 4 richieste di sospensiva, 750 emendamenti. Sarà dura mettere in salvo la creatura. Ma non è un omicidio: è una strage. A rileggere le cronache della XVII legislatura, i diritti negati sono dieci, come i comandamenti cui disobbedisce la politica.
Primo: la legge sulla cittadinanza. Significherebbe offrire un passaporto italiano a quasi un milione di ragazzi che sono nati qui, che studiano qui, che parlano un dialetto di qui. Ma i numeri sono di tutt'altro segno: 26 progetti di legge depositati nel 2013, un testo unificato votato a Montecitorio nell'ottobre 2015, da 520 giorni giace nei cassetti di Palazzo Madama.
























































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































Secondo: il diritto di sapere chi sei. Più precisamente, “ l'accesso del figlio adottato alle informazioni sulle proprie origini”. Anche in questo caso, c'è un testo approvato dalla Camera il 18 giugno 2015, che da allora riposa in pace nel cimitero del Senato. Amen.
Terzo: la legge sull'omofobia. Idem come sopra. Proposta da Scalfarotto e decine d'altri deputati, timbrata dalla Camera nel settembre 2013, desaparecida in Senato.






































































mente"? Le creste punk sono decorose o indecorose? La moralità di un comportamento da cosa sarà valutato? Se urlo ubriaco per strada commetto reato, quindi abbiamo strumenti di intervento. Se spaccio verrò arrestato. Se mi denudo ci sono già strumenti per intervenire. Se vendo merce contraffatta, commetto reato. Se occupo suolo pubblico, sarò multato. E allora?

Questo decreto che parla esplicitamente di sindaci che possono allontanare in nome del decoro, quiete pubblica e moralità a cosa si riferisce? Mi rispondo da solo, come mi risponderebbero i sostenitori di questa aberrazione: ma non essere demagogo, sarà il buon senso a determinare il grado di "indecorosità" a cui il sindaco farà fronte.

Davvero? Se divenisse sindaco Salvini, ci troveremmo a veder allontanata ogni sorta di umanità che al nostro serve per sfogare il bugiardo "prima gli italiani" o qualsiasi altra propaganda razzista. Dare discrezionalità al potere significa generare ingiustizie. Arrivare a questa scorciatoia perché la legge è troppo lenta significa dire meglio un'ingiustizia veloce che una giustizia lenta. La ragione dovrebbe invece continuare a pretendere una giustizia veloce. Maroni da ministro degli Interni aveva spinto per far nascere sindaci-sceriffi, ora Minniti arma questa possibiltà con questo decreto. Dietro le parole - che pronunciate nel contesto del decreto risuonano vetustissime e da cateche-




Significa non ammettere scuse e scorciatoie.

Abbiamo già gli strumenti per contrastare i reati, questo decreto a cosa serve? Questo decreto è solo una grande scusa per ramazzare di volta in volta chi si vuole, autorizzare ad un ingiustizia enorme i sindaci e trascurare l'origine dei problemi. Il sindaco Nardella di Firenze dichiara alla radio che il decreto Minniti va bene. È consapevole il sindaco Nardella che la strategia dei parcheggiatori abusivi è tutta completamente gestita dai clan? Se per gioco si camuffasse e cercasse di fare il parcheggiatore non troverebbe come nemico il nuovo sindaco sceriffo ma le famiglie che controllano quegli spazi. I venditori abusivi hanno aggredito nell'indignazione della rete l'inviato di Striscia la notizia Luca Abete: la loro merce è tutta gestita dai clan, i loro stipendi miserabili vengono dai clan, della loro merce devono rispondere ai clan. E come si risponde? Allontaniamo quelli non graditi ai sindaci. Velocemente, per massimizzare il loro consenso. Lavoro, integrazione, sviluppo sono energie in un paese al collasso e allora si occhieggia alla disperazione del più cupo razzismo.

Il Movimento 5 stelle cosa fa? Si è astenuto. Astenuto perché il decreto sarebbe "una scatola vuota senza fondi né risorse, e molto probabilmente rimarrà lettera morta". E se non rimanesse lettera morta?































































































































































































































































































































Quarto: il reato di tortura. Ossia il diritto a non subire la violenza di Stato sperimentata nel chiuso della scuola Diaz (82 feriti). Per questo vuoto normativo la Corte europea dei diritti dell'uomo, nel 2015, ci condannò severamente; l'ultima sollecitazione a mettervi rimedio risale a lunedì scorso, da parte del Consiglio d'Europa; ma il reato non c'è, e non c'è dal 1988, da quando una legge ha ratificato la Convenzione Onu contro la tortura, senza però mai darle attuazione. C'è soltanto una promessa di legge, che dal 14 luglio 2016 è sottoposta all'attenzione (si fa per dire) del Senato.
Quinto: la legalizzazione della cannabis. Sostenuta dal buonsenso, dato che il proibizionismo conviene solo ai narcotrafficanti; e infatti all'avvio della legislatura, nel 2013, Montecitorio raccolse 13 iniziative di riforma. Dove si trovano? Ancora in commissione.
Sesto: la prevenzione degli abusi in asili e case di cura. Dove entrano in gioco i diritti dei più deboli, che reclamano perciò la garanzia più forte. La Camera se n'è fatta carico, votando un testo il 19 ottobre 2016; al Senato, fin qui, funziona lo scarico.
Settimo: il cyberbullismo. Ossia il contrasto alle insidie e alle aggressioni che i minori incontrano sul web. Stavolta il buon esempio viene dal Senato, perché il 31 gennaio Palazzo Madama ha approvato in terza lettura un testo che sana alcuni errori preesistenti. Tuttavia l'ultima parola spetterà alla Camera, ammesso che ne parli.
Ottavo: la donazione del proprio corpo alla ricerca. L'argomento non è esattamente dei più allegri, ma sta di fatto che le facoltà di Medicina hanno fame di cadaveri per le esercitazioni dei loro studenti, però non possono saziarla: manca la legge. O meglio, la legge ci sarebbe, se il Senato timbrasse la proposta già approvata dalla Camera nel giugno 2014, 34 mesi fa.
Nono: il diritto al cognome. Significa attribuire al figlio il cognome della madre, anziché quello del padre; ovvero entrambi, se i genitori non si dichiarano d'accordo. Così il testo licenziato dalla Camera il 24 settembre 2014, e da quel dì dormiente in Senato.
Decimo: il testamento biologico, dal quale eravamo partiti per quest'escursione nell'inferno dei diritti. Ma a partire, sempre più spesso, sono gli italiani. Verso la Svizzera, per il suicidio assistito. Verso l'America, per la maternità surrogata. Verso altri 22 Paesi, per le nozze gay. Da qui la conclusione: non far nessuna legge significa proibire. E proibire significa sprecare un'occasione che chissà quando potrà ripresentarsi. Figlia del proporzionale, la prossima legislatura sarà probabilmente ostaggio dei veti incrociati. C'è ancora tempo per evitare che questa sia la legislatura dei voti sprecati.

michele. ainis@ uniroma3. it












La pagina in foto é del Corriere/Bergamo del 18 marzo. La si può leggere aprendola su un'altra pagina. Leggendo quella notizia viene da
chiedersi se dobbiamo dare il DASPO ai negri ed alle negre e perchè no?- anche i bianchi che chiedono la carità in molti angoli delle nostre città oppure  biosgna dare un bel DASPO anche a questi c.d. "imprenditori" dell'evasione? Perchè poi varrebbe la pena di sapere quanti sono del nostro paese. Oppure no?







































































































































































































La pagina di facebook di Giovanni Locatelli, responsabile locale di Forza Italia, riporta un estratto di BergamoNews sui finanziamenti concessi dalla regione  ad alcuni comuni della Bergamasca per istallare delle telecamere e ovviamente coglie l'occasione per imbrottare alla giunta Serra d'avere mancato l'occasione di partecipare al bando per ottenere i finanziamenti.
Poche settimane or sono all'albo pretorio comuanole era stata pubblicata una decisione della giunta di istallare delle telecamere anche nella Piazza della Chiesa oltre quelle già esistenti in altri posti del comune. Mentre non si sa più nulla  del ritrovamento della TLC nel garage del comune e in paese ci sono boatos che attribuscono l'istallazione  per ordine di un noto leghista nostrano all'insaputa nota di tutti, l'ombroso Locatelli coglie la palla al balzo per un po' di pubblicità a costo zero.
Oltracciò é proprio di questi giorni la notizia del pasticcio combinato dalla giunta Maroni a proposito delle moschee: costretta (la giunta) a riunirsi tre volte in 24 ore per aggiustare i pasticci combinati dalla stessa. Come potete leggere nel link qui sotto. A parte il costo di gestione -se fatto seriamente- di un sistema di TLC di sorveglianza, detto questo noi abbiamo scritto di mettere in rete in continuo  TUTTE le riprese delle TLC così che  qualunque cittadino possa, tramite apposito "devices" vedere in diretta cosa succcede. Ovviamente non si fa perchè entro qualche mese si spegne quasi tuttoe va in onda...la figuraccia
Non perderemo tempo ad andare a cercare le "cacate carte" (copyright by ing. Claudio Piga ( che ha fatto il classico dai gesuiti) , custode delLa Latrina di Nusquamia ma noi conosciamo -del centro islamico- una storia del tutto differente. Vale a dire. Il bravo Bianchi fece si il diavolo a quattro per chiudere il centro islamico ma  questi avviarono una pratica legale contro le decisioni del sindaco Bianchi  rivolgendosi ad un legale del PCI già deputato comunista per due legislature nel collegio di Bergamo. Risultato di tutto l'inutile casino fu che con la mediazione del Prefetto il bravo Bianchi  serrò la coda tra le zampe, i responsabili del centro islamico assunsero la responsabilità di non fare casino oltre il normale sopportabile e li erano e li restarono e il Bianchi -dietro il digrignare dei denti da parte del prefetto e questore- dimenticò gli indesiderati (per lui) ospiti.































































































Sul numero 4 di OBIETTIVO CURNO giornaletto locale di ForzaItalia, Lega e AN c'è uno scritto sulla "moschea" di Curno. Lo riportiamo.
"Vorremmo infine rispondere anche alle false accuse, formulate sempre dalla sinistra curnese, secondo le quali sarebbe stato l'allora sindaco leghista, Mario Bianchi, a lasciar realizzare, in modo indisturbato l'attuale piccola moschea e che sempre le amministrazioni di centro destra la lasciarono crescere e prosperare. TUTTO QUESTO È ASSOLUTAMENTE FALSO, è solo un'opera di mistificazione portata avanti dal circolo del PD di Curno e dal suo segretario, assieme alla lista pseudo-civica di sinistra "Vivere Curno", che sostiene il sindaco Serra e compagni. Ci sono atti pubblici a dimostrare (qualsiasi cittadino li può richiedere al Comune di Curno) quale fu l'impegno concreto dell'amministrazione Bianchi contro una struttura con evidenti problematiche, sia dal punto di vista della compatibilità urbanistica e della destinazione d'uso, che dal punto di vista della sicurezza. L'insediamento e la nascita dell'attuale centro culturale furono un atto non autorizzato ed in aperto contrasto con l'amministrazione Bianchi che, in data 22 settembre 2001, con una comunicazione ufficiale, vietò l'utilizzo dei locali di via Manzù, utilizzati dall'Unione delle Comunità Islamiche come centro culturale per le riunioni e il ritrovo tra persone di religione islamica. Al resto pensò la sinistra ed il sindaco Morelli. E giusto che i cittadini di Curno possano tornare a contare veramente, che non vengano più presi in giro con assemblee pubbliche di falsa condivisione che non sono altro che patetiche ricerche di consenso teleguidato, mentre, come in molti hanno ormai capito, le decisioni fondamentali sono già state prese alle loro spalle".




























































































































































































































































































































































http://milano.repubblica.it/cronaca/2017/03/15/news/lombardia_moschee-160596571/