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PER VEDERE L'INTERVISTA DI BERSANI A CARTABIANCA DEL 14MARZO CLICCARE SULL'IMMAGINE
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NUMERO 335
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Bergamo: arriva la Finocchiaro a presentare il candidato Orlando.
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C'era anche il segretario PD curnese dott. Massimo Conti?
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Un Congresso parallelo in continuum per screditare le primarie democratiche |
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Sarà
il parlamentare bergamasco Beppe Guerini (da Calcinate, classe 1976,
avvocato laureato a Bergamo, componente Commissione Giustizia
della Camera, prima elezione) a coordinare i deputati che sostengono
la mozione promossa da Andrea Orlando, ministro della Giustizia
candidato alla segreteria nazionale del partito in competizione con
il leader uscente, Matteo Renzi, e il governatore della Puglia, Michele
Emiliano. La notizia è stata ufficializzata lunedì sera, a margine
dell'incontro per la presentazione del Comitato che a Bergamo
appoggerà la corsa di Orlando verso le primarie del 30 aprile svoltosi
nello spazio ArtiLab di via Borgo Palazzo, con l'intervento del
ministro per i Rapporti col Parlamento, Anna Finocchiaro.
«Possiamo contare - ha spiegato Guerini - sull'adesione di
un'ottantina di deputati su 280 del gruppo. L'obiettivo è spiegare ai
cittadini una scelta che punta a offrire al partito una prospettiva
diversa rispetto a quella degli ultimi quattro anni, all'insegna del
dialogo, della capacità di includere e non dei diktat dall'alto». La
serata con il ministro Finocchiaro nella sala di Confartigianato - ma
l'associazione ha tenuto a ribadire la propria neutralità rispetto le
vicende politiche - ha visto la partecipazione di circa 200 persone
fra a iscritti, simpatizzanti e amministratori locali. «Dopo settimane
a
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Nella
fotografia di B.Bedolis su L’Eco compare a destra il segretario del
circolo PD di Curno, il dott. Massimo Conti. Vero che stare in una foto
non significa condividere o partecipare l’evento illustrato (uno ci può
andare per pura curiosità) ma -non ridete!- siccome ho scommesso cinque
pranzi con altri compagni che Massimo Conti si sarebbe schierato per
Orlando (in sovrappiù ci abbiamo messo pure la Serra...), questa foto è
un «pesante» indizio che gioca a vantaggio della nostra vittoria
crapulona.
Non ci stupisce che l’on. Guerini, avvocato, stia schierato con Orlando
e la ultra stagionatissima Finocchiaro (classe 1955, in Parlamento da
1987 per il PCI: 30 anni!). Ma non ci stupisce che pure il Massimo
Conti (ex dc) stia schierato con larga parte della nomuneclatura ex
comunista e piddina, sostanzialmente «politici» dalla nascita.
Abbiamo già scritto che Orlando è una figura che per il suo modesto
escursus non giudichiamo all’altezza di fare da segretario
nazionale del PD. Tanto meno all’altezza di fare il PdC. Nella vita
capita di balzare di botto alla PdC -vedi Renzi, con relativi
problemi...- mentre invece per un grande partito occorre una
seria gavetta di governo dove gli elettori ti possono misurare. Orlando
non ha nemmeno la capacità di porsi ed esporsi: pare sempre che
piagnucoli. Una figura del genere appare ideale per chi prospetta
un PD che accarezza
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Un Congresso parallelo per screditare le primarie democratiche
Massimo Franco
Ormai è evidente che il congresso del Pd sarà accompagnato da una
specie di assise parallela, celebrata dai suoi avversari e tesa a
delegittimarlo. La prima tappa ufficiale di questo contro-congresso
sarà la mozione discussa oggi in Parlamento contro il ministro dello
Sport, Luca Lotti, indagato nel caso Consip, la centrale che rifornisce
la Pubblica amministrazione. Presentata dal Movimento 5 Stelle, quasi
sicuramente sarà bocciata. Gli scissionisti del Mdp usciranno dall'Aula
per non votarla, come FI.
Ma la richiesta di un «passo indietro» dell'alter ego di Matteo Renzi
rimane. Rimane tra chi è uscito dal Pd, e tra chi sfiderà il segretario
uscente alle primarie. L'obiettivo minimo è costringere il gruppo
renziano sulla difensiva. Arrivare alle dimissioni del ministro,
infatti, destabilizzerebbe Paolo Gentiloni: una contraddizione per chi
ha scommesso sulla fine naturale della legislatura. La mozione del Mdp
segnala «un atteggiamento singolare», commenta infatti il dem Lorenzo
Guerini, «da parte di una forza di maggioranza».
La pressione, in realtà, dovrebbe servire a logorare il segretario
uscente, dato in netto vantaggio. L'obiettivo massimo, invece, è creare
nell'elettorato del Pd una tale ripulsa verso la nomenklatura, da
alimentare un voto anti-renziano alle primarie; e fare in modo che
nessun candidato raggiunga il cinquanta per cento.
Sotto questo aspetto, il congresso parallelo vede alleati gli scissionisti con i candidati alla segreteria
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l’antico elettorato in pensione da anni col conto in banca discretamente imbottito mentre
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discutere
di date, è venuto il tempo della politica vera - ha rilevato il
segretario provinciale, Gabriele Riva. Ci sono differenze tra noi, ma
l'esperienza di Bergamo dimostra che si può stare insieme anche nella
diversità, quando in discussione non sono i valori di fondo». «Serate
come questa - ha aggiunto il deputato Antonio Misiani - dimostrano che
la voglia di buona politica è tanta. E su questa base poggia la
mozione Orlando: il desiderio, cioè, di unire e fare sintesi per
superare la distanza che si è creata con il Paese». Distanza sulla
quale ha insistito il ministro Finocchiaro: «L'Italia - ha detto - ha
bisogno di corpi intermedi in cui si discute, si colgono le
diseguaglianze e ci si fa carico della sfida di colmarle. Non
concepisco quella in corso come una gara tra leader. Voglio lavorare
per un Pd fatto non solo di iscritti, ma anche delle voci della società
civile». Tra i «convinti sostenitori» della mozione Orlando presenti
alTArtiLab il vicesindaco Sergio Gandi e l'assessore all'innovazione,
Giacomo Angeloni: «Sono importanti il metodo - hanno rilevato - ma
anche il merito. Alcune scelte degli ultimi anni vanno corrette, senza
demolire, e alcuni temi, come la povertà e l'accoglienza, rimessi al
centro». Nel pubblico anche il presidente della Provincia, Matteo
Rossi, reduce dal Lingotto con Renzi: «Ma qui - ha sorriso - siamo
tutti amici». Con Orlando anche l'ex sindaco Roberto Bruni, capogruppo
del Patto Civico in Regione, e l'assessore comunale alla Cultura,
Nadia Ghisalberti. «È una scelta personale e non di lista - afferma
Bruni -. Mi riconosco nel titolo della mozione di Orlando, "Unire
l'Italia, unire il Pd”, perché di lui apprezzo lo stile lontano da
ogni forma di leaderismo».
Alessandro Borrelli /L’Eco di Bergamo
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Andrea Orlando e Michele Emiliano: anche se il Guardasigilli evita gli eccessi tra Emiliano e i renziani.
L'offensiva è appena all'inizio, e sarà calibrata dagli sviluppi
dell'inchiesta su Consip e della scissione. La preoccupazione di un
ministro come Graziano Delrio per la rottura dell'unità mostra una
consapevolezza che non tutti nel Pd mostrano di avere. Non è solo
legata alla prospettiva di un'emorragia di eletti in Parlamento.
Il timore è la silenziosa scissione degli elettori, di fronte a uno
scenario di risse. La conseguenza non voluta eppure inevitabile di una
discussione distorta dal congresso parallelo sarebbe un astensionismo
massiccio alle primarie.
E, cosa peggiore, diventerebbe un segnale d'allarme per le elezioni politiche nel 2018.
Beppe Grillo martella contro la «doppia morale» del Pd a proposito di
Lotti, dimenticando la propria quando si tratta di inchieste sul
Campidoglio. E elenca tutti i casi nei quali Renzi l'avrebbe applicata.
Dovrebbero prendere esempio dall'ex ministro Josefa Idem, dimessasi dal
governo di Enrico Letta nel 2013 su pressione anche dei renziani.
«Lotti non si dovrebbe dimettere», dice serena. «Troppe volte c'è stata
una caccia alle streghe».
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al bar
fa grandi discorsi sull’occupazione giovanile, coniugando
l’ipertensione e il prelievo a prezzo ribassato con un pezzo di ‘68 cui
forse non hanno nemmeno partecipato perché altrove interessati.
Commovente sentire Bersani dalla Berlinguer ricordare la sua presenza
come volontario nell'alluvione di Firenze. Peccato non
averlo conosciuto nonostante fosse assai più giovane del sottoscritto.
La nomenclatura nazionale del PD - i D’Alema e i Bersani- stanno
passando la mano agli eredi di se stessi, un po’ più giovani ma pur
sempre col medesimo imprinting. Fare mille riforme ma non farne mai
una. O farle a capocchia. I poveri ma senza curarli mai. I disoccupati
da (non) occupare ma con le agenzie che vivono per darsi prima di tutto
il lavoro a se stesse coi soldi di tutti alla faccia dei disoccupati.
L’ambiente da curare ma sempre alle prese con un terremoto. Le pensioni
da salvare e i vouchers di Biagi. La salute per tutti per scoprire che
un’appendicite costa meno in Lombardia che in Calabria. La
privatizzazione delle poste con quattro postini che passano nella
stessa via per meno lettere di ieri quando ce n’era uno. I bar
diventati tutti ristoranti. Bersani che loda la trasportabilità dei
mutui come propria vittoria e dimentica il QU e lo spread a 190
piuttosto che a 300 o 500. Insomma: scurdammoce u passatu.
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