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NUMERO 326





























































































Fisascat, Citerio segretario-bis: focus su voucher e appalti nel settore socio-assistenziale

Il Settore Socio – Assistenziale a Bergamo e provincia occupa più di 6000 lavoratori. È un settore in crescita sia dal punto di vista del numero degli occupati che del fatturato medio, ma sono in calo le ore di lavoro a fronte di una sempre più alta frammentazione di “attori” del settore. È stato il tema affrontato nella seconda giornata del congresso della Fisascat Cisl, a Cortenuova.
In questo ambito, ha detto Alberto Citerio, segretario generale, “la storica frammentazione tra contratti collettivi determina un'ingiustificata differenza tra le condizioni contrattuali in settori del tutto simili tra loro”.

I servizi alla persona offerti dai comuni e generalmente gestiti dalle Cooperative Sociali, infatti, sono sempre più ridotti nella qualità offerta al singolo cittadino, per accontentare un numero sempre crescente di utenti, rendendo necessario un impiego maggiore di addetti con contratti a part-time sempre più ridotti. Questo fenomeno crea redditi molto bassi e grande flessibilità, rendendo improbabile che il singolo lavoratore possa avere più contratti di lavoro al fine di ottenere un monte ore settimanale prossimo al full-time; inoltre crea delle difficoltà nella gestione delle risorse umane e aumenta i costi che non vengono coperti dalle tariffe determinate dagli appalti che non tengono conto degli spostamenti sul territorio spesso vasto.

Sul fronte della contrattazione, ha insistito Citerio, il punto debole di questi contratti riguarda il welfare contrattuale. “Questa situazione di frammentarietà ed incompletezza sull'importante capitolo del welfare contrattuale va sanato al più presto e vanno trovate sui tavoli negoziali le soluzioni più efficaci ed armoniche tra loro”.



Adesso arriverà l'assessora Gamba ad alluvionarci con le proiezioni di “slides” per avvertirci che “la popolazione invecchia” cioè ripetere quel che l'ISTAT ci ha già illustrato senza comprendere un'acca di quel che significano ma commentandoli con le semplificazioni di L'Eco e trascrivendole nella seconda









Inutile girarci attorno: niente figli, niente futuro

Da oltre tre decenni il numero medio di figli per donna è sotto la soglia di uno e mezzo. In Italia avere un figlio è solo per chi può permetterselo.
Da oltre tre decenni il
numero medio di figli per donna è sotto la soglia di uno e mezzo. In Italia avere un figlio è solo per chi può permetterselo

Non siamo esseri immortali. Il mondo evolve attraverso il ricambio generazionale. Se facciamo pochi figli la popolazione tende ad invecchiare in modo insostenibile rispetto alla possibilità di creare ricchezza e benessere. Lo slogan del “Ferility Day” che invitava a considerare la fertilità (ovvero la capacità riproduttiva dei singoli) un bene comune è discutibile, dovremmo invece considerare le nuove generazioni come una ricchezza collettiva da accrescere e valorizzare.
Altro errore è far sentire in colpa chi non ha bambini. Non bisogna agire sul sentirsi in dovere di generare, ma sulla possibilità di realizzare con successo scelte desiderate.



Ciò che caratterizza il nostro Paese non è solo l'essere uno dei Paesi meno prolifici, ma la persistenza della fecondità su valori molto bassi: da oltre tre decenni il numero medio di figli per donna è sotto la soglia di uno e mezzo. Difficilmente si trova un Paese in tali condizioni. Le regioni del Nord Italia, sono state precursori di questa revisione al ribasso delle scelte riproduttive. Se nel complesso del Paese il tasso di fecondità totale è sceso sotto il valore di 2 nel 1977 e sotto il valore di 1,5 nel 1984, arrivando poi al punto più basso nel 1995 con 1,19 figli, in Lombardia già nel 1979 si era caduti sotto un figlio e mezzo per scivolare ulteriormente fino a 1,07 a metà anni Novanta. È però vero che a partire dalla metà degli anni Novanta è iniziato un percorso nuovo che ha visto per la prima volta le regioni del Nord e quelle del Sud seguire percorsi diversi. L'area centro-settentrionale ha avviato un processo di lenta progressiva crescita, mentre il meridione ha proseguito un processo di tendenziale declino. L'esito di tali due opposte dinamiche ha portato prima all'annullamento del secolare vantaggio riproduttivo del Sud e successivamente ad un inedito sorpasso del Nord.
È però importante tener presente che il numero medio di figli desiderato non è




























































































edizione del «bilancio sociale 2016" del comune. Gamba e Serra però dimenticano sempre di dire che la popolazione anziana è anche assai ricca e – tranne casi molto ridotti- stanno generalmente meglio della popolazione giovane in età di maritarsi. In genere gli anziani possiedono oltre il 90% la casa in proprietà, godono di una consistente pensione (parliamo di Curno) ed anche un consistente gruzzolo di BOT.
L'articolo di BergamoNews apre gli occhi su un settore che ha una grande presenza nelle amministrazioni in settori delicati come la scuola e l'assistenza sociale. In Italia appena parli delle categorie meno fortunate c'è tutto uno scorrere di fiumi di lacrime e madonne, ma ci sono anche –Mafia capitale docet- mangerie innominabili e spesso pure inimmaginabili.
Che un sindacalista dica in un  congresso che i servizi alla persona offerti dai comuni sono generalmente gestiti dalle Cooperative Sociali, (…) rendono necessario un impiego maggiore di addetti con contratti a part-time sempre più ridotti.
rendono necessario un impiego maggiore di addetti con contratti a part-time sempre più ridotti. Il fenomeno crea redditi molto bassi e grande flessibilità, rendendo improbabile che il singolo lavoratore possa avere più contratti di lavoro al fine di ottenere un monte ore


































































































































































































































































































































settimanale prossimo al full-time; inoltre crea delle difficoltà nella gestione delle risorse umane e aumenta i costi che non vengono coperti dalle tariffe determinate dagli appalti che non tengono conto degli spostamenti sul territorio spesso vasto, non illustra un gran bel quadro della qualità dei servizi effettivamente erogati ai cittadini perché se sei pagato poco e male, lavorerai altrettanto poco e male.
Quei 358mila euro investiti da Curno per la disabilità e l'assistenza educativa scolastica (anno 2014) risorse economi che dedicate concentrati su una 60na di cittadini  e i 146mila euro investiti come contributo a migliorare le condizioni per una 60na di anziani varrebbe finalmente la pena che venissero studiati a fondo  nel rapporto qualità costi e soddisfazione non solo degli utenti ma anche degli operatori (visto quel che dice il sindacato). Non il blog.






















































































































































































































































































In questo blog abbiamo riportato parecchi articoli del demografo Alessandro Rosina [da non confondere con l'attaccante omonimo della Salernitana ] e quindi ci siamo schierati verso un modello di società che non è quello della destra forzista, leghista, pentastellata. L'articolo di Rosina è del 05 febbraio u.s. e sostanzialmente  risponde o inquadra la notizia dell'ISTAT –data un mese dopo- sulla decrescita della popolazione italiana nel 2016 e il suo lento invecchiamento.



































invece mai sceso sotto il valore di 2, questo vale anche per le generazioni più giovani come mostrano i dati del “Rapporto Giovani” dell'Istituto Toniolo. Se ne deduce che nelle regioni del Nord le condizioni sono state relativamente più favorevoli per la realizzazione della scelta di un figlio in più rispetto al resto d'Italia (ma non rispetto al resto dei Paesi sviluppati), mentre nell'area meridionale le maggiori difficoltà dei giovani a trovare lavoro e formare nuove coppie, in com- binazione con una più carente rete di servizi per l'infanzia, hanno compresso la fecondità verso il basso.
Il legame oggi più stretto e diretto tra economia welfare e demografia sembra trovare conferma anche dall'impatto della grande crisi iniziata nel 2008. Un effetto negativo sulle nascite si osserva in tutta Europa, ma con maggior accentuazione sul nostro paese. In un contesto già problematico come quello italiano, si sono ristretti i fondi pubblici a favore dei servizi di conciliazione; sono cresciute le coppie in difficoltà economica; i giovani hanno trovato ancor più difficoltà a formare nuovi nuclei familiari; ma oltre ai motivi economici e strutturali, è aumentata l'incertezza verso il futuro. La moderata ripresa delle nascite si è così negli ultimi anni fermata, anche nelle regioni del Nord, in attesa di tempi migliori e politiche lungimiranti.
Non c'è, in molti casi, una vera rinuncia ad avere un figlio. Spesso la scelta positiva – soprattutto in condizione di contesto culturale e strutturale poco favorevole – rimane ferma in un punto indefinito del processo decisionale senza mai veramente sbloccarsi. Via via però che il tempo passa e che l'età avanza, da un lato ci si adatta ad uno stile di vita fatto di abitudini che si ha sempre meno voglia di rimettere in di- scussione, d'altro lato, soprattutto sul versante femminile, ci si accorge che avere un figlio è sempre più difficile e complicato anche perché gli anni più fertili sono passati.
L'evidenza di tutto questo la si trova nel fatto che la quota di donne che arrivano ai 50 anni senza figli è raddoppiata rispetto alle generazioni precedenti, salendo oltre il 20%. Tale valore può aumentare ancor di più se la crisi economica porta alcune strategie adattive a diventare vincoli verso il basso. Negli anni più recenti è, infatti, aumentato soprattutto il numero di donne arrivate attorno ai 35 anni senza figli. Se esse non incroceranno in tempi brevi le condizioni per recuperare i loro progetti di vita, la discesa congiunturale delle nascite negli anni di crisi rischia di trasformarsi in rinuncia definitiva.

Alessandro Rosina /La Repubblica





















































































































































































































Come tutela contrattuale di enorme importanza per le Lavoratrici ed i Lavoratori del settore, “negoziamo da tempo il Contratto Integrativo Territoriale delle Cooperative Sociali: la contrattazione integrativa più importante del nostro territorio che genera da anni importanti tutele sul piano economico e normativo, migliorando di molto alcuni aspetti strategici, come i cambi d'appalto, del Contratto nazionale di lavoro”.

Servirebbe inoltre, è stato detto, un sistema di appalti più organizzato, che sia sviluppato su ambiti territoriali al fine di ottimizzare le risorse e con durata di 3/4 anni al fine di permettere veri investimenti da parte dei gestori, spesso invece vengono fatti appalti di un solo anno con proroghe di 6 mesi che non permettono sviluppi e progetti avanzati.
“Va ripresa con forza l'iniziativa, di concerto con la Confederazione, sul tema degli appalti pubblici, rilanciando, con il coinvolgimento della Prefettura e delle istituzioni del nostro territorio, il protocollo territoriale degli appalti che indirizzi le amministrazioni pubbliche nella stesura e nell'aggiudicazione degli appalti. Sfugge completamente il fatto che esiste un rapporto diretto tra la qualità del lavoro di chi opera negli appalti e la qualità del servizio offerto”.

Il tema della voucherizzazione dei servizi che incombe in parecchi territori (e cioè finanziamenti pubblici destinati, in forma di voucher, alle famiglie per fruire di servizi socio assistenziali) crea una scelta ingannevole dei servizi, spesso non basata sulla qualità offerta ma sulla mera quantità delle prestazioni : “Quello che ci rammarica – ha detto Alessandro Locatelli nel suo intervento – è che questi problemi non sono sentiti da diversi comuni, che continuano imperterriti in questa scelta sventolando la bandiera della democrazia e della libertà di scelta, calpestando anni di professione e di impegno degli addetti del settore, creando maggiore precarietà in un settore già molto fragile”.
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Redazione di Bergamo News



Maggiori informazioni si trovano dal ieri al sito: http://www.istat.it/it/archivio/197544
Apprezziamo dell'articolo la sottolineatura di come i problemi illustrati dall'ISTAT siano direttamente collegati alla scarsa natalità degli italiani ed ai problemi che la determinano. Interessante poi la carta colorata che indica la natalità  nei vari paesi europei (2013) per scoprire come esista perfino un legame tra paesi laici con maggiore natalità in Europa e paesi con alto debito pubblico con minore natalità (in Europa).
Dalle informazioni dell'ISTAT e dall'articolo di Rosina si “crolla” letteralmente sul post nella pagina face book del responsabile forzista locale, Giovanni Locatelli. Locatelli non precisa a che anno si riferiscano i suoi dati ma quelli finora disponibili pubblicamente lo smentiscono. Li abbiamo riprodotti tal quali dal Bilancio Sociale. Locatelli dice il vero quando asserisce che le giunte Morelli e Serra abbiano deciso la costruzione di un'altra scuola elementare inutile ma sbaglia quando ne constata l'inutilità rispetto alla provenienza degli iscritti ( meno male che non ha fatto una tirata sugli extra comunitari…). Stai a vedere che adesso si istituisce il passaporto anche per gli alunni delle elementari: ciascuno nel pollaio del comune proprio!. Prima di tutto perché la giunta Gandolfi quando lui  era assessore decise dei  consistentissimi piani integrati che sommando  gli incrementi di popolazione già possibili e il nuovo porterebbero la popolazione di Curno a 12-13mila abitanti (e conseguente aumento di popolazione scolastica)… quindi semmai occorrerebbero altre aule. Ma l'errore che  è stato fatto a Curno come dappertutto in Italia negli anni del berlusconismo è stata la bolla edilizia che è stata anche concausa della caduta della giunta di cui faceva parte.

Le edicole nostrane mostrano la locandina di Bergamo Post, giornale finanziato dal patron dell'Atalanta e fondato&diretto dall'ex  direttore di L'Eco di area proto leghista Ettore Ongis curnese  qui risalito dalla bassa di Verdello. Sulla locandina leggiamo che la consigliera Sara Carrara della lista Consolandi (generosamente definita dai suoi ex alleati “fascio femminista”) “scende in campo” non come terzina nella squadra “libere-maritate” (esile com'é proprio non c'ha il fisico!) ma per diventare prossima sindaca di Curno. Altro che femministico (?) sangue sudore lacrime puzza di calzini sporchi: semmai lustrini e pailettess. Osservando bene la locandina , PERO', la notizia sta scritta nelle due righe in nero sul fondo della locandina stessa: “tutte le foto del carnevale”. Comunque tanti auguri a chi si é schierata per prima.
































































































































































Ciò significa far sì che chi desidera avere un figlio possa trovare un contesto che lo incoraggi e lo sostenga in tale scelta. In Italia invece l'avere figli è considerato un costo privato, non a caso siamo uno dei Paesi in cui meno si fanno figli ma più alto è anche il rischio di povertà di chi li ha.
La fertilità, l'attitudine fisica a concepire, è quindi un aspetto privato, da gestire con assoluta libertà di scelta. Ma il bene delle nuove generazioni deve riguardare tutta la collettività, a partire dalle politiche pubbliche (un tema cruciale approfondito su: A.Rosina, S.Sorgi, Il futuro che (non) c'è, Bocconi editore, 2016). La crisi demografica più di ogni altra rivela come l'Italia stia attraversando una fase delicata e problematica rispetto alla capacità di dare basi solide e prospettive prosperose al proprio futuro. L'indicatore più sensibile ai livelli di fiducia sociale e di incoraggiamento a fare scelte di impegno positivo verso il domani è proprio la natalità.
La scelta di avere un figlio va, infatti, allo stesso tempo intesa come conferma del senso di appartenenza alla comunità in cui si vive e di impegno positivo verso il futuro. Il bello del mondo di oggi, rispetto al passato quando si davano per scontati, è che ora i figli si scelgono. Il brutto, invece, è che non stiamo favorendo le condizioni perché tale scelta – pur desiderata e socialmente virtuosa – possa essere pienamente realizzata arricchendo le vite delle famiglie italiane e rendendo più solida la nostra società.
Il dato recente sul numero di nascite annue sotto il mezzo milione, risulta particolarmente negativo per vari motivi: perché equivale a meno della metà dei nati negli anni Sessanta, perché si tratta del valore più basso dall'Unità d'Italia ad oggi, perché è il quarto anno consecutivo che battiamo tale record negativo.