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NUMERO 315
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Pd, vi ricordate le imprese degli scissionisti Bersani e D'Alema?.
Domenico Valter Rizzo
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Pd, nessuna scissione solo una sana liberazione.
Andrea Viola
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Faccio una premessa a beneficio delle anime belle che di sicuro mi
iscriveranno d'ufficio al renzismo militante. Non sono renziano, non
sono del Pd e l'unica volta che sono andato a votare alle primarie ho
votato per Pier Luigi Bersani. Punto. Non ho idea di cosa voterò alle
prossime elezioni politiche, di certo non la destra o il M5S.
Detto questo vorrei consegnare ai miei pochi pazienti lettori il senso
di sgomento, ma soprattutto di “già visto” che in queste ore mi suscita
il penoso spettacolo che arriva 'dallassemblea del Pd. |
Ho registrato per primo al microfono della Rai, la scelta di Enrico
Rossi di candidarsi legittimamente alla guida del Pd, ho letto con
grande attenzione il suo libro, che racchiude contenuti importanti per
la ricostruzione della sinistra italiana. Rossi a mio parere ci crede e
fa bene. Il problema sono però i tempi e le azioni che si sono
determinate e soprattutto le cattive compagnie. Non discuto dei
contenuti programmatici che in larga parte sono condivisibili. Il punto
sono le gambe sulle quali questi contenuti dovrebbero camminare. Le
storie delle persone che oggi, di buon mattino si sono ricordarti di
essere figli del partito che fu di Berlinguer.
Il problema vero è la regia folle che sta dietro quello che sta
accadendo in questi giorni e in queste ore. La regia di questo film,
nel quale gli aspetti comici, si intrecciano ad un macabro gusto
splatter, come nel miglior Romero, appartiene ancora a Massimo D'Alema.
Un signore al quale nella vita sono riuscite perfettamente due cose:
accreditarsi inspiegabilmente come persona “intelligente” e fare danni
colossali alla sinistra di questo Paese. La cosa che più sorprende in
questa surreale vicenda, dove sembra che tutti vogliono separarsi, ma
nessuno ha il coraggio di uscire di casa, sono le reazioni. Ancora una
volta non sono preoccupanti le scelte dei mammasantissima, sono assai
più preoccupanti le scelte e le motivazioni, la totale disinformazione
e mancanza di memoria e di analisi politica da parte della gente che
sostiene quella che oggi si accredita come la “sinistra” del Pd.
L'Italia è un Paese che ha un server di memoria collettiva pari a
quello di un cellulare di venti anni fa. Nessuno ricorda nulla, nessuno
conserva traccia delle azioni e delle scelte che si compiono. Tutto si
metabolizza e tutto si digerisce. Soprattutto ogni cosa viene
dimenticata nello spazio massimo di un paio di mesi. Tutti così possono
riciclarsi e ricostruire improbabili verginità.
Nessuno si ricorda più i guai giudiziari di Beppe Grillo, e sono quasi
scordati o assolutamente evanescenti le condanne per i dirigenti della
Lega Nord per la maxitangente Enimont o le inchieste sempre sui
dirigenti leghisti per i soldi del finanziamento pubblico trasformati
in diamanti o intascati dal Trota per le sue spesucce. Nessuno si
ricorda ad esempio del Presidente del Consiglio, Massimo D'Alema…
Nessuno ricorda che uno dei suoi capolavori fu la caduta del governo
guidato da Romano Prodi e che la sua esperienza di governo riportò al
centro della scena politica un Silvio Berlusconi, sconfitto e azzoppato
che aspettava solo il colpo di grazia.
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Entri nel bar -adesso in mano ai cinesi che mangiano gli spaghetti
(cinesi) direttamente dal padellino tra un servizio all'altro seduti su
uno sgabello dietro il banco- e la in fondo addossati al muro sotto
dodici tivù dodici a pagamento vedi tutta la piramide del PCI dal 1968
ai giorni nostri. Modernariato comunista? |
No: assai più antichi. In mezzo c'è lui, unico che legga ancora quel
piccolo (piccolo come quantità di pagine) giornale che é L'Unità,
e attorno generazioni di ex operai delle fabbriche
metalmeccaniche e tessili prepensionati dieci venti trenta anni
or sono con laute super liquidazioni, ormai esausti dopo una vita
passata a lavorare perché «non lavorare» era e resta una gravissima
colpa per un bergamasco operaio cattolico e per di più con la stigma
del voto comunista. Rottamati dalle varie fabbriche in quanto non
riprofessionabili, sono stati licenziati con laute super
liquidazioni, ottime liquidazioni meritate dagli anni di lavoro -duro
senz'altro- cui ha fatto seguito una sequenza di lavori in nero
stabilmente goduti finchè la salute non li ha fermati. Sono un intero
catalogo di malattie del benessere: fumo colesterolo diabete, curati a
dozzine di pillole giornaliere e li stronca solo un cancro. Messi così
come sono messi non puoi non amarli e sentirli una parte della tua
storia.
In banca hanno fortunatamente sostanziosissimi conti investiti al 100%
in debito pubblico italico, quello che li ha resi ricchi e
piuttosto strafottenti per decenni verso chiunque sollevasse
l'indice a chiedere parola. Non hanno mai investito una lira o un euro
in una azione o obbligazione di un'azienda italiana: ne di quella che
gli garantiva lavoro ne di altre. L'odio “comunista” verso i
“capitalisti” (che li avevano pre licenziati per spostare il lavoro in
Cina) si esprimeva anche in questo mentre non gli ha mai fregato nulla
del debito pubblico. Sempre colpa delle destre e dei padroni. Nel PCI
per una ventina d'anni vigeva anche la politica che non era importante
fare debito pubblico, era importante tenere bassa l'inflazione e
correlativamente il costo del debito. Gli interessi.
Leggere Barca e Minghetti nei bei libretti 10x17 cm degli Editori
Riuniti. Adesso appartengono alla categoria di quelli che
fischiano nelle orecchie della sindaca Serra nelle assemblee che
vorrebbero una clementina curnese, che vogliono l'escort a ore
con la «garanzia comunale». Niente sex, sia chiaro!. Che vogliono
l'osteria a prezziscontati
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Nessuna scissione ma una sana liberazione. E sì, parliamo apertamente
del Pd e delle sue dinamiche interne. Per prima cosa però, occorre
ricordare che il Partito Democratico è l'unico partito in cui vi è una
reale democrazia interna, può piacere o meno ma è così: la leadership si guadagna sul campo delle primarie aperte.
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I 5Stelle, ad esempio, di certo non possono essere definiti
democratici: li comanda l'azienda privata di Casaleggio e associati e
chi dissente è fuori. Potete tirar fuori ogni insulto ma è la verità.
Nel centrodestra, invece, comanda da sempre Silvio Berlusconi. Le
assemblee e le direzioni nazionali del Pd vengono fatte in diretta
televisiva senza nessuna censura. Nessun altro lo fa, Grillo ormai
evita da tempo le famose dirette streaming.
Questo era il dovuto preambolo. Ora veniamo ai fatti.
Renzi ha guadagnato sul campo la segreteria nazionale del partito è ha
il diritto di governarlo, la minoranza fa il suo ma deve sempre
rimanere all'interno delle decisioni della maggioranza. Si chiama
democrazia. Le minoranza, come nel governo, non possono pretendere di
decidere o bloccare un Paese per idee minoritarie che meritano il
dovuto rispetto ma che non rispecchiano la volontà della maggioranza.
Per questo motivo molto semplice la progressiva e politicamente
insensata strategia denigratoria messa in piedi da D'Alema e Bersani
contro Renzi e la sua segreteria non poteva e non può essere più
accettata.
Troppo chiara ed evidente l'idea patronale di D'Alema e (piccola)
compagnia di volere esclusivamente eliminare Renzi dal Pd: continue
dichiarazioni alle tv e ai media sempre contro il segretario di quello
che dovrebbe essere lo stesso partito di entrambi. Bloccare il Paese
per l'esclusivo interesse personale è indegno: imbarazzanti le
giravolte di Emiliano e le dichiarazioni di Rossi e Speranza,
incomprensibili le motivazioni politiche o meglio inesistenti. Unica
cosa chiara: vincere un congresso senza Renzi in campo. Persone fuori
dal mondo.
Ed allora finalmente chiarezza è stata fatta: nessuna scissione. Tanti
gli interventi dei padri fondatori del Pd, da Veltroni a Fassino a
Bellanova, tutti nell'interesse del partito,
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in diretta e senza giri di parole. Volevano le dimis sioni di Renzi
anche da segretario, Matteo ha fatto anche quello: si segue lo statuto,
si seguono le regole. Chi non condivide la linea politica di Renzi può
sostenere un altro candidato o candi darsi direttamente a segretario.
Facile e semplice da capire; il resto sono chiac chiere, scuse e solo
falsità. Si farà il congresso entro i tempi stabiliti dalla commissione
e si eleggerà il nuovo segretario. Ci sarà come sempre una maggioranza
e una minoranza. Entrambe però nel rispetto reciproco dovranno
sostenere lealmente il segretario e la sua linea politica.
Rossi, Emiliano e Speranza usciranno dal Pd? Benissimo. Dal
giorno dopo finis cano di parlare di Renzi e pensino al loro nuovo
partitino. Una cosa molto sem plice devono fare: dimettersi da
gover natori e da deputati, perché è impensabile che governino con il
sostegno del Pd. Con quale altra credibilità possono farlo? Non vorrete
mica poi al learvi con il Pd? Per ché che senso avreb be? Alla fine non
sarebbe una scissione ma una
sana libera zione da un continuo ed assurdo logoramen to del partito e
del Paese.
Una nuova pagina finalmente si potrà aprire: un Pd più forte e senza
alcuna zavor ra; un vero partito riformista che non avrà più veti
persona listici e dalemiani. Aria nuova e sana. Ora è il momento di
guardare avanti, trop po tempo è stato per so.
Andrea Viola
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Uno
scambio di amorosi sensi con il Cavaliere, che ottenne che non venisse
mai approvata una legge sul conflitto di interessi, per il quale venne
appositamente coniato il neologismo “Inciucio”. Una collaborazione
nella commis sione bicamerale dalla quella venne partorita un'ipotesi
di riforma costituzionale di stampo presidenzialista (disegnata da
quello che a dicembre si è scoperto strenuo difensore della
Costituzione così com'è) che sembrava scritta da Licio Gelli, alla
quale era legata ad un'ipotesi di riforma della giustizia che prevedeva
la separazione elle carriere e il controllo politico del pubblico
ministero. Fortunatamente tutto finì a tarallucci e vino. Finì invece
peggio in politica estera. D'Alema infatti portò in guerra l'Italia
contro la Serbia in un'operazione Nato per sostenere un'organiz zazione
paramilitare di stampo mafioso come l'Uck in quel Kosovo che oggi è un
crocevia di trafficanti internazionali e di terroristi.
Oggi i duri e puri pacifisti, quelli sempre pronti a manifestare contro
le missioni all'estero sono tutti ad applaudirlo e a sostenere la sua
santa guerra contro la dittatura di Renzi.
Ma non solo lui. Tra coloro che sembrano avere ottenuto un co-
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Precisiamo
che queste fotografie NON hanno alcun rapporto col testo di questa
pagina del blog. Correvano gli anni ‘70 e... l’immagine in alto a
sinistra è di una assemblea che si tenne al Circolo dei Comunisti
contro la DC locale. Si riconoscono dei giovani che oramai hanno tutti
il capello bianco e forse nemmeno più quello purtroppo. Invece i due
baldi giovinotti di fianco sono l’ex vicesindaco della giunta Morelli
(a sinistra) e quello che oggi é il coordinatore delle rappresentanze
sindacali del Papa Giovanni. Al tempo fervidi aderenti al PDUP. La
foto venne scattata a Fraggio di Valle Taleggio dove celebrarono
un fine anno con altri compagni. Eschimo e braghe a zampa
d’elefante d’ordinanza. L’ultima foto è della facciata sud interna del
palazzetto -XVII sec.- di via Dorotina di cui si dice essere stato
ameno rifugio di Gaetano Donizzetti. Immagine sempre degli anni ‘70.
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scontati.
Che vogliono il pranzo a domicilio ma fornito dal ristorante sennò ci
pare di stare ancora in fabbrica. Che vogliono il prelievo a domicilio
a prezzo «equo». Forse sono anche quelli che hanno sugge rito la
PERFIDA idea della pista ciclabile da Curno all'ospedale Papa Giovan ni. A
loro Renzi non piace. Non gli piace un PDR(enzi) mentre gli andrebbe
benissimo un PDB(ersani) o un PDD'A(lema). Appena appena accetterebbero
un PDS(peranza). Fò di pe 'sti
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-modo
diritto all'oblio c'è anche Pier Luigi Bersani. L'uomo che doveva
smacchiare il giaguaro e che riuscì a perdere elezioni praticamente già
vinte.
Bersani che oggi si batte strenuamente contro le politiche che ledono i
diritti dei lavoratori messe in campo dal governo Renzi (il Jobs act è
un provvedimento sbagliatissimo e su questo non ci piove) lo si ricorda
steso come uno zerbino quando venivano approvati, con i voti del suo
Pd, le misure del peggiore governo della storia repubblicana guidato da
Mario Monti e quindi quello post batosta elettorale presieduto da
Enrico Letta. Quanti ricordano la frase, detta tra i sospiri, “ce lo
chiede l'Europa”.
Tra le strepitose misure approvate, senza che Bersani e D'Alema
muovessero un sopracciglio, vale la pena di ricordare la riforma
Fornero che, mentre la ministra asciugava le sue lacrimucce da
coccodrillo, creava una categoria sociale nuova di zecca: gli esodati.
Per non parlare delle leggi di stabilità con i tagli lineari, che hanno
portato il Paese a sprofondare in una recessione nera, della quale
ancora stiamo pagando le conseguenze, ed infine la follia della
pareggio di bilancio in Costituzione. Tutte misure contro le quali non
ricordo di aver sentito alzarsi la voce degli scissionisti di oggi.
Ecco, una scissione, una guerra totale su quelle misure l'avrei capita.
Oggi vedo solo una guerra tra bande sulla pelle di milioni di persone
in buona fede che si ritroveranno a breve, grazie alla lungimiranza di
questi geni della politica a vivere in un Paese consegnato mani e piedi
alla peggiore destra e al fascismo 2.0 dei grillini. Complimenti
vivissimi.
Domenico Valter Rizzo
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sbartatei. Non gli vanno bene nemmeno i vouchers perché per loro
il lavoro in nero è stata una regola da prepensionati: dei loro ultimi
venti venticinque anni post fabbrica. Se ne fregano delle pensioni
col contributivo o retributivo perché tanto loro hanno tutti il
secondo.
Li vedi li al mattino a celebrare la propria esistenza (inutile) in
vita e la testimonianza di fedeltà al trentennale capo comunista locale
che però in fabbrica non ha mai lavorato, ha sempre fatto il
commerciante e per li rami la cooperativa fondata dai primi operai
comunisti e socialisti negli anni '50 è finita in buona parte in mano
sua e di una banca. Con le inevitabili dicerie e gelosie mai sopite e
dissipate.
Ecco: questi «fuoriescono» dal PD dell'ex segretario Renzi e vanno col
quintetto Bersani D'Alema Rossi Speranza Emiliano. Hanno ragione
Bersani D'Alema Rossi Speranza Emiliano nel dire che «una parte del PD
se n'é già andata fuori». Persone così penso non siano di sinistra o
democratici: hanno in mente solo i propri piccoli interessi e li
difendono coi denti fregandosene di tutti gli altri. Figli compresi.
Hanno ragione Bersani D'Alema Rossi Speranza Emiliano nel dire che
questa gente é già fuori. Non da ieri: ma da almeno un quarto di
secolo. Non sono fuori dal PD. Non sono mai stati nemmeno"dentro". Sono
sempre stati da soli.
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