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NUMERO 311


































































Pier Luigi Bersani, lettera all'Huffpost: "Non stravolgiamo il Pd per le velleità di una persona sola. A Renzi e i suoi dico: Fermatevi!»

L'Huffington Post  |  di Pier Luigi Bersani

Si capisce poco di quel che succede nel Pd. Questione di calendari e di date? Questioni di lana caprina, bizantinismi? Non scherziamo, e cerchiamo di capire meglio. Le questioni vere sono due.
Prima questione. Nel mondo, in Europa e in Italia, col ripiegamento della globalizzazione, emerge una nuova destra non liberista, ma sovranista, identitaria e protezionista. Le disuguaglianze, l'umiliazione e lo smarrimento del lavoro, l'emigrazione alimentano culture di chiusura e aggressive. È in corso dunque una possibile regressione che può coinvolgere anche una parte dei nostri mondi. Come possiamo reagire? Possiamo andare avanti sostanzialmente col pilota automatico delle proposte di vent'anni fa, che allora erano vincenti perché incrociavano la realtà, ma che oggi sono largamente superate? Dobbiamo prendere atto che si sta chiudendo una fase ventennale. Dobbiamo discutere davvero, come forse mai in nessun altro Congresso. Non è vero che non ci sono idee. È vero invece che non c'è un posto impegnativo per discuterne. Una discussione sincera può essere la nostra occasione. Forse l'ultima.
Seconda questione. Il Pd in questi anni ha smarrito buona parte del suo progetto originario, che era fondato su un'ispirazione ulivista e popolare, un'impostazione saldamente costituzionale e democratica e fortemente pluralista. Quest'idea si è via via rinsecchita, come se il campo largo del centrosinistra si riassumesse nel Pd e il Pd si riassumesse nel suo capo. Abbiamo perso rapporti con pezzi di popolo su questioni cruciali come il lavoro, la scuola, le politiche economiche e fiscali. Siamo guardati con ostilità da una parte larga della nuova generazione. Le ripetute sconfitte degli ultimi due anni e l'allontanamento evidente di iscritti e di elettori sono stati totalmente ignorati ed è stata zittita ogni richiesta di iscussione vera. Dunque ognuno deve riconoscere che c'è parecchio da correggere nell'azione di governo e nella vita del partito. E c'è assoluta urgenza di farlo. Il Pd non può essere collocato nell'establishment ma la sua forza la deve trovare in chi si sente escluso e non si piega alle nuove demagogie.









Non siamo dei pipottini che guardano ai grandi che si sputtanano l’un l’altro. Bersani scrive che «nel mondo, in Europa e in Italia, col ripiegamento della globalizzazione, emerge una nuova destra non liberista, ma sovranista, identitaria e protezionista ecc. ecc.». Bersani, il mondo si è fermato perché non c’é più bisogno di correre. La globalizzazione e soprattutto le comunicazioni hanno fatto comprendere a tutto il mondo che c’è o ci possono essere 
lavoro cibo acqua salute per tutti.
E’ vero che molti miliardi di uomini non hanno ancora tutti questi diritti ma è vero che oggi si possono muovere o fuggire laddove possono trovarli. Oggi «il mondo» ha netta la convinzione che possiamo vivere meglio tutti.
Le conoscenze e le capacità che abbiamo oggi sono condivise in tutto il mondo. Non c’è più bisogno dell’operaio italiano che fabbrica l’auto e la lavatrice per i russi o i polacchi o i cinesi. S’arrangiano da soli. 
Oggi in Cina come negli USA o in Africa possono coltivare ottimi pomodori e fare ottima polpa per condire spaghetti fatti di ottimo grano locale. Esattamente come in Italia. Solo che ancora oggi gli occidentali credono di avercelo sempre più lungo degli altri mentre invece è solo un’idea provinciale.
La parola che nessuna forza politica ha il coraggio di pronunciare è povertà. Il futuro sarà più magro per tutti e i consumi personali saranno ridotti al necessario. Non perché esiste un mostro extraterrestre che si arricchisce ai nostri danni ma perché della ricchezza creata sui consumi «degli altri» oggi non ce n’é più bisogno.
Non è nemmeno immaginabile che quel 25% di imprese italiane che sono leader nel contesto mondiale per tecnologia e prodotto  possano diventare domani o tra qualche anno il 50% o il 75%.
Bisogna avere il coraggio di raccontare alla gggente che la democrazia, man mano si amplia a livello mondiale, porta con se un allargamento dei diritti di tutti e dei vantaggi e la riduzione della ricchezza di tutti e un aumento del benessere fondamentale. Il caos lungo la sponda sud del Mediterraneo o nel Medio Oriente ci dice che quelle genti, specchiandosi nel benessere della sponda nord del mediterraneo, ne vogliono uno identico. Vogliono una democrazia identica alla nostra.
La seconda fase della globalizzazione consiste nella integrazione e quindi alla nostra gggente va detto che il futuro non é più o solo «fuori casa» ma altrove e soprattutto in un cambio di modello di vita dove al benessere basta lo stretto necessario mentre occorre riacchiappare forti dosi di cultura umanistica e scientifica per produrre innovazione, non tanto nella domotica casalinga o il cellulare per giocare ma per creare spazi salubri in cui vivere, essere capaci di una vita equilibrata, soprattutto capire le ragioni di certe patologie per evitarle e poi disporre di cure adeguate.






Scissione: la vera mucca nel corridoio sono le poltrone.
Eccoci qua, davanti all'ennesima possibile scissione nel centro-sinistra. A memoria ne ricordo almeno 5, e pensare che la prima volta che ho votato è stato nel 1995. Non c'era più la Democrazia Cristiana
e né il Partito Comunista Italiano. Da allora ne ho, e ne abbiamo, davvero viste parecchie.
Ma questa scissione "minacciata" dalla mino ranza del Partito Democratico, e capitanata dai candidati al congresso - Speranza, Emiliano e Rossi - e gestita da dietro le quinte da Bersani e D'Alema, è forse la più forte mai avvenuta a mia memoria politica.
Una scissione che nei fatti ha preso seriamente corpo solo nelle ultime settimane, e che nel balletto di dichiarazioni si percepiva già da prima del 4 dicembre, voto che ha dato coraggio a coloro che intendevano allontanarsi dal partito guidato da Matteo Renzi.
Un coraggio che è stato rafforzato ancor di più dalla sentenza della Consulta che, bocciando il ballottaggio e restituendo di fatto un sistema proporzionale con capilista bloccati, ha messo su un problema non da poco, che è quello della possibile costituzione di micro partiti - "nanetti" li chiamava Sartori - che con un semplice 3% alla Camera possono fare il bello e il cattivo tempo di governi e coalizioni politiche.
Ecco dunque la vera ratio della scissione paventata da Bersani, D'Alema e co. Una questione solamente di poltrone, avrei potuto usare il termine potere, ma avrei rischiato di nobilitare l'intento, che di fatto di nobile non ha nulla, politicamente parlando.
Mi spiego.
Se la minoranza decidesse di rimanere nel Partito Democratico e andare a congresso, nel caso di sconfitta rischierebbe di prendere una percentuale molto simile a quella presa al congresso del 2013, risicando ancora di più il loro "potere" percentuale all'interno del partito. Con una percentuale piccola, restando nel Pd, avrebbe meno margini di "occupazione di spazi" sia negli organismi dirigenziali, sia nell'assegnazione dei capilista che dei nomi nelle liste politiche.
Ora, il ragionamento è semplice.
Se i sondaggi mi danno intorno all'8-10%,  perchè non correre da soli  e prendere tutti i parlamentari







































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































Come si vede, si tratta di questioni serie e vitali per il paese e per il Pd. Se consentissimo l'ordinario svolgimento delle cose, non mancherebbe la possibilità di questa radicale e ineludibile discussione. Abbiamo una maggioranza e un governo che possono e devono operare fino al 2018, col tempo dunque di correggere le cose che non hanno funzionato. La data ordinaria e statutaria del Congresso (da giugno all'autunno) può consentire un percorso che si avvii con una discussione comune che ridefinisca il perimetro e i muri della nostra casa, i cardini essenziali della nostra proposta prima di passare alla sfida tra i candidati. Serve dunque, prima del vero e proprio confronto congressuale, una riflessione fondativa che definisca il profilo del Pd di fronte alle sfide nuove, un passaggio da costruire con un lavoro unitario.
Potremmo peraltro avere alle spalle la cognizione del quadro di regole elettorali nel quale inserire la proposta politica. Questo percorso semplice, logico e utile al paese, viene inopinatamente e incomprensibilmente stravolto. Viene messa una spada di Damocle sul nostro stesso Governo. Si trasforma il percorso congressuale in una immediata e rapida conta, cancellando così ogni ipotesi di riflessione strategica e bruciando l'unica possibilità di una correzione di rotta. Nel pieno fra l'altro di una discussione parlamentare sulla legge elettorale che in queste condizioni rischia il binario morto e nell'incombenza di rilevantissime elezioni amministrative.

Ecco allora la domanda di fondo. Tutto questo perché? Qual è la ragione di questo stravolgimento? Esiste una motivazione comprensibile e pronunciabile? No. I commentatori infatti attribuiscono quanto accade alla intenzione del segretario di "non farsi logorare". Non c'entrano nulla "l'astio o il rancore verso Renzi". Stravolgeremo dunque tutto il percorso per le esigenze o le velleità di una persona sola? No. Prima il paese, poi il partito, poi le esigenze di ciascuno. Questo criterio, per me e per tanti, e spero per tutti noi, è la base stessa della politica. Se noi non teniamo ferma questa sequenza, non siamo più il Pd. Mi sono dunque rivolto e mi rivolgo a tutti quelli che hanno buon senso. Al segretario e a tutti coloro che lo hanno sostenuto dico: non date seguito alle infauste conclusioni dell'ultima direzione. Fermatevi.







Poi dobbiamo avere il coraggio di dire che il debito pubblico non è come il debito della massaia verso il prestinaio della via. Indubbiamente il debito pubblico va fermato  ma il debito pubblico è un duplice vantaggio per chi ci presta i soldi ma col QE vediamo che è diventato un reperto. Il debito pubblico, oltre a essere contenuto, si tiene in equlibrio con lo scambio tra paesi. Con una maggiore inte grazione economica. Fiscale.
Occorre avere il coraggio di dire alla gggente che non puoi disporre di risparmi liquidi superiori al debito pubblico ed evadere cento miliardi all’anno.
Occorre spiegare alla gente come mai USA e Germania con una disoccupazione pratica mente inesistente (meno del 5%) hanno una crescita del PIL doppia o tripla di noi italiani che abbiamo una disoccupazione del 12% e quella giovanile del...40%.
Molti «compagni» si allontanano dal PD non tanto per quei due numeri: 12 e 40, ma perché la gggente si rende conto che i milioni di pre pensionati cinquantenni di 10 15 venti anni or sono che poi si sono dedicati assiduamente al lavoro nero, quella pacchia sta per finire per sempre. Potrebbe finire. Molti giovani disoccupati si affacciano alle nostre sezioni e vedono tante crine bianche con in saccoccia una pensione immeritata mentre loro no.
La tua idea Bersani di andare avanti tenendo dentro tutti e il contrario di tutto non convince più. Risorsa è lavoro stabile. Risorsa è una istruzione utile. Risorsa non è una pensione largamente immeritata. L’evasione fiscale una risorsa per troppi. Il lavoro nero pure.
Che poi ci sia bisogno di una assemblea programmatica è vero . Che poi ci sia bisogno di un vasto dibattito nel partito è vero. Che poi siano necessari tempi un po’ articolati per fare tutto questo da qui al 2018 ci sono tutti.
Però io non accetto i tuoi toni e quelli della tua fazione contro il segretario che poi è contro il «mio» partito.
Non si risponde ad una esuberanza giovanile che a te hanno castrato fin dai primi anni del PCI coi tuoi toni ed argomenti. La gggente vede la  tua paura e quella della tua fazione di perdere il seggio parlamentare e paradossalmente stai-state lavorando proprio per questo cercando di mimetizzare le vostre responsabilità attribuendone la colpa al fiorentino.  Dai, datti una calmata: perché noi elettori siamo fieramente scociati dei vostri casini.














































































































































































































con una lista a parte, piuttosto che "dividerla" con la maggioranza e con Renzi? Posso prenderne di più e gestirli ancora meglio. Ecco, questo il motivo della scissione, ed è inutile che stiamo a parlare di conferenze programmatiche, di congressi lenti, di date o di prospettiva politica, agli strateghi della minoranza interessa poco, è solo lo specchietto per le allodole.
Agli italiani poi importa ancora meno della scissione e delle manovre della minoranza, basta guardare i sondaggi sui temi che stanno a cuore ai cittadini, hanno più interesse per le vicende Balivo vs Leotta. Un congresso infine non dovrebbe spaventare nessuno, soprattutto i D'Alema e i Bersani che con i congressi ci sono cresciuti.
Quindi il ragionamento politico c'entra poco con la scissione, calassero giù la maschera e dicessero le cose come stanno, visto che la melina va avanti da troppo tempo, e secondo me una ammissione di intenti, chiara e trasparente, farebbe recuperare un po' di stima politica a chi, in queste ore, minaccia la scissione dai canali televisivi e poi nelle direzioni ritratta con un imbarazzante "era una battuta".
Dateci conferma che queste ipotesi non sono reali, rimanete nel partito, facciamo un congresso politico e trasparente e chi ha più filo, faccia più tela.

Tommaso Ederoclite
Huffington Post Italia