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NUMERO 304





























































Una gemma assediata
Corriere della Sera

Apprendiamo l'enfatico annuncio: la piazza della Cittadella sarà risistemata, addirittura saranno rimosse le auto. Dagli ingressi dei musei. In questa specifica piccola e finale, «dagli ingressi», c'è tutta la tristezza di una certa cultura e di una certa estetica. Mi stupisce che il sindaco Gori, indiscusso protagonista finora di una drastica retromarcia, si presti a questo genere di soluzioni. Il suo nome resterà legato all'adiacente piazza Mascheroni, che per epoche immemorabili nessuno aveva ritenuto spazzabile dalle auto. Lui il modo l'ha trovato, e quell'angolo è lì da vedere: sembra un altro. È chiaro a tutti, a tutti coloro che abbiano un minimo di senso estetico, ma soprattutto un appassionato amore per il bello e un radicale rispetto per l'arte: il parcheggio in piazza della Cittadella è una vergogna, un insulto, uno sfregio.



Chi decise il rifacimento di Piazza Cittadella negli anni 1958-1960 doveva avere un bel coraggio e soprattutto le Sovrintendenze* di allora essere decisamente benvolenti perché basta confrontare le due immagini qui sotto per capire che negli anni sessanta l’hanno completamente rifatta -anzi: REINVENTATA- probabilmente sulla scorta di disegni precedenti.
La foto in basso indica che gli edifici erano stati trasformati in scuole presumibilmente ai primi del 19° secolo ma restiamo di sasso nel constatare che da una distruzione (negli anni migliori della storia di Bergamo città...) si sia passati a una ricostruzione  del tutto RE-inventata.
Furono un errore le modifiche del primo novecento  e sono state un errore ancora più marchiano la reinvenzione del 1960.
Il fatto è che la città  a cavallo del 1900 si diede un volto nuovo discutibile ma innovatore-  pensiamo al viale delle mura e all’arrivo del trasporto pubblico in colle aperto assieme allo sventramento del colle di san Giovanni per fare passare la strada: oggi nessuno avrebbe tale coraggio...

Che la piazza vada svuotata finalmente dalle auto mi pare ovvio ma già immaginiamo che la giunta Gori lascerà la spianata di sassi tal quale ci pare assai probabile.





Piazza Cittadella in Città Alta
http://www.itinerari.bergamo.it

Principale testimonianza del dominio visconteo a Bergamo che dal 1332 si protrasse sino al 1428, quando la città passò sotto la dominazione veneta. L’attuale Piazza della Cittadella si formò nel 1379 con l’edificazione da parte di Rodolfo Visconti di alloggiamenti per la guarnigione. Il complesso, denominato Hospitium Magnum, ha subito numerosi interventi di restauro. L’originale portico visconteo ad archi ogivali è stato restaurato nel 1958/60 quando in Piazza della Cittadella sono stati collocati il Civico Museo Archeologico e il museo di Scienze Naturali “E. Caffi”.
Piazza Cittadella, biglietto da visita del borgo storico per i turisti che arrivano a Bergamo.
Bernabò Visconti nel 1355 diede inizio alla costruzione della Cittadella col nome di “Firma Fides” inglobando varie preesistenze come le case e le torri della famiglia La Crotta.
Il complesso si sviluppava attorno a una corte, l’attuale Piazza della Cittadella,che fungeva da piazza d’armi per gli armigeri viscontei.















































































































































































































































Gli ingressi erano chiusi al transito pubblico, quindi se si voleva raggiungere il centro città era necessario passare attraverso le due Porte del Pantano, così che i soldati potessero controllare tutto quanto entrava e usciva dalla città.
Rodolfo Visconti nel 1381 cominciò la costruzione dell’ Hospitum magnum, ovvero la Grande Residenza, in cui la genealogia viscontea si succedette tra vizi ed eccessi di ogni specie.
Nei secoli XV e XVI la piazza subì diverse trasformazioni ad opera dei veneti.
Resta come testimonianza del tempo che fu, la Torre di Adalberto, in Colle Aperto, che ci fa respirare ancora quell’aria di Medioevo che trasuda da ogni pietra di Bergamo alta.
I resti antichi. Il nome “Cittadella” è, peraltro, un appellativo improprio. Perché per Cittadella s’intende una fortificazione privata, composta da diversi edifici o corpi di fabbrica, mentre questa ormai è di dominio pubblico, tanto che, negli anni, è stata barbaramente mutilata nei suoi alzati e snaturata nella sua originaria conformazione. Se fossimo nati entro gli anni Sessanta, avremmo potuto ammirare quel che restava delle sue undici e più torri merlate con terminazione a coda di rondine (dunque, filoimperiali).

E avremmo saputo riconoscere anche i resti dell’antica arena romana, posta nelle sue fondamenta e sacrificata per fare spazio alla mole del seminario.
La famiglia dei La Crotta.
Oltre a queste costruzioni, la Cittadella inglobava anche le case dei La Crotta (famiglia ricordata nella titolazione del parco giochi posto davanti alla Torre di Adalberto in Colle Aperto) ed edifici che oggi è ancora possibile rinvenire: sono ormai vani a cielo aperto, senza porte né finestre, e vi si transita subito dopo la torre. Chi erano i La Crotta? Sicuramente alto locati bergamaschi, possidenti immobiliari e terrieri, tanto che, sfrattati dai ghibellini milanesi Visconti, nuovi signori di Bergamo dal quarto decennio del Trecento, ripararono in Borgo Canale, dove eressero l’ospedale della Carità che ospitò Francescani e Clarisse e che oggi giace, per quel che ne resta, sotto l’attuale Tempio dei Caduti in Via Sudorno.






































































































































































Da sempre. Non m'importa nulla adesso di star qui a risentire tutte le clausole, i cavilli, le chiacchiere che impediscono lo sgombero totale e definitivo. Gli urbanisti e gli assessori (quelli bravi) servono apposta a risolvere i problemi, soprattutto i più complessi, perché altrimenti basterei io. Il sistema va trovato, ma in quella bomboniera deve finire per sempre l'insopportabile volgarità di accatastare auto come fossimo al piazzale della Malpensata. Anche i carabinieri, pure loro devono fare uno sforzo: hanno gli uffici in un angolo della piazza, lì ci stanno benone, ma non sta scritto da nessuna parte che debbano entrare in auto uscendo dalla finestra.
Anche se parcheggiano i mezzi appena fuori dalle porte, in Colle Aperto o da un'altra parte, di sicuro noi non perdiamo in sicurezza e loro in salute. Anzi, risparmiano sulla palestra. In ogni caso non facciamone una montagna insormontabile. Ogni problema contiene sempre la sua soluzione. Il vero problema di questa faccenda non sta nel fatidico progetto di fattibilità: sta nella nostra testa e nella nostra anima. Se non percepiamo che il primo obiettivo non è trovare un parcheggio ai signori da sloggiare, ma restituire dignità a una gemma della nostra storia, non troveremo mai il coraggio di muovere uno spillo. Mi era parso di capire che Gori questo coraggio — questa sensibilità — l'avesse. Non vorrei essermi confuso.

Cristiano Gatti




















































































































































































































































La piazza come tale, come del resto tutte le piazze di Città Alta, hanno due difetti: sono povere e generano ripulsione. Povere nei colori, nell’illuminazione, nella pavimentazione. Generano  ripulsione perché cadaveri stesi alle intemperie.

L’idea stessa di creare delle aiuole fiorite (anche mobili e stagionali se le sovrintendenze s’incazzano); l’idea di «arredarle» per renderle accoglienti manco gli passa per la testa. Che ci sarebbe di male se in quella piazza ci fossero delle sedute per cui le gggente si ferma al sole o all’ombra a leggere conversare baciarsi ? Semmai d’inverno si lasciano solo quelle soleggiate.
E qualche rastrelliera per le bici? Sarebbero scandalose?
Che dire se sotto tutta la piazza si ricavasse uno spazio da destinare a sala di lettura per gli studenti di ogni ordine e grado e accoglienza delle scolaresche? E se in mezzo sorgesse un volume scultura  di vetro che crei una quinta per spezzare la banalità del disegno attuale? E se la piazza pedonalizzata venisse «staccata» dalle pareti diventando un elemento a se stante fortemente caratterizzato che ricuce la bruttezza e la banalità delle attuali pareti inventate? Ci possono essere mille idee.
Invece rifaranno il passaggio diagonale a livello zero e continuerà il passaggio di centinaia di veicoli ad ogni ora del giorno e della notte: perchè così vogliono i bottegai e quindi... o così o pomì.


PS.: non è vero che Piazza Mascheroni è sgombra di auto. Oltre alle «creative» pedane dei tre ristoranti.



Come in tutte le città storiche, una casa vale un sacco di soldi a metro quadrato e chi ne sia proprietario (il Comune di Bergamo e gli enti religiosi in primis) é sostanzialmente un milionario senza avere fatto grandi sacrifici. Ovvio che i milionari reclamino più degli altri servizi spesati dal popolo bove che si accontenta delle pizzette. Non é nemmeno ragionevole farvi arrivare migliaia di auto e bus. La bruttezza del Viale delle Mura orlato di auto é li da vedere. Senza alternative. Non ci stancheremo mai di ripetere che  Bergamo ha bisogno di spostare le FFSS e l'A4 di qualche chilometro più a sud e di creare un metro -parte all'aperto e parte interrato- che da Orio arrivi a Piazzale Marconi e poi sotto il viale Papa Giovanni per sotto passare la collina di Città Alta con fermate e ascensori per Piazza Mercato delle Scarpe, Piazza vecchia, Colle Aperto e poi proseguire verso la piana di Almè.