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NUMERO 295























































































La direttrice Daffra lascia l'Accademia Carrara consegnando al sindaco Gori un dossier sui difetti dell'intero complesso fisico e museale, nato da un tribolato appalto i cui lavori sono durati quasi dieci anni. Il tema Carrara si intreccia anche col tema turismo e visitatori e quindi traffico e trasporti. La risposta della giunta Gori ci appare minimale e rispondente agli interessi immediati dei negozianti e ristoratori. Bergamo ha bisogno di sbarazzarsi di quelle due "mura" invalicabili che sono le FFSS e l'A4 che l'impiccano ai piedi della collina di città alta, oltre che di creare un metro che dall'aeroporto, intercettando la ferrovia, passi sotto il viale e la città alta per sfociare nella piana di Almè verso la valle.






































Dossier Carrara
I difetti dopo i restauri Relazione della Daffra: rischi per le opere Gori: lavori necessari

Prima di lasciare l'incarico di direttore, Emanuela Daffra ha consegnato al comitato dei garanti dell'Accademia Carrara una relazione. Non è solo il racconto di un anno di lavoro in un museo che sta ripartendo. Quei documenti riservati aprono squarci su qualcosa che non va. Dal punta di vista gestionale ma, anche e soprattutto, nella struttura. Sette anni di cantiere hanno prodotto un contenitore con diversi difetti. Infiltrazioni d'acqua, isolamento termico non all'altezza del delicato patrimonio contenuto nelle sale. «Dovremo intervenire, questo è certo», dice il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che della Fondazione Carrara è presidente.
Cosa è successo? «Ancora non possiamo dirlo con certezza, ma è chiaro che ci sono problemi legati al modo in cui sono stati fatti i lavori», spiega Gori.
La relazione della Daffra parla apertamente di un «edificio restaurato di recente ma che ha subito mos-




Macchie di muffa sotto i capolavori E il «cubo di vetro» è da cambiare

Quando si apre una crepa si possono fare due cose: ripararla o nasconderla. Alla Carrara hanno fatto entrambe le cose con la spaccatura «di lieve entità ma di lunghezza non indifferente — come la definiscono i documenti allegati alla relazione di Emanuela Daffra al Comitato dei garanti — che corre dal basso verso l'alto attraversando la parete di sala 1 e la soprastante parete di sala 28». La riparazione è stata fatta nel primo spazio, dove fra le Madonne trecentesche non si nota nulla. Ma chi sale di un piano vede una piccola fessura sbucare dal pianterreno e arrivare alla finestra. Per scoprirla, però, bisogna spostare uno dei pouf rotondi in finta pelle e la tenda che occulta anche la merendina del custode. «Nel corso dei lavori il tetto non è stato rivisto», si legge nell'allegato alla relazione della direttrice: la cosa ha provocato «escursioni inaccettabili di temperatura e soprattutto umidità relativa». Per scoprire le conseguenze serve un occhio attento. O almeno abituato alle tenebre. Perché uno dei danni maggiori è nella sala 6, in cui tutto è al buio tranne i quadri, illuminati a spot.




Lista Gori: fase due per il piano della sosta Città Alta, giro di vite per i furgoni merci
La civica propone modifiche: un'ora in più sulle strisce blu e agevolazioni alle famiglie sui bus

Tre mesi dopo i primi provvedimenti sul Piano della sosta della giunta Gori, la lista civica del sindaco propone all'amministrazione alcune modifiche sulla mobilità cittadina. Dall'aumento di un'ora della sosta massima in centro all'alleggerimento del traffico nel centro storico, in Città Alta. Sei punti in totale e una premessa: «Condividiamo le scelte dell'amministrazione — dice Niccolò Carretta, consigliere della Lista Gori,





















































































































































































































-trato preoccupanti carenze sia strutturali, sia in termini di mantenimento di un microclima adeguato alla buona conservazione delle opere». Umidità e scarso isolamento sono segnalate dall'eccessiva spesa per le utenze. Il consumo di gas in particolare è andato ben oltre le previsioni di bilancio: quasi 90 mila euro in un anno, contro i 62 mila stimati. Molto superiore al costo a metro quadrato di altri musei italiani. Le immagini allegate testimoniano i problemi. In queste settimane la Fondazione ha affidato a uno studio specializzato un'indagine sullo stato dell'arte: nei prossimi mesi arriverà una diagnosi sui difetti di isolamento della struttura (a partire dal tetto) e un'ipotesi di intervento, costi compresi. Dopo di che, sul piano legale, si verificheranno anche eventuali richieste di danni, tenendo presenti gli anni passati dal cantiere e la crisi che ha colpito diverse ditte che lavorarono sulla Carrara. Si tratterà anche di capire chi dovrà pagare: nella probabile ipotesi di interventi di manutenzione straordinaria, toccherà al Comune.

Ma, appunto, la Daffra lascia dietro di sé anche un'analisi impietosa — e, va detto, senza contraddittorio — di ciò che la gestione della Carrara era al suo arrivo. Tra le note più pesanti, gli inventari incompleti dei beni per il passaggio alla Fondazione e la mancanza di richieste da presentare al Segretariato regionale del ministero per legittimare questa nuova gestione. E ancora non risultava avviata la ricognizione di opere, affidata a Cobe, di cui era amministratore unico Gianpietro Bonaldi, ora responsabile operativo della Fondazione. Pertanto il personale per mesi ha lavorato per censire completamente il patrimonio (non accadeva dal 1977). Al termine di questo lavoro, si è messo mano ai depositi, la cui gestione era «confusa e rischiosa. Nessun controllo sugli accessi, possibili a una pluralità indeterminata di persone, nessuna regolamentazione — si legge nella relazione —. Sono stati avviati la ricognizione delle opere, in deposito negli uffici, e il rinnovo degli atti di deposito». Addirittura — passaggio oscuro quanto sconcertante — , si è provveduto al «recupero di opere irregolarmente ”fuori sede”».

A questo si somma una nota in cui si evince l'insicurezza del museo, che «non offriva sufficienti garanzie in ordine a furti e vandalismi». Da qui i maggiori costi per la guardiania. Altri passaggi suonano come accuse pesanti verso chi aveva gestito il museo fino a gennaio 2016, e cioè Maria Cristina Rodeschini, oggi, dopo l'uscita della Daffra, diventata direttrice: «Nessuna attività culturale praticabile era stata programmata per il 2016», e ancora: «Non c'è stato alcun passaggio di consegne alla direzione, cosicché una serie di problemi, anche significativi, si sono appresi solo via via che se ne presentavano le conseguenze».
Gori non replica. Alla Daffra è spettata la riorganizzazione per rendere la Carrara credibile nel panorama internazionale. Alcuni punti critici sono stati risolti, altri dovranno essere affrontati da chi ha preso il suo posto. Quelli più pressanti, riguardanti l'edificio, interrogano gli amministratori della città, oltre a quelli del museo, che si sono succeduti nei lunghi anni del cantiere.

Simone Bianco
Daniela Morandi
Corriere della Sera







, ma vogliamo proporre alcune idee per dare ulteriore com pimento al Piano della sosta» .
Dopo alcune settima ne di prova sul campo del piano, la civica propone agevolazioni tariffarie per i pullman, specialmen te nei festivi,soprattutto per gruppi di persone e famiglie. E anche il potenziamento delle corse domenicali nelle ore di punta per le linee dell'Atb più usate. Correzioni simi li erano state chieste anche dai gruppi di opposizione. Significa tivo che queste idee arrivino da una lista non solo di maggio ranza, ma legata direttamente al sindaco. «Non le chia merei correzioni — dice il capogruppo Robi Amaddeo —. Sono piccoli adegua menti, che sono stati condivisi con l'asses sore alla Mobilità, Stefano Zenoni». Di fatto, però, questi suggerimenti propon gono modifiche alla mobilità. La Lista Gori propone anche di valutare, dopo aver sentito i commer cianti, il prolunga mento della sosta massima in centro: si passerebbe così da due a tre ore di parcheggio nelle strisce blu. «È un'ipotesi — dice Carretta — frutto di riflessioni condivise e non c'è alcun intento polemico. Siamo con vinti che sia neces sario, come prevede il Piano della sosta,














































































































































































































































Ed abbiamo fatto la nostra figuraccia da bergamaschi doc. Very very doc. Tirchi e piuttosto ignoranti.
Adesso scopriamo che la Carrara l’hanno rifatta da cima a fondo ed hanno dimenticato il tetto. Poi che la struttura , si più o meno sta in piedi ma quasi sicuro -questo lo pensiamo noi- se arriva una scossettina da quattro punto zero le preziose tele e gli ospiti restano sotto.
Non c’è niente da fare: il patrimonio artistico c’è ma non sappiamo tutelarlo. Non abbiamo soldi uomini teste. Anzi: «una testa». La mazzata che la Daffra rovescia in testa alla Rodeschini non è proprio una porzione di tiramisù. Sulla testa della Rodeschini e di chi la mise e la mantenne li e l’ha rimessa li. Quella che poteva fare qualcosa se  fosse stata messa in condizioni possibili se ne va accostando in maniera leggermente forte la porta. Sbattendola elegantemente. Probabilmente adesso bisognerà chiedere alla banca di investire di nuovo sull’edificio originario prima che sullo scatolotto del palazzetto dello sport.
Sperando che sia un intervento benfatto e quindi definitivo per almeno qualche lustro.
Altrimenti dall’anno prossimo ai visitatori si dovrà consigliare di portarsi appresso ombrello e piumino. meglio pensarci in tempo.
E’ una questione di soldi, certamente, ma se una città -soprattutto le sue forze produttive- non investono (cioè non pagano più tasse con fini ben precisi) questa città resterà sempre zoppa.
Del resto il turismo cittadino è quel che è fortunatamente migliorato anche rispetto all’anno dell’EXPO2015. Ma non è turismo quello che attraversa la città e invade i bus coi trolley appresso. Non è turismo quello delle pizzette magnate fuori la Angelo May . Va bene anche quello ma quello è costo maggiore dei ricavi. Non è turismo quello dei ristoranti con menù lunghi mezzo chilometro.
Non è turismo quello che consente tra le 13 e le 15 che in via Colleoni  passino cinquantatre veicoli. Non è turismo quello che... in città alta non esiste una rastrelliera una per le biciclette. Non è turismo l’accozzaglia di padiglioni sparsi nelle piazze.  Non è turismo quello che nelle piazze non ci siano aiuole (anche temporanee)  fiorite.  Non sono turismo le tristi facciate mortuarie dei palazzi di Piazza Vecchia e di altre piazze che non paiono antichi ma ammalorati.
Che poi, se  badate bene, è stessa identica descrizione che la Daffra fa della Carrara. Aggredire consumare privatizzare e scappare: questo è diventata oggi quel centro commerciale all’aperto che è Città Alta.






































































































































































































































































































































































Lì il «Ritratto di gentiluomo» di Marco Basaiti e la «Madonna con bambino» di Bartolomeo Veneto incorniciano uno strato di bianco ammuffito che scende lungo l'angolo fra le pareti nere distendendosi poi lungo lo zoccolino di marmo. E a fianco di una didascalia l'intonaco sporge e si spacca. «Eh, c'è un po' di infiltrazione», allarga le braccia una custode. Lo si nota anche nella saletta al di sotto, che non ospita quadri ma scope e spazzoloni, e dove il controsoffitto in lamiera è stato tolto per un intervento. E nel vicino corridoio le perdite del calorifero hanno fatto cadere pezzi d'intonaco.
La relazione elenca anche: «Infiltrazione da camminamento sottotetto lato scala Est» e «Infiltrazione da copertura in lamiera tetto “manica lunga”» (che coinvolge la sala 15, una di quelle che ospitano la mostra di Lorenzo Lotto) con «riparazione provvisoria in silicone». La parete ovest sembra essere la più trascurata: «Pluviali non terminati, prese d'aerazione a livello di accesso dell'acqua piovana, tubi di scarico di diametro non sufficiente e con parecchi gomiti, grossa intercapedine tra parete e terrapieno». Oltre a perdite nell'impianto antincendio e nel condizionamento del vestibolo della sala 3 (dove bisognerà realizzare una raccolta della condensa). Mentre al «cubo di vetro» della sala 24 si forma condensa «dall'autunno alla primavera», ed è «necessario provvedere alla sostituzione dell'intera superficie vetrata (doppi vetri con intercapedine)». Da lì, chi guarda lungo i muri esterni nota sulle canaline alla base grosse macchie scure di umidità che dal verde incupiscono verso il nero. Ma è la parete Nord, e lì non c'è mai nemmeno il sole a dare un aiuto.




I bottegai prima di tutto. Aumentare di un’ora il tempo di sosta per consentire di girare più negozi. Buttare fuori dalle mura quelli dei colli. Obbligare all’uso dei parcheggi coperti...leggermente carucci.
Chissà perché il maestro Amaddeo che appartiene alla categoria le correzioni le fa sempre e solo in vantaggio della sua categoria. Con B. si chiamavano leggi ad personam. Cominciamo col dire che Bergamo sta  arretrando prima di tutto per la crisi economica nazionale e internazionale e non basta un aeroporto che funziona da mero luogo di transito internazionale al servizio dell’oriocenter a dare futuro alla citta(dina).
Bergamo sta lentamente morendo prima di tutto per l’ovvio sviluppo della banda larga (e  di quanto connesso) che rende del tutto inutile l’afflusso dei decenni or sono alla città. Bergamo sta morendo perché ferrovia e autostrada la tengono impiccata ai piedi della collina facendo da mura insuperabili. Se la città non decide di spostare queste due infrastrutture  un paio di km a sud e di creare un metro che colleghi l’aeroporto col centro città fino a sotto la collina di città alta per sbucare nella piana di Ossenesga e collegarsi con la ferrovia della Valle Brembana, resterà sempre con la corda al collo che la soffoca. Poi ogni tanto la politica  allenta la corda con una «Domenica a piedi»: ma hai voglia!.
Ah! dimenticavo!:ghé mia i solcc!




incentivare le persone a usare i parcheggi in struttura Però possiamo anche valutare il prolungamento della sosta massima». Ma questi suggerimenti non potevano arrivare alla giunta prima dell'approvazione del piano? «Queste idee permettono di fare un passo in avanti rispetto alla prima fase del Piano della sosta», dice Carretta. E Amaddeo: «Ci sono cose che si possono modificare in corso d'opera».
La Lista Gori, che chiede anche una domenica al mese con il centro pedonalizzato e sperimentazioni sul trasporto innovativo (come il carsharing), ha anche proposte su Città Alta: alleggerire il transito e la sosta nelle Ztl, non consentire più la sosta nella Ztl agli abitanti dei Colli che possono parcheggiare nelle strisce gialle sulle Mura, limitare le possibilità di sosta su strada per i clienti delle attività ricettive e intervenire sugli orari del carico e scarico delle merci. E la giunta partirà da qui per modificare la mobilità.
L'intento è ridurre, entro qualche settimana, le fasce orarie per il carico e lo scarico delle merci (attualmente dalle 7 alle 10 e dalle 15 alle 16). «Ci stiamo lavorando — dice l'assessore Zenoni —. Siamo d'accordo anche sul permettere ai residenti dei Colli di parcheggiare solo lungo le Mura.





























































































































































































































































































































































































































































































































































Così come ridurremo probabilmente le possibilità di sosta per i clienti dei bed & breakfast, per evitare che piazza della Cittadella si riempia di auto». Il Comune, insieme ad Atb, sta anche lavorando alle altre proposte della Lista Gori, come il potenziamento dei mezzi pubblici nei festivi e le agevolazioni tariffarie sui bus per i gruppi. E parlerà con i commercianti sull'ipotesi di estendere di un'ora la sosta massima in centro. «Alcune proposte — dice il sindaco Giorgio Gori — mi sembra che possano essere accolte subito. Su altre c'è da lavorare un po', per capire se sono fattibili. Però gli aggiustamenti in corso d'opera erano già previsti e se c'è bisogno li facciamo» .

Silvia Seminati
Corriere della Sera