- schermata di 1400 pixels -







NUMERO 287


































Alessia Rastelli sul Corriere ci informa che gli editori italiano sono «entusiasti ma calmi, perché la barca non affonda ma sta navigando». Definisce così Giovanni Peresson, responsabile dell'Ufficio studi dell'Associazione italiana editori (Aie), lo stato d'animo rispetto ai dati sul mercato del libro del 2016. Che, in effetti, registra un più 2,3% rispetto all'anno precedente, in uno scenario in cui resistono i titoli cartacei e le librerie, cresce il peso dell'ecommerce e crolla invece la grande distribuzione. Le cifre sono quelle contenute nel rapporto dell'Aie che viene presentato oggi (il 27 gennaio appunto) a Venezia, in apertura della giornata conclusiva del XXXIV Seminario di perfezionamento della Scuola per librai Umberto ed Elisabetta Mauri, nell'ambito dell'incontro “dal virtuale al reale”.
Il giorno prima La Repubblica annunciando “Il seminario della scuola per librai” che si stava svolgendo  a Venezia, alla Fondazione Giorgio Cini (XXXIV Seminario di Perfezionamento della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri, organizzato dalia Fondazione Umberto e Elisabetta Mauri) ci informa che la Scuola ricorda Umberto Eco con il volume fuori commercio / libri anticipano l'eternità che raccoglie gli interventi al seminario ( 1988-2013), da cui è tratto l'estratto che pubblichiamo.
Il pezzo come risposta a quelli che affermano le biblioteche di libri di carta del tutto inutili in epoca digitale.






















(...)Lo mostrano i dati, che riguardano i titoli venduti nei canali trade — librerie, librerie online e grande distribuzione (ad esempio supermercati, grandi magazzini, autogrill) — escluse le editorie scolastica e professionale.All'interno della crescita del 2,3% del mercato del libro — che equivale a un valore di 1,283 miliardi di euro — la fetta dei titoli di carta resta infatti predominate e decisiva, salendo dell'1,6% rispetto al 2015 e assicurando un fatturato di 1,221 miliardi contro i 62 milioni prodotti da ebook e audiolibri. Un risultato coerente con le prime cifre sul 2016 arrivate da Gran Bretagna e Stati Uniti, dove il libro di carta cresce rispettivamente del 2,5% e del 3,3%.
Gli ebook, quindi, che tanto preoccupavano perché avrebbero potuto cannibalizzare la carta, non lo stanno facendo. Nel 2016 in Italia ne sono stati pubblicati 74.020 contro i 66.505 cartacei. La differenza si deve al fatto che spesso vengono digitalizzati titoli del passato e non solo le novità. Ma gli ebook occupano una fetta piccola del mercato complessivo (il 5,1%), che non minaccia la carta e contribuisce ad allargare il ventaglio dei lettori.
Il 10% degli italiani, infatti, dichiara di leggere sui dispositivi digitali e, di questi, il 64,8% sullo smartphone (contro il 7,3% dell'ereader e il 28,3% del tablet).






I due inserti parlano di libri stampati sulla carta e del qualcosa che vi gira attorno. Nei due articoli  da cui sono tratti non sono spiegati due aspetti che hanno molta importanza. Chi acquista un testo in formato digitale non diventa proprietario del malloppo ma ne acquista SOLTANTO i diritti di lettura (e spesso con limitato numero di volte scaricabili). In teoria non potremmo nemmeno riprodurne
a stampa su carta una piccola parte a meno che la ricordi a memoria in una conferenza (citazione). In genere non si riesce neppure a regalare (la propria copia) perché occorre riacquistare una copia all’indirizzo del ricevente. Chi compera un libro stampato invece diventa proprietario dell'intero malloppo: vale a dire che potrà rivendere «tal quale» l'oggetto. Facile intuire come dentro il testo digitale sia sicuramente inserito una sorta di chiave di sicurezza per cui dall'esterno chi ha ceduto i diritti di lettura possa un domani, togliere questo diritto. Te lo possa togliere perché impone una scadenza come perché uno stato liberticida glielo imponga e quindi te lo sottrae alla lettura. Quindi il possesso materiale di un testo a stampa è un diritto fondamentale che attiene alla somma dei diritti democratici e universali.




Come si inventa la scrittura nasce il problema del supporto dove applicarla.
(...)
Ultima invenzione prima del libro a stampa, nel tardo medioevo, la carta (fatta con stracci) sostituisce la pergamena.
E se qualcuno pensa che la carta fosse materiale di supporto più labile della pergamena è perché non ha mai sfogliato un bell'incunabolo, che ancora oggi crocchia quando si tenta di sgualcire il foglio.
Purtroppo verso la metà circa dell'Ottocento si è passati dalla carta di stracci alla carta di legno, ben più deperibile. Se la carta non è di altissima qualità, un libro moderno ha una vita media di settant'anni, e dopo inizia a sbriciolarsi. [...]
Certamente io sono felice che esistano degli e-book con cui un magistrato che debba consultare di continuo le migliaia di pagine degli atti di un processo possa portarsi dietro l'informazione che gli serve senza dovere usare un tir, così come io sono lieto di aver riversato su una memoria portatile di 250 GB buona parte della letteratura universale e dei testi filosofici, così che mentre lavoro posso recuperare in un istante un canto della Divina Commedia o una questione della Summa Theologica senza dovermi alzare e tirar giù volumi ingombranti dallo scaffale.

Ma so anche che basterebbe, come mi è accaduto l'estate scorsa, un fulmine in giardino per smagnetizzare la mia memoria, che se ci fosse un blackout continuato non potrei più usare quella informazione, che se ho pur registrato sulla mia memoria elettronica tutto il Don Chisciotte non posso leggerlo in tal modo a letto, alla luce di una candela, su di una amaca, in barca, nella vasca da bagno, in altalena, mentre un libro mi consente di farlo anche nelle condizioni più disagiate.


























































































































































































































































































Poi è evidente che non tutti i testi hanno la medesima  importanza per il lettore e quindi alcuni testi digitali non costituiscono una potenziale perdita democratica mentre altri costituiscono il telaio del proprio pensiero e credo. Inimmaginabile perderli indipendentemente che siano stati acquistati o meno.

Se si fanno bene i conti si vede come la versione digitale, che formalmente costa meno della versione cartacea, in realtà é ASSAI più costosa . Più comoda ma più costosa e limitatis sima.
Ecco quindi l'importanza della presenza nelle realtà locali non solo delle librerie che vendono i libri


































































































































































































































Ancora più forte l'impatto del digitale su un altro elemento della filiera: i canali di vendita. Nel 2016 gli acquisti via ecommerce arrivano al 16,5% del totale contro il 13,9 del 2015 e il 5,1 del 2010. Anche in questocaso però l'Aie mostra che i consumi tradizionali non vengono del tutto scardinati. Amazon, ad esempio, è un ottimo punto vendita per gli affezionati della carta.
Lo studio stima il possibile valore del gigante di Jeff Bezos nella vendita di libri fisici in Italia: circa 120 milioni di euro. «È la prima volta, nel nostro mercato del libro, che si tenta di stimare Amazon,























































































































































































stampati su carta ma soprattutto di quei «santuari»  che sono le biblioteche pubbliche e private.
Qui ci fermiamo perché lamentare nuovamente la mancata finitura della nostra biblioteca auditorium, pensata fin dall'inizio per un utilizzo sia del cartaceo che del digitale in tutte le forme di manifestazione del pensiero umano (scritti film teatro musica) è come sparare sulla croce rossa. Addirittura alcuni neofascisti suggeriscono ed hanno tentato da anni di demolire o (S)vendere la biblioteca auditorium di via IV Novembre mentre altri, più camuffati, si sono dati egregia mente dati da fare perché cantiere languisse e il manufatto andasse in rovina: pur asserendo il contrario.

Ma il problema più in generale non è solo il destino della biblioteca & auditorium bensì quello dell'intero comparto pubblico e a destinazione pubblica che comprende le scuole elementari e medie, il CVI1, l'area del c.d Orto Botanico, l'area del Vivaio ERSAF per arrivare ai giardini del quartiere Briaschi. DC e PCI curnesi ieri e i loro proseguitori nella seconda republica –leghisti e forzisti-  fino agli attuali della giunta arancione, hanno avuto sempre e solo attenzione  al c.d. centro storico ma intanto hanno lavorato per mandare anche quello in rovina conservando solo gli interessi di pochi e bene individuati bottegai politicamente bene individuati.

Nessun comune italiano –fatte le debite proporzioni- è riuscito a conservare nel proprio “cuore” uno spazio pubblico e a destinazione pubblica di questa grandezza e  la MALA politica anziché sfruttarlo  come motore di sviluppo, lo ha lasciato in abbandono o in modico utilizzo.

Benchè Curno abbia sempre goduto di floride finanze e potesse anche accedere a contributi nazionali ed europei, quella vasta zona anziché essere oggetto di attenzione investimenti per farne una attra zione ambientale e culturale, è stata lasciata tal quale se non in abbandono. A prima vista se ne potrebbe adre una lettura banale: non è stata curata perché non ci si poteva “speculare”. Invece è peggio!. L'hanno lasciata nel vuoto per ignoranza.






E se mi cade il computer o l'e-book dal quinto piano sono matematicamente sicuro di aver perso tutto mentre se mi cade un libro al massimo si sfascia, ma il testo di cui è supporto rimane integro. Chi può ancora leggere sui computer oggi in circolazione, un floppy disk degli anni Ottanta?

E, se riuscissimo a trovare ancora il lettore adatto, non si sarebbe nel frattempo smagnetizzato? [...] Pertanto, o voi che vi occupate della distribuzione e vendita dei libri, sappiate che a voi è affidata la conservazione della memoria culturale che, almeno per ora, i vari supporti meccanici, magnetici, elettrici ed elettronici non hanno ancora dimostrato di garantire. Il problema è che i supporti moderni sembrano mirare più alla rapida diffusione dell'informazione che alla sua conservazione. Il libro è stato strumento principe della diffusione dell'informazione (pensate al ruolo che ha avuto la Bibbia a stampa per la riforma protestante) ma al tempo stesso anche della sua conservazione.

Sì, ho detto che le biblioteche sono preoccupate del fatto che la carta di legno non dura più di settant'anni. Ma ecco un libro del 1951, quando gli editori francesi di opere scientifiche usavano forse il peggior tipo di carta mai esistito. È vero, se non faccio attenzione a sfogliarlo le pagine si spezzano agli angoli, alcune addirittura si sbriciolano. Non potrei, a causa dell'arrossamento della carta, scanneriz zarlo. Eppure, dopo quasi sessant'anni, il libro è ancora consultabile e se esso fosse l'unica copia di quest'opera, in qualche modo, magari ricopiandolo a mano, potrei salvarne il contenuto. Nessuna scienza mi assicura che tra sessant'anni questa chiavetta che porto così facilmente in tasca non si sia smagnetizzata. Di fronte a questa prospettiva angosciosa, teniamoci cari i libri. E il tenerceli cari non significa che non si possano far circolare a buon prezzo.

Estratto da: Dai faraoni a Internet ecco perché i nostri libri sono fragili
Umberto Eco /La Repubblica





































































































































































































dal cui peso ormai non possiamo prescindere. Oggi — osserva Peresson — il lettore ha maggiore libertà di scegliere, con prezzi e modalità diverse».
Un contesto diversificato in cui le librerie fisiche, comunque, resistono e mantengono un forte primato: tre quarti degli acquisti italiani (il 72,8%) avviene tra le loro mura, con quelle di catena in vantaggio sui negozi a conduzione familiare. Il punto debole, invece, è la grande distribuzione, dove gli acquisti si sono ridotti nel 2016 al 10,7% contro il 13,9 del 2015 e il 16,3 del 2010. Certo i supermercati risentono della concorrenza dell'online ma c'è anche una crisi del modello.

Estratto da: Le vendite online spingono la carta. Impennata dell'ecommerce, bene le librerie: mercato su del 2,3%. Crolla la grande distribuzione.
di Alessia Rastelli /Corriere della Sera









































































































































































































































































































































































































Costerà altri 4.951 euro l’impianto di una nuova telecamera nella Piazza Papa Giovanni XXII (la Piazza della Chiesa) per aumentare l’efficienza e l’efficacia dell’impianto di video sorveglianza comunale. Mica paglia (la video sorveglianza, non la spesa...). Sarebbe  interessante (per il cittadino) sapere e verificare quante di queste telecamere funzionino correttamente e ininterrottamente (è un segreto di stato...) dal momento che dalle notizie di stampa di situazioni analogo, di fallacie ce ne sono parecchie se non troppe.
Visto che la giunta Serra ha intenzione di allestire lo streaming delle sedute consigliari , suggeriamo al Comune che TUTTE le riprese delle videocamere del comune per la sorveglianza su spazi aperti al pubblico siano messe in rete giorno e notte. In questo modo oltre a dare  sempre l’immagine del paese bello da vivere, si amplia quel controllo da parte della cittadinanza che fa crescere la responsabilità personale e collettiva in ordine al tema. Se qualcuno ci riflette, questa messa in onda delle immagini in continuazione costituisce anche una responsabilizzazione «anche» a un comportamento mediamente più civile da parte di tutti.