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NUMERO 284























































































Rigopiano, se il codice appetibile della rabbia cancella la grammatica dell'umanità.

Giuseppe Musmarra








La rete e l'invasione delle "bufale". Cause e rimedi.



Fabio Salamida





Contro la censura di Internet dalle bufale, meglio l’etica del cartellino giallo .



Stefano Trumpy

















































































































Se dovessimo parlare il linguaggio semplice del dolore, dovremmo conoscerne a fondo la grammatica. Ancora una volta, nella vicenda di Rigopiano, non è andata così. Il linguaggio, il codice, si é subito spostato sulle
polemiche, e mentre un drappello di uomini, di notte, con i soli sci ai piedi, nella bufera, risaliva il costone di una montagna planando su vari metri di neve, non si è trovato accanto il supporto completo di un Paese. Si è trovato anzi attaccato, fino alla cruda vignetta di Charlie Hebdo.
La grammatica della polemica, il codice appetibile della rabbia ha comunque avuto da subito il sopravvento, a macerie ancora calde, quando anche mancavano minimi elementi ponderati, oggettivi, per una disamina equilibrata della situazione. Mancava persino la conoscenza dei fatti, e se manca la conoscenza non può esserci comprensione, se manca la comprensione non può esservi traccia di umanità. Se manca l'umanità, guardate, non resta nulla.
A Rigopiano possono esserci veramente responsabilità? Sì, è probabile di sì, e dirò una cosa inaudita, clamorosa: se vai in tanti alberghi e vai a controllare, troverai certamente un certificato che manca, qualche stanza non a norma, troverai attorno turbine che erano disponibili e invece non sono state trovate in tempo, presidenti di provincia che non hanno nemmeno i soldi per la carta igienica o per riparare la tavoletta del water.
Troverai questo e di peggio. Troverai la parte peggiore dell'Italia: la disorganizzazione, il casino, le incomprensioni burocratiche, qualche furbo. Dunque, qualcuno avrà sbagliato,






La rete è uno spazio aperto e tendenzialmente anarchico, dove i contenuti viaggiano liberamente, regolati da oscuri algoritmi che ne agevolano la visibilità e quindi la diffusione. Pochi filtri e tanti trucchi che il social media manager - nuova figura professionale resa celebre da Gianni Morandi - più o meno improvvisato, utilizza per rendere virali i contenuti del sito o della pagina fan che segue. E se da una parte la libera circolazione delle informazioni ha prodotto un dibattito tuttora aperto nel mondo dei tradizionali media, dall'altro si è creato un traffico incontrollato di notizie false, diffuse tramite i social network da pagine appositamente create per lo scopo. La lista è ormai lunghissima, si va da Piove Governo Ladro al Corriere della Pera, passando per veri e propri "aggregatori" come il celebre TzeTze di Grillo e Casaleggio.
Ma non si commetta l'errore di pensare che i blog che diffondono le cosiddette "bufale" siano sempre e comunque creati per la propaganda politica, perché nella stragrande maggioranza dei casi il fine è il guadagno e non quello di portare acqua a questo o quel partito o movimento politico.
Non si confonda quindi la ricerca di un target su cui fondare un guadagno economico tramite il "click" con altri fini apparentemente più "nobili". Chiaro che il creatore del blog cerchi una sua utenza pescando tra le prede più numerose, che vanno dagli amanti dei gattini agli ipocondriaci, dagli elettori della Lega Nord a quelli del Movimento 5 Stelle.
La politica (quella con la "p" minuscola) quindi c'è, ma è solo un pre testo. Il motivo è molto semplice: la massa degli elettori dei partiti "anti-sistema" è compos ta in larga parte dalle fasce più deboli della popolazione, quelle meno alfabetizzate e meno inclini a forme di ragionamento elaborate, quelle dove i veloci messaggi populisti permeano maggiormente.
Non c'è quindi da stupirsi se quasi tutte le "bufale" che circolano in rete ruotino intorno a pochi argomenti che fomentano la rabbia e l'indignazione dei target oggi più diffusi, ovvero: violenza gratuita sugli animali, delitti, ingiustizie, privilegi e strane malattie di profughi e immigrati, delitti, ingiustizie e privilegi dei politici.Lo scopo è semplice: ottenere migliaia di click e condivisioni utilizzando la rabbia della nuova






Il titolo è volutamente provocatorio, ma comincio questo ragionamento con delle considerazioni di natura filosofica e sociologica. Innazitutto dal concetto di vero e falso sul quale si basa l'algebra booleana: o uno uguale a vero o zero uguale a falso. Nella mente umana gli opposti hanno cittadinanza ed è opportuno individuarli prima di rendersi conto che tra l'uno e l'altro ci sono molteplicità di grigio che devono essere valutate per tutte le attività che richiedono scelte.
Nella vita ci sono delle questioni che si affrontano in "modo bina-
rio”, come ad esempio decidere se in un dato momento si vuole uscire di casa per un tragitto qualunque o rimanere a casa per leggere o fare del bricolage; questa scelta che riguarda un tempo limitato ed ha impatti minimi sulla nostra storia si fa improvvisando.
Se invece parliamo di scelte più impegnative che devono basarsi su pareri soggettivi, ciascuno di noi deve valutare gli elementi che ha di fronte per farsi una opinione di quanto di vero c'è nei due estremi delle idee circolanti ed arrivare a definire dove sta l'ago della bilancia, prima di decidere. Nei tempi attuali, i partiti sono ormai orientati a trattare il dibattito politico come un confronto tra opinioni della curva sud contro quelle della curva nord nelle tifoserie del calcio, e non sono interessati a fornire opinioni logiche che orientino un giudizio autonomo dei singoli.
Nascono invece gli sforzi per indottrinare le persone in modo
da avere un successo elettorale, a dispetto degli interessi di un paese che ovviamente dovrebbe puntare a coltivare un equilibrio mediato di opinioni. Questo è il male del così detto “populismo” che è una degenerazione del concetto della agorà ateniese, dove fu sperimentata la democrazia per la prima volta nella storia umana.
Cosa è una bufala. I recenti successi elettorali del populismo in vari paesi del mondo hanno tirato in ballo una discussione su quali colpe avrebbe avuto recentemente Internet nel favorire il 




























































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































probabilmente è vero: ma vogliamo fucilarlo sul posto senza prove, senza processo, senza prima aver capito davvero? Vogliamo fucilarlo addirittura prima di aver pianto le vittime?
Le responsabilità, presunte o reali, non dovrebbero comunque impedire il linguaggio semplice del dolore. Le responsabilità non dovrebbero consentire, a macerie ancora calde nel gelo, questo fulmineo trasformarci in pubblici ministeri l'uno dell'altro. Noi giudichiamo anche chi soccorre nella tormenta, diciamo che è troppo superficiale, che è troppo lento eccetera. E lo facciamo dal salotto di casa, con accanto cibo caldo e volti amici.
Paradossalmente, soltanto la vignetta di Charlie Hebdo ha suscitato un moto di indignata reazione, ma questo, se pensiamo, più che catartico è patetico: perché la risposta non dovrebbe essere il nazionalismo in odio ai francesi, verso i quali, si sa, non nutriamo grande simpatia.
Non si è giocata una partita di pallone. Due decine di persone hanno smesso di respirare. E noi, che non sappiamo esprimere dolore abbaiamo generica mente alla luna la disfatta dei sentimenti di umanità.








successo dei populisti e sono state tirate in ballo le reti sociali, a partire da Facebook, per non discriminare tra informazioni vere da informazioni false che circolano nella loro piattaforma. Sono quelle che chiamiamo “bufale”, cioè informazioni che sono artefatte e ripetute in continuazione per farle credere vere da parte di un maggior numero possibile di elettori. E orientarne il voto.
Internet è stata un fenomeno che ha favorito la pubblicazione e la circolazione di notizie senza intermediazione come nei decenni scorsi è successo nei media tradizionali quali la radio, la televisione e la carta stampata. Appare ovvio che gli attori della reti sociali, con Facebbok in testa, non dovrebbero agire in modo da filtrare le informazioni classificate come “bufale” poiché questo sarebbe equiparabile ad una censura ma, almeno, dovrebbero segnalare una sorta di “cartellino giallo” segnalando che certe informazioni sono classificabili come bufale, in modo che i lettori possano almeno domandarsi se sia opportuno credere in certe affermazioni dei politici.
Questa lodevole posizione dovrebbe ovviamente essere accompagnata da simili atteggiamenti dei media tradizionali che si trovano di fronte ad una situazione nella quale l'Internet sembra avere influenza crescente nelle intenzioni di voto dei cittadini. Non sorprende che nelle recenti dichiarazioni di politici italiani si siano in questi giorni palesate opinioni diverse su quanto sta cercando di fare Facebook a livello globale insieme ad altri Over The Top; cito le recenti dichiarazioni del garante antitrust Giovanni Pitruzzella, del ministro della giustizia Andrea Orlando, del sottosegratario del MISE Antonello Giacomelli e di Beppe Grillo del movimento 5 stelle.
Questo ultimo in particolare ha parlato di inaccettabile censura della rete Internetproposta dagli altri qui menzionati. Mi pare evidente che tale movimento fa largo uso della così detta “democrazia in Internet” la quale diffonde anche informazioni in abbondanza poco credibili.






































































































































































































































































































































plebe digitale (le "legioni di imbecilli" raccontate da Umberto Eco) per fare soldi. Ormai quasi tutti hanno un profilo Facebook, anche quelli che a stento sanno scrivere in italiano e non hanno mai letto un libro. È quindi facile raggirare con una finta notizia pubblicata su un finto giornale chi non ha mai aperto un giornale vero. E sono in tanti. Se vogliamo, volendo estremizzare, è un po' come l'immissione di titoli volatili sui mercati finanziari.
Un casus belli fu quello di Gianluca Lipani, giova
nissimo studente della






Il movimento quindi vede in queste azioni sui contenuti, che sono volte a proteggere gli utenti della rete, come censura ai loro danni. La storia dovrebbe insegnare anche a loro che gli stati che nei secoli scorsi hanno provato a lasciare arrivare ai cittadini solo informazione filtrata dal regime non hanno avuto vita lunga.
Considerazione finale: facciamo sì, da qui in avanti, che internet possa essere strumento non solo per far circolare una quantità di informazione che non ha mai avuto precedenti nella storia, ma che esistono anche ausili per un primo giudizio








































































































































































































































sulle informazioni che tutti gli utenti possano vedere. Solo in questo modo si potrà fare sì che la rete Internet possa essere strumento per la crescita culturale della comuntià degli utenti e per la democrazia.
Concludendo, Internet ha colpa nell'affermarsi dei populismi? In parte sì ma a questo punto occorre che anche i media tradizionali si adeguino per non essere scavalcati dalla transnazionalità, la velocità di trasmissione dell'Internet e la disintermediazione delle informazioni che circolano. Quindi, se la tendenza di certi processi è quella di avvicinare i costumi delle partite di calcio, i media tradizionali dovrebbero fornire elementi informativi frutto di processi di elaborazione delle idee e in questo diventerebbero parte integrante dell'insieme dei nuovi media dove Internet gioca una parte di assoluto rilievo. E non si può tornare indietro. Queste mie considerazioni non hanno partigianeria politica ma provengono da una analisi sociale che va attentamente analizzata per fare sì che la rete sia positiva per futuri sviluppi della società.













provincia di Caltanissetta, denunciato dalla polizia postale per istigazione alla discriminazione razziale. Sul suo sito di "informazione", senzacensura.eu, diffondeva notizie fasulle dove i protagonisti negativi erano solitamente gli immigrati, presentate con titoli roboanti del tipo: "Napoli, ospitano un pakistano a cena: stupra la figlia e viene picchiato dal padre". Il sito, poi chiuso, si appoggiava a gruppi Facebook appositamente creati e che in breve tempo raggiungevano decine di migliaia di "like".
Il problema diventa più serio quando ad inseguire la bufala è il giornale "titolato". L'esercizio si sta purtroppo diffondendo perché anche i grandi gruppi editoriali stanno velocemente cedendo alla tentazione del "click facile", soprattutto quegli editori dei giornali più "politicizzati" che pescano spesso dallo stesso target dei siti di bufale. Accade così che ci si trovi di fronte a notizie dove la fonte è descritta con frasi ambigue del tipo "sui social si parla da giorni solo di questo..." e simili. In questi casi - duole dirlo - è palpabile la colpevole assenza dell'Ordine dei Giornalisti, che forse dovrebbe intervenire di più su certi contenuti.
Ma come ci si può difendere dalle bufale?Verrebbe da dire che l'ideale sarebbe costruirsi delle difese naturali che passano inesorabilmente per la vita reale. Più rapporti interpersonali con scambi di opinioni, qualche libro in più (soprattutto i classici) e magari leggere ogni tanto qualche giornale cartaceo, dove la pubblicizzazione delle bufale è ancora meno diffusa perché è più facile incorrere in contestazioni e atti legali (sul web spesso basta far sparire la news).
Restando invece nel recinto del web, sarebbe buona abitudine quella di verificare le notizie, specie quelle dai titoli più "aggressivi" pubblicate da siti con nomi un po' strani, andando a vedere se i maggiori quotidiani o le maggiori agenzie di stampa parlano della cosa. Non si tratta di consultare "la stampa di regime" come potrebbe pensare qualcuno, semplicemente di non cadere in un tranello. Ci sono poi siti di volenterosi come "bufale un tanto al chilo" che smascherano molte notizie fasulle. In quel caso l'ideale sarebbe di commentare la fake news con il link che ne svela la falsità, per evitare che altri utenti ci caschino.
Concludendo. Come spesso si racconta la rete è una grande opportunità, anche di guadagno personale. Ma come tutto ciò che si fonda sul libero mercato può agevolare i malintenzionati che lucrano sull'altrui ingenuità e che vendono il classico "pacco" all'utente debole.


























E così la bufala ha alimentato una tragedia che già da sola era enorme. Basta leggere la trascrizione del colloquio tra quel cittadino e la funzionaria della prefettura per capire come il "clima" che gira in rete abbia determinato una grave sottova-
lutazione da parte della funzionaria: "questa storia gira da stamattina. I vigili del fuoco hanno fatto le verifiche a Rigopiano, é crollata la stalla dei (...).". Tralasciamo per il momento il prima (un albergo edificato e ristrutturato ampiamente sui relitti solidi depositati dalle precedenti valanghe) e tralasciamo pure che finora nessuno ha detto se la strada d'accesso sia  privata, comunale o provinciale (e quindi a chi toccava tenerla sgombra della neve...).
Complessivamente ne esce un quadro di un'Italia tremendamente IGNORANTE (e non parliamo di eventuale corruzione perchè finora non c'é fumo) che va avanti tanto al pezzo  sperando che il buondio regga lo stellone. Stavolta non l'ha retto. Due volte. Prima il terremoto e poi la neve che poi non pare così eccezionale se  vediamo le vecchie immagini su google earth.
Questa tragedia é l'immagine dell'Italia che dorme e non ragiona e nemmeno sa quel che combina. Un menefreghismo di massa ragion per cui il primo problema é stabilire i confini dei propri diritti, poi contrattare in riduzione quelli dei propri doveri, alla fine é caduta la valanga. Come nel 1930. Come documentato nella "mappa geomorfologica dei bacini idrografici della Regione Abruzzi del 1991.
Un'Italia messa così ai più alti livelli -non la massaia che accudisce il pollame su una baita dell'Appennino- é un'Italia che "beve" ogni stronzata che la televisione (prima) e la rete (adesso) sparano quotidianamente per ragioni di qualche lucro: economico o politico o entrambi contemporaneamente.
Un'Italia che non legge e non studia e quindi non sa e non vuole nemmeno verificare- sempre attarverso la rete- se la prima notizia é confermata da una seconda e da una terza e da una quarta. Cioè non sa e non vuole nemmeno prendersi cura di se stessa.
La nostra pagina iniziale porta molti collegamenti a siti ma é proprio attraverso la moltitudine  degli stessi che si consente una verifica incrociata della notizia. Noi cerchiamo di fare questo blog  attarverso una pluralità di voci"controllate". Lo faccia anche il lettore perchè non dispensiamo verità a priori.










































































































































































































































































1- I soccorsi a Rigopiano;
2 - Tortura in Siria;
3 - Fuga da Aleppo;
4 - La cattura del terrorista di Istambul;
5 - Manifesto per Regeni


































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































http://www.repubblica.it/cronaca/2017/01/24/news/rigopiano_la_telefonata_la_funzionaria_la_valanga_sull_albergo_inventata_da_imbecilli_-156725715/?ref=HRER3-1