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Nonostante
una disoccupazione sotto il 5% accompagnata da una crescita
insignificante dell'1,6% ed una inflazione dell'1,2% un paese di
320 milioni di abitanti segnala un paese che viaggia al minimo. Poi,
sicuramente, se si va ad esaminare nei dettagli questa modestissima
crescita dell'1,6%, sta tutta al di fuori della portata della maggior
parte dei cittadini.
Da qui nasce la sconfitta dei democratici.
Inutile cercare nelle male parole e nel sessismo del tipico maschio
bianco USA le ragioni di una vittoria netta e schiacciante di Trump. E
proprio la dimostrata incapacità
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L'elezione
di Trump ci dice anche che l'America non è uscita dalla crisi economica
nonostante quel che si vorrebbe dimostrare coi numeri. Come non ne
uscita è l'Ue.
Il mondo occidentale non ha ancora compreso che i tempi
dell'imperialismo sono finiti perché in nessun paese dell'occidente
possono esistere operai che fabbricano gli iphone pagati un tozzo di
pane all'ora e con la certezza di morire entro i 50 anni mentre la sola
azienda che li ha progettati e li fa costruire incamera esentasse cento
volte di più.
Trump non sarà quello che riporta negli USA la produzione degli iphone.
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Ipocriti
che si accontentano di uno stipendio e una pensione pagati in gran
parte a debito. Ipocriti che accolgono tutte le migrazioni e poi non
sanno ne gestirle ne che farne: e il perché l'abbiamo detto sopra.
Fascisti che le respingono del tutto e ipocriti che le accolgono altrettanto del tutto.
Mi pare che il mondo abbia compreso e sia diventato capace del proprio
sviluppo e quello ancora «fuori dal giro» verrà presto coinvolto
nell'operazione: vedi i grandi acquisti di terreni da parte della
Cina in Africa. Che è comunque una forma di esproprio
imperialista ma è uno dei tanti (cattivi)
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rispetto a tutto il resto.
Ancora oggi l'Italia non ha deciso se vuole continuare a produrre
acciaio e metalli più nobili (alluminio ottone rame ecc ) oppure vuole
approfittare del dumping sui prezzi dei cinesi mandando a spasso
qualche migliaia di operai italiani. Non ha deciso nulla sul trasporto
locale e lascia che ciascuna città e regione vada per conto proprio. Ha
spezzettato in 20 regioni il SSN come se un'ernia altoatesina fosse
differente da quella nel trapanese.
Ovviamente laddove alligna la malapianta del buonismo piagnone quando
non corrotto cresce anche l'edera dell'ipocrisia e poi la sinistra si
stupisce se i 5S bastonano il sistema «PD-Fassino» a Torino e il PD a
Roma o Livorno fino allo sperduto comune di Pisticci.
Si. Il mondo non é più dei buoni e degli ipocriti ma la sinistra deve
trovare dentro di se gente che abbia intelligenza nervo e sincerità.
Che si renda conto che senza lavoro e senza reddito la gggente si ribella.
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I lavoratori americani dimenticati dai democratici.
Democratici e lavoro. Il partito democratico ha smesso da molto tempo
di considerare i lavoratori la propria base elettorale, e ha
contribuito a rendere più deboli e subalterne le loro organizzazioni.
Barack Obama aveva promesso di eliminare alcune delle strettoie
burocratiche che ostacolano la libera scelta di iscriversi al
sindacato, ma una volta eletto se ne è dimenticato. In altre parole - e
lo ha scritto molto bene in un libro recente Thomas Frank - se tanta
parte della classe operaia è finita in braccio prima a Reagan e poi a
Trump è anche perché quelli che erano i loro referenti storici ce
l'hanno buttata
Una delle cose più sconcertanti dell'interminabile campagna elettorale
americana è il modo in cui i media e gran parte del campo democratico
hanno proiettato un'immagine dei presunti elettori di Trump come
totalmente alieni, altri da sé.
Lasciamo perdere il fatto che questo stereotipo – bianchi, proletari,
maschi, ignoranti – non rende conto della base elettorale del candidato
repubblicano, che è sfortunatamente molto più vasta e comprende settori
non trascurabili di classe media (nel senso europeo) che si sente
precaria e a rischio, precisamente come i siderurgici di Youngstown, e
come loro reagisce.
Quello che sconcerta è il fatto che finché hanno fatto comodo queste
figure – bianchi, anglosassoni, protestanti, lavoratori, residenti
dell'America profonda… – sono stati per secoli identificati come la
spina dorsale dell'America. Allontandoli da sé come l'altro assoluto,
l'America liberale cancella in realtà una parte di sé, e quindi una sua
pesante responsabilità in quello che queste persone sonodiventate.
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Come
dice Bruce Springste en, l'establishment liberal è diventato abbastanza
ricco da non ricordarsi più come si chiamano. Non se lo ricordano anche
perché hanno sempre fatto in modo di non conoscerlo.
Ricordo, guardando la televisione in casa di famiglie di minatori
(bianchi e neri) in Kentucky, di essermi domandato: ma come mai facce
come quelle di questa gente non si vedono mai in televisione?
Qualche tempo dopo, a Boston, la televisione accompagnava la notizia
(breve e in fine di telegiornale) di un drammatico sciopero di minatori
in Kentucky con una mappa – come faremmo noi per un'inondazione in
Bangladesh – necessaria per far capire agli spettatori dove si trovano
quei luoghi esotici e sconosciuti.
Questi hillbillies montanari sono stati di volta in volta l'immagine
romantica (e inventata) del «puro sangue anglosassone», e quella
(altrettanto inventata) del selvaggio stupratore di Un tranquillo
week-end di paura. Poveri da aiutare e compatire perché incapaci di
farlo da sé, o incontrollabili contrabbandieri di whisky clandestino
(oggi, di marijuana).
Adesso le miniere chiudono, il carbone che è stato la loro vita, il
loro orgoglio e la loro identità non è più l'energia che manda avanti
l'America ma minaccia per l'ambiente (per questo si sono convinti che
Obama sta facendo «la guerra contro il carbone» e nessuno –
assolutamente nessuno – si è preoccupato di pensare che cosa faranno e
di proporgli altre strade, altre possibilità.
I reportage del New York Times parlano di loro con lo stupore di chi si
inoltra nel cuore sconosciuto di un continente alieno. Sanno benissimo
che non sarà certo con Trump che magicamente si
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riapriranno i posti di lavoro in miniera, ma – molti, non tutti – lo voteranno, se non altro, per frustrazione.
Eppure, non sarebbe inevitabile.
Queste stesse realtà sono state la punta di diamante del sindacalismo
americano (la loro canzone, Which Side Are You On?, da che parte stai?,
la cantavano a Occupy Wall Street); è partita da qui, in West Virginia,
nel più povero bianco e minerario di tutti gli stati, l'ondata che
portò Kennedy alla presidenza.
Sono affetti dal razzismo, come tanta parte dell'America; eppure è
stato il loro sindacato il primo a trattare bianchi e neri come uguali
sul posto di lavoro.
Ma a partire almeno dagli anni '70 il sindacato li ha abbandonati,
convinto che l'unico modo di salvare qualche posto di lavoro sia di
allinearsi alle strategie aziendali che distruggono sia l'occupazione,
sia l'ambiente.
Il partito democratico ha smesso da molto tempo di considerare i
lavoratori la propria base elettorale, e ha contribuito a rendere più
deboli e subalterne le loro organizzazioni. Barack Obama aveva promesso
di eliminare alcune delle strettoie burocratiche che ostacolano la
libera scelta di iscriversi al sindacato, ma una volta eletto se ne è
dimenticato. In altre parole – e lo ha scritto molto bene in un libro
recente Thomas Frank – se tanta parte della classe operaia è finita in
braccio prima a Reagan e poi a Trump è anche perché quelli che erano i
loro referenti storici ce l'hanno buttata.
I «Reagan Democrats» e i «Trump Republicans» sono in buona parte una
creazione dei liberals. Eppure non sarebbero irrecuperabili: i sondaggi
mostravano che almeno una parte degli elettori di Trump sarebbe stata
disponibile a votare per Sanders, che se non altro dava l'impressione
di parlare anche a loro –
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e gli diceva cose molto diverse da Trump.
Adesso è fatta, e spero che prevarrà il male minore (ma non per questo
trascurabile). Ma poi non è che questa gente sparirà. Più i sistemi
elettorali negano rappresentanza a marginali e scontenti, più la
scontentezza prenderà altre forme, si manifesterà in altri modi.
C'è una memorabile battuta di Pogo, lo storico cartoon di Walt Kelly:
«Certo che sono a favore delle libertà accademiche. La mia libertà è
esclusivamente accademica!». Minatori del West Virginia e siderurgici
di Youngstown continueranno a vivere nel paese dei liberi, ad avere il
diritto di voto, di parola, di religione…Ma sempre più si rendono conto
che sono diritti accademici, che quando li usano loro non hanno nessun
impatto – per forza che si attaccano al diritto di possedere armi,
pressoché l'unico diritto costituzionale che possono concretamente
esercitare. Non credo che le minacce (non tanto) velate di insurrezioni
e rivolte armate ventilate dai seguaci di Trump siano realistiche,
anche se sono sicuro che ci sarà un incremento generalizzato della
violenza.
Se non cominciamo subito a imparare di nuovo i nomi di queste persone
dimenticate e stigmatizzate, a rivolgerci a loro come a cittadini con
diritti che contano qualcosa, succederà qualcosa di più grave e più
profondo: un allontanamento crescente di sempre più cittadini dalle
istituzioni della democrazia; un accentuarsi del potere oligarchico di
cui sono già adesso rappresentativi, sia pure in modi diversi, entrambi
i candidati. Con esiti imprevedibili negli anni a venire.
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