NUMERO 253 - PAGINA 2 - LA VITTORIA DI TRUMP


















































































































Nonostante una disoccupazione sotto il 5% accompagnata da una crescita insignificante dell'1,6%  ed una inflazione dell'1,2% un paese di 320 milioni di abitanti segnala un paese che viaggia al minimo. Poi, sicuramente, se si va ad esaminare nei dettagli questa modestissima crescita dell'1,6%, sta tutta al di fuori della portata della maggior parte dei cittadini.
Da qui nasce la sconfitta dei democratici.
Inutile cercare nelle male parole e nel sessismo del tipico maschio bianco USA le ragioni di una vittoria netta e schiacciante di Trump. E proprio la dimostrata incapacità



L'elezione di Trump ci dice anche che l'America non è uscita dalla crisi economica nonostante quel che si vorrebbe dimostrare coi numeri. Come non ne uscita è l'Ue.
Il mondo occidentale non ha ancora compreso che i tempi dell'imperialismo sono finiti perché in nessun paese dell'occidente possono esistere operai che fabbricano gli iphone pagati un tozzo di pane all'ora e con la certezza di morire entro i 50 anni mentre la sola azienda che li ha progettati e li fa costruire incamera esentasse cento volte di più.
Trump non sarà quello che riporta negli USA la produzione degli iphone.




Ipocriti che si accontentano di uno stipendio e una pensione pagati in gran parte a debito. Ipocriti che accolgono tutte le migrazioni e poi non sanno ne gestirle ne che farne: e il perché l'abbiamo detto sopra.
Fascisti che le respingono del tutto e ipocriti che le accolgono altrettanto  del tutto.
Mi pare che il mondo abbia compreso e sia diventato capace del proprio sviluppo e quello ancora «fuori dal giro» verrà presto coinvolto nell'operazione: vedi i grandi acquisti di terreni da parte della Cina  in Africa. Che è comunque una forma di esproprio  imperialista ma è uno dei tanti (cattivi)



rispetto a tutto il resto.
Ancora oggi l'Italia non ha deciso se vuole continuare a produrre acciaio e metalli più nobili (alluminio ottone rame ecc ) oppure vuole approfittare del dumping sui prezzi dei cinesi mandando a spasso qualche migliaia di operai italiani. Non ha deciso nulla sul trasporto locale e lascia che ciascuna città e regione vada per conto proprio. Ha spezzettato in 20 regioni il SSN come se un'ernia altoatesina fosse differente da quella nel trapanese.
Ovviamente laddove alligna la malapianta del buonismo piagnone quando non corrotto cresce anche l'edera dell'ipocrisia e poi la sinistra si stupisce se i 5S bastonano il sistema «PD-Fassino» a Torino e il PD a Roma o Livorno fino allo sperduto  comune di Pisticci.
Si. Il mondo non é più dei buoni e degli ipocriti ma la sinistra deve trovare dentro di se gente che abbia intelligenza nervo e sincerità.
Che si renda conto che senza lavoro e senza reddito la gggente si ribella.






















































































































































































































































































































































































































































































del c.d. ceto intellettuale a capire che l'America popolare sta andando se non a rotoli certamente male o malissimo.
Da almeno otto anni senza vedere un orizzonte positivo.
A questo si accompagna la sensazione di un NON-ruolo degli USA nel contesto mondiale al posto di un IPER ruolo di Putin un po' dappertutto. La sensazione che nel Medio Oriente il pallino delle decisioni non è in mano all'America ma a qualcun altro che dell'America se ne fa un baffo.
Il quadro economico interno e quello politico internazionale sono stati la miccia della sconfitta dei democratici.

La vittoria di Trump alla presidenza degli Stati Uniti dice alla sinistra (italiana e internazionale) che nella crisi il mondo non è dei fiacchi e degli ipocriti. Non è soprattutto quello dei garantiti dallo stipendio e dalla pensione pagati a debito dallo stato.
Che poi sia Trump quello che ne cambierà direzione ci sono dubbi al cento per cento ma questo lo proveremo via via nei prossimi quattro anni. Come del resto abbiamo provato una Thatcher, stiamo provando la coppia Merkel-Schaube , stiamo assistendo silenziosi alla deriva fascista di Erdogan, abbiamo un Putin e i governatori fascisti dell'ex colonie sovietiche. Stiamo assistendo impavidi al caos spagnolo e ne abbiamo creato moltissimo nel Nord Africa a partire dalla Libia per finire con la Siria e quello che marcisce ancora attorno a monte ed nella valle della civiltà mondiale (Iraq).
Il buonismo non ha pagato e non paga più. Non siamo all'armatevi e partite ma siamo sul confine oltre il quale ci consegnamo al fascismo di massa.




































































































































































































Nemmeno quello che riporta negli USA le fabbrichette di t-shirt dalla Cina. Nemmeno le fabbriche di frigoriferi e lavatrici domestiche.
Lo stesso vale per l'Ue e ovviamente per l'Italia.
E' assolutamente certo che la maggioranza degli elettori di Trump non vestano nemmeno vero Made in USA ma siano vestiti da capo a piedi di cineserie. Cioè votano Trump per salvare l'America facendo lavorare i cinesi e arricchendo gente che dell'America se ne frega assolutamente: da google ad amazon ad alibaba e via elencando.
Certo all'Occidente resta ancora (per poco, temo) il bandolo della ricerca  nei settori strategici ma se l'Occidente non riesce o non vuole tassare quelli che si arricchiscono e fanno scomparire il malloppo,è certo che Cina, India, sudAmerica le copino e duplichino  i brevetti senza pagare diritti.
Il mondo non è e non sarà più buoni e degli ipocriti.




motori dello sviluppo capitalista: quei poveri negretti si accontenteranno di un misero salario ma non morranno più di fame e di guerra perché i nuovi padroni hanno bisogno di tranquillità e la sanno dare o imporre. Oltre al fatto che la pancia piena è un primo strumento di pacificazione.

Passando dalla cucina internazionale a quella nazionale e nostrana vediamo che la ferocissima polemica di un Bersani verso un Renzi sia anch'essa il segno che il futuro non è dei buoni e degli ipocriti. Mica che il Renzi vada di carezze: sia chiaro. Il fatto è  che l'Italia è un paese senza una politica economica, del tutto abbandonata (la poca esistente) al mercato.
 Ci sono imprese (poche) che ce l'hanno fatta a collocarsi nel contesto internazionale  (e quindi dell'Italia ormai si curano il poco necessario) ma ci mancano imprese che per dimensione e forzariescono ad essere trainanti




























































































































































































































































































































































































































































































































































http://ilmanifesto.info/i-lavoratori-americani-dimenticati-dai-democratici/





















I lavoratori americani dimenticati dai democratici.
Democratici e lavoro. Il partito democratico ha smesso da molto tempo di considerare i lavoratori la propria base elettorale, e ha contribuito a rendere più deboli e subalterne le loro organizzazioni. Barack Obama aveva promesso di eliminare alcune delle strettoie burocratiche che ostacolano la libera scelta di iscriversi al sindacato, ma una volta eletto se ne è dimenticato. In altre parole - e lo ha scritto molto bene in un libro recente Thomas Frank - se tanta parte della classe operaia è finita in braccio prima a Reagan e poi a Trump è anche perché quelli che erano i loro referenti storici ce l'hanno buttata

Una delle cose più sconcertanti dell'interminabile campagna elettorale americana è il modo in cui i media e gran parte del campo democratico hanno proiettato un'immagine dei presunti elettori di Trump come totalmente alieni, altri da sé.
Lasciamo perdere il fatto che questo stereotipo – bianchi, proletari, maschi, ignoranti – non rende conto della base elettorale del candidato repubblicano, che è sfortunatamente molto più vasta e comprende settori non trascurabili di classe media (nel senso europeo) che si sente precaria e a rischio, precisamente come i siderurgici di Youngstown, e come loro reagisce.
Quello che sconcerta è il fatto che finché hanno fatto comodo queste figure – bianchi, anglosassoni, protestanti, lavoratori, residenti dell'America profonda… – sono stati per secoli identificati come la spina dorsale dell'America. Allontandoli da sé come l'altro assoluto, l'America liberale cancella in realtà una parte di sé, e quindi una sua pesante responsabilità in quello che queste persone sonodiventate.



Come dice Bruce Springste en, l'establishment liberal è diventato abbastanza ricco da non ricordarsi più come si chiamano. Non se lo ricordano anche perché hanno sempre fatto in modo di non conoscerlo.
Ricordo, guardando la televisione in casa di famiglie di minatori (bianchi e neri) in Kentucky, di essermi domandato: ma come mai facce come quelle di questa gente non si vedono mai in televisione?
Qualche tempo dopo, a Boston, la televisione accompagnava la notizia (breve e in fine di telegiornale) di un drammatico sciopero di minatori in Kentucky con una mappa – come faremmo noi per un'inondazione in Bangladesh – necessaria per far capire agli spettatori dove si trovano quei luoghi esotici e sconosciuti.
Questi hillbillies montanari sono stati di volta in volta l'immagine romantica (e inventata) del «puro sangue anglosassone», e quella (altrettanto inventata) del selvaggio stupratore di Un tranquillo week-end di paura. Poveri da aiutare e compatire perché incapaci di farlo da sé, o incontrollabili contrabbandieri di whisky clandestino (oggi, di marijuana).
Adesso le miniere chiudono, il carbone che è stato la loro vita, il loro orgoglio e la loro identità non è più l'energia che manda avanti l'America ma minaccia per l'ambiente (per questo si sono convinti che Obama sta facendo «la guerra contro il carbone» e nessuno – assolutamente nessuno – si è preoccupato di pensare che cosa faranno e di proporgli altre strade, altre possibilità.
I reportage del New York Times parlano di loro con lo stupore di chi si inoltra nel cuore sconosciuto di un continente alieno. Sanno benissimo che non sarà certo con Trump che magicamente si



riapriranno i posti di lavoro in miniera, ma – molti, non tutti – lo voteranno, se non altro, per frustrazione.
Eppure, non sarebbe inevitabile.
Queste stesse realtà sono state la punta di diamante del sindacalismo americano (la loro canzone, Which Side Are You On?, da che parte stai?, la cantavano a Occupy Wall Street); è partita da qui, in West Virginia, nel più povero bianco e minerario di tutti gli stati, l'ondata che portò Kennedy alla presidenza.
Sono affetti dal razzismo, come tanta parte dell'America; eppure è stato il loro sindacato il primo a trattare bianchi e neri come uguali sul posto di lavoro.
Ma a partire almeno dagli anni '70 il sindacato li ha abbandonati, convinto che l'unico modo di salvare qualche posto di lavoro sia di allinearsi alle strategie aziendali che distruggono sia l'occupazione, sia l'ambiente.
Il partito democratico ha smesso da molto tempo di considerare i lavoratori la propria base elettorale, e ha contribuito a rendere più deboli e subalterne le loro organizzazioni. Barack Obama aveva promesso di eliminare alcune delle strettoie burocratiche che ostacolano la libera scelta di iscriversi al sindacato, ma una volta eletto se ne è dimenticato. In altre parole – e lo ha scritto molto bene in un libro recente Thomas Frank – se tanta parte della classe operaia è finita in braccio prima a Reagan e poi a Trump è anche perché quelli che erano i loro referenti storici ce l'hanno buttata.
I «Reagan Democrats» e i «Trump Republicans» sono in buona parte una creazione dei liberals. Eppure non sarebbero irrecuperabili: i sondaggi mostravano che almeno una parte degli elettori di Trump sarebbe stata disponibile a votare per Sanders, che se non altro dava l'impressione di parlare anche a loro –



e gli diceva cose molto diverse da Trump.
Adesso è fatta, e spero che prevarrà il male minore (ma non per questo trascurabile). Ma poi non è che questa gente sparirà. Più i sistemi elettorali negano rappresentanza a marginali e scontenti, più la scontentezza prenderà altre forme, si manifesterà in altri modi.

C'è una memorabile battuta di Pogo, lo storico cartoon di Walt Kelly: «Certo che sono a favore delle libertà accademiche. La mia libertà è esclusivamente accademica!». Minatori del West Virginia e siderurgici di Youngstown continueranno a vivere nel paese dei liberi, ad avere il diritto di voto, di parola, di religione…Ma sempre più si rendono conto che sono diritti accademici, che quando li usano loro non hanno nessun impatto – per forza che si attaccano al diritto di possedere armi, pressoché l'unico diritto costituzionale che possono concretamente esercitare. Non credo che le minacce (non tanto) velate di insurrezioni e rivolte armate ventilate dai seguaci di Trump siano realistiche, anche se sono sicuro che ci sarà un incremento generalizzato della violenza.
Se non cominciamo subito a imparare di nuovo i nomi di queste persone dimenticate e stigmatizzate, a rivolgerci a loro come a cittadini con diritti che contano qualcosa, succederà qualcosa di più grave e più profondo: un allontanamento crescente di sempre più cittadini dalle istituzioni della democrazia; un accentuarsi del potere oligarchico di cui sono già adesso rappresentativi, sia pure in modi diversi, entrambi i candidati. Con esiti imprevedibili negli anni a venire.