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Quattro
miliardi di euro all'anno. Sono i costi sostenuti dallo Stato per
riparare i danni provocati dai terremoti degli ultimi 50 anni. Secondo
Paolo Riva, docente di Tecnica delle costruzioni all'università degli
studi di Bergamo e vice presidente dell'associazione Isi – Ingegneria
sismica italiana, è questo il dato da cui partire per capire quali
politiche dovrebbero essere messe in campo per incentivare gli adegua
menti antisismici del patrimonio immobi -liare degli italiani: “Quei
quattro miliardi di euro spesi in media ogni anno dalle casse pubbliche
possono essere visti come il costo della mancata prevenzio ne”. Il problema che subi -to si pone é dove indirizzare gli
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“Concedere la detra -zione fiscale solo quando le opere
in campo energetico sono eseguite insie -me a opere di ade -guamento
antisis -mico. Oppure rende -re obbligatoria per tutti gli immobili
un'assicurazione sui danni da sisma”. Solo così il proprietario
di un immobile sarebbe convinto a intervenire sulle strutture, a fronte
di uno sconto sulla polizza. E a quel punto, in caso di sisma, i danni
sarebbero minori e i costi di ricostruzione peserebbero sulle casse
della compagnia anziché su quelle dello Stato.
Gli incentivi ai privati oltre che fiscali, potrebbero anche prendere
la forma di un prestito da parte delle casse pubbliche, per esempio con
le modalità
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costituito da Cassa depositi e prestiti finan zia l'intervento per
poi rientrare dell'investi -mento grazie all'eco bonus e ai rimborsi
versati dai proprietari con le bollette degli anni successivi.
“Ci sono interventi di adeguamento antisis -mico abbastanza economici che con -sentono di ottenere significativi migliora
-menti in caso di sisma, soprattutto in edifici di pietra analo
-ghi a quelli crollati ad Amatrice e negli altri centri colpiti dal
terremoto del 24 agosto. Le opere di incatenamento, per esempio, hanno
un costo di circa 100 euro al metro quadro e incidono sulla vulne -rabilità dell'edificio in modo significativo, consentendo a una
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norme antisismiche valide oggi nelle zone ad alta pericolosità, ndr)”.
Quello dell'assicura -zione obbligatoria resta un argomento delicato: “Sarebbe percepita come una nuova imposta sul patrimonio immobi liare”,
osserva Riva. Ma questa soluzione sarebbe in ogni caso più efficace di
altre proposte, come quella di rendere obbligatorio un fascicolo del
fabbricato che oltre ai documenti relativi agli interventi di
manutenzione includa i risultati di una verifica sismica: “I costi
sarebbero eleva ti, molto maggiori di quelli della certifica zione
energetica oggi obbligatoria per gli immobili messi sul mercato.
Se una verifica sismica su un edificio è fatta in modo serio, con tanto di rilievo,
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Le
immagini che accompagnano l'intervista di Paolo Franco all'ing. Paolo
Riva nelle 4 colonne di sinistra sono tratte dal sito dell'azienda
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www.bossong.it. La Bossong è nata a Curno e poi se n’è andata senza che
alla politica importasse più di tanto, in quel di Grassobbio. Stesso
percorso della Tesmec. Incredibile come un comune non abbia mosso
un dito per la perdita di due aziende che oggi sono leader
internazionali nei propri settori.
Le prime quattro foto delle colonne a sinistra sono della Chiesa del
Carmine in Città Alta dove la Bossong ha lavoratto per la messa in
sicurezza di una parte dell'abside. Uno dei mille e mille lavori dove
sono state usate le sue tecniche e i suoi prodotti.
E’ interessante leggere la storia di questa azienda perché non è solo
quella di un abile industriale che con le sue attività ha spaziato
dalla Lombardia alla Toscana e adesso ha messo piede anche in Germania,
diventando leader nel proprio settore.
Da un’attività prevalentemente legata alla meccanica leggera, con
l’avvento della chimica l’azienda ha sviluppato le sinergie tra i due
rami ampliandone le destinazioni, come si legge nel suo sito.
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Bisogna dare credito
all'ing. Riva - magari con qualche generoso aumento dei costi indicati-
ma tutto il ragionamentoè impostato
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sul prima del sisma e non sul post terremoto. E genera un bel brivido
l'affermazione che le soluzioni possono-potrebbero ridurre del 30-60% i
danni ai fabbricati e quindi la morte degli abitanti. Le murature
dei paesi antichi stanno in piedi non per la tenuta delle malte ma per
un miracoloso equilibrio fisico: se non li muovi non si
sbriciolano. E nemmeno le moderne tecniche con l'impiego di collanti
riescono a legare questi mucchi di sassi e sabbia terrosa
verticali. Li più che le braghe e le catene occorre la mano del
buondio, che spesso guarda altrove.
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Tutta la retorica del
ricostruire laddove é già crollato ieri mi pare una scelta senza fare i
conti non solo coi costi ma col futuro di quelle
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persone. Ricostruire Amatrice tal quale com'era con una edilizia
antisimica vuol dire RI-creare quel secondo cimitero che già si vede
nelle immagini di google: una infilata di serrande chiuse, una infilata
di tapparelle chiuse da terra a cielo.
E la in fondo l'orrendo pachiderma dell'ospizio con la sua pancia vuota
e magari si scoprirà domani che è anche l'unico edificio messo in
sicurezza meglio degli altri.
Amatrice come tanti altri paesi dei nostri «interni» sono paesi ormai
morti perché senza lavoro resti a casa tua solo se aspetti la morte.
Del resto il paese sopravviveva da quando è terminata l'agricoltura di
mera sopravvivenza: in un secolo la sua popolazione è passata da
10 a 4. L'inutile ospedale non si chiude con una motivazione falsa ma
dietro c'è una vera: è fonte di un po' di occupazione. La casa di
riposo, di un ente che non dovrebbe nemmeno esistere più, è
semi-deserto perché ci potrebbe venire sentirebbe di essere deportato
due volte… idem. C'è un po' di attività agricola e di albergo
ristorazione che sopravvive con la fama dell'amatriciana.
L'ambiente che oggi è un grande valore da spendere ma non è percepito
come una risorsa positiva. Come fa un comune a non disporre di piano
regolatore nel 2016?
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Soprattutto –dai discorsi delle persone- si comprende che l'animo sente il “focolare” ma non sente il “territorio”. |
Ed oggi se non senti quello sei perso perché le relazioni oggi sono
necessariamente multiple e disperse mentre quelle valli, quei monti,
quei due laghi artificiali, quell'insieme è “il tuo” mondo, il tuo
nuovo focolare da mettere in comune col resto del mondo che ne è privo.
Ieri veniva lo straniero e lo ricevevi in casa e gli preparavi da mangiare: diventava un altro della tua gente.
Un altro uguale a voi altri.
Oggi i romani o gli stranieri cercano “un ambiente” che a Roma non
hanno e quindi tu per vivere devi pensare a come condividere con lui
questo valore.
Ieri gli vendevi una stanza d'albergo e lui si accontentava di girare a
vuoto in paese e fuori a cercare funghi e storcere il naso davanti alle
cento chiese di una architettura minore minore assai rispetto a
quanto ti da una Roma.. Oggi devi essere in grado di vendergli un
insieme fatto di elementi che purtroppo ANCHE gli abitanti non
conoscono più. Non riconoscono gli alberi, gli arbusti, gli uccelli,
gli insetti, le stagioni esattamente come i cittadini romani.
Ad Amatrice non c'é solo un paese da ricostruire fisicamente, c'é da
capire e costruire UN modo di stare al mondo adesso che non può essere
più come quello di "una volta".
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investimenti:
“Non è sufficiente limitarsi a interventi nelle zone a elevata
pericolosità sismica. Lo ha dimostrato il sisma dell'Emilia Romagna,
che ha provocato danni ingenti in una zona a pericolosità moderata”.
Tuttavia una politica che punti ad adeguare tutto il patrimonio
immobiliare non ha senso, perché “troppo costosa”. Allora, ragio na
l'esperto, bisogna pensare a “incentivi
mirati a prevenire le situazioni di maggio re vulnerabilità. E la leva
fiscale sinora utilizzata dal governo non basta”. Le ultime
leggi di stabilità hanno previs -to l'ecobonus, una detrazione Irpef
che consente di recupe -rare in dieci anni il 65% di quanto speso non
solo in opere di riqualifica zione ener -getica, ma anche in lavori di
adeguamento struttu rale nelle zone ad alta pericolosità sismica.
Questi incen -tivi, però, hanno un problema: “Mentre un lavoro di efficienta
-mento energetico porta al privato un immediato risparmio nella
bolletta, per quanto riguarda i lavori di adegua -mento antisismico i
vantaggi ci sono solo nel momento in cui ci dovesse essere un
terremoto. La detra zione fiscale allora non è sufficiente a spingere
il proprie
-tario di casa a eseguire tali inter -venti”.
Per questo si può pensare a introdurre due misure diverse:
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analisi
strutturale e prove sui materiali, il costo per ogni appartamento di un
condominio si aggira attorno ai mille euro. Una spesa elevata che da un
lato consentirebbe di individuare le maggiori vulnerabilità di un
edificio, ma dall'altro non risolverebbe alcun problema se non
venissero eseguiti gli interventi eventual -mente ritenuti necessari”.
E poi c'è un altro punto, sottolinea Riva: “Se
un edificio non è stato progettato secondo le norme antisismiche, non
serve una verifica per dire che non resisterà a un terremoto”.
Il Fatto Quotidiano
Paolo Riva
Paolo Franco
25 agosto 2016
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