NUMERO 227 - PAGINA 2 - COME PERDERE IL REFERENDUM












































































































































Alessandro Giglioli risponde all'articolo Federico Rampini su La Repubblica del 16 agosto dove raccontava dei timori delle banche e investitori stranieri circa l'esito del referendum costituzionale di questo autunno.
Quei soggetti ovviamente sostengono il SI senza riflettere che finora hanno accumulato tanti di quegli errori e danni all'universo che anche la "casalinga di Voghera" non affiderebbe loro nemmeno la spesa quaotidiana, altro che il "budget" famigliare.
L'aspetto che più stupisce é che nessuno dei c.d. grandi politici levi la voce per invitarli a tacere.

L'idea che si va facendo avanti nel "popolino" é che nessuno di quelli che comandano, tranne la disperata sopravvivenza quotidiana, abbiano uno straccio di idea per fare ripartire il mondo.
Soprattutto l'idea che circola senza essere detta é che il meccanismo che prevedeva il mondo diviso tra chi sfrutta -l'Occidente- e chi subisce lo sfruttamento -l'Oriente e il Sud del mondo-  si stia in qualche modo sfasciando creando occasioni positive per una discreta parte del Sud del mondo (non di tutto ovviamente: vedi Centro Africa) ma nel contempo abbassando drasticamente anche il benessere diffuso cui era abituata gran parte della popolazione occidentale.

Un tempo questo ruolo di sfruttatori-sfruttati era in mano ai grandi paesi ed ai loro governi mentre oggi sembra passato nelle mani di poche grandi società che, anche con l'appoggio dei governi magari non il proprio- fanno il lavoro sporco e quello pulito.

Apple nel 2015 ha raggiunto quota 85 miliardi di euro di profitti occupando solo 92.600 persone, mentre negli anni Sessanta General Motors raggiungeva i 7 miliardi di dollari di ricavi dando però un salario a oltre 600.000 dipendenti. Questa è la prova che il capitale si è sostituito sempre più al lavoro e che per produrre ricchezza il denaro ha bisogno di meno individui. Ma sono proprio i consumi individuali a far crescere le economie mature come quella europea
L’economia digitale, oltre a mutare i rapporti di forza tra lavoro e capitale, ha infatti trasformato anche lo stesso principio di ricchezza, divenuto intangibile e meno controllabile, consistendo in larga parte in flussi informativi cui si collegano quelli finanziari.

E' in corso una dematerializzazione non solo dei beni, quali i derivati finanziari, i servizi alle famiglie e imprese o i dati di chi naviga su Internet, ma degli stessi proventi che giungono dall’utilizzo del web.Durante l'eurocrisi, a fronte di un'eco -nomia reale che a livello mondiale é cresciuta nel 2012 del 3,25 rispetto all'anno precedente, quella internettiana ha 



Care Goldman Sachs, JpMorgan, Merryl Lynch e Morgan Stanley, cari Citigroup, Black Rock, Cerberus, Blackstone e Old Mutual, ma anche cari Wall Street Journal e Financial Times, insomma cari signori della famosa finanza mondiale,
anche se non ci credete, qui fuori siamo persone educate.
E siccome ci hanno insegnato che quando qualcuno vive nel terrore è cosa giusta provare a tranquillizzarlo, crediamo che adesso sia venuto il momento di accarezzare il capino proprio a voi: per quanto nababbi e un po' arrogantelli a volte siate.
Vi vediamo infatti, di questi tempi, tremuli come conigli bagnati. Impanicati al punto da immaginare fantasmi ovunque. Atterriti tanto da non azzeccarne più una. E vi voglia aperto affinché possiate uscire da questa brutta condizione: magari anche spiegandovi le cose con qualche lieve asperità, ma è per il vostro bene, davvero.

Come vi è venuto in mente, ad esempio, di schierarvi così sguaiatamente e apertamente per il sì al referendum sulla Costituzione italiana?
Cioè, certo, come chiunque anche voi potete dire la vostra, ci mancherebbe, ma proprio non vi ha insegnato niente la Brexit?
Ecco, forse nessuno ha ancora avuto il coraggio di dirvelo, ma è giusto che lo sappiate: ormai state sul cazzo a tutti, nel pianeta.
Ma non poco: tanto.

Di conseguenza la gente fa esattamente il contrario di quello che voi dite.
Spiace dirlo, ma è così.
È avvenuto in Gran Bretagna, era già avvenuto in Grecia, sta avvenendo un po' ovunque in Europa e non solo. E adesso che avete fatto la frittata sulla nostra Costituzione, rischia di avvenire anche qui.
Che disastro, che pasticcioni. 



Questa instabilità esistenziale l'avete inventata e vi piaceva pure. Ora che si sta trasformando anche instabilità politica non vi piace più.

Con rispetto, siete stati un po' degli apprendisti stregoni. Avete cioè innescato meccanismi che vi si stanno rivoltando contro. E insistete pure, puntando su uno spauracchio - l'instabilità - che per le persone fuori non è affatto uno spauracchio: è vita quotidiana. Quindi non è che funzioni molto, il vostro messaggio: cercate di spaventare la gente prospettando una cosa che la gente già vive sulla sua pelle da anni.



che ha perso in tre città su quattro per incasinamento proprioassai più che per meriti altrui, che prima ha creduto di vincere il referendum proiettandolo tutto su se stesso poi ha capito che così perdeva e allora si è inabissato?

Non vi viene il dubbio che, al contrario, questo premier sia proprio un booster di successiva e assai maggiore instabilità, a mano a mano che si evidenzia a tutti l'abisso tra la sua fabulazione immaginaria e la realtà delle cose, la realtà di come stanno le persone?





Ma, soprattutto, non vi viene il dubbio che se è così importante anche per voi la stabilità - come lo è per tutti - una buona idea potrebbe essere aumentarla un po', questa stabilità, per chi vive ogni giorno della sua esistenza in modo acrobatico?

Sì, lo so, magari vi toccherebbe rinunciare per questo a una qualche piccola percentuale di profitti, speculazioni, premi e buonuscite, ma - credetemi - alla fine stareste meglio anche voi: almeno dormireste la notte senza il terrore che crolli tutto. No?

Poi, va beh, ci sarebbe anche l'altra questione di merito, ma qui avete semplicemente preso un granchio.
Sto parlando dell'increscioso equivoco secondo il quale, per alcuni di voi, il sì al referendum avrebbe doti nel rendere più "agile" e "funzionale" il sistema legislativo italiano. Ecco: fatevi tradurre in inglese l'articolo 70 della riforma Boschi e capirete rapidamente che semmai è il contrario.

Cioè, magari l'intenzione iniziale del premier era proprio quella che dite voi, nel bene e nel male, ma poi - per arrivare all'approvazione in Parlamento - Renzi e Boschi dovevano accontentare un'area che andava da Verdini a Speranza passando per Alfano (la maggioranza appiccicata con lo scotch di cui vi dicevo prima), sicché il testo è stato caricato come un autobus pachistano di qualsiasi paccottiglia, emendamento, contraddizione, incoerenza, arzigogolo, ammennicolo, equivocabilità.

Ripeto, non limitatevi a farvi tradurre gli editoriali di Panebianco sul Corriere. Leggete proprio la riforma, il suo testo. Così toccherete con mano un'espressione contemporanea, e pure un po' estrema, del famoso barocco italiano. Altro che "agilità legislativa".
Ecco, questo è quanto.

Senza acrimonia, ma anzi con umana comprensione e perfino un filo di solidarietà, come vi dicevo all'inizio.
State sbagliando tutto, con rispetto. Capita, dopo una crapula trentennale. Avete bisogno di un paio di Alka-Seltzer e di un po' di dieta.
Magari pensateci, quando tornate in città dalla vostra vacanza agli Hamptons.
Che poi, perdonatemi, agli Hamptons avete proprio un mare di merda, e vi sono solidale anche per questo.

Alessandro Giglioli
La Repubblica
18 agosto 2016


















































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































presentato una crescita del 5,2%, giungendo a copri -re quasi il 6% del PIL mondiale. In Europa il tasso medio di crescita del PIL é stato dello 0,6% ma il peso dell’econo mia digitale è giun to al 6,8% del la ricchezza comuni taria. E in Italia non é andata diversa
mente: sempre nel

lo stesso arco di













































































































































tempo, nel nostro Paese l’economia reale è calata del 2,4%, mentre il web market ha coperto il 4,9% del Pil nazionale con un valore di quasi 69 miliardi di euro. Secondo i dati Ocse, fino al 13% del valore generato dalle aziende potrebbe essere attribuito alle virtù taumaturgiche della rete, mentre il settore ha assorbito il 50% di tutte le operazioni di venture capital già nel 2011.

Accontentarsi quindi nel 2015 di una crescita europea di poco più dell’1% significa in sostanza mettere in conto la saturazione di un intero sistema, perché chi può spendere non incrementa le sue spese e chi non ha questa possibilità è ormai fuori dall’area dei consumi: alla marea dei senza lavoro dovranno quindi pensarci i governi con i loro claudicanti sistemi di welfare piuttosto che le imprese.

E due considerazioni dimostrano la distonia che esiste in questa fase tra Europa e Stati Uniti. In primo luogo, nell’Ue si registra un aumento consistente delle persone a rischio povertà o di esclusione sociale.

Adesso pensare che la riforma costituzionale prossima ventura dia una qualche svolta a questa situazione ... non ci crediamo troppo o proprio ma che l’idea di tornare indietro -»adesso ci ripigliamo tutto il nostro...»- sia quella vincente di questo invece ne siamo assolutamente sicuri.

L’unica certezza è che come sta andando il mondo, saremo vieppiù poveri e pieni di debito pubblico. Un debito inutile che serve solo ad alimentare se stesso senza dare nessuna prospettiva a noie nemmeno a chi ce l’ha in mano. Che cacchio se ne farebbero i c.d. fondi sovrani di un pezzo d’Italia se nessuno ci viene a vederlo come accade adesso per una Turchia o un’Arabia?





Questa cosa del vostro SI a novembre insomma é stato lo spot più efficace possibile a favore del no.

E vi è andata bene che la bischerata l'avete fatta a Ferragosto - quando qui in Italia si pensa solo alle creme solari, alle meduse e al calciomercato - ma se poco poco quello che avete detto venisse risaputo in giro, beh, il no avrebbe già vinto.

Per farvi capire a cosa equivale il vostro endorsement, immaginate un tipo grosso e bullo che abita nel vostro quartiere e che per trent'anni vi mena, vi scippa, vi molesta la moglie e vi spaventa i bambini: voi seguireste uno qualsiasi dei suoi consigli? Ma manco se vi indica il bar aperto più vicino, andreste in quello. Ecco: la vostra reputazione in giro non è molto migliore di quella del bullo in questione. Anzi, scusatemi, è pure un po' peggiore.
Poi ci sarebbe anche la questione di contenuto, d'accordo, ma anche qui si capisce che lo smarrimento vi fa sragionare - e andare verso il contrario di quello che volete.

Quello che vi spaventa di più per l'Italia, dite, è "l'instabilità": quindi state con Renzi, quindi con il sì.
Allora: sull'instabilità come principio siamo tutti d'accordo, è una condizione che non piace a nessuno e che non riguarda solo voi, anzi.

Intendo dire: l'instabilità, fuori dai vostri grattacieli, si chiama precarietà, disoccupa zione, voucher, lavoro saltuario, dumping salariale, impossibilità di fare un mutuo per la casa, fatture già tassate che però non vengono mai pagate, cose così.




































































































































































































































































































































Non mi sembra geniale come strategia di comunicazione, ecco.

Quanto all'aspetto più pretta mente politico, ognuno la pensi come vuole, naturalmente. Voglio dire: se vi piace Renzi, liberissimi di tifare per lui. E in effetti abbiamo avuto anche di peggio, in passato, come premier: basta pensare a quello che era direttamente espressione vostra, tre o quattro anni fa; o a quello ancora prima, che avete sostenuto per una ventina d'anni e poi disarcionato per sopravvenuta impresentabilità galattica.

Ma l'idea che Renzi "garantisca la stabilità", in Italia, ah-ehm, beh, siete proprio sicuri?

Cioè siete sicuri che sia "garanzia di stabilità" un premier che campa su una maggioranza appiccicata con lo scotch, che in due anni ha sradicato il suo partito rimpinguando di voti il principale avversario,