NUMERO 212 -PAGINA 1 -BREXIT ANCORA































































Ora che abbiamo assistito a un'abbondanza di lamenti e di vesti stracciate, possiamo dirlo con freddezza: “E' bene che la Gran Bretagna esca dall'Unione Europea”.
Dicevano i latini: “Oportet ut scandala eveniant”, ossia “E' positivo che si verifichino shock”.  
La Brexit è la scossa salutare per riesaminare tutto.
Quando una situazione è incancrenita – come l'attuale stato dell'Ue – bisogna prendere il bisturi e andare fino all'osso.
Era negativo che per evitarla fosse stato concesso a Londra uno status speciale che esentava la Gran Bretagna dall'impegno di operare per una “unione sempre più stretta” insieme a ulteriori clausole, che la liberavano da una serie obblighi comunitari per esempio in tema immigrati. 

Non si sta in un club, se non si condividono il patto fondativo e tutte le regole comuni.
Una Gran Bretagna, che non vuole l'obiettivo di una integrazione progressiva dei paesi europei, non può pretendere di

L'Europa a ventisette non può andare avanti. Non ha prospettive. Non produce risultati. Serve una scelta. Due velocità. Da una parte chi si accontenta di un'area economica associata. Dall'altro chi vuole procedere all'integrazione sempre più stretta. Non c'è nulla di utopistico nel decidere un programma concreto di una “unione stretta” che comprenda, per tappe programmate:
1. Regole omogenee per fisco, banche, finanza e un ministro del Tesoro/Economia per l'eurozona ;
2.Intelligence anti-terrorismo comune;
3. Polizia anti-criminalità organizzata
comune (tipo Fbi);
4.Esercito europeo;
5.Politica estera integrata;
6.Politica comune sull'immigrazione;
7. un Programma comunitario di forti investimenti per il rilancio dell'occupazione.

“LItalia farà la sua parte”, ha dichiarato il premier Renzi dopo lo shock della Brexit. Sono le stesse parole da lui pronunciate  dopo la strage terroristica a Parigi nel dicembre scorso.



  Il Regno Unito lascia l'Europa. Che corre dall'America per parlarne male.
  I britannici hanno rivendicato la propria indipendenza. È come se uno stupratore elogiasse la verginità.
  (Questo è ciò che succede quando fai decidere al popolo una cosa diversa dall'uomo partita Sky)
  La decisione di uscire dall'Unione Europea ha scioccato molti inglesi. “Non sapevamo di essere dentro”.
  La notizia ha provocato un senso di vuoto e inquietudine in tutta Europa. Ma credo dipenda molto dall'assenza di partite.
  (Quindi ora la lingua ufficiale dell'Unione è quella di un isolotto di extracomunitari?)
  Panico sui mercati finanziari. Hanno letto i nomi di chi è rimasto.
  La borsa italiana perde 2 punti. Quindi adesso siamo secondi nel girone?
  Per la Brexit decisivo il voto degli anziani. Aveva ragione Studio Aperto, non bisogna farli uscire con il caldo.
  (E pensare che io mi sento in colpa quando abbandono una chat di gruppo su Whatsapp)
  Sono stati gli anziani a decidere del futuro. Anche perché sono gli unici ad averne uno.
  Gli italiani in Gran Bretagna sono allarmati perché verranno considerati extracomunitari. Potrebbero finire a lavare i piatti ai semafori.
  Hanno votato per l'uscita dall'Europa le zone di campagna più periferiche. Il Regno Unito appunto.
  (Ora si teme che questo risultato abbia un impatto sulle politiche che regolano le repliche di Mr. Bean)
  Cameron si è dimesso. Gli hanno detto che a ottobre si libera un posto da noi.
  Angela Merkel telefona a Renzi. “E voi cosa aspettate?”
 Per l'uscita del Regno Unito dall'Europa saranno necessari due anni di negoziati. Praticamente stanno divorziando.
  (Però questa cosa di votare Brexit per cacciare Renzi è davvero da irresponsabili)
  Per fortuna le nazioni rimaste in Europa sono ancora tenute insieme da un progetto comune: la volontà di uscirne.
  Salvini: “La settimana prossima vado a Bruxelles”. Dopo il successo dell'ultima volta.
  Scozia e Irlanda del Nord potrebbero chiedere l'indipendenza per restare in Europa. Ok, ma adesso non facciamo che accettiamo cani e porci.
  Nel distretto di Jo Cox ha vinto il “Leave”. Insomma hanno recepito il messaggio.
  (È indicativo che molti giornali siano usciti in edicola con “La Gran Bretagna resta in Europa” e sul web con “L'ironia corre sui social”)
  Trovo vergognoso che il voto degli inglesi sia stato influenzato dai luoghi comuni e dai pregiudizi verso gli stranieri. Ma dopotutto cosa ti aspetti da un popolo di ubriaconi che non si lavano il culo?
  Donald Trump entusiasta: “I britannici si sono ripresi il loro paese”. Ora tocca ai nativi americani.
  Romano Prodi invita alla calma. Dal 1996.
  Bruxelles si prepara a fronteggiare l'emergenza. Con il suo proverbiale tempismo.
 (A chi si lamenta perché una decisione così non dovevano prenderla i cittadini ricordo che noi al Parlamento Europeo mandammo Iva Zanicchi)











































































































































continuare a partecipare alla determinazione della politica dell'Unione. O dentro o fuori. Il referendum britannico ha eliminato la toppa maldestra elaborata a Bruxelles nel febbraio scorso, che un domani avrebbe permesso ad altri paesi di chiamarsi fuori dalla strategia comune.

Di fatto l'Unione, così come è oggi, è un carrozzone sgangherato sempre più difficile da gestire. La colpa non è delle autorità di Bruxelles (come si tende a dire superficialmente). I tecnocrati di Bruxelles attuano la politica o meglio la non-politica, che risulta da vertici poco gestibili di 28 (ora 27) Stati.
Se l'Ue non ha una robusta strategia di sviluppo sociale la responsabilità è dei
suoi capi di stato e di governo: non delle autorità di Bruxelles.

L'allargamento entusiastico  dell'Unione ai paesi dell'est dopo la caduta del Muro di Berlino fu un errore. Lo sanno tutti, anche se diplomaticamente

















































































pochi lo ammettono. Gran parte delle nazioni dell'Europa orientale, uscite dal sistema sovietico, erano solo interessate ai vantaggi economici dell'Ue, con scarsissimo interesse per la costruzione di una Europa unita.
Paesi come la Polonia e l'Ungheria sono oggi rette da regimi nazionalisti, che non osservano nemmeno gli standard normali delle democrazie europee.


Soprattutto in Europa orientale è rampante la volontà di opporsi a qualsiasi redistribuzione per quote della massa di migranti, che dal Mediterraneo bussano alle porte dell'Europa.

Bene, quindi, che lo shock della Brexit metta tutti davanti a un bivio.
Il “carrozzone Europa” – proprio perché il suo passo si è inceppato e non è più in grado di produrre gli indubbi benefici, che ha portato nei decenni passati – non può continuare sui binari attuali.
Bisogna scegliere. Imboccare la via dell'unione politica.

Prendere atto che gli stati nazionali nell'era della globalizzazione non contano nulla (e se ne accorgeranno presto gli inglesi).
L'unica dimensione è quella continentale. Gli Stati Uniti d'Europa.

L'obiettivo non si raggiunge con la bacchetta magica in un momento. Ma è l'ora che la questione sia posta con chiarezza. Specie le generazioni giovani (che, lo si è visto anche in Inghilterra, hanno ben chiaro il vantaggio dell'integrazione) possono e devono pungolare i ceti politici ed economici più responsabili perché sia messo in campo un programma reale di costruzione dellaFederazione europea per tappe precise.
Anche in Italia e in Germania nell'800 erano in tanti a dire che l'unità nazionale era un'utopia o “non era matura”. Allora la questione fu risolta attraverso le guerre di indipendenza e di unificazione.

Oggi deve essere la politica a creare l'unione politica dell'Europa. Euroscettici e populisti neo-nazionalisti prosperano nella grande crisi sociale attuale proprio perché non c'è una proposta chiara di integrazione europea in grado di appassionare gli animi e di spiegare che l'Unione è l'unico strumento per fondare un nuovo patto sociale continentale, che superi le “due società” presenti in ogni nazione : la ridotta casta benestante e dominante da una parte, la massa degli esclusi, poveri, impoveriti, precarizzati a vario titolo dall'altra.




  Il ministro Padoan: “La Brexit avrà effetti limitati sull'economia reale”. Quella dove i soldi sono finiti.
  Anche Francia, Svezia, Polonia e Paesi Bassi chiedono un referendum. È dai tempi della minigonna che gli inglesi non lanciavano una nuova moda.
  Salvini: “Ora tocca a noi fare come gli inglesi”. Ecco, bravo! vai fuori dai coglioni.
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Autori: sirboneddu, comagirl00, xanax, giorgio antani, stark, supernick, a.mazed, giorgio degiorgis, haroldsmith, acid rain, mestmuttèe, pirata21, pungolo, cricon, boda, valeriomoro, batduccio, cipo, sofino, mishamik, ordinary madness e giga.

www.spinoza.it
































Le usa in mancanza di una visione chiara. Ma non è solo Renzi l'inconsistente sulla scena europea.
Tutte le classi di governo dell'Unione – quelle responsabili e non nazionaliste – sono chiamate a fare uno scatto per decidereun programma d'azione, che abbia per traguardo la costruzione della Federazione europea.
Chi ci sta, ci sta.

Nel dopoguerra sono stati i “federalisti” e i “visionari” come Altiero Spinelli e Jean Monet a porre le basi di un'integrazione che ha portato un enorme sviluppo all'Europa prima della grande crisi sociale attuale. Ora servono uomini con eguale coraggio e lungimiranza.

Marco Politi
Il Fatto Quotidiano 27 giugno 2016