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Solo la
libidine di servilismo da cui sono soggiogati i gruppi dirigenti di
CGIL,CISL, UIL può aver fatto sì che questi considerassero interessante
il progetto del governo sul prestito bancario ventennale, necessario
per poter andare in pensione un po' prima. Del resto il confronto con
la Francia mostra ogni giorno come i grandi sindacati confederali in
Italia siano parte del disastro che è precipitato addosso al mondo del
lavoro, cioè siano tra i problemi e non tra le soluzioni.
La sola cosa giusta e ragionevole da fare sarebbe quella di riabbassare
l'età pensionabile dai livelli iniqui cui l'ha elevata la legge
Fornero. Ma siccome il governo si è impegnato con la Troika a non
toccare quella legge, ecco allora il coniglio che salta fuori dal
cappello: il mutuo per la pensione.
Il governo propone che un lavoratore di 63/64 anni possa andare in
pensione prima dei 67/68 imposti dalla legge Fornero, facendo un
prestito in banca. Cioè la banca, a chi dovesse lasciare il lavoro
prima, pagherebbe una simil pensione per i tre quattro anni mancanti
rispetto alla scadenza effettiva della quiescenza. Il pensionato
restituirebbe poi la somma dovuta con un mutuo ventennale. Quindi un
lavoratore che normalmente ha già il reddito gravato dal mutuo per la
casa e per altre spese fondamentali, dovrebbe indebitarsi in vecchiaia
per altri venti anni, cioè finirebbe per non prendere mai
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le imprese potranno spingere i dipendenti anziani ad andarsene prima
della pensione, e costringerli ad instaurare il famigerato mutuo,
risparmiando sugli incentivi.
A questo esodo non sono interessate solo le aziende industriali ma
tutte le imprese a partire proprio dalle banche, che hanno annunciato
decine di migliaia di esuberi per i prossimi anni. Possiamo allora
immaginare l'azienda di credito che caccia il suo stesso dipendente
anziano dal posto di lavoro, mentre poi lo lega ancora a sé con il
mutuo aperto ai suoi sportelli… Quante consulenze farlocche si
preparano!
Il secondo scopo del governo è quello di addossare al lavoratore stesso
i costi del suo logoramento psicofisico. Infatti, se non spinto dalla
azienda, chi potrebbe comunque essere costretto ad indebitarsi pur di
uscire dal lavoro? Chi non ce la fa più, chi fisicamente o
psicologicamente sia così logorato dalla propria mansione, da essere
disposto anche a rischiare la rovina economica pur di essere fuori dal
lavoro. Gli operai , i macchinisti dei treni, gli infermieri, i tanti
sottoposti a vecchie e nuove fatiche e, soprattutto, le donne a cui
tocchi il carico doppio del lavoro duro e della cura familiare. A
queste lavoratrici e questi lavoratori una volta i governi promettevano
la pensione anticipata per il lavoro usurante, cioè lo stato
giustamente avrebbe dovuto farsi carico del danno subito per la durezza
del lavoro. Ora invece i lavoratori questo danno se lo pagherebbero di
tasca propria, indebitandosi con le banche. Da lavoratori usurati a
pensionati sotto usura.
Infine il terzo scopo del governo è ovvio: aprire al sistema bancario
una nuova prateria per i profitti. Che non sono solo quelli
preannunciati dai prestiti, ma anche quelli attesi dall'ingresso in
pompa magna del sistema bancario nella previdenza pubblica.
Questo, secondo me, è lo scopo di fondo della operazione: avviare la
privatizzazione del sistema pensionistico pubblico, affidando sempre di
più la pensione al sistema bancario, assicurativo e finanziario.
CGIL,CISL, UIL sono poco sensibili oramai su questo tema, perché sempre
più coinvolte nei fondi pensionistici e sanitari integrativi. Però qui
si avvia un salto di qualità: la trasformazione della pensione da
diritto sociale a investimento di capitale. Una volta entrate nel
sistema pensionistico pubblico, ci penseranno le banche stesse ad
allargare lo spazio che viene loro così generosamente offerto dal
governo. All'interno del quale riscuote sempre più credito il modello
pensionistico cileno. Cioè il sistema imposto, su decine di migliaia di
cadaveri, dal dittatore Pinochet. Sistema che ha distrutto la pensione
pubblica sostituendola con l'assicurazione privata. Josè Pinero, il
ministro responsabile per conto del tiranno cileno di quella spaventosa
controriforma, con strana coincidenza è in Italia proprio in questi
giorni , riverito ospite del gruppuscolo renziano di Scelta Civica.
A coloro che sostengono che la controriforma costituzionale di Renzi
non tocchi i principi fondamentali della nostra Carta, suggerisco di
confrontare quei principi con questo progetto di speculazione
finanziaria sulla previdenza pubblica. Altro che ritocchi, è l'essenza
della Costituzione antifascista che viene messa in discussione da
governanti sempre più spregiudicati quanto pericolosi. Bisogna fermarli.
Giorgio Cremaschi
15 giugno 2016
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la pensione che ha maturato, a meno che non si avvicinasse alla soglia
dei 90 anni di età. Inoltre, se sfortunatamente dovesse morire prima
del dovuto, lascerebbe al coniuge e agli eredi un debito in più. I
mutui non si estinguono per la scomparsa del soggetto titolare.
Il governo ha fatto capire che potrebbe venire incontro ai pensionati
più poveri o più in difficoltà, aiutandoli o sul capitale o sugli
interessi. Ma in realtà questi soldi pubblici andrebbero come
compensazione alle banche, che sarebbero comunque le prime beneficiarie
di tutta la mostruosa operazione.
Io non credo che un pensionato in buona salute e sano di mente, di
questi tempi sia interessato a indebitare così sé stesso e la propria
famiglia per quasi un quarto di secolo. Penso però che il progetto del
governo sia stato realizzato per tre precisi scopi.
Il primo è quello di venire incontro alla Confindustria, che pur
essendo stata una tifosa sfegatata della legge Fornero, sa bene quanto
essa sia difficilmente applicabile nelle sue imprese. Che vogliono
liberarsi il prima possibile dei lavoratori più anziani, anche per
sostituirli con assunzioni senza articolo 18, sottopagate e finanziate
dallo stato. Finora le aziende che volevano “svecchiare” dovevano
ricorrere alla crisi aziendale, usare la cassa integrazione o la
mobilità, e magari spendere di tasca propria incentivi ai dipendenti,
perché si dimettessero prima della pensione. Ora, agevolate anche dalla
liberalizzazione dei licenziamenti economici realizzata sia da Monti
che da Renzi,
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